Nicolò “Nebo” Zuliani, nativo di Venezia, dopo una carriera come rapper nei Genoma, dopo esser stato falegname e marinaio, ha iniziato a scrivere per varie testate giornalistiche. Dal 2007 ha aperto il dissacrante blog Bagni Proeliator, in cui parla di attualità, storia e vicende personali con uno stile sferzante e provocatorio. Oggi scrive per Cosmopolitan. L’abbiamo raggiunto telefonicamente per parlare del suo primo lavoro a fumetti, Nick Banana – Gli anni segreti, scritto insieme a Michele Monteleone e illustrato da Daniele di Nicuolo, che ha esordito al Napoli Comicon per Edizioni Star Comics.
Ciao Nicolò e grazie per averci concesso l’intervista. Partiamo con le cose semplici: Nick Banana – Gli anni segreti, edito da Star Comics, è stato presentato in anteprima a Napoli Comicon. Come è nato il progetto?
Guarda, il progetto è nato dal blog. Quando i grillini hanno ottenuto il loro successo elettorale, sono stato tra i primi a prenderli in giro. Questo ha scatenato un casino, ma il post è piaciuto anche un sacco, ha fatto un sacco di commenti, mi hanno chiesto di scriverne un seguito, e allora io ne ho scritto uno, e poi un altro e un altro ancora, alla fine ne è nata una saga. Poi mi ha contattato Star Comics per dire di farne un fumetto.
Ad affiancarti nella tua prima avventura a fumetti ci saranno Michele Monteleone e Daniele Di Nicuolo, che hanno già lavorato insieme su Long Wei. Come ti sei trovato a collaborare con loro e come si è svolto il processo creativo?
Lavorare con loro è stata per me un’esperienza fantastica. Soprattutto a livello personale si sono rivelate persone straordinarie. Michele è stato molto professionale, mi è stato dietro quando all’inizio scrivevo tavole disastrose. Per Di Nicuolo, penso che le tavole in anteprima parlino da sole. Per quanto riguarda il processo creativo, all’inizio ho avuto un corso accelerato da sceneggiatori professionisti, ovvero Ferrari e Recchioni. Successivamente ho chiesto io che mi fosse affiancato qualcuno, perché nonostante tutto non è una cosa che puoi fare da zero. Così è venuto fuori Michele. Per i disegnatori, mi sono stati proposti una rosa di artisti, io ho apprezzato molto i disegni di Di Nicuolo. Lui si è detto entusiasta perché conosceva il blog. E quindi, eccoci qui.
Per quanto riguarda la realizzazione tecnica si è svolta a fasi. A volte facevo le tavole e Michele le correggeva, altre volte scrivevo la prosa e Michele le trasformava in tavole, un po’ come tornava meglio. Se non riuscivo a rendere una tavola come volevo, facevamo in questo modo.
Passare dalla scrittura di un racconto o di un romanzo a quello di una sceneggiatura non è un processo semplice. Come si adatta uno stile più letterario alla scrittura di un fumetto, senza risultare eccessivamente verbosi?
Mah, guarda, è stato difficile, direi una cazzata se dicessi che è stato facile. Però è stato sicuramente entusiasmante, per me è stata una scoperta, anzi vorrei andare avanti nel campo della sceneggiatura. È molto diversa dalla prosa, però è anche più immediata. Quella che in un libro è una pagina di descrizione, nel caso della sceneggiatura è un’immagine, la vedi subito: non devo descriverti la città, tu vedi la città. Per questo mi affascina. È stato difficile perché il linguaggio della sceneggiatura richiede una grossa cultura, una grossa preparazione, non mi aspettavo che fosse così complesso. Io non abbandonerò mai la scrittura, poi sarà il pubblico a decidere l’esito di quest’opera, però mi piacerebbe continuare con la sceneggiatura.
Più in generale, quale è stato il tuo approccio al mondo del fumetto? Era un mondo a te sconosciuto oppure da lettore avevi già esplorato questo universo? Ci sono fumetti che leggi e autori che apprezzi in questo campo?
