In una conversazione con Stefano Ricci durante il BilBolBul del 2014 (e pubblicata in forma quasi integrale su HAMELIN 40 – Dove andranno le figure?, 2015, Hamelin associazione culturale), Anke Feuchtenberger parlava di una storia su cui stava lavorando da alcuni anni e che avrebbe dovuto intitolarsi Un animale tedesco in una foresta tedesca (Ein deutsches Tier in deutschen Wald, in originale), un accenno che spesso è venuto fuori in altri suoi interventi. Da allora, come si può leggere sul suo sito, ha lavorato a questo progetto di storia non lineare in varie fasi, pubblicandolo in parte come fumetto di grandi dimensioni (Grano Blu, 2011, Canicola), in parte esponendolo al pubblico in mostre, mentre nel frattempo uscivano altri suoi lavori, come Die SpaziergÄngerin (2012, Reprodukt), La Scatola Olandese (2011, Quilow Verlag), Le memorie della menta piperita (Con Elena Morando, 2016, Else Edizioni) o La Fessura (2022, Canicola).
Dopo più di un decennio, quella storia ha preso la forma di Compagna Cuculo, opera di più di 400 pagine pubblicata in Germania da Reprodukt nel 2023 e nel 2024 tradotta in italiano da Coconino Press. Un fumetto che può essere considerato, per stratificazione di temi e sovrapposizione di stili, la summa artistica di una delle più importanti e influenti fumettiste europee contemporanee, che dopo più di trent’anni di carriera non smette ancora di sperimentare, di giocare con le forme narrative e stilistiche e di cercare (e ridefinire) i limiti di una forma d’arte che sembra conoscerne ben pochi.
“Alles in diesem Buch ist wahr. Alles ist erfunden.“: una vera (auto)biografia inventata
“Basandomi su materiale autobiografico, descrivo cose che tutti conoscono o potrebbero conoscere. Per me si tratta di esperienze intense che hanno anche una dimensione fisica.“1
La sinossi di Compagna Cuculo, ridotta all’essenziale, è abbastanza semplice: è il racconto di un paesino (fittizio) della Germania Est, Pritschitanow, delle famiglie che vivono in esso, e in particolare di due amiche, Kerstin e Effi, in un periodo che copre l’intera esistenza della DDR (Deutsche Demokratisch Republik, la Repubblica Democratica Tedesca), dall’epoca del fervente credo nel socialismo reale fino alle porte della sua dissoluzione. Quello che resta fuori da questo breve sunto sono però i funghi antropomorfi, le storie della regina delle lumache, gli esseri umani che si trasformano in cani, gli animali che parlano tra loro di grandi questioni esistenziali, la ricerca di Kerstin di un libro di fotografie del passato, la storia d’amore squallida e clandestina tra Jochen (fratello di Kerstin) e Rosi (madre di Effi), i ricordi di traumi e molestie.
Anke Feuchtenberger, ben più che in altre sue opere precedenti, crea una storia simbolica e metaforica in cui confluiscono tantissimi elementi autobiografici e racconti sentiti durante gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza vissuti in un piccolo paese della repubblica democratica tedesca. L’opera, pur non essendo quindi una vera e propria autobiografia, quanto più un racconto (sui generis) di crescita di due ragazze e del cambiamento che avviene attorno a loro, contiene molti elementi che rispecchiano la vita dell’autrice. In questo mettersi a nudo nascondendosi nella fantasia del racconto, partendo da esperienze quotidiane e personali, Feuchtenberger ricostruisce al contempo un periodo storico che è stato una esperienza collettiva molto forte e complessa da analizzare: trovando un equilibrio che non si spinge in nessuna critica sociale esplicita e che al tempo stesso evita la trappola dell'”Ostalgie” (ovvero la nostalgia dell’Est e del periodo della DDR), Feuchtenberger usa episodi carichi di simboli e di immagini evocative per mettere in luce le contraddizioni e i grandi rimossi di questo periodo, i valori a cui la protagonista aderisce inizialmente con grande trasporto e la loro corruzione e dissoluzione. Su questa base, l’autrice innesta anche tutta una serie di tematiche a lei care, dal ruolo della donna nella società al valore del suo corpo (sia da un punto di vista prettamente organico che sociale, temi uniti insieme dal richiamo, a volte esplicito altre volte subliminale, alla maternità), dal rapporto tra uomo e donna ai rapporti tra familiari e amici, sempre mantenuti in tensione tra convenzioni sociali e rottura di queste.
