Ore 08:15 suona la campanella (si entra)
Era l’ormai lontano giugno 2009 quando approdava in edicola il volume Tex – Albo Speciale n.23: “Patagonia”. Nel 2014, Bao Publishing provvede a ristamparlo e a portarlo in fumetteria e libreria.
Qualche indicazione numerica sugli autori e sullo volume in sé; è dal lontanissimo 1988, con l’albo a firma Claudio Nizzi e Guido Buzzelli, che l’estate bonelliana porta in grembo un volume di oltre duecentoventi tavole di formato gigante che, almeno in principio, veniva affidato a disegnatori al debutto per l’editore milanese (e talvolta scritturati in pianta stabile proprio a partire dal quella collaborazione). Da diversi anni però, anche a causa esaurimento di papabili artisti ben disposti verso un impegno così gravoso, l’editore affida i pennelli ad autori già della scuderia Bonelli (sovente al debutto sul personaggio “Tex”); sui testi di Mauro Boselli, al suo secondo Speciale e quasi al centesimo albo di Tex (!), Pasquale Frisenda affronta per la prima – e non ultima sicuramente – volta il Ranger dopo aver affilato le matite ed i pennelli su altri due notevoli personaggi del West a fumetti made in Italy, Magico Vento e Ken Parker.
Proviamo a sottolineare diversi spunti di interesse (anche se tanti sfuggiranno comunque); ve ne sono sia di generici, sulla storia, sulla sceneggiatura, sul disegno “as it is“, che possono interessare a qualsiasi lettore, sia di particolari, che incrociano questi stessi punti con il corpus precedente di centinaia di storie di Tex e che, principalmente, sono oggetto di attenzione degli appassionati lettori delle storie del Ranger bonelliano.
Ore 08:30 Lezione di Geografia
Gli Stati Uniti d’America sono da sempre lo sfondo delle avventure di un Ranger del Texas, Tex Willer, decisamente anomalo. Create da autori italiani, pubblicate in albi a fumetti da oltre sessanta anni, raccontano di un anacronistico difensore dei diritti dei più deboli e, soprattutto, di uno strenuo (e non molto verosimile, all’epoca) difensore dei diritti degli indiani dell’America del Nord, nonché addirittura capo del popolo Navajo.
“Patagonia” è ambientato in un continente “scoperto” nel XV secolo, reso colonia dagli Europei e successivamente affrancatosi con una guerra d’indipendenza nel XIX secolo; una nazione che ha unito molti piccoli stati in una confederazione dopo una guerra civile sanguinosa, e che al termine di questa ha volto il suo sguardo alle terre dell’ovest, ancora presidiate dagli indigeni, accorpandole solo dopo aver sterminato questi ultimi e spacciato una guerra di conquista per una guerra di “cultura”. Questa è l’Argentina.
Non sfugge e può lasciare spiazzata l’analogia tra la storia di questa terra e quella degli Stati Uniti d’America: singolare e parallelamente cruenta la genesi nei primi secoli, tra guerre d’indipendenza contro i colonizzatori (che altri non sono che i propri antenati), intestine per stabilire criteri di divisioni terre e di comando, di conquista contro gli abitanti del posto per poterne occupare le terre. Se durante la sua decennale presenza sugli scaffali dei lettori italiani Tex ha partecipato alle ultime due “guerre”, di indipendenza e di conquista, negli Stati Uniti, in questo speciale viene coinvolto in quella che viene ricordata come la Conquista del Desierto, equivalente argentino della “Conquista del West” nordamericano.1
Seppure nell’introduzione si indichi che l’idea di ambientare questa avventura di Tex in Argentina è di Sergio Bonelli ci fa piacere pensare che Boselli l’abbia abbracciata con entusiasmo e portata a termine con bravura anche come omaggio all’amico e collaboratore della Bonelli Mario Faggella, appassionato cultore di questo straordinario paese, che ci ha lasciati davvero troppo presto.
