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Tanto adesso torna Claremont: Mauro Uzzeo e il racconto di un’attesa

1 Ottobre 2013
"E allora s’aspettava Claremont come Godot…" Mauro Uzzeo, sceneggiatore, regista, narratore, in un divertente racconto su di una passione lunga 50 anni: gli X-Men.
Leggi in 6 minuti

1.

GIXM29_01Ho quattordici anni, sono altissimo, segaligno, occhialuto e spettinato.
Ci vorranno almeno altri quindici anni affinché il mondo si accorga di quanto uno ridotto come me possa essere mainstream, ma per il momento, si accorgono benissimo di me soltanto due categorie di persone: i bulli e gli sfigati.
Visto che agli occhi dei bulli vengo percepito come un irresistibile fuscello da spezzare, ho scelto di emarginarmi tra gli sfigati e chiuso nelle mie cuffiette evito anche loro (dopotutto, sono degli sfigati) trascorrendo le ricreazioni leggendo fumetti.
Se avete dei figli non fategli leggere fumetti.
O meglio, se vogliono farlo acconsentite, ma senza incentivarli troppo, spingeteli piuttosto verso quelle attività che li porteranno realmente a relazionarsi con gli altri ragazzi nell’età dello sviluppo, come il calcio, le salette e l’assunzione su base quotidiana di cannabis.
La lettura del fumetto è un’attività solitaria, una chiave d’evasione da un mondo colorato ma spento, ad uno, magari in bianco e nero, ma ricco di emozioni.
Uno scrigno di segreti da custodire e da non condividere con nessuno, mai.
La via del lettore di fumetti è la solitudine.
O almeno la pensavo così fino al giorno in cui, camminando verso la fermata dell’autobus, mi ritrovo davanti alla mia prima fumetteria.
E’ il 1992 e il solo fatto che possa esistere un luogo deputato esclusivamente alla vendita di fumetti mi fa sentire come Patrick Swayze dopo che qualcuno l’ha appena fatto fuori e lui non se n’è ancora accorto: davanti alle porte del paradiso.
Su di me c’è la luce divina dei Blues Brothers, parlo con la voce di John Lennon, percorro il sentiero di mattoni gialli ed entro in una Città di Smeraldo che sfoggia un tale quantitativo di ricchezze che la metà basterebbe.
Io leggo Zagor. Dylan Dog e Nathan Never. L’Uomo Ragno, i Fantastici Quattro e Devil.
Lì dentro trovo tutti gli arretrati di ognuna di queste serie, ma nelle mie tasche ho i soldi per comprare un solo albo.
Uno solo.
Zagor. Dylan Dog. Nathan Never. L’Uomo Ragno. I Fantastici Quattro. Devil.
Uno solo.
Prendo questo.
Pago. Esco dal negozio, corro a prendere l’autobus, mi siedo a metà. Lì dove non siedono i coatti. Lì dove non s’arrischiano gli sfigati.
E inizio a sfogliare il numero 29 de Gli Incredibili X-Men targato Star Comics: L’oscurità prima dell’alba.

2.

Non fu un inizio facile.
Capitai, per puro caso, esattamente a metà del mega evento “La caduta dei mutanti”. Al solo leggere questo titolo, i fan duri e puri cadranno vittime del più fragoroso degli orgasmi, ma sfido chiunque ad approcciare quelle storie in maniera del tutto vergine (con tutti i significati che questo termine comporta) senza aver prima letto nulla in merito.
L’incomprensibilità totale.
Per quanto il curatore della testata (non c’è bisogno che specifichi chi fosse, vero?) si faceva un mazzo tanto nel cercare di rendere accessibile la lettura anche ai neofiti, era difficile riuscire a spiegare che quella saga era il culmine di un processo narrativo avviato anni prima, che s’era dipanato, albo dopo albo, su storie pubblicate in Italia da editori diversi e in tempi diversi.
Era davvero  arduo spiegare che le decine di personaggi presenti provenivano da testate differenti e che si trovavano tutti insieme a coesistere nello stesso universo narrativo.
Era poi del tutto impossibile spiegare che ognuno di quei singoli personaggi aveva alle sue spalle uno storico cesellato da minuziosi particolari, legati tra di loro da elementi piano a piano più visibili, e che il tutto era manovrato dal sommo burattinaio che, zitto, zitto, intesseva la tela di uno dei più grandi affreschi narrativi della storia dei comics e che, fedelmente, anche in quel caso, aveva sceneggiato l’albo in questione: Mr Chris Claremont.
Coadiuvato per l’occasione dai disegni di Marc Silvestri.

Fu una bomba.
A una prima lettura non capii nulla. Nulla.
A una seconda afferrai a grandi linee la trama. Alla terza era chiaro che dovevo recuperare tutto ciò che era uscito precedentemente.
Sia pubblicato dalla Star Comics che dalle altre case editrici.
Il mio era un piano certosino: avrei lavorato tutti i sabati in quel negozio e mi sarei fatto pagare in fumetti. Mancavano sei mesi alla fine della scuola. Ventiquattro sabati.
Potevo farcela.

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3.