Purtroppo essendo un ignorante, sono ignorante a 360 gradi, non faccio nessuna eccezione [ride]. Quando ero piccolo mio padre mi leggeva Tex, ho seguito Tex finché mio padre è rimasto in vita, ne conosco trame, sottotrame e personaggi. Altri fumetti che posso dire di conoscere bene, beh, non me la sento di dirlo. Ho letto Lupo Alberto, Cattivik, Sturmtruppen, qualche Nick Rider. Di tutta la scuderia Bonelli mi piaceva molto Ticci come disegnatore, Dylan Dog quando ero piccolo lo leggevo, ma non posso dire regolarmente. Ho sempre preferito i libri.
Quindi cosa ti è sembrato di questo mondo, dopo averci lavorato?
All’inizio per me l’idea era fantascienza. Posso dire che ho imparato davvero molto, era un mondo che non conoscevo, non sapevo tutto il lavoro che c’era dietro a ogni tavola.
Nick Banana è sicuramente il personaggio più emblematico del tuo blog, Bagni Proeliator. Parlando della storia, come si inserirà nella cronologia del personaggio e di cosa parlerà?
La storia è fantapolitica, una situazione immaginaria in cui Nick è un capo influencer, che si occupa di creare consenso o dissenso in rete. In questo caso dovrà lavorare per preparare Renzi, un venditore di pentole fiorentino, alla scena politica, con tutti gli psicodrammi che ci vanno dietro: perché Renzi vorrebbe solo vendere pentole, perché Nick non vorrebbe più occuparsi di politica e perché tutto il nostro baraccone, Bagni Proeliator, è una presa in giro, non ha le pretese di far politica. È un approccio ingenuo e caciarone alla politica.
Nick Banana è profondamente immerso nella contemporaneità, è la chiave di volta di una critica feroce ai moderni partiti del bel paese. Le dinamiche della politica italiana, però, dalla nascita del personaggio a ora, sono cambiate notevolmente, anche se i protagonisti sono rimasti più o meno gli stessi. Quanto è difficile stare dietro a questi mutamenti nella creazione di una storia satirica che ha una trama ben precisa di fondo, e quanto i politici aiutano invece nella costruzione di una trama satirica?
Per creare Nick Banana sono serviti 9 mesi. Avevamo due possibilità: o facevamo un pronostico sul futuro, costruendo un fumetto di fantapolitica che prevedesse quello che sarebbe successo, oppure facevamo un fumetto che si incentrasse sui meccanismi umani che non passano mai di moda, perché fanno parte di noi, come italiani, come esseri umani. Il fumetto è basato più su questo, parla più al cuore che non alla tecnica e alla mente, vuole far ridere con la pancia, senza parlare di politica, perché è troppo imprevedibile. L’idea era di far qualcosa che non avesse tempo.
Oltre all’attualità, altra tua grande passione è la storia. Hai da poco pubblicato un libro intitolato “La Storia la fanno gli idioti”, in cui sveli retroscena grotteschi di alcuni importanti fatti storici. Anche se è un po’ prematuro, pensi che una tematica del genere potrebbe, in futuro, prendere forma come fumetto?
È già stato fatto. In realtà tutto può essere raccontato come parodia. È questo il forte della nostra specie, alla fine si riesce a ridere di tutto, è la leggerezza che ci permette di affrontare le cose più brutte, di ridere in faccia al demonio. Credo che si possa essere scanzonati e ridersi addosso anche delle più grandi tragedie, sia storiche che personali. È un modo di vedere la vita, se non altro. “La storia la fanno gli idioti” avrei sicuramente potuto farlo a fumetti, forse sarebbe venuta più figo, chissà! Quindi sì, mi piacerebbe scrivere di storia attraverso un fumetto, mai dire mai, il futuro è imprevedibile! Se c’è una cosa che è bella è il poter approfondire e raccontare parti di noi che sono andate perdute, oppure dimenticate perché un sistema scolastico non voleva evidenziarle. Ci sono aneddoti piccoli che diventano grandi. Pensa alla storia di Mussolini, appeso per i piedi. Tutti pensano fosse perché volevano esporlo: in realtà si è scoperto che hanno dovuto fare così perché sennò tutti lo avrebbero calpestato. Assume tutto un altro significato! E tutta la storia è fatta così.
Grazie mille Nicolò per il tempo che ci hai concesso, e che dire, speriamo di risentirci presto!
Intervista rilasciata telefonicamente il 21 Aprile 2015