Ore 09:15 Lezione di Storia
La storia del protagonista, personaggio di fantasia spesso calato in avventure che si incrociano con la realtà storica del tempo, si intreccia in questo caso con la Storia con la “s” maiuscola dell’Argentina. Di incroci di questo tipo è piena la letteratura disegnata (seriale o meno); alcuni decisamente fuori luogo (magari ampiamente giustificati dal contesto storico, tipo un Capitan America che incontra Hitler), altri particolarmente originali e ben riusciti (senza scomodare sempre gli stessi autori di successo, ci piace ricordare il 1890 di Francesco Ripoli, con l’incrocio di due storie “vere” che probabilmente non è mai avvenuto nella realtà).
La sinossi ci narra di come Tex, vista la sua esperienza in qualità di mediatore fra conquistatori ben armati e autoctoni impreparati a difendersi, sia chiamato a prendere parte ad una missione punitiva nei confronti di ribelli rei di aver creato scompiglio fra i “civili” argentini colonizzatori, così come al tentativo di negoziare con gli indigeni un trattato di non belligeranza. Nel finale, come sovente accade, le parti si capovolgeranno e Tex sentirà di doversi schierare con i ranqueles (i locali indigeni) anche a causa di un cambio di direttive da parte dei vertici dell’esercito argentino, dopo la presa di comando del generale Roca, “fautore della guerra ad oltranza“, per togliere le parole di bocca a Kit Willer.
Non è la prima volta che nelle storie di Tex, così come nella realtà delle cose che la storia ci ha raccontato, la conquista di territori viene giustificata aizzando nel popolo pseudo motivazioni razziali al fine a rendere le battaglie per ottenerli (genocidi veri e propri) animate da spirito e orgoglio “patriottico” piuttosto che “civilizzatore”. Nel caso di specie i pochissimi -quantitativamente- proprietari terrieri erano immigrati, molto spesso inglesi, che gestivano “estancias” dalle superfici spropositate.
Ore 10:00 Lezione di Educazione Tecnica
La scansione temporale del volume è singolare: in realtà è sempre in “presa diretta” oltre a qualche flashback. Ai più è parsa ingiustificatamente sincopata ed il finale molto compresso è stato additato come uno dei punti deboli della storia. Sembra giusto, a chi scrive, riconoscere invece allo sceneggiatore Boselli la piena coscienza della gestione del fluire del tempo e la voglia di dedicare molte pagine ad un evento piuttosto che ad un altro. Nello scorrere delle pagine, nel finale dell’albo, mi sono trovato più volte a chiedermi chiedendomi come fosse possibile tirare le fila del discorso e delle vicende narrate mano a mano che lo spessore delle pagine rimanenti si assottigliava.
Non è questione da poco questa del ritmo dato alla storia. Uno sceneggiatore che realizza un Texone porta l’opera a compimento in parecchi mesi e, prima che passi in mano ad un disegnatore e sia realizzato, ha la possibilità di vedere come è stata bilanciata l’azione, il ritmo, i tempi. A me piace pensare che nella scelta di Boselli non ci sia nulla di fortuito, che quello che vedremo fra poco sia un “elastico” tutta causale e non casuale, quasi a voler spiegare al lettore che chi comanda è lo scrittore e che non bisogna dar nulla per scontato, sia con colpi di scena sia con accelerate, rallentamenti e frenate brusche nel ritmo. Inoltre la qualità delle scelte di sceneggiatura che puntellano il ritmo del soggetto sono ben usate e ottimamente disegnate.
