L’ultima fatica di Roby il pettirosso, al secolo Ernesto Anderle, è un interessante racconto autobiografico che spazia non solo tra le varie esperienze e momenti che hanno segnato l’autore, ma anche e soprattutto tra le sue passioni. Se nei precedenti lavori si era infatti dedicato alle vite di famosi artisti come Van Gogh e Modigliani, questa volta, l’autore rivolge lo sguardo alla sua carriera, offre ai lettori una finestra sulla sua vita, dall’infanzia fino alle ultime opere, il tutto visto sotto una doppia lente costituita nelle due parti in cui si può dividere il volume.
La prima parte è prettamente introduttiva e ripercorre velocemente la nascita della sua mascotte/alter ego virtuale, Roby il pettirosso, e lo sviluppo della sua carriera artistica; dalla parentesi legata ai social, primo trampolino che l’ha fatto conoscere e apprezzare da un cospicuo numero di fan (a cui il volume è dedicato), alle opere successive, per culminare con la proposta, da parte dell’editore, di dar vita a un volume autobiografico. Qui si compie un vero e proprio excursus tra gli interessi e i primi lavori di Anderle, con la riproposizione di tavole già edite, il tutto narrato dall’autore stesso che tratteggia brevemente i vari periodi e lavori.
Questa parte, volutamente schematica, riassume e contestualizza al lettore che si approccia all’autore per la prima volta chi è Ernesto Anderle e soprattutto come quest’ultimo si identifichi con Roby il Pettirosso, permettendo allo stesso tempo di poterne apprezzare la versatilità del tratto con i vari soggetti rappresentati. Si spazia infatti da ritratti di cantautori, a paesaggi e scorci intrisi di poesia di grande impatto, grazie al tratto delicato capace di catturare non solo le emozioni trasmesse dalle opere di riferimento e dai rispettivi autori, ma soprattutto la capacità di veicolare diverse emozioni nello spazio di una singola vignetta, con una capacità di sintesi non scontata e che in prima battuta ha sicuramente contribuito a decretare anche il suo successo sui social.
A questa prima parte introduttiva, segue la seconda e ultima, quella più corposa del volume, che assume i tratti di una piccola epopea fantasy ispirata all’universo Tolkeniano: qui Anderle è protagonista di un’avventura nella terra di Erland (che com’è facile intuire prende ispirazione dal suo stesso cognome) in cui incontra sei artisti, ognuno rappresentativo di una delle regioni del continente fantastico, che permettono all’autore di rivivere momenti catartici della sua vita e della sua evoluzione come artista. Ogni tassello guida il lettore fino al momento in cui l’autore, da frammentato e irrisolto, si ricompone nella sua unità stilistica e umana, in un percorso di maturazione e crescita. Dal punto di vista narrativo la storia segue un binario facilmente prevedibile e non articolato, a cui si contrappongono però ottime tavole in cui Anderle esprime il suo pieno potenziale, accompagnate da piacevoli digressioni sull’arte e sulla vita.
Dal punto di vista artistico, infatti, Anderle regala tavole ben costruite e squisitamente elaborate, composte e colorate, con paesaggi che sfruttano a pieno l’ambientazione fantasy senza doversi frenare o ancorare in alcun modo a eventuali controparti reali, sopperendo alle mancanze della sceneggiatura. Quest’ultima non riesce a essere incisiva come dovrebbe, soprattutto se si considerano i precedenti lavori, capaci di emozionare anche con poche battute, e non riesce creare un trasporto e una curiosità che dovrebbero essere invece naturali nel momento in cui la lettura si schiude davanti al mondo fantasy creato dall’autore. Purtroppo, questa ambientazione, accattivante all’inizio, risulta facilmente decifrabile dopo l’incontro col primo artista e perde di spessore, con dinamiche (e personaggi) facilmente intuibili, fatti salvi alcuni momenti che, di contro, per la cui piena comprensione richiedono l’intervento stesso dell’autore che nella postfazione fornisce dei ragguagli e punta la luce su alcuni aspetti e dettagli che altrimenti sarebbero passati in secondo piano.
L’impressione a cui si arriva a fine lettura è che ci si trovi di fronte a una storia dal potenziale smisurato, con personaggi (e relative regioni) che avrebbero tanto da dire ma che soffrono la scelta di privilegiare una narrazione molto sintetica, in cui questo elaborato mondo non riesce a godere di un respiro abbastanza ampio capace di farcelo apprezzare appieno. Alla luce dei vari passaggi inseriti nel racconto, sarebbe stata probabilmente più interessante e particolare un’autobiografia focalizzata sulle varie esperienze di vita dell’autore, magari con un arco temporale più ristretto ma dotato di un respiro narrativo più ampio.
Il vero protagonista, come ormai si sarà intuito, è indubbiamente l’aspetto artistico, che riesce a restituire nel complesso un’esperienza di lettura piacevole e assolutamente in linea con quanto finora è risultato il tratto caratterizzante dell’autore, seppur con qualche mancanza che influenza l’esperienza di lettura. Nello specifico, il lettering risulta in più punti poco coeso col resto dell’opera: nelle vignette dialogate e in generale le tavole della seconda parte vantano un lettering realizzato a mano da Anderle, capace di portarci in quel mondo e di restituire un’esperienza di lettura soddisfacente che si sposa con ciò che si vede su pagina (nonostante in più di un’occasione si arrivi a ridosso delle nuvolette perdendosi qualche lettera schiacciata nella “calca”); così non avviene però nella prima parte del volume, dove il lettering risulta assolutamente inadatto all’opera, creando una sensazione di distacco con un font, non diverso da quello di questa recensione, che appiattisce le vignette e le tavole relative ai suoi lavori social. Vi è quindi una parte che si sarebbe giovata di una maggiore cura da parte dell’autore, con una mancata attenzione ai dettagli e alla cura stilistica e compositiva delle pagine che non può non influire considerando anche il titolo del volume. La sensazione è quella di una prima parte che risulta “assemblata” per traghettare il lettore il più velocemente possibile alla seconda parte, estremamente curata. Un vero peccato se si considera che sarebbero baste semplici accortezze per creare un prodotto più soddisfacente e omogeneo in ogni sua parte.
Perdersi nei dettagli è una buona prova autoriale, dove a far da padrone in lungo e in largo è la forza espressiva delle tavole di Anderle, con pagine e scorci non solo capaci di sorprendere, ma anche di emozionare, a fronte di una sceneggiatura dal grande potenziale purtroppo non pienamente espresso e di qualche sbavatura evitabile. Il tutto è confezionato in un’ottima edizione da Beccogiallo, con un brossurato ricco di extra qualitativamente ineccepibile.
Abbiamo parlato di:
Roby il Pettirosso – Perdersi nei dettagli.
Ernesto Anderle
BeccoGiallo, 2024
280 pagine, brossurato, colori – 22,00 €
ISBN: 9788833143163