Cronache tedesche: un viaggio nel fantastico

Cronache tedesche: un viaggio nel fantastico

Spinnenwald di Sasha Hommer, Prinz Gigaherz Lukas Kummer, Requiem di Albert Mitringer: tre fumetti, tre autori, tre modi di fare fantasy in Germania.

Se in un articolo di Cronache Tedesche di un paio di anni fa riflettevo sul fatto che la fantascienza non fosse il punto forte della produzione a fumetti tedesca1, il fumetto fantasy o di avventura fantastica ha avuto una storia più florida. Influenzato dalla produzione francese e italiana, questo genere di fumetti ha avuto diffusione sin dal 1953 con il Sigurd di Wäscher (un adattamento a fumetti dell’epica di Sigfrido e Il canto dei Nibelunghi), seguiti poi negli anni ’80 da Falk e Fenrir, sempre di Wäscher, senza dimenticare Mosaik di Hannes Hagen, il più importante fumetto della Germania dell’Est che nelle sue avventure ha inglobato nel tempo elementi molto diversi, dalla sci-fi al fantasy.
Negli ultimi anni quest’ultimo ha ricevuto nuova spinta: attraverso singoli autori che si sono cimentati con il genere, grazie a webcomic di successo, come Massu, Schmiedstochter di Ines Korth e Utille di Hannes Stummvoll, e grazie a case editrici come Cross Cult e Splitter Verlag che, oltre a importare molto materiale da USA e Francia, hanno prodotto anche riuscite opere autoctone come Malcom Max di Ingo Romling, Myre – Die Chroniken von Yria di Claudya Schmidt e Matt W. Davis. Ma è soprattutto Zwerchfell Verlag, casa editrice indipendente fondata nel 1988 da Christian Heesch che si distingue per una ricca produzione fantastica, che unisce diverse influenze, da oriente a occidente, fondandosi su una tradizione che viene dalle fanzine e che punta su giovani talenti tedeschi. E proprio da Zwerchfell vengono due dei tre fumetti indicati questo articolo. L’altro invece è pubblicato da una delle più attive case editrici del fumetto tedesco, ovvero Reprodukt, che ospita molte opere d’autore dedicate a vari generi e che vede nel fumetto fantasy un settore in crescita.

Zwerchfell Verlag: da Prinz Gigaherz a Requiem

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Zwerchfell Verlag si è distinta negli anni per puntare su giovani leve del fumetto in lingua tedesca e sul genere fantasy, sperimentando attraverso questo narrazioni molto ampie e aperte a contaminazioni. Questa ricerca porta alla nascita di due opere molto vicine, eppure molto diverse tra loro, ovvero Prinz Gigaherz di Lukas Kummer (classe 1988, formatosi all’istituto d’arte di Kassel, con all’attivo tre lavori) e Requiem di Albert Mitringer (austriaco del 1991, attivo nel cinema e nel fumetto, il cui lavoro di diploma all’accademia di Vienna, Lila , è stato pubblicato nel 2018). Entrambi i lavori hanno come protagonisti un cavaliere armato di spada, entrambi si svolgono in un mondo devastato da un conflitto che ne ha cambiato la fisionomia. Le similitudini si fermano però qui, e le storie prendono direzioni completamente differenti.

L’opera di Kummer (uno dei fumetti più apprezzati del 2020 e vincitore del ICOM Preis per il miglior fumetto indipendente) è infatti un’avventura d’azione che attinge non solo al fantasy, ma anche alla sci-fi, mettendo insieme cavalieri e cavalli meccanici, spade e fucili laser, castelli e portali dimensionali, e ovviamente principesse e robot, facendo incontrare Terminator e Ladyhawke in una landa uscita da Mad Max. Se posta in questi termini l’opera potrebbe sembrare un affastellamento di elementi sparsi e distanti, ma l’abilità di Kummer fa sì che si amalgamino in una storia dal ritmo incalzante e ricca di colpi di scena, che ribaltano completamente l’aspettativa del lettore e che lo coinvolgono nelle vicende dei personaggi, in particolare del protagonista Narri e della principessa.
Prendendo spunto dalle avventure di Prince Valiant (in tedesco conosciuto come Prinz Eisenherz, con cui il titolo gioca), il tratto è debitore della linea chiara fancese (su tutti Tintin), mentre l’incedere della vicenda richiama un certo tipo di fumetti indie minimalisti di origine statunitense (Mooncop di Tom Gauld) e sudamericana (Longest day of the Future di Lucas Varela). A restare impressi in questa avventura non sono solo i punti di svolta della storia o i suoi protagonisti, ma anche le ambientazioni, spesso riprese su campo largo: il tratto sintetico e geometrico che definisce deserti e pianure, castelli e rovine, illuminate da colori accesi e acidi, smaccatamente cyberpunk, creano setting minimale ma affascinante.