Di genere, di stato, corporea e psicologica, transgenerazionale: la violenza è una bestia strisciante, il trauma la sua scia
“Per me, il tema dell’eredità transgenerazionale, è l’argomento del libro. La generazione dei miei genitori è figlia della guerra. Volevo mostrare ciò che la guerra fa alle persone nel corso di diverse generazioni.“2
Questa breve descrizione e analisi non possono però minimamente esaurire la grande quantità di temi, di immagini, di suggestioni che la storia offre al lettore: ogni capitolo infatti potrebbe essere un racconto a sé stante, per stile e per contenuti (non a caso alcuni di questi sono stati pubblicati separatamente in Grano Blu) e affrontare una specifica tematica con un ben preciso simbolismo. A legare questi capitoli c’è però non solo un’unità narrativa, forse la più chiara e percepibile in un’opera di Feuchtenberger, ma anche un filo rosso tematico: come raccontato in una conferenza alla Vienna Art Week , il tema centrale di Compagna Cuculo è il racconto violenza, delle varie forme e dei vari contesti in cui si manifesta, e dei traumi che può lasciare. Questo tema, già trattato nei primi lavori, da Mutterkuchen (Jochen enterprise, 1995)3 a La Puttana P. (Die Hure H. – Intergrale, Reprodukt, 2023), è affrontato in modi molto diversi, più o meno espliciti: ad esempio, le molestie e violenze sessuali subite da Effi e Kerstin, pur essendo solo evocate e poi rimosse, restano tangibili durante il racconto; c’è una certa forma di violenza nell’amicizia tra le due ragazze, infantile e meschina, fatta di piccole gelosie e risentimenti, ma anche di amore e senso di abbandono; è violento il rapporto tra Rosi e Jochen, una relazione clandestina che porta il secondo a soffrire e la prima ad abortire; c’è violenza nella rigidità con cui vengono cresciuti i bambini nella casa famiglia creata e gestita da Rosi, c’è violenza nell’abbandono di Kerstin da parte dei genitori, eroi del socialismo che lasciano la figlia alla nonna, la quale ricorre a un’educazione rude e violenta figlia di una generazione che ne ha vissuta a sua volta, spesso in maniere indicibili; e ancor prima, c’è la violenza dei soldati russi, i “buoni amici”, i liberatori che alla fine del secondo conflitto mondiale si sono macchiati di crimini nei confronti della popolazione tedesca. E c’è anche violenza nel rapporto con la natura, dalle battute di caccia che definiscono la mascolinità dei padri e dei nonni alla guerra alle specie invasive, siano esse vegetali, animali (come le lumache) o fungine.
La violenza sembra quindi una via naturale, necessaria e inestirpabile, che si salda alle convenzioni sociali e che colpisce le donne, soprattutto, ma anche gli uomini: come in nessun’altra opera di Feuchtenberger, infatti, anche la figura maschile ha maggior spazio di approfondimento, in special modo nella figura di Jochen, che mostra la sua violenza nei confronti della sorella Kerstin e anche di Effi, ma che al contempo vive con dolore il rapporto con Rosi e la partenza della sorella, mostrando a un certo punto il suo lato più fragile ed emotivo.
La violenza si propaga quindi all’interno del racconto e viene mostrata in vari modi: talvolta con uno stile più espressionista e sofferto, ricco di chiaroscuri e di tratteggi, a volte in maniera più distaccata e chiara, con linee più essenziali che lasciano spazio al bianco della pagina, altre volte ancora in maniera grottesca, quasi satirica. Il risultato sono pagine ricche di una forte carica emotiva, anche quando la rappresentazione è tutto meno che realistica e si affida al non detto e alla metafora.
Oltre il trauma: un racconto di formazione fatto di ricordi
“Ricordo con la stessa intensità le esperienze positive, come il nuoto nel lago o la gioia di essere buttati a terra e ripresi. Tutto questo viene vissuto più intensamente durante l’infanzia, perché è la prima volta. Ogni esperienza successiva è solo una ripetizione.“4
Come dicevo più sopra, però, la riflessione sulla violenza e il trauma che lascia dietro di sé è solo uno dei temi di Compagna Cuculo, che trova la sua forza nel mettere al centro il valore del racconto – per immagini, ma anche attraverso molti testi senza disegni, una cosa poco frequente nei fumetti di Feuchtenberger – e il ricordo, altro tema molto caro all’autrice. Alla base della storia c’è infatti un racconto di formazione (per quanto sui generis) di due ragazze, del rapporto che le lega e delle loro interazioni con la società. Questa formazione, fisica, mentale e relazionale, procede tra strappi e immagini evocative, tra continui avanzamenti e arretramenti nel corso del tempo, in cui l’autrice rilegge e rielabora il suo stesso passato, in maniera grottesca, drammatica e lugubremente leggera al tempo stesso. Una lettura ambivalente del passato che passa sì da immagini orrorifiche che sembrano nate da un incubo lucido, ma che si tingono anche di una insolita, oscura dolcezza: le confidenze tra le due amiche, i giochi ingenui, i momenti passati in una natura misteriosa ma affascinante, gli odori e i sapori, le tradizioni e le feste di paese, gli eventi che segnano un momento di crescita e di indipendenza (come ad esempio la scoperta del dono artistico per Kerstin e i suoi successi personali).
In questo senso, Feuchtenberger restituisce una rappresentazione metaforica e suggestiva, ma anche autentica di una adolescenza che si avvia all’età adulta, fatta di gioie e di dolori, in cui il ricordo diventa strumento per orientarsi, per ricordarsi da dove si viene prima di capire dove si vuole andare. Così, la ricerca del libro di foto lasciato dalla nonna a Kerstin e i disegni di momenti passati che vengono mostrati a questa da una ormai anziana Rosi nel finale squarciano con una luce nuova l’oscurità dei neri e chiudono con una nota se non lieta, quantomeno serena, un percorso di confronto con il passato e di una sua accettazione, nel quale provare a recuperare un rapporto di amicizia di cui si sono perse le tracce, ma che forse non si è mai veramente interrotto. Sotterraneamente a questo racconto, si vede la rielaborazione che l’autrice fa della sua stessa vita, ricostruendo i suoi ricordi di fatti e ambienti a lei cari secondo una visione onirica, senza tempo, sospesa tra fiaba e incubo lucido, tra realismo socialista e realismo magico.
Tra socialismo reale, natura sovrannaturale e animali parlanti
“Immagino che la trasformazione sia necessaria per guarire da un trauma o per evolversi. La trasformazione in un animale o in una pianta ci mostra che nulla è costante e rigido fino alla fine della vita. Ho la sensazione che gli animali, soprattutto quelli che ci sono vicini, siano come messaggeri di un altro mondo.”5
Ancor più che in altre sue opere, Anke Feuchtenberger dedica all’ambientazione una particolare attenzione, rendendola protagonista assoluta del racconto. I luoghi in cui si muovono i personaggi della storia, foreste, piccoli villaggi, laghetti e strade di campagna, sono quelli in cui l’autrice è nata e ha vissuto per gran parte della sua vita, e sulle quali proietta il filtro del suo sguardo, della sua sensibilità, dei suoi ricordi: ecco quindi che un bosco viene rappresento con dettagli naturalistici che ne esaltano la bellezza e la calma primigenia, prima che figure sovrannaturali, respingenti e al contempo affascinanti vi si affaccino, cambiando completamente l’atmosfera del racconto, per poi tornare a toni più delicati, sospesi in una dolcezza non nostalgica, ma affettuosa come l’abbraccio di una mamma alla sua bambina. Il paesaggio offre simboli per interpretare le vicende, oppure per creare ancor più smarrimento, mentre pulsioni opposte muovono non solo i personaggi, ma anche il lettore stesso. Dietro ogni oggetto reale e concreto, da un albero a un fucile, da una casa a un ruscello, Feuchtenberger nasconde molteplici emozioni e significati che occupano uno stesso spazio, moltiplicando l’immagine che travalica in una dimensione ultraterrena, inquietante e illuminante al tempo stesso, quasi una visione estatica.
