“Ogni adolescenza coincide con la guerra Che sia falsa, che sia vera”
(Tre Allegri Ragazzi Morti – Ogni adolescenza)
Raleigh è una ragazza di 18 anni che si trova coinvolta in un road trip dall’America al Canada insieme a tre coetanei che conosce a malapena.
In fondo, la base narrativa di questo fumetto firmato da Bryan Lee O’Malley è tutta qui: un viaggio in macchina di quattro adolescenti comuni.
Il fascino che trasuda quest’opera si trova nel come viene descritta e approfondita la personalità di Raleigh, la protagonista: la conosciamo a poco a poco attraverso i suoi monologhi interiori, tormentata da qualcosa che rimane a lungo confuso (un amore smarrito, la famiglia, il proprio passato, la propria anima?). Il lento disvelamento del suo background è un altro tocco interessante ed intelligente nella gestione del racconto.
“L’adolescenza è il momento in cui bisogna scegliere tra vivere e morire”
(Hafid Aggoune, Quale notte siamo?)
Raleigh è una figura archetipica e allo stesso tempo sfaccettata e realistica. Il suo senso di spaesamento, le sue paure, le sue esitazioni vengono rese in modo adeguato e ben bilanciato tra le sue parole e il modo in cui O’Malley la disegna: la postura del corpo, le espressioni del viso, il suo modo di essere isolata dal resto del gruppo o rannicchiata in un angolo della vignetta sono tutti fattori visivi che caratterizzano in modo preciso lo status della ragazza. Non la tipica adolescente depressa “per contratto” e avversa al mondo in generale, quanto piuttosto quel prototipo di essere umano che, messo a dura prova da un evento capitatogli durante un’età cruciale della propria vita, reagisce in una determinata maniera. Perché fragile.
Imparare ad affrontare in modo maturo certi traumi, grandi o piccoli che siano, è spesso l’inizio del percorso che porta l’individuo a crescere e quindi ad aprirsi alla vita in modo maggiormente consapevole e meno autodistruttivo.
Raleigh è appena uscita da una profonda delusione, e la sua risposta è stata quella di costruirsi una teoria tanto assurda e fantasiosa, quanto salvifica e consolatoria, relativamente alla propria anima di cui, secondo lei, sarebbe priva. Il bello dell’adolescenza è che puoi ancora permetterti il lusso di crederci, il brutto è che senti chiaramente che quel tempo sta per finire.
“L’adolescenza è il solo tempo in cui si sia imparato qualcosa”
(Marcel Proust, All’ombra delle fanciulle in fiore)
Molte cose che si danno per scontate in realtà non sono così facili da mettere in pratica, almeno per alcuni individui, e vanno in qualche modo imparate. Saper convivere con altre persone, saper sopravvivere agli imprevisti che la vita ci mette di fronte, saper venire a patti con quello che siamo e che sappiamo fare, sopportare il peso di una famiglia che si scioglie o di un amore non ricambiato sono situazioni che nessuno ti insegna ad affrontare, ma che si imparano a proprie spese con l’esperienza.
L‘adolescenza è il campo principale in cui si incassa, ci si rialza, si capisce e si impara a reagire. Per alcuni è meno semplice che per altri, e questi potrebbero soffrire di più in questa “palestra”, come di fatto accade alla giovane protagonista di quest’opera. È bellissimo vedere la sua solitudine contrapposta ad alcuni momenti di genuina allegria con Stephanie, l’altra ragazza del gruppo, bellissimo perché rappresenta un atteggiamento naturale.
“Adesso c’è l’adolescenza, la postadolescenza e la fossa comune”
(Zerocalcare, Perché non possiamo dirci trentenni)
Questo viaggio, privo di punti fermi e fatto sull’onda di una confusione interiore particolarmente acuta, è quello che permetterà a Raleigh di superare determinati eventi, trattenendo quanto di buono e istruttivo hanno riservato per lei i recenti avvenimenti, ma sapendo abbandonare quel lato “oscuro” che venava i suoi sentimenti. Il viaggio, ma soprattutto l’amicizia che si consolida con i tre compagni, le permette di superare una secca insidiosa e di poter andare avanti. Questo non significa che la ragazza è uscita dall’adolescenza, quanto piuttosto che ha compiuto un buon passo avanti nella comprensione della vita e, quindi, è maturata.
Il modo in cui Raleigh “vuota il sacco” su quanto accaduto, e la serenità con cui la vediamo nelle ultime tavole, sono un segno positivo e rassicurante sul fatto che la protagonista ha vinto questa battaglia, un po’ grazie all’amicizia e alla compagnia, un po’ grazie alle sue forze.
“Ricorderai l’adolescenza come il periodo dalle emozioni più intense e dalle esperienze più vere”
(Stepehn Littleword, Aforismi)
I punti di forza di questa graphic novel sono due: i monologhi e il disegno. Queste due componenti costituiscono il valore aggiunto dell’opera, ed insieme creano un mix decisamente interessante.
I monologhi infatti sono la finestra privilegiata che il lettore ha sui pensieri di Raleigh: il fatto che la ragazza abbia velleità da scrittrice rende plausibile lo stile altisonante con cui il flusso di parole viene espresso, e questo ci regala frasi profonde, interessanti e scritte in maniere alquanto suggestiva, esaltate dalla buona traduzione di Mariella e Francesca Martucci.
Inoltre, questa modalità di racconto restituisce un’immagine veritiera di un certo tipo di adolescenti, che si lasciano spesso andare a descrizioni roboanti e assolutiste sulla propria condizione.
La bravura di O’Malley sta nel saper scrivere delle belle pagine intense, che regalano emozioni e riflessioni interessanti anche a chi ormai adolescente non è più.
Sul fronte grafico, lo stile dell’autore richiama un po’ il disegno orientale, soprattutto nella fisionomia dei personaggi e nei loro volti: la stilizzazione del disegno è comunque tipica di molto fumetto underground americano, filone nel quale l’autore rientra con quest’opera e che costituisce un segnale di stile che tornerà in Scott Pilgrim. Al di là dei debiti stilistici, comunque, il disegno risulta conforme al racconto restituendo al lettore dei personaggi che fin dall’estetica risultano dei simpatici ragazzini senza particolari ansie o problemi. Il lavoro su Raleigh è ovviamente diverso, ma lo stile sa essere funzionale anche su di lei, conferendole quell’aria da persona che si sente fuori posto ovunque.
Alla deriva non ha la pretesa di essere un testo di riferimento sull’adolescenza, e non è Il Giovane Holden del fumetto. È semplicemente una storia ben raccontata su una diciottenne alla ricerca di se stessa, un racconto piacevole di una sorta di rito di passaggio, in grado comunque di far riflettere e sorridere. A suo modo un libro prezioso, che, se letto nel momento adeguato, potrebbe davvero migliorare la giornata di chi ce l’ha per le mani.
Abbiamo parlato di:
Alla deriva
Bryan Lee O’Malley
Traduzione di Mariella e Francesca Martucci
Rizzoli Lizard, luglio 2013
162 pagine, brossurato, bianco e nero – € 12,00
ISBN: 9788817066785