È stato pubblicato da Coconino Press-Fandango La belva nell’ombra (陰獣, Injū, 1999), adattamento a fumetti di Baron Yoshimoto dell’omonimo romanzo scritto da Edogawa Ranpo nel 1928. Il volume riflette a pieno le intenzioni della collana Doku, ovvero la volontà dell’editore di proporre “titoli con un impatto sulla contemporaneità simile a quello che ebbero i gekiga sugli anni Settanta“. Ci troviamo di fatto davanti alla reinterpretazione di un classico della letteratura mystery giapponese che si fa carico di un’eredità narrativa, autoctona e non, che risale a più di tre secoli prima della sua stesura.
Il contesto
Contestualizzare questo genere può aiutare il lettore a cogliere riferimenti storici e letterari e apprezzare maggiormente le scelte narrative presenti sia nel fumetto che nel romanzo. Durante gli ultimi anni del Seicento, le politiche del governo Tokugawa (1603-1867) favorirono uno sviluppo di fenomeni sociali e artistici che portano questo periodo a essere ricordato come la prima grande età della cultura urbana giapponese, accrescendo la domanda di testi di lettura e portando allo sviluppo della stampa1 .
In uno scenario che divide la società seguendo un sistema di ranghi sociali, si assiste a una crescente liberalizzazione interna delle classi più basse, che diventano una fucina di nuove tendenze letterarie e trattati scientifici2 . Questo sviluppo ha reso possibile il sorgere di alcuni generi letterari, tra cui possiamo identificare quelli che potrebbero essere considerati i precursori del moderno romanzo poliziesco.
In particolare, il saiban shōsetsu (裁判⼩説, romanzo giudiziario) fu un testo molto popolare che stimolò l’interesse del pubblico per il delitto e la risoluzione dei casi, favorendo così il kanzen chōaku (勧善懲悪, “incoraggiare il bene e punire il male”), una corrente letteraria che promuoveva l’immagine di una magistratura ideale ed efficiente3 . Si tratta quindi di racconti dove i protagonisti sono portabandiera della giustizia e l’enigma è l’elemento narrativo attorno a cui è costruita la vicenda.
Verso la fine del Settecento il genere inizia a manifestare dei cambiamenti che si traducono nella formazione di una letteratura in cui i protagonisti non erano più paladini della giustizia volti a sconfiggere il male, ma si scrivono vicende di nuove figure, come malfattori, criminali, prostitute e dokufu (毒婦, “donna malvagia” o “donna velenosa”)4 .
È interessante notare come questo cambiamento rifletta la scissione sociale dell’epoca: oltre le quattro principali classi in cui la società era divisa (samurai, contadini, artigiani e mercanti) c’era un quinto gruppo, definito come eta (穢多, “grande sporcizia”), che comprendeva coloro che svolgevano lavori considerati impuri (che avevano per esempio a che fare con l’uccisione di animali o la sepoltura dei morti), mendicanti, criminali, prostitute5 . Queste e altre figure decadenti ricevono una rivendicazione letteraria, diventando protagoniste di racconti del crimine, che, influenzati dallo sviluppo del giornalismo, attingono sempre più da eventi di cronaca e favoriscono una corrente letteraria ispirata alla realtà, con uno sguardo sempre attento e curioso per i resoconti dei processi avvenuti in occidente.
Ranpo, figlio di una famiglia di samurai caduta in rovina, visse in prima persona gli aspetti negativi di questa gerarchizzazione sociale6 che finì con l’avere una forte influenza sulla sua produzione artistica.
La storia e i personaggi
La belva nell’ombra ruota attorno a un mistero che lega tre figure: Samukawa, scrittore di libri polizieschi, Shizuko Oyamada, lettrice di gialli e moglie di un uomo d’affari, e Oe Shundei, autore di romanzi del crimine e rivale spirituale di Samukawa. Shizuko, dopo aver conosciuto Samukawa, gli rivela di essere vittima di lettere minatorie firmate da un suo vecchio spasimante che minaccia di uccidere lei e il marito. Samukawa decide quindi di aiutarla, immischiandosi in una storia in cui più ci si avvicina all’identità del mittente delle lettere più questa sembra sfuggire alle deduzioni dello scrittore.