Un esempio: un prologo molto lungo ci fa partire in Argentina, salvo poi scoprire che stiamo vedendo il racconto orale del militare argentino inviato da Tex a chiedergli di andare nella Terra del Fuoco. Fra racconto, viaggio in nave e in treno Tex e suo figlio Kit (il ragazzo che ha studiato e che voleva vedere il mondo, come lo definisce il padre) mettono piede nel campo militare dopo quasi un quarto del volume, una vera enormità. Altro blocco di tavole particolarmente lungo è il successivo, laddove seguiamo l’integrazione di Tex e di Kit fra militari (scarsa) e gaucho (paragonabili agli scout indiani) e l’inizio dei tentativi di approccio con gli indiani locali. Superata la metà dell’albo avviene una inversione, Tex è costretto dagli eventi a cambiare barricata, viene segregato dagli argentini riuscendo comunque a fuggire. Il finale è a dir poco compresso; sbilanciato nell’azione in maniera impressionante, l’albo ci lancia verso una discesa ripidissima e folle di battaglie disperate con combattenti stravolti e allo stremo fino allo scontro impari in una gola termopiliana dove si “parrà la nobilitate” degli indiani e di Tex (ma anche del militare Mendoza).
Ciò che rende il volume pienamente epico è l’ultima tavola, che riassume un arco temporale di mesi; in un didascalico racconto al suo “pard” di mille avventure, Kit Carson, rimasto nella riserva Navajo, Tex si fa narratore in una lettera di ciò che avviene dalla riunione con suo figlio fino alla conclusione del viaggio per sistemare in un degno posto i fuggiaschi indigeni argentini. Settimane di vicissitudini che per Tex (Boselli) non sono funzionali al racconto dell’avventura, ma che alla pari di quanto avvenuto fino a quel punto, sono state difficili e faticose. Quello che non ci viene fatto mancare, però, è il rientro a casa, il rientro di due eroi stanchi ma sorridenti, sublimato da quella virile stretta di mano con cui Tex viene accolto da Carson quasi contemporaneamente all’arrivo della sua lettera.
Ore 10:45 Lezione di Arte e Immagine
Cartina al tornasole per verificare la qualità di un lavoro come questo speciale, che ha come protagonista un personaggio così amato dal pubblico, è la capacità del disegnatore di realizzare un Tex convincente. Pasquale Frisenda ha dalla sua una grandissima esperienza professionale (anche in termini quantitativi) e sicuramente il suo lavoro su questo volume non sfigura fra i nomi altisonanti che lo hanno preceduto.
Il Ranger è pienamente nelle sue corde; lo rappresenta massiccio, con il cappello ben calzato in testa, naso sottile e lungo, la solita mascella volitiva ed un fazzoletto al collo molto lungo e sottile. La sua presenza, anche fisica, non è ingombrante nelle vignette; non vi è sovraesposizione, ma una partecipazione limitata, tanto da poter dire che altra carta vincente e convincente è la forte e precisa caratterizzazione di tutti gli attori presenti nell’albo, i principali, i secondari ed anche le comparse delle scene corali.
Sono abbastanza numerose le piccole e grandi digressioni che il disegnatore si concede nei confronti della temuta griglia bonelliana di due vignette su tre strisce. Ve ne sono di particolarmente brillanti e di effetto, tralasciando le vignette semplicemente senza contorno, sempre più spesso digerite con tranquillità dai revisori in casa Bonelli. Per alcune bisogna probabilmente dividere i complimenti con lo sceneggiatore, come quando, leggendo la lettera di Mendoza, Tex si immerge nel disegno che rappresenta il suo racconto.
L’utilizzo del nero, da parte di Frisenda, di solito reso benissimo nella stampa dei Texoni, è un ennesimo motivo di lode. Nelle numerose scene notturne o in quelle al chiuso ve ne è un uso massiccio; nelle altre è spesso controbilanciato da figure delineate solo dal contorno. Non vi è alcuna traccia di tratteggio; il pennello del disegnatore si dedica a tracciare con sicurezza e correttezza anatomica le masse dei personaggi e solo qualche piccolissimo trattino ne sporca la superficie. Per il resto non c’è via di mezzo: tutto è bianco o nero. Non è raro l’utilizzo (molto d’effetto) al negativo, come nel caso della silhouette di un soldato pienamente nera che si staglia nel cielo notturno, per l’occasione totalmente bianco. Il grigio è relegato a rappresentare lo “sporco”: la nebbia o la polvere sollevata dagli zoccoli dei cavalli, qualche ombra o qualche “effetto speciale” (lo sfumare del cielo nero all’avvicinarsi ai contorni dei personaggi).
