Dove c’è più luce: vivere è ancora l’unico rimedio che abbiamo per non morire.

Dove c’è più luce: vivere è ancora l’unico rimedio che abbiamo per non morire.

Un libraio di libri antichi combatte la sua personale battaglia contro la fuga dei ricordi.

Dove c’è più luce (di cui è possibile leggere l’anteprima qui) è una graphic novel di Sualzo nella quale l’autore sviluppa idee alle quali meditava già nel 2010 (come dichiara egli stesso alla fine del volume, ricordando un’intervista sul programma radiofonico di Radio3, Fahreneit): la memoria, il dolore, la rabbia, la perdita e l’importanza delle relazioni umane sono i centri tematici di questa storia.

La trama ruota attorno alla vita di un antiquario di libri antichi che colleziona opere pregiate e costosissime, ma non legge: Voynich, il protagonista, vive le sue giornate cercando di toccare il fondo attraverso la maleducazione e il cinismo verso le persone che incontra, ad eccezione della sua anziana assistente libraia e del nipotino, figlio della sorella. Il libraio infatti vive il dramma di una moglie che lo ha dimenticato per effetto di un’amnesia totale retrograda. L’incontro con una cliente, però, introduce un raggio di luce, capace di imprimere una svolta alla vita rigida e refrattaria del protagonista.

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Già a una prima lettura emerge con forza che tutti i nuclei tematici sono sviluppati attorno a due temi portanti: la memoria e, suo opposto, la precarietà dei ricordi. Si comprende quanto sia significativa e simbolica l’azione di conservazione che l’attività di antiquario comporta, davanti allo sfacelo della memoria che la moglie sperimenta e fa vivere a chi la ama. Dalla somma di questi due temi, uno positivo e l’altro negativo, viene fuori una situazione di impasse e stallo che caratterizza la vita di Voynich: sebbene la sua attività sia, in sostanza, una guerra contro la cancellazione della memoria, attraverso la conservazione e il restauro di libri antichi, è pur vero che il suo è un tentativo di resistenza passiva, tesa alla cura dei libri in quanto oggetti, da catalogare ed esporre, ma mai da leggere. Un libraio che s’interessa solo alle qualità fisiche del “prodotto”, senza mai dare spazio a quello che un libro veicola, senza mai aprirsi alla vita che fra le pagine è racchiusa e che solo la lettura può rimettere in gioco. Il protagonista si limita, insomma, ad arginare la perdita della memoria, senza proporre un attacco al cuore del problema: la soluzione, in breve, sarebbe vivere!

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Quindi, ben si comprende quanto sia fondamentale la libreria, intesa come luogo simbolo della narrazione. Accanto a questo elemento spaziale e simbolico un altro luogo viene ad assumere pian piano una certa rilevanza, man mano che la storia avanza: il giardino. Non è un caso che sia il protagonista stesso a definire l’orto botanico “la cosa più vicina a una libreria che l’uomo ha saputo inventarsi fuori dalle mura di una casa”. Infatti, la donna che Voynich incontra è un’appassionata di piante e non è casuale che anche la libreria del protagonista inizi, a un certo punto della storia, a mutare nella presentazione dei titoli esposti negli scaffali, nei quali cominciano ad abbondare proprio i libri di botanica: insomma, l’incontro con una sconosciuta comporta un cambiamento sia per l’uomo che per la sua libreria, un vero e proprio specchio dell’anima del proprietario.

Sul piano della regia, le sequenze procedono con una chiara e scandita lentezza: una lentezza che non è staticità o mancanza di movimento, ma un tipo di scansione del ritmo figurativo che si adatta alla vita di un uomo che passeggia in una tranquilla cittadina, spostandosi quasi sempre all’interno di luoghi familiari. A rendere dinamiche le scene è proprio lo spostamento del punto di vista dentro uno stesso ambiente, espediente che offre prospettive differenti di uno stesso luogo o momento.
Ad esempio, in una sequenza di vignette di pagina 50, si vedono: il dettaglio di una donna che si morde il labbro e da cui ne esce fuori una goccia di sangue; segue la visione laterale della stessa con l’assistente del libraio; poi la donna che si avvia verso l’uscita con il proprio cane, vista di spalle; poi la donna fuori dalla libreria, rappresentata frontalmente; infine, un piano americano della donna con la libreria alle spalle e Voynich che compare dietro la vetrina, sullo sfondo. Una pagina esemplificativa di quanto detto sopra, ancor più perché non è presente nessuno dialogo e la narrazione è affidata all’elemento cinetico suggerito dal montaggio delle vignette.

Si deve aggiungere, infine, che le singole vignette di tutto il fumetto non sono racchiuse da linee o riquadri ma presentano uno stacco bianco, una cesura che si ottiene sottraendo i confini delle scene: questa scelta aumenta la luminosità dei disegni e si concilia con il bianco che compare, a volte, nelle scene raffigurate. Da un punto di vista strutturale conferisce aria e apertura alle pagine, restituendo un’impressione di nitore che non svuota, ma illumina la pagina.

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I disegni poggiano sia su linee rigide che morbide, ma con maggiore prevalenza di queste ultime: la giacca del protagonista, già visibile nella copertina, racchiude il tratto lineare e lievemente ondulato che caratterizza lo stile di questo fumetto. L’importanza della linea, del resto, pare fondamentale in una graphic novel che poggia sul bianco e su una tonalità di azzurro molto attenuata, quasi stemperato da una forte luce, con misurati utilizzi del nero. Questa bicromia è tecnicamente adatta a esaltare le linee e i tratti del disegno, restituendo allo stesso tempo pagine nostalgiche e luminose.

In conclusione, la storia inizia con un dolore e lo sviluppo non fa che rimettere in gioco gli elementi chiave di quella sofferenza. Voynichm è un uomo che ha eretto un monumento di cui è al contempo custode, ma anche prigioniero. Il libraio ha chiuso la memoria dei libri che vende, chiudendosi egli stesso agli altri: è scorbutico con il prossimo e si lava spesso le mani, come se volesse cancellare i segni di ogni contatto con il mondo esterno. Forse, sembra suggerire la storia, quando ci si chiude, serve qualcuno che ci aiuti a spostarci dove c’è più luce.

Abbiamo parlato di:
Dove c’è più luce
Sualzo
Tunué, 2023
192 pagine, cartonato, bicromia – 21,00 €
ISBN: 9788867905102

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