CREATOR: gd-jpeg v1.0 (using IJG JPEG v80), quality = 60Proprio partendo da disegni, colore e influenze, possiamo porre Requiem agli antipodi di Prinz Gigaherz: la maggior parte delle tavole sono infatti in bianco e nero, con il primo che prende il sopravvento sul secondo, definito da un tratteggio fittissimo che rimanda a un fittissimo dialogo con il manga (in alcuni momenti si vede, per gestione del tratto ma anche per dinamismo, il grande studio del maestro Kentaro Miura) e con l’animazione orientale (Hayao Miyazaki su tutti). Il colore, tenue e acquerellato su un segno che si fa più tenero e gentile, si insinua solo nella narrazione del passato del protagonista, il cavaliere Darin. O per meglio dire, il fu cavaliere Darin: Requiem è infatti un manoscritto ritrovato, il racconto, opera di un misterioso (e fittizio) Humberto Alfonso, che narra il viaggio, quasi omerico potremmo azzardare, di un eroe ormai defunto (e simile in tutto e per tutto allo scheletrico protagonista della saga di Medevil), la cui quest è il ritorno alla casa dei propri genitori. Il pellegrinaggio attraverso una terra devastata e abitata da mostruose creature è un viaggio dentro sé stessi, alla riscoperta del proprio passato e della propria identità: nonostante gli scontri resi con la spettacolare esagerazione di doppie splash page (in particolare quelli con il letterato Demone-Capra, intrigante nemico-amico), l’opera si guadagna la giusta definizione (secondo il sito di Zwerchfell) di “fantasy filosofico” per via delle sue atmosfere laconiche, del ritmo dilatato riempito da silenzi e sospiri e delle poesie che aprono i capitoli del volume. A questo però si aggiungono momenti di ilarità e di vera e propria commedia, quando si passa a vignette via via sempre più piccole e più rapide, che rimandano a un certo fantasy francese moderno (quello di Sfarr e Trondenheim, per intenderci) e che alleggeriscono l’opera, dandole ulteriore movimento e nuove tonalità.

Spinnenwald di Sascha Hommer

CREATOR: gd-jpeg v1.0 (using IJG JPEG v62), quality = 82Ancora diverso è invece l’approccio a questo genere di Sascha Hommer, autore tra i più importanti sulla scena tedesca contemporanea di cui è doveroso fare prima un piccolo profilo. Dopo aver studiato alla prestigiosa Hochschule für Angewandte Wissenschaften Hamburg, avendo come professoressa anche Anke Feuchtenberg, nel 2003 fonda insieme a Arne Bellstorf l’antologia Orang e dal 2004 al 2008 gestisce la piccola casa editrice Kiki Post. Nel 2005 ha fondato anche il Comicfestival di Amburgo, oggi tra i più importanti di Germania. Nel corso della sua carriera ha affrontato vari generi, dall’autobiografia al diario di viaggio, pubblicando storie brevi su vari antologici (Klassenfahrt per Reprodukt, Flitter per avant-verlag, Panik Elektro per Schwarzer Turm, Strapazin di Edition Moderne) e dal 2006 anche graphic novel come autore unico per Reprodukt (partendo da Insekten del 2006, per passare a Vier Augen, Dri Chinisin, In China, tutti successivamente pubblicati anche in Francia).

Pur non essendo autore esclusivamente fantasy, tutti i suoi lavori sono caratterizzati da atmosfere sospese e elementi non realistici, spesso onirici e inquietantemente sovrannaturali. Tutto questo si ritrova in Spinnenwald, che potremmo definire un “documentario fantastico”: pur essendo supportato da una tenue trama che vede al centro un’antica profezia legata a un misterioso emissario del cielo, l’opera si concentra sull’esplorazione del mondo, delle regole, dei rituali e delle basi religiose della tribù che abita tra rocce e foresta. Unendo l’immaginazione fantastica di Insekten con le atmosfere inquietantemente sospese di In China, Sascha Hommer si addentra come un regista negli usi e costumi dei giovani protagonisti delle vicende, li segue nella caccia ai pukis (vermi che danno sostentamento e energia), ascolta il vecchio sciamano che parla di genesi, cosmogonia, fine e rinascita, ne scrive il vangelo e cerca di tradurlo per noi con immagini chiare, uno stoytelling pulito e preciso, che non si perde in fronzoli. Lo scontro tra la spiritualità ermetica, quasi mistica che trasuda dalle didascalie e le figure tondeggianti delineate da linee minime, personcine piccole e tozze che si muovono tra le pagine, a metà tra Osamu Tezuka e la letteratura illustrata per bambini, crea un effetto straniante, di sicuro fascino ma a tratti anche disorientante. A questo contribuisce un finale criptico, quasi incomprensibile, che lascia un po’ di frustrazione e al tempo stesso una sensazione di cupo e sognante stupore.

CronacheTedescheFantasy
Da sinistra: Prinz Gigaherz, Requiem e Spinnewald

In questo breve excursus abbiamo così analizzato tre opere che esplorano un genere dalle potenzialità pressoché infinite, soprattutto quando lascia aperte le porte a nuove influenze e contaminazioni. Tre storie che dimostrano anche quanto possa essere ricco di immaginazione il panorama fumettistico tedesco, se opportunamente sostenuto e stimolato ad andare oltre alcuni generi eccessivamente sfruttati. Ma questo è materia di un’altra puntata (la prossima, forse).

Abbiamo parlato di:
Prinz Gigaherz
Lukas Kummer
Zwerchfell Verlag, 2020
120 pagine, cartonato, colore – 18,00 €
ISBN: 9783943547528

Requiem
Albert Mitringer
Zwerchfell Verlag, 2021
186 pagine, cartonato, bianco e nero e colore – 25,00 €
ISBN: 9783943547542

Spinnenwald
Sascha Hommer
Reprodukt, 2018
152 pagine, brossurato, bianco e nero – 18,00 €
ISBN: 9783956402005


  1. nel frattempo, ho scoperto un’eccezione importante negli storici Titanus e Nick di Hansrudi Wäscher, oltre alla produzione di soft sci-fi come Unfollow di Lukas Jüliger e di nuove opere di altri giovani autori 

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