Carlo Chendi
Ci sono casi in cui non sai mai come iniziare un articolo o un post. A volte rimandi fino a un’occasione più propizia, un momento che permetta di trovare più facilmente la chiave per iniziare, come nel caso del ricordo di Luciano Bottaro.
Bottaro ha segnato profondamente il mio periodo di crescita, dall’infanzia fino all’adolescenza: presente su Il Giornalino, ne ho poi conosciuto l’opera disneyana prima sulle pagine di Paperino Mese quindi su quelle dei Grandi Classici fino al suo ritorno con storie inedite su Topolino. La prima parte della sua carriera, però, venne segnata da un sodalizio travolgente, quello con lo sceneggiatore Carlo Chendi, che purtroppo ci ha lasciato.
In attesa dell’uscita del quarto numero dell’Almanacco Topolino che prevede la pubblicazione de L’incentivo dell’eredità, scritta proprio da Chendi per i disegni di Bottaro, ho pensato di proporvi un po’ di estratti, opportunamente risistemati, da recensioni di sue storie, un modo per attraversare molto velocemente la sua carriera per quel poco che mi è possibile.
Il ridicolo mondo delle spie
Era il 1966 quando sul Topolino #542 iniziava una nuova serie di avventure, destinata a durare fino ai giorni nostri, quelle della P.I.A., Paperon Intelligence Agency. La storia d’esordio, Missione Bob Fingher, ispirata al film Goldfingher del 1964 della serie James Bond, era disegnata da Giovan Battista Carpi e introduceva il servizio spionistico di Paperone, composto ovviamente dal nipote Paperino, ovvero l’agente Qu.Qu. 7. Mentre gli aspetti tecnici erano stati affidati al marchingegnere, alias Archimede Pitagorico, l’assistenza al Quasi Quualificato (il significato dell’acronimo di cui sopra) venne assegnata a una Paperina sotto mentite spoglie.
Chendi, tra una gag e l’altra, tutte divertenti come c’è da aspettarsi da un autore del suo calibro, e con un ritmo decisamente incessante, scrive un’efficace parodia del film bondiano su menzionato, restando peraltro fedele al finale del film bondiano.
La seconda avventura, però, uscita sull’Almanacco Topolino #142 del 1968(1), si stacca un po’ dalle parodie specifiche introducendo il tipico esempio di scienziato pazzo: Zantaf. La storia, però, presenta anche una certa vena surreale che la rende anche migliore della storia d’esordio: Paperino, infatti, approda sull’isola di Zantaf come cacciatore di farfalle e, nei suoi vagabondaggi prima di affrontare il diabolico scienziato incrocia una strana turista che cerca Piazza Navona.
A bordo di una moneta spaziale
Ed è sempre con una qual certa vena surreale che Chendi crea, questa volta insieme con Giorgio Cavazzano, Ok Quack, un turista spziale arrivato sulla Terra a bordo di un’astronave dalla forma di una moneta gigantesca che può essere facilmente rimpicciolita. Ed è proprio questo il guaio: il simpatico alieno dalle fattezze papere (nonché in grado di parlare con le serrature!) perde la sua astronave e così, per recuperarla, è costretto a stazionare nei dintorni del Deposito, tormentando periodicamente il povero Paperone.
La surreale alchimia che si instaura tra Chendi e Cavazzano torna con la seconda avventura di Ok Quack, Il satellite bomba e vede il simpatico alieno ospite di Paperone nel suo deposito delle monete, messo a rischio da un satellite artificiale difettoso che sta per cadere esattamente sulla Collina Ammazzamotori.
Tra una gag e l’altra, sarà proprio OK Quack a salvare denaro e cassaforte, grazie ai suoi poteri di telecinesi, prima dal satellite e poi dai Bassotti, che cercheranno di non lasciarsi sfuggire l’occasione del deposito in pericolo per mettere le mani sulle sostanze di Paperone. L’ottimo Cavazzano dell’epoca, che sta sempre più raffinando il tratto del decennio precedente, spicca soprattutto in alcune quadruple spettacolari, in particolare quelle in cui OK Quack solleva il deposito(2).
Il tempo che fu
Chendi, nella parte finale della sua carriera disneyana, ha realizzato una manciata di storie per la prima serie del bimestrale Paperfantasy. Le storie avevano in comune se non l’ambientazione almeno lo spunto iniziale: Paperino attraversava un portale costituito da due pietre e veniva catapultato nel classico reame fantasy. Con queste storie Chendi aveva in un certo senso “svezzato” autori come Andrea Freccero, Alessandro Perina, Claudio Sciarrone. In particolare di quest’ultimo mi piace ricordare La regina Nonah-Paper, una storia tipicamente sword & sorcery ma che, per assonanza, mi faceva pensare al romanzo di fantascienza Non-A 3 di Alfred Elton van Vogt. E proprio questa citazione mi permette di fare un salto a piè pari dal fantasy alla fantascienza con la macchina del tempo.
Chendi, affiancato da Giuseppe Perego, propone l’ennesima variazione sul tema del viaggio nel tempo, intrapreso in questo caso da Archimede Pitagorico per capire perché il suo vicino, il vegliardo Matusalemme, continui a lamentarsi dei tempi presenti, rimpiangendo invece la sua epoca. Lo scoprirà, dopo una scorribanda senza respiro ricca di guai, nell’ultima vignetta, forse banale ma che troppo spesso si tende a dimenticare.
Ai disegni un Perego più efficace nella costruzione delle ambientazioni e nel disegno dei comprimari umani, come gli antichi egizi o i primitivi, che non con Archimede e i personaggi caricaturali(3).
Tutto casa e deposito
L’ultima curiosità in chiusura. Nel 1972 Chendi, su soggetto di Dick Kinney (in un certo senso lo sceneggiatore d’oltreoceano a lui più vicino per stile), realizza la sceneggiatura de I depositi gemelli, disegnata da Romano Scarpa. Rockerduck decide di costruire un deposito identico a quello di Paperone sul terreno di fronte. La curiosità sta nel fatto che in questo caso il deposito di Paperone non si trova sulla cima della Collina Ammazzamotori, ma sarà edificato lì sopra solo alla fine della sfida con il giovane rivale(4). Evidentemente Kinney e Chendi sentivano la necessità di scrivere la storia che aveva spinto Paperone a scegliere quel luogo per edificare il suo Deposito, visto che all’inizio nemmeno Carl Barks aveva dato un aspetto definitivo allo stesso, spostando il denaro ora in un silo per il grano, ora in una serie di palazzi in centro, e persino in una struttura sferica!
E questa è solo una piccolissima parte del patrimonio di divertentissime storie che Carlo Chendi ci ha lasciato.
- Leggi la recensione dell’eduzione statunitense della storia. ↩
- Spezzone tratto dalla recensione dell’edizione statunitense della storia. ↩
- Spezzone estratto e riadattato dalla recensione dei Grandi Classici #350 ↩
- Spezzone estratto da Gli altri depositi: da Romano Scarpa al 3.o millennio ↩