E’ il 1996. Io e Giovanni ci vediamo sempre in fumetteria usciti da scuola.
Abbiamo iniziato a pubblicare fumetti per una piccola casa editrice. Li scriviamo, pensa.
E’ una robina, ma ci fa sentire parte di un mondo che ritenevamo adibito alle divinità e questo ci inebria. In fumetteria ci salutano tutti e tutti ci sorridono.
Io non porto più gli occhiali, il mio corpo si è ingrossato, i bulli cercano la mia amicizia e ho la ragazza. Si chiama Sara.
Tutto bene, si direbbe, se non fosse che Claremont se n’è andato da un pezzo.
Luca Scatasta, nei suoi redazionali, ci aveva informati che la collaborazione di X-Chris con la testata, dopo sedici anni di onorato servizio, s’era interrotta con le storie pubblicate in Italia nel 1994.
Definitivamente? Lui non la pensava così e neanche io e Giovanni, che leggiamo le storie di Lobdell, Nicieza, Jim Lee e Portacio e non ci dicono molto.
Perché nel frattempo, i sedici anni di X-Men di Claremont ce li siamo letti tutti e sappiamo che si parla di un’epopea senza precedenti.
Gli X-Men di Claremont sono stati la nostra iniziazione epica.
Il nostro Signore degli Anelli.
La nostra bibbia.
Wolverine, Tempesta, Forge, Ciclope, Magneto, Xavier, Colosso, Rogue, Psyloche, Kitty, Longshot, Dazzler, sono stati i nostri santi, le nostre guide.
Modelli che, senza Claremont divennero presto orfani di padre, madre, testa e corpo.
Li dove Claremont aveva estratto dei caratteri partendo dagli archetipi, i suoi successori avrebbero invertito il processo riducendoli in stereotipi.
Lasciando, per altro, in ballo, tutta una serie infinita di sottotrame che, sapevamo tutti, presto o tardi, Claremont avrebbe fatto sapientemente esplodere.
Ma tanto adesso Claremont torna”. E’ la frase che ci diciamo. Il mantra che ripetiamo.

SS1_02E’ quello che si percepisce dagli editoriali possibilisti di Scatasta, dai rumors di Wizard, dalle soffiate di quelli più grandi che frequentano il negozio e ne sanno più di noi.
Tanto adesso Claremont torna. Appena gli scade il contratto con la DC.”
E allora giù a comprare Sovereign Seven perché, si dice, che lì stia portando avanti le trame che quel maledetto di Bob Harras non gli ha accettato per X-Men.
Tanto adesso Claremont torna. Appena finisce di dedicarsi ai romanzi

E allora via, compriamo anche First Flight.

Tanto adesso Claremont torna. Appena termina la collaborazione con la Dark Horse e l’Image. “

Ed ecco anche i suoi WildC.A.T.S.
Solo che Sovereign Seven fa schifo, First Flight e i WildC.A.T.S.  fanno schifo, e Sara non baciava per niente bene.
E allora s’aspettava Claremont come Godot, tra quei banchi di una scuola insopportabile. Nella voglia di essere altrove rispetto ad ogni luogo. In un’adolescenza che vedeva morire i vecchi della mia famiglia, annegare nella noia, fare l’amore per la prima volta con quella ragazza di Napoli, scoprire la rete, nelle fughe in Abruzzo e nel sogno di fare proprio i fumetti, per vivere.
Il sogno mio, di Giovanni, di molti dei ragazzi che frequentavano la fumetteria e di Giorgio e Sonia che ci ascoltavano.
Ad Albano, dopotutto, ci arriverà anche la puzza delle vacche del papa, ma c’era il sole a Piazza Pia, il fresco a Villa Doria, e le ragazze più belle dei castelli.
Claremont, prima o poi, sarebbe tornato.

 4.

Claremont tornò.
Ma non sugli X-Men.
Tornò alla Marvel per scrivere i Fantastici Quattro e io comprai ogni singolo albo.
Inizialmente facevano schifo (sfido io, li disegnava Larroca), poi pian piano mi iniziai ad appassionare alla trama.
Claremont è così. Ti sposta i pianeti, ma devi farlo carburare.
Non carburò.
Lo spostarono su una prima run degli X-Men. Claremont è tornato!
Fece talmente schifo che non gli diedero neanche il tempo di carburare.
Lo tolsero dalla testata madre e lo spostarono su una creata ad hoc per lui: Extreme X-Men.

Claremont è tornato!
Non carburò.

Come un ospite scomodo iniziarono ad affidargli testate sempre più lontane da quella ammiraglia con risultati a mezzavia tra il deludentissimo e l’inconcludente.

EXM1_04Non.carburò.mai.più.

Recentemente, in un ultimo speranzoso tentativo gli venne data dalla dirigenza Marvel, la possibilità di riappropriarsi dei personaggi che era stato costretto ad abbandonare anni prima.
Come se fossero stati congelati con la loro separazione, ed eccoli ora, pronti per ripartire.

Un gesto di scuse, un estremo tentativo di ricucire una ferita inflitta per cieche logiche aziendali, dopotutto, i personaggi dei fumetti quasi non se ne accorgono se il tempo per loro si ferma.
E quindi eccoli: Wolverine, Ciclope, Colosso, Tempesta, Rogue, Gambit e Xavier nei loro costumi del 1991. Eccoli pronti a recuperare le trame interrotte quindici anni prima.
I personaggi dei fumetti non se ne accorgono se il tempo per loro si ferma.
Non se ne accorgono, loro.
Ma i loro autori sì.
E se gli X-Men sono riusciti ad aspettare fino al ritorno di Claremont, a Claremont non è riuscita la magia di far tornare gli X-Men.
Sono loro ad essersene andati.

5.

Giovanni ed io abbiamo superato i trent’anni.
Nel frattempo abbiamo mangiato troppo, non ci siamo mai innamorati della stessa ragazza e abbiamo iniziato a vivere scrivendo fumetti, e altre cose.
Continuiamo a comprare ogni mese gli albi degli X-Men per inerzia e devozione verso ciò che rappresentavano per quei due sedