King takes Queen: la Wonder Woman fuorilegge di Tom King

King takes Queen: la Wonder Woman fuorilegge di Tom King

La principessa Amazzone affronta gli USA in una nuova storia nella quale riscoprire l´essenza della piú famosa supereroina DC.
Cover

Nel racconto mitologico, il dio Dioniso concede a Mida, re di Frigia, la prodigiosa capacità di tramutare in oro tutto ciò che tocca. Il paragone con un altro “Re”, Tom King, può sembrare azzardato, ma non del tutto infondato. Lo scrittore di punta della DC Comics possiede un tocco magico che non consiste nel trasformare i suoi personaggi in icone dorate, ma nel far risplendere ciò che di più prezioso già esiste in loro. King coglie la loro essenza, il quid che li rende unici e affascinanti, per poi svilupparlo, testandone limiti e potenzialità.

Questa capacità emerge con particolare forza nei personaggi meno noti o dimenticati. King si è spesso divertito a raccontare eroi e villain di secondo piano, riportandoli sotto i riflettori. Pensiamo al Re degli Orologi, che in Batman: Killing Time si trasforma in un maestro burattinaio capace di calcolare e prevedere ogni evento, come un moderno demone laplaciano. O ancora a Kite Man (Hell yeah!), bizzarro e dimenticato nemico di Batman degli anni Sessanta, che in The War of Jokes and Riddles acquista una profondità insospettabile, fino a guadagnarsi nel 2024 una serie animata spin-off di Harley Quinn: Kite Man: Hell Yeah!

Anche i personaggi più celebri, nelle mani di King, riescono a sorprendere pur rimanendo fedeli alla propria natura. Nella Brutta Giornata dell’Enigmista, Edward Nigma rivela la sua pericolosità quando abbandona i semplici indovinelli. Nella serie a lui dedicata, Oswald Cobblepot si dimostra più infido e astuto che mai, nascondendo la sua scaltrezza dietro la grottesca maschera del Pinguino, in una sorta di recita amletica. Ora, con Outlaw, King affronta la regina dell’Universo DC, Wonder Woman. Qual è, dunque, il quid di Diana?

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Wonder Woman é, sin dalla sua creazione, “a huge paradox“, come scrive Les Daniels nel suo saggio dedicato alla supereroina. Una guerriera, ma pacifica e compassionevole. E questo non è l´unico elemento paradossale. Il supereroe, per essere tale, è costretto a identificarsi con lo status quo che difende. Metterlo in dubbio, o mettervisi apertamente contro, significa diventare un antieroe o persino un villain. Certo, il supereroe è sempre un “outlaw” – “Siamo sempre stati criminali. Dobbiamo essere criminali” ci insegnava il Cavaliere Oscuro di Miller – ma, per quanto un vigilante mascherato sia tecnicamente un criminale, il supereroe è percepito come tale in quanto difende e incarna i valori del mondo che protegge. Non a caso la maggioranza dei supereroi sono uomini caucasici ed eterosessuali, andando a riflettere le strutture di potere nella società occidentale. Ecco allora il paradosso di Wonder Woman, comune in fondo a tutte le supereroine: come puó Wonder Woman essere un eroe, difendendo e riaffermando una societá di stampo patriarcale, con forti e innegabili disuguaglianze tra uomini e donne?

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Soprattutto nei primi anni di carriera di Diana, quando l’eroismo era visto come appannaggio esclusivo degli uomini e le qualità eroiche erano tipicamente “maschili”, la superdonna rappresentava con il suo stesso essere un atto di critica, “a challenge to the masculinist world of superhero adventures” (Robinson, Wonder Women. Feminisms and Superheroes). Inoltre, per quanto indossi i colori della bandiera statunitense, non è “l’American Way” di Superman che Wonder Woman incarna e difende. Piuttosto Diana è un’ambasciatrice di un altro mondo, di un´altra possibile forma sociale, quella Amazzone. Elemento che genera un ulteriore paradosso, in quanto l´eroismo “alternativo” di Diana vuole essere prevalentemente compassionevole, pacifico e basato sull´amore (aspetto che la Wonder Woman di King coglie perfettamente), ma il Credo Amazzone presenta anche un elemento piú violento e potenzialmente letale.

Ambasciatrice, certo, ma questo non impedisce che le due visioni del mondo, Amazzone e statunitense, entrino in conflitto e che Wonder Woman sia costretta a schierarsi. Ne avevamo avuto un esempio con Hiketeia, nel 2002. In questa storia di Greg Rucka e J. Jones, Diana entra in rotta di collisione con Batman poiché, in virtù del rituale greco che dà il nome alla storia, l’Amazzone è vincolata a dare asilo e a proteggere una giovane donna accusata di omicidio, ricercata dalla polizia e dal Crociato Incappucciato. Qui lo scontro culturale è al centro della vicenda. Un conflitto simile torna in Outlaw di King.