Penultima segnalazione, non mettendo bocca sulla buona attenzione alle anatomie di persone e cavalli e lo studio dei caratteri fisiognomici delle varie etnie rappresentate, per le scene di lotta e guerriglia, fra le quali si staglia per intensità l’ultimissima, a ridosso della fine dell’albo: cruda, muta, violenta e tristissima nel raccontare, senza parole, il sacrificio umano di un popolo costretto alla fuga dalla propria terra. L’ultimissima segnalazione, invece, è per la capacità di saper riportare su carta, a parte alcune vere e proprie immagini da cartolina (o quadro d’epoca, con gauchos e loro armamentario d’ordinanza), il sapore e l’odore della Pampa con i suoi orizzonti sempre uguali per centinaia di chilometri, il senso di spaesamento in uno spazio così enormemente indefinito, il caldo delle luminose giornate o l’umido degli uggiosi albeggiare al rumore della foglie degli ombù appena mosse dal vento. Chi c’è stato potrà confermare che nelle tavole di Frisenda si riesce a risentire e rivedere quanto visto e sentito sul posto.
Ore 11:30 Lezione di Italiano (Antologia)
Come in un vero poema epico, tanto per aggiungere qualche dettaglio, troviamo al centro del volume la narrazione delle gesta dell’eroe di turno. E pure annotiamo sia l’uso della “mimetica” (i discorsi dei personaggi “in prosa”) sia la “diegetica” (la narrazione in terza persona); nella parte finale, che abbiamo visto poco sopra, addirittura è lo stesso eroe che racconta le sue ultime vicende (e la parola epos, in greco antico, appunto indicava in senso lato il racconto). Come in ogni poema che si rispetti, inoltre, il finale sublima le gesta eroiche del protagonista, che usualmente ha anche un “epiteto” che non fatichiamo nel nostro caso a riconoscere in quello assegnatogli nel primo volume di questa collana di speciali, ovvero “Tex il grande”.
La scelta del tono del racconto passa anche attraverso la scelta dei comprimari da affiancare al personaggio principale. Non il pard Carson con il quale si lancia sempre, anche nelle situazioni impossibili da risolvere a proprio favore, in una serie di battibecchi sui rispettivi difetti; eppure era stato lo stesso Boselli a scrivere una delle storie più interessanti con diversi spunti di “ret-con” sul passato di Carson, dimostrando di volerlo e saperlo usare anche meglio di una semplice spalla comics. E nemmeno l’amico di sangue navajo Tiger Jack, fedelissima e quasi sempre silente vera e propria macchina da guerra.
Ma invece Kit Willer, il figlio di Tex, spesso trattato come anello debole del gruppo dei quattro; il più acculturato del gruppo, che arde dalla voglia di conoscere il mondo e approfitta dell’occasione per aggregarsi al padre. In questa storia non è vittima di un rapimento, non viene ferito, non è un semplice turista in gita; è il degno erede di un eroe, ed alla fine della storia troviamo una vera e proprio investitura con tanto di passaggio di consegne; se le cose fossero andate male per Tex nessuno avrebbe dubitato, dopo la lettura di questo volume, che Kit Willer avrebbe avuto la stoffa, l’audacia e le capacità per raccoglierne il testimone.
