Uscito nel 1968, Diletta di Osamu Tezuka stupisce per l’attualità delle tematiche, in primis per l’acuta critica relativa all’industria dell’intrattenimento e poi quella riservata ai sentimenti peggiori dell’uomo, dalla cupidigia all’arroganza, dalla gelosia e alla rabbia.
Un’opera che permette di apprezzare ancora una volta l’ampiezza del registro narrativo di Tezuka che, partendo da uno spunto comico con personaggi bizzarri e situazioni assurde, inserisce gradualmente elementi drammatici e complessi.
Di contro, Diletta si presenta come un manga piuttosto discontinuo per certi aspetti. L’inizio segue le disavventure di una cantante grezza e poco attraente che, quando si ritrova in preda alla fame, assume l’aspetto di una donna bellissima capace di risvegliare i peggiori istinti maschili. Proseguendo lo spunto viene abbandonato in favore della scoperta della Diletta del titolo, una sorta di televisione telepatica capace di intrattenere, ma anche di condizionare, chi ne viene collegato. Il tutto, però, mantenendo gli stessi personaggi iniziali.
Questo percorso poco lineare comporta un allungamento della narrazione che ne diminuisce la forza annacquando le vicende, salvo poi concluderle in maniera brusca e tragica.
Un’opera minore nella vasta bibliografia del Dio dei Manga, ma che trasuda comunque maestria, ispirazione e mestiere, con sequenze di grande chiarezza e capaci di stupire per inventiva e capacità di generare tensione o umorismo.
Abbiamo parlato di:
Diletta
Osamu Tezuka
Traduzione di Giliola Viglietti
001 Edizioni, 2018
396 pagine, brossurato, bianco e nero – 18,00 €
ISBN: 9788871820163