Il dualismo dei due autori riflette la divisione creata in Giappone tra romanzi polizieschi autoctoni e di stampo occidentale: Samukawa, che predilige le storie incentrate sulla deduzione, diventa il simbolo del primo gruppo, mentre Oe Shundei, più interessato alle pulsioni che scatenano il delitto, rappresenta il secondo.
Il critico letterario Ozaki Hotsuki divide i lavori di Ranpo tra quelli iniziali, etichettati come storie “autentiche”, e quelli scritti dopo la Seconda guerra mondiale, influenzati dai romanzi occidentali, più surreali e grotteschi7 .
Nei due protagonisti di La belva nell’ombra ritroviamo quindi due stili di scrittura di Ranpo appartenenti a momenti diversi della sua vita: quello locale, contemporaneo alla stesura del romanzo e quello influenzato dall’occidente, appartenente a un periodo successivo. Questa divisione ha caratterizzato tanto i due personaggi quanto l’andamento della storia: se volessimo infatti dividere la narrazione in due tempi, potremmo individuare la parte in cui viene presentato al lettore un enigma da risolvere, con la ricerca di indizi e la formulazione di ipotesi, e una più macabra, tinta di rosso e che culmina con un finale insolito per una storia investigativa.
L’adattamento a fumetti
Nel suo adattamento Baron Yoshimoto decide di adottare delle scelte narrative personali, rimanendo fedele allo svolgimento degli eventi descritti da Ranpo. Confrontandolo con il romanzo possiamo notare la diversa collocazione temporale di alcune scene che si adattano maggiormente sia al suo stile narrativo che alle possibilità che offre il fumetto come medium. È forse per questo che Yoshimoto dedica maggiore spazio al rapporto tra Samukawa e Shizuko, sia nella loro relazione sociale che quella più intima: all’inizio del racconto il lettore assiste a più appuntamenti tra i due rispetto al romanzo, dove invece sono gli scambi epistolari a tenerli in contatto (una soluzione che poco calzerebbe con una rappresentazione visiva della storia). Viene inoltre data una certa importanza a scene di intenso desiderio erotico di Samukawa, ammaliato fin da subito dalla bellezza di Shizuko, una figura che si fa carico di diversi significati.
Come i due autori rappresentano due fasi della carriera di Ranpo, lei è un riflesso di alcune parti della sua vita privata. Ambedue, per esempio, hanno vissuto una situazione di grave crollo finanziario che li ha costretti a trasferirsi e sono assidui lettori di romanzi del mistero. Sono inoltre figli del contatto culturale tra oriente e occidente che, mentre in Ranpo è reso evidente dalle scelte narrative che caratterizzano la sua produzione, in Shizuko si evince dal suo simboleggiare contemporaneamente la dokufu orientale e la femme fatale occidentale.
Sebbene i due termini in alcuni casi possano risultare sovrapponibili, presentano sfumature di significato tali da renderli unici. Entrambi fanno riferimento a figure femminili che con la loro sensualità riescono ad ammaliare e sedurre gli uomini. Mentre questo aspetto sembra ricoprire un ruolo fondamentale per la femme fatale, per la dokufu, nonostante rimanga un aspetto peculiare, sembra quasi passare in secondo piano rispetto alle altre caratteristiche che la contraddistinguono. Con questo termine infatti ci si riferisce a donne appartenenti a un ceto sociale basso e autrici di piccoli e grandi crimini, tra cui uno dei più rappresentativi (anche se non il più comune) è l’avvelenamento dei loro amanti 8 .