Ore 12:15 Lezione di Lingua Straniera
Nel momento in cui Kit e Tex Willer mettono piede in Argentina stanno per avvenire, in eccezionale contemporanea, una serie di eventi unici ed irripetibili. Alla “costruzione” della nazione argentina così come la conosciamo noi, grazie all’espansionismo verso ovest (vicenda che si intreccia con quelle dei nordamericani sbarcati a Buenos Aires), si aggiunge un vero e proprio boom immigratorio. L’Argentina diventa patria di migliaia di immigrati in cerca di fortuna che, per la stragrande maggioranza, restano nella città capitale dello stato e la rendono un crogiuolo di razze e culture: italiani, tedeschi, inglesi… Dalla fusione dei malumori e delle sofferenze dovuti alla lontananza da casa e dai cari nascerà dì lì a poco un vero e proprio patrimonio dell’umanità: il Tango. E, nell’entroterra rurale, nelle enormi distese di terra di proprietà di pochi latifondisti, nascerà la figura del cowboy argentino, il gaucho.
Si dice di lui che è “educado, atento, hàbil, un amigo seguro, siempre y cuando se lo trate con consideraciòn…”. Ha sempre grandissimo rispetto per gli altri e per le persone che sanno meritarselo. Non è un caso che i gaucho entrino in perfetta sintonia con il nostro Tex.
Nel volume ci sono molti cenni alle caratteristiche umane, fisiche e morali di questi personaggi, non ancora scomparsi del tutto in Argentina. In molte cose accomunati, come detto sopra, ai racheros nordamericani, i gaucho sono uomini solitari, fieri, rudi, lavoratori indefessi, senza interessi oltre il proprio lavoro (oltre alla pulizia dei loro ornamenti, a cominciare dal “facon” che hanno nella cinta). Si dice che un gaucho sia “educado, atento, hàbil, un amigo seguro, siempre y cuando se lo trate con consideraciòn…“. Ha sempre grandissimo rispetto per gli altri e per le persone che sanno meritarselo.
Non è un caso che i gaucho entrino in perfetta sintonia con il nostro Tex; quest’ultimo, ad esempio, viene convocato da Mendoza come “aiutante” militare; eppure il rispetto dai suoi “soldati” se lo conquista nella sfida, coltello in mano, con Solano, non grazie a promozioni o imposizioni cadute dal cielo.
Ma i gaucho sanno essere sorprendentemente gentili, premurosi e servizievoli, in grado di divertirsi nelle feste popolari al suono della musica o lanciandosi, in groppa ai propri eccezionali cavalli, in giostre circensi.Anche la serata raccontata da Boselli, alla luce di un fuoco per cuocere l’asado, fanno parte della quotidianità di questi personaggi; allo stesso modo li si potranno sentire accordare la chitarra e cantare, appoggiati ad uno di questi enormi alberi (anche questi, rappresentati da Frisenda in maniera perfetta), gli ombù, nenie tristi; come quella riportata da Boselli…
Mi gloria es vivir tan libre
Como el pájaro del cielo:
No hago nido en este suelo
Ande hay tanto que sufrir,
Y naides me ha de seguir
Cuando yo remuento el vuelo.
Altro non è che un pezzo del poema “El gaucho Martin Fierro” di José Hernández (1834-1886), poeta che per primo cantò e fece la fortuna mediatica del gaucho.
Per concludere, vale la pena leggere altre poche righe in lingua straniera…
“[…] su campesino es un caballero de la naturaleza, simple y supersticioso con un intrìnseco amor por el canto y ademàs do’cil a su influencia; existe entre ellos una raza de trovadores, siempre bienvenidos como invitados, que festejan, acompanàndose melanconicamente con su guitarra, los hechos tan gloriosos para ello como fueron los hechos de los héroes homéricos para los bardos de antano […]“. ((I pezzi di racconto in spagnolo sono tratti da “Cameos from Silverland” 1881 di E. W. White))
Non passa inosservato, in questo scritto di due secoli fa, con riferimento alla vita del gaucho, il rimando all’epica, ad Omero ed agli eroi di cui cantava le gesta; in un cerchio perfetto richiudiamo, quindi, il gaucho, l’epica, ed anche questo Tex.