L´avventura inizia dalla fine, in un flash-forward: Jon Kent, Damian Wayne e Elizabeth “Lizzi” Marston Prince, figli dei tre grandi della DC, si incontrano su Themyscira per indagare sul passato dell´ultima, Trinity, figlia di Diana. Sull’isola è rinchiuso Il Sovrano, un tempo Re segreto degli Stati Uniti, ora sconfitto e deposto. È lui a raccontare a Lizzi la vicenda.

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Il Sovrano è l’antagonista della storia, colui che, grazie al Lazo delle Menzogne, manipola l’opinione pubblica contro le Amazzoni, dichiarandole fuorilegge. Deportazione, incarcerazione ed esecuzioni sommarie diventano la risposta del governo alla loro presenza. Tuttavia, lo scontro che si genera tra Wonder Woman e il governo statunitense è molto più radicato, e va al di là di un semplice “evil plan” del cattivo di turno. La figura del Sovrano è forse l´unico punto debole della storia di King, che sembra usarlo come scappatoia per giustificare lo status di fuorilegge di Diana e la sua guerra contro gli Stati Uniti. Guerra è la parola giusta: nel secondo capitolo contro Wonder Woman viene infatti schierato l´esercito americano, guidato dal Sargente Steel e con lo stesso Steve Trevor che tenta, disperatamente, di convincere Diana a fermarsi.

Il Sovrano sembra quasi “di troppo”, un personaggio proposto come responsabile di uno scontro che sarebbe esploso in ogni caso. È infatti chiaro che, dietro all´espediente narrativo rappresentato dal Sovrano, il conflitto sia non solo profondo, ma voglia proporsi come critica e riflesso di una realtà sociale: non è difficile vedere, ad esempio, nella campagna denigratoria contro le Amazzoni e nella loro persecuzione e deportazione, simili campagne fatte negli Stati Uniti (e non solo) contro immigrati e stranieri. Allo stesso modo è esplicita la lotta di genere (oggi forse ancora piú attuale che qualche anno fa), con uomini tossici e aggrappati al potere da un lato, e Diana con le sue pupille – Donna Troy, Cassie e Yara – dall´altro.

Nel primo capitolo Wonder Woman rimane inizialmente “nascosta” e fa la sua comparsa lentamente, per poi apparire maestosamente prendendosi tutta la pagina. L´arte di Daniel Sampere riesce a seguire in modo sincronizzato e naturale la trama di King. Un altro esempio lo abbiamo nei capitoli successivi, dove sia la storia che il disegno procedono in un gioco di simmetrie, paralleli e rimandi, influenzandosi e supportandosi l’un l´altro. Come nel secondo capitolo, dove lo scontro tra Wonder Woman e l’esercito procede in parallelo con un flashback nel quale una giovane Diana si confronta in un’arena, o nel quinto che vede il Sovrano e Steel da un lato arruolare i più pericolosi nemici di Wonder Woman (Giganta, Circe, Angle Man, Dr. Psycho, Silver Swan e Grail), mentre, dall´altro, Diana tenta di persuadere Donna Troy e le due Wonder Girls a farsi da parte, nel tentativo di proteggerle.

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Oltre all´ottimo lavoro di Sampere, è d´obbligo menzionare le splendide variant cover di Julian Tedesco, che ripercorrono la storia editoriale, televisiva e cinematografica del personaggio, omaggiandone le incarnazioni più iconiche.

I primi sei numeri si chiudono con uno scontro maestoso (quasi) completamente al femminile, che vede Wonder Woman affrontare da sola la specie di “Suicide Squad” messa insieme da Steel e dal Sovrano, in una battaglia molto coinvolgente sia visivamente che narrativamente.

Nel complesso Wonder Woman: Outlaw conferma il “tocco d’oro” di King, che coglie e fa riscoprire al lettore il “quid” di Diana Prince, il paradosso che rappresenta, il suo conflitto con la societá americana e patriarcale, ma anche il suo essere compassionevole, il suo voler proporre una forma di eroismo diversa da quella “maschile” fondata prevalentemente su violenza e sopraffazione. Ottima la sinergia con Sampere, che sa costruire la tavola in modo estremamente organico alla narrazione di King, con un tratto che coglie al meglio la forza e la determinazione di Diana, ma anche la sua dolcezza e, persino, la sua fragilitá. 

Abbiamo parlato di:
Wonder Woman Outlaw #1/6
Tom King, Daniel Sampere, Tomeu Morey, Belén Ortega
Panini Comics / DC Comics, 2023
200 pagine, brossurato, colori – 20,00 €
ISBN: 9788828782773

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