La tensione non è solo quella tra reale e immaginario, ma anche tra esterno e interno, tra città e campagna, e in ognuno di questi spazi il corpo dei personaggi deve trovare una sua dimensione, un suo posizionamento: si crea così una continua relazione tra materia organica e inorganica, tra regni diversi (animale, vegetale, anche fungino) in cui il dialogo è costante, anche quando spezzato, anche quando forzato. Questo tema, sempre centrale in Feuchtenberger, è qui ancora più presente perché inserisce nella discussione anche l’esperienza del socialismo reale, delle sue regole e dei suoi riti, che si innestano in un contesto di piccolo villaggio, in cui ci sono occasioni (la festa di paese, la Grande Caccia) che richiedono ruoli ben precisi, e in cui i personaggi principali si ritrovano spesso costretti, non a proprio agio, alla ricerca di altro. E questa ricerca si manifesta in altri riti e altre regole che appaiono lontani dal consesso umano, ad esempio quelli praticati da Effi, che con la sua “contemplazione interiore” e i suoi “canti plasmatici”, sembrano connetterla al resto del creato, in una dimensione quasi animista che conferma l’interessa dell’autrice per la ricerca del senso profondo della vita organica.
Nell’ottica di un racconto di vita organica, Compagna Cuculo mette al centro un altro segno caratterizzante dell’arte di Feuchtenberger, ovvero il ricorso all’antropomorfizzazione degli animali, o forse sarebbe il caso di parlare di animalizzazione dell’essere umano. Nel suo continuo processo di ricerca sulla vita animale e di abbattimento dei confini tra specie attaverso il disegno, in quest’opera l’autrice riversa molte delle sue riflessioni e rappresentazioni del rapporto tra specie, mettendo in luce anche le ambivalenze di questa relazione. Si veda, in particolare, la fascinazione per le lumache declinata in vari modi: prima con un simpatico episodio in cui la giovane Kerstin dialoga con lumache umanizzate che si animano dalle figure di un vaso; poi con una storia che mescola inestricabilmente e cripticamente la vita sociale di questi animali con l’esperienza emancipatoria di Effi (questi capitoli, tra i più complessi e affascinanti, compongono il corpo del racconto Grano Blu); poi si ha lo scontro dell’uomo con le lumache diventate invasori dei campi coltivati, una battaglia combattuta in questo caso da Jochen con tecniche crudeli, compreso l’uso del pesticida grano blu (una lotta condotta dall’autrice stessa e che è stata l’ispirazione per queste storie); e infine un episodio lugubre e crepuscolare in cui Kerstin stessa si tramuta in lumaca e rivive gli ultimi istanti insieme con sua nonna, mentre sul finale Effi, ormai a tutti gli effetti lumaca in viaggio in un mondo nuovo (forse proprio il tanto agognato Ovest), scrive all’amica ormai lontana per recuperare una connessione. Sullo stesso piano si pone la rappresentazione del fungo, simbolo di un regno di creature ambigue e indefinibili secondo canoni umani, a cui si guarda con attrazione e timore al tempo stesso, invasore e messaggero di mondi a noi estranei, eppure con noi collegati.Gli animali servono poi per riflettere sulla società umana in maniera più distaccata e critica: esemplare è il capitolo in cui un concilio di animali discute sul fatto che una madre possa abbandonare o meno il proprio figlio, con la contrapposizione ideale tra una madre Corvo e una Cuculo, esempi di maternità completamente diversi (il primo accettabile, il secondo no) per le regole sociali definite dagli uomini, ma entrambe presenti e permesse dalla natura.
E ancora, gli animali sono usati per creare una stratificazione narrativa che moltiplica i significati e aumenta il senso di profonda inquietudine e turbamento, creando un racconto che si fa poesia onirica, conturbante e orrorifica: si veda il capitolo 19, in cui Kerstin, alla ricerca della propria indipendenza, si trova a confrontarsi con alcune, che la incalzano con parole indecifrabili che evocano traumi, violenza e imposizioni sociali.
Per concludere, non si può non citare la rappresentazione e la metamorfosi in figure canine. Il cane, animale feticcio di Feuchtenberger, come già visto ne La Fessura, ma anche in Le memorie della menta piperita e La Scatola Olandese, è una figura tanto vicina all’uomo da diventare parte della famiglia, impersonando al bisogno ora la nonna, ora la bambina, ora la guida: un essere che assume molteplici forme, dolce e tenero, materno ma anche istintivo, duro e violento.
L’arte di narrare in un tempo non lineare
“Ho messo insieme i capitoli invece di scriverli in modo lineare, come forse è comune nella letteratura. Con questo intendo dire che disegno capitoli diversi in momenti diversi e poi li scambio, li ridisegno, li butto via e li ricontrollo: dove serve qualcos’altro per rendere il racconto più rotondo? Non si tratta di linearità, ma di una costruzione spaziale.”6
Rispetto ad altri suoi lavori, Compagna Cuculo è il fumetto più squisitamente narrativo di Anke Feuchtenberger, nel quale si può individuare una trama che lega i vari capitoli e una certa evoluzione dei personaggi e delle loro storie. La narrazione però è declinata secondo la visione dell’artista, che ancora una volta porta il fumetto in territori poco esplorati: non c’è nessuna aderenza a un modello di sequenzialità temporale né tantomeno artistica, la storia procede in modo totalmente non lineare, saltando avanti e indietro nel flusso del tempo, facendo ringiovanire o invecchiare i personaggi in maniera totalmente discrezionale, inserendo episodi che sembrano non avere alcun legame con quello precedente e con quello successivo. Se questo modo di raccontare può risultare da un lato molto criptico, quasi confusionario e rendere la trama ostica da afferrare, dall’altro crea un flusso narrativo che, unito alle immagini fortemente evocative, avvicina l’opera più alla poesia che al romanzo propriamente detto: si ha l’impressione di trovarsi in un mondo sospeso, una fiaba gotica che ondeggia tra horror e puro lirismo.
Questo effetto lirico è affidato principalmente alle immagini, che come in tutte le altre opere di Feuchtenberger sono il centro da cui nasce la storia. In Compagna Cuculo si vede però un lavoro ancor più attento sui testi, che hanno un peso maggiore rispetto ai precedenti lavori dell’autrice. Non solo le didascalie e i dialoghi giocano un ruolo fondamentale ora nel commentare i disegni, ora nel creare una frattura di significato tra parole e immagini che aumenta il senso di lirismo e di spaesamento: alcuni capitoli sono in realtà dei testi più o meno lunghi che raccontano un fatto bizzarro, importante o superfluo, che spesso raccordano due episodi. L’attenzione al lessico, alla scelta di parole per creare effetti diversi, rassicuranti o più spesso sottilmente angoscianti, rappresenta un’ulteriore evoluzione nella ricerca narrativa dell’autrice, che qui è ormai completamente in controllo di ogni elemento narrativo in suo possesso.
Il disegno si fa materia organica: appunti di stile
“Ho avuto un’educazione molto accademica, basata sul realismo socialista. Volevo proprio lasciare questo realismo e ho cominciato, alla fine degli anni Ottanta, un processo per dimenticare l’anatomia e le mie esperienze nel disegno naturalista.[…] Cercavo e cerco un’altra forma di bellezza, che include anche i vermi, i bruchi e forme organiche che non vengono adorate per la loro bellezza.“7
Se per le tematiche si può definire Compagna Cuculo come il concentrato dei contenuti delle opere di Anke Feuchtenberger, questo è ancora più vero per lo stile. Il percorso di creazione (o meglio assemblaggio) dell’opera chiarisce la grande differenza di stili esibita in ogni capitolo: si passa da disegni a pennino ad altri a matita in cui i bianchi prevalgono sui neri, per poi avere pagine in cui il carboncino prevale e le figure emergono dall’oscurità; alcune pagine sono estremamente realistiche, ricche di volumi e forme esatte, altre invece efficacemente stilizzate, in cui figure e ambienti vengono appena accennati. Si vedono tutte le influenze dell’artista, da Käthe Kollwitz e Rodolphe Töpffer, passando per l’espressionismo tedesco a nuovi input che sembrano arrivare dal fumetto spagnolo e dalla linea chiara francese. Anche la gestione della tavola cambia continuamente: pagine con solo due vignette lasciano spazio ad altre con sei, per poi passare a illustrazioni a tutta pagina. E le inquadrature cambiano continuamente, tra primi piani claustrofobici e vedute d’insieme di grande impatto naturalistico. E sebbene il bianco e il nero domini tutto, in un capitolo compare anche una matita rossa, ad arricchire e sparigliare ancora di piu le carte in tavola.
Nonostante questa grande varieta di stili, che meriterebbero un piccolo articolo a sè per una analisi esaustiva, quello che accomuna tutti è l’atto stesso del disegno, usato da Feuchtenberger come sonda e strumento per studiare e penetrare la realtà, quella fatta di materia organica e inorganica, quella che nasce dal dialogo tra queste e che da questo assume nuovi e inaspettati significati, nuove e inaspettate forme: tutto in Compagna Cuculo, dai fucili ai cani alle lumache umanoidi alle creature giganti e abissali nascoste in un lago, ha una dignità fisica, una dimensione materica che la pone al centro del creato come oggetto e soggetto, ogni forma è una unicità che viene plasmata dall’artista, in un gioco di osservazione e interpretazione che produce una nuova cornice e una nuova dimensione, in cui si incontrano la bellezza più sublime e l’orrore più abissale, la vita e la morte, la delicatezza e il marciume, ovvero l’essenza stessa della natura e del mondo. E a questo mondo Feuchtenberger si abbandona in modi sempre diversi, in una maniera fisica e passionale che si puo percepire anche attraverso disegni solo apparentemente distaccati, criptici e crepuscolari, ma che in realtà ribollono sotterraneamente della fame di esperienze e della curiosità della sua creatrice, la fiamma dell’arte pura.
Compagna Cuculo: una fine e un inizio
Arrivati alla conclusione di questa analisi, devo ammettere di non essere convinto di aver trasmesso a pieno la complessità dell’opera di Anke Feuchtenberger: è troppa la ricchezza di temi e stili, è troppo il carico di simboli, metafore e significati che l’autrice riversa nei suoi disegni, è troppo profonda la riflessione sul mondo, sulla natura, sull’uomo e sulla vita. E questo è il fascino di un fumetto capace di rinnovarsi a ogni lettura, di svelare nuovi aspetti, di aprire sguardi su nuovi mondi, di declamare una nuova poesia. E se è vero che Compagna Cuculo può essere considerato la summa e il distillato dell’arte di Anke Feuchtenberger, non può essere visto come punto di arrivo, ma anzi come punto di partenza, una pietra miliare che raccoglie trent’anni di lavoro e di ricerca e li proietta verso nuove direzioni e nuovi stimoli per una delle fumettiste europee più rilevanti e più innovative del nostro tempo.
Abbiamo parlato di:
Compagna Cuculo – Un animale tedesco nella foresta tedesca (in originale Genossin Kuckuck)
Anke Feuchtenberger
Traduzione di Mariagiorgia Ulbar
Coconino press, 2024 (edizione originale Reprodukt, 2023)
496 pagine, cartonato, bianco e nero – 29,00 € (edizione originale 44,00 €)
ISBN: 9788876187346
Tutto in questo libro è vero, tutto è inventato., intervista su Comic.de e su Reprodukt realizzata da Anna Weissmann ↩
Estratto dall’intervista Zeichnen ist immer auch Staunen ((Disegnare è sempre meravigliarsi realizzata da Katrin Gottschalk su TAZ ↩
interessante a questo proposito il parallelismo fatto da Marina Rauchenbacher tra i personaggi dell’autrice e l’Alice di Lewis Carroll, visto come simbolo della violenza sulle donne, nel capitolo Programmatisch Alice contenuto nella raccolta di saggi Die Königin Vontjanze – Kleiner Atlas zum Werk von Anke Feuchtenberger, curato da Andreas Stuhlmann e Ole Frahm, Textem Verlag, 2023 ↩
Estratto dall’intervista su TAZ ↩
Estratto dall’intervista su TAZ realizzata da Katrin Gottschalk ↩
Eine Ambivalenz von Schönheit und Schrecken (Una ambivalenza di bellezza e orrore), intervista per luzhe condotta da Margarete Arendt ↩
Estratto dall’intervista Nuove forme di bellezza. Conversazione con Anke Feuchtenberger condotta da Giordana Piccinini (con l’aiuto di Alessio Trabacchini e Emilio Varrà) contenuta nel volume Prendere posizione. Il Corpo sulla pagina, Hamelin, 2020 ↩