Ore 13:00 economia domestica
Mi permetto di aggiungere un appunto dalla doppia natura, economica e logistica. Per la seconda parte ci sarebbe da riagganciarsi ad un discorso già fatto un po’ di tempo fa da Roberto Recchioni (anche lui ci auguriamo prossimo a scrivere una storia di Tex) in merito al valore assoluto di alcune produzioni autoconclusive made in Bonelli, degne di occupare spazi in libreria e non solo in edicola per il breve volgere di uno/due mesi; ovviamente il discorso va mediato con la politica editoriale di Bonelli e con i conti da fare per editare/mantenere in catalogo/scaffale un Tex Speciale piuttosto che un volume “one shot” come “Gli Occhi e Il Buio“. “Patagonia” non ha nulla da invidiare, infatti, ad un romanzo grafico italiano o straniero magari magnificato dalla critica solo a causa del nome del disegnatore (che, probabilmente, ha smesso di disegnare da anni e stancamente rifà sempre lo stesso fumetto…) per qualità di disegno, intreccio e svolgimento. Sicuramente, e qui ritorniamo alla prima natura indicata in precedenza, considerando lo sforzo artistico di scrittore e disegnatore e la quantità di tavole, il prezzo di vendita è decisamente fin troppo basso, visto cosa ci viene normalmente chiesto per una graphic novel.
Questo romanzo a fumetti è pienamente godibile e capibile anche per un neofita del personaggio principale; ha una sua completezza che lo rende autosufficiente nei confronti della serie mensile così come un albo speciale dovrebbe essere. I “character” sono ampiamente delineati ed anche Kit Carson e Tiger Jack, che appaiono solo nel prologo, in poche battute riescono a farsi conoscere per come sono e per il rapporto che li lega ai due personaggi, Tex ed il figlio, che affronteranno “l’impresa”.
Vista l’assoluta completezza dell’albo e la sua ottima realizzazione anche da un punto di vista grafico qualcuno potrà magari (se non l’hanno già pensato da soli) suggerire ai nuovi abili gestori del “licensing” dei personaggi Bonelli all’estero una edizione da libreria in cartonato, magari nei paesi del Sudamerica e perché no, magari acquerellato da Frisenda stesso.
Ci potrebbe essere tempo per l’ora di Lezione di Religione, che, si sa, è facoltativa. La religione di Tex, il suo credo, è la giustizia. La sua missione è combattere qualsiasi ingiustizia, ovunque e indipendentemente da chi sia stata architettata e realizzata (dovesse anche doversi schierare d’amblé contro chi stava dalla sua parte fino ad un momento prima). Ed è per questo, probabilmente, che è e continua ad essere uno dei personaggi di fantasia più amati e seguiti.
Abbiamo parlato di:
Speciale Tex#23 – Patagonia
Mauro Boselli, Pasquale Frisenda
Sergio Bonelli Editore, Giugno 2009
240 pagine, brossurato, bianco e nero – 5,80€
ISBN 977123655002(90023)
Abbiamo parlato di:
Patagonia
Mauro Boselli, Pasquale Frisenda
Bao Publishing, 2014
264 pagine, cartonato, bianco e nero – 22,00€
Riferimenti:
Sergio Bonelli Editore: www.sergiobonellieditore.it
Bao Publishing: www.baopublishing.it
per essere precisi quanto a geografia, la provincia in cui si muovono i protagonisti di questo volume, in realtà, non è la Patagonia, che si trova più a Sud. La scelta del nome del volume stesso, di per sé molto evocativo, appare geograficamente errata. La superficie che da Buenos Aires va al Cile (in linea orizzontale) è comunemente denominata “Pampa” e in essa vi si trovano regioni quali “La Pampa”, “Mendoza” ed altre. La Patagonia fu sfiorata solo marginalmente dalla “Conquista del Desierto” essendo ancor più inabitata. ↩