Ha sicuramente destato interesse e un pizzico di scompiglio la nuova storia di Ratigher, almeno per le modalità di produzione, quella del PrimaOMai (primaomai.com), una nuova forma di crowdfunding lanciata dallo stesso autore, che nel Giugno 2014 ha aperto il sito e ha stampato copie solo per coloro (privati o case editrici come Saldapress e Grzzztic Edizioni) che avevano effettuato l’ordine entro trenta giorni. E poi basta. 1100 le copie vendute. Numeri che per il mercato italiano significano successo pieno, che spingono il mondo dell’editoria a una (ulteriore) riflessione e creano nuova speranza per i fumettisti. Ma Le ragazzine stanno perdendo il controllo. La società le teme. La fine è azzurra è molto di più di un caso editoriale.
Le due giovani protagoniste di questa storia, Motta e Castracani, sono amiche stravaganti, escluse da ogni contesto sociale ritenuto normale, due anime sole che cercano il proprio posto nel mondo vivendo la propria vita una accanto all’altra. Ad accomunarle una malsana passione per le (non necessarie e totalmente auto-prescritte) analisi mediche e la voglia di affermare la propria identità al di fuori della società così come viene loro imposta, arrivando a scatenare liti furibonde, risse, offendendo professori e figure autoritarie. Fino a che i genitori, scoperta la morbosa relazione tra le due, intervengono per dividerle. E mentre Castracani scompare, risucchiata, a causa di una misteriosa diagnosi, in quel limbo ospedaliero fatto di controlli e macchine strane che tanto ha anelato, Motta viene spinta a vivere la propria normale vita da adolescente, che però scopre non fare per lei. Meglio tornare da un’amica tanto diversa, diversa come lei, e affrontare insieme la fine azzurra che le aspetta.
Rispetto a TRAMA. Il peso di una testa mozzata, primo romanzo a fumetti che ha fatto scoprire a tutti il talento di Ratigher, violento, disturbante, a tratti criptico ma in alcuni passaggi un po’ vacuo, in questo fumetto l’autore abruzzese si sposta su un terreno già ampiamente battuto, quello dell’adolescenza ribelle e incompresa, per plasmarlo a sua immagine e iniettarvi i suoi contenuti, riuscendo a smarcarsi da alcuni cliché tipici del genere.
Più che i contenuti, è il modo di narrare il vero punto forte di Ratigher, che qui sceglie consapevolmente di introdurre un nuovo elemento, il colore, per arricchire e dare ancora più forza alla narrazione che continua quel discorso sul corpo, sulle sue deformazioni, sulla materialità che si fa identità personale già introdotto in TRAMA. Il tratto è chiaro ma non regolare, senza perfezione, i volti e i corpi non sono belli, ma sono veri, reali, tangibili, sofferti, e il colore interviene a dare tridimensionalità e sostanza, le figure diventano pesanti, si possono quasi afferrare.
Ed è proprio il corpo a essere il tema fondamentale del fumetto. Quel corpo adolescente che cambia e che spesso ci fa sentire spaesati, che non ci fa più capire chi siamo, qui viene esplorato dalle due protagoniste, indagato attraverso analisi mediche, in una ricerca non filosofica ma carnale, per affermare con forza e un pizzico di disperazione la loro presenza nel mondo, una presenza diversa e unica.
Il corpo. Il mio corpo esiste. Io esisto. Il mondo esiste. Mi tocca sempre.
Questo dice Motta, la “miracolata della tac” e in questo passaggio bicromatico, in rosso e nero, c’è la sintesi di quello che vuol dire essere adolescenti e cercare il proprio Io.
E la normalità imposta da altri fa diventare la vita monocolore, di un verdolino spento che appiattisce e non dà forma, che spegne il pensiero fuori dagli schemi, una normalità fatta di bassezze, ipocrisia e falsità. E allora non vale la pena essere così. Meglio essere “pallottole d’argento per i vostri (nostri) cervelli borghesi”. Meglio diventare azzurri ed enormi, uscire da ogni schema e ogni inquadratura. Basta trovare un’anima affine e si può affrontare tutto. Anche la fine, una fine strana, dolorosa, ma unica, come la propria vita.
Ratigher riesce a trasmettere emozioni oneste e profonde attraverso immagini stravaganti e distorte, a cogliere il senso più intimo di ciò che sta raccontando, rimanendo con i piedi ben radicati nell’animo umano alle prese col cambiamento adolescenziale, pur volando in un immaginario bizzarro, senza equilibrio, che raggiunge il culmine proprio nel finale assolutamente inaspettato, spiazzante.
A tutto questo si aggiunga che la storia viene introdotta in medias res e così vuole rimanere, anche se l’autore ci suggerisce cosa ci sarà oltre la fine con una fugace, terribile vignetta in bianco e nero posta in mezzo alle vicende, che ricorda un po’ il trucco del flash forward usato in TRAMA. Ratigher sa che “ogni adolescenza coincide con la guerra, che sia vinta, che sia persa”, come cantavano i Tre Allegri Ragazzi Morti. Forse non tutti ne usciranno vivi, sicuramente tutti ne usciranno cambiati, è inutile farsi illusioni. Ma non è importante quello che verrà dopo, c’è tempo perché le cose peggiorino.
La vicenda narrata allontana questo momento, si ferma un attimo prima e si perde in una temporalità indefinita, eterna, superando limiti fisici (la seconda e la terza copertina) che nel fumetto coincidono con limiti temporali.
È un racconto nudo e sincero, sintesi universale di quella terribile, irripetibile esperienza della vita che si chiama adolescenza.
Abbiamo parlato di:
Le ragazzine stanno perdendo il controllo. La società le teme. La fine è azzurra.
Ratigher
Autoproduzione, 2014
64 pagine, brossurato, colori – 16,00 €