Nel finale della storia assistiamo a una delle scelte più coraggiose di Baron Yoshimoto su questo adattamento: mentre nel romanzo Samukawa riesce a sfuggire alla seduzione di Shizuko, nel fumetto rimane preda della lussuria. Nella versione di Ranpo assistiamo quindi alla sconfitta dell’incanto della femme fatale, a differenze di quella di Baron Yoshimoto dove invece non solo Samukawa rimane “avvelenato” dai dubbi che gli sono stati impressi profondamente da Shizuko, sancendo così la vittoria del suo lato dokufu, ma resta subordinato alla sensualità della donna amata.
Nell’adattamento fumettistico sono infine evidenti le influenze culturali di Baron Yoshimoto. Durante la lettura si può infatti notare come giochi attorno al cliché della colpevolezza del maggiordomo dei romanzi gialli, la cui origine sembra risalire a The Door, romanzo del 1930 scritto da Mary Roberts Rinehart, dunque successivo alla pubblicazione di La belva nell’ombra.
Dal lato artistico rivela invece, per il suo stile realistico e grottesco, influenze appartenenti al genere gekiga al quale era molto legato9 e la passione per i film stranieri, che si è tradotta nella creazione di tavole attente ai dettagli e che nei momenti di maggiore intensità emotiva presentano inquadrature così dinamiche da sembrare quasi dei frame appartenenti a un film noir. Il tratto preciso aiuta a rappresentare al meglio gli stati d’animo dei personaggi, inseriti in vignette tanto dettagliate da lasciare poco spazio all’immaginazione del lettore all’interno dei loro confini.
Nonostante i capitoli siano pregni di testo, i balloon non risultano mai di disturbo alla lettura e creano una cornice che rispetta disegni. È interessante come in poche scene selezionate di grande intesità emotiva vengano invertiti bianco e nero, creando un forte e piacevole contrasto cromatico con le tavole immediatamente precedenti e successive.
Il volume è inoltre impreziosito dall’intervista a Baron Yoshimoto a cura di Paolo La Marca presente a fine lettura, che indaga l’autore a tutto tondo, dalla vita privata all’esperienza autoriale.
La belva dell’ombra è indubbiamente uno dei titoli più rappresentativi della produzione di Edogawa Ranpo. Con questo adattamento Yoshimoto ha trovato un buon equilibrio tra il rimanere fedele all’opera originale e proporre un nuovo livello di lettura attraverso l’inserimento di piccoli (ma importanti) dettagli che non hanno alterato significati e riferimenti presenti nel romanzo.
Abbiamo parlato di:
La belva nell’ombra
Baron Yoshimoto
Traduzione di Anna Specchio
Coconino Press, 2024
252 pagine, brossurato, bianco e nero – 16,00 €
ISBN: 978-8876187261
REISCHAUER, E.O., FAIRBANK, J.K., Storia dell’Asia orientale, Giulio Einaudi editore, 1974, pp. 746 ↩
REISCHAUER, E.O., FAIRBANK, J.K., Storia dell’Asia orientale, Giulio Einaudi editore, 1974, pp. 764 ↩
ORSI, M.T., Dal giudice infallibile al detective «senza qualità» in: “La belva nell’ombra”, la Repubblica, 2023, pp. 10 – 12 ↩
ORSI, M.T., Dal giudice infallibile al detective «senza qualità» in: “La belva nell’ombra”, la Repubblica, 2023, pp. 12 – 13 ↩
TIPTON, E.K., Il Giappone moderno, Giulio Einaudi editore, 2011, pp. 9 ↩
CANOVA, G., Edogawa Ranpo: la vita, le opere in: “La belva nell’ombra”, la Repubblica, 2023, pp. 35 ↩
SAITO, S. Culture and authenticity: the discursive space of Japanese detective fiction and the formation of the national imaginary, The University of Iowa, 2007, pp. 107 – 108 ↩
KOIKARI, M., Poison Woman: Figuring Female Transgression in Modern Japanese Culture Christine L. Marran, The Johns Hopkins University Press, pp. 264 ↩
YOSHIMOTO, B., Intervista a Baron Yoshimoto intervista di LA MARCA, P. in: “La belva nell’ombra”, Coconino Press, 2024, pp. II – III ↩