Stefano Zattera torna con Earl Foureyes, l’investigatore mutante dotato di due paia di occhi che ha attraversato tutta la carriera dell’autore, qui protagonista di una serie di storie in cui l’autore fonde insieme gli stilemi del noir più classico e canonico con quelli della fantascienza, aderendo a una concezione ed un’estetica tipica degli anni ’50 e ’60. il risultato di questo mix sono giochi e rimandi continui che sfruttano e ribaltano i cliché.
Il nuovo volume, che segue direttamente le vicende dalla sua ultima pubblicazione, Il buco noir pubblicato sempre da Eris Edizioni, è un antologia in cui, secondo le parole dello stesso autore nell’introduzione, si gioca con la sperimentazione multimediale. Il libro contiene infatti quattro nuove storie di Earl, ma in quattro diversi formati: un classico fumetto, un fotoromanzo, un racconto testuale e una breve storia illustrata muta.
I quattro racconti ci portano all’interno dell’universo narrativo creato dall’autore, con alcuni riferimenti alla “continuity” del personaggio, senza che questi siano di ostacolo alla lettura: sono un elemento e un gancio in più per i lettori di lunga data ma non respingono il lettore casuale al suo primo incontro con il personaggio.
I richiami al passato o ad altre avventure possono infatti contribuire a richiamare il sapore di certe pubblicazioni che ispirano l’opera, come i pulp e i dime magazine – spesso legati a una vocazione seriale.
Tra gli strumenti utilizzati da Zattera anche qualche tocco metanarrativo, di cui fa uso soprattutto nel racconto testuale, ma che emerge anche negli altri capitoli. Ad esempio, tutto ciò che è illustrato in questo volume è in bianco e nero, ma non per mera scelta tipografica. Il buco nero apparso nella storia del precedente volume infatti è talmente potente da aver fondamentalmente risucchiato anche “le onde percettive cromatiche della galassia”, quindi è così che vedono ora i personaggi che la abitano.
Altro strumento dell’autore è sicuramente una considerevole dose di ironia, che si manifesta soprattutto nella componente grafica. Le mutazioni e le deformazioni dei suoi personaggi sono giochi che viaggiano tra la caricatura – con un ispirazione ad un altro classico del crime, Dick Tracy, in cui i volti dei personaggi erano in qualche modo deformati e specchio del loro carattere e delle loro attitudini – il gioco e un certo gusto all’esagerazione. Una tendenza che raggiunge il suo picco più surreale nella lunga storia realizzata con la tecnica del fotoromanzo.
Zattera utilizza per i personaggi di questo racconto foto di attori della Hollywood che fu, con volti come quelli di James Cagney, Gloria Swanson, Yul Brinner, Cary Grant, Vincent Price, Kirk Douglas e diversi altri, ma ovviamente trasformandoli in versioni mutanti. Alcuni di loro “interpretano” il ruolo di personaggi che fanno già parte del cast di supporto dell’investigatore Foureyes (come Grant che diventa il giornalista Billy Handle, il cui naso si allunga a collegarsi al mento in una sorta, appunto, di maniglia), altri sono personaggi creati appositamente per questa storia. Il risultato è vedere le star con la faccia al contrario, duplicata, nuovi nasi o nuovi occhi, in un consapevole kitsch, dove spesso il fotomontaggio si espone anche con grossolanerie volute.
Un divertissement che ci porta dentro a una sorta di versione cinematografica ideale delle storie di Earl Foureyes, espandendo questo esperimento fumettistico-narrativo su cui l’autore si diverte e ci diverte da alcuni anni. La trama di questa storia vede la più classica delle situazioni, il marito geloso che assume l’investigatore per smascherare la tresca della moglie, trasformarsi in una missione degna di una spy story contro l’ennesimo complotto di Mr. Pipa.
Il primo racconto a fumetti, più classico, ci riporta a una storia più vicina alle canoniche storie dell’investigatore dai quattro occhi, questa volta chiamato a salvare un ragazzo rimasto infettato da una droga a base di funghi che stanno prendendo il controllo del suo corpo.
Il racconto testuale è quello dove l’autore calca ancora di più la mano sul metanarrativo e sfrutta l’indagine di un bizzarro omicidio come pretesto per giocare con il genere, ma soprattutto con il suo linguaggio.
L’ultima storia, molto breve, è una sequenza di immagini mute che mettono in scena una situazione quasi da “strip”, dove assistiamo ad una rissa per salvare un ragazzo con colpo di scena finale. Sono illustrazioni a tutta pagina che Zattera si diverte a condire di particolari, alcuni degni quasi di Jacovitti: tra i piedi dei personaggi passano infatti bizzarri insetti mutanti.
Four eyes Four Stories è un divertissement per tutti gli appassionati del personaggio di Zattera, ma anche per gli appassionati dei generi più classici del noir e della fantascienza, e un’ottima occasione per neofiti a digiuno del personaggio curiosi di scoprirne meccaniche e natura.
Abbiamo parlato di:
Four Eyes Four Stories
Stefano Zattera
Eris Edizioni, 2024
120 pagine, brossurato, bianco e nero – 15,00 €
ISBN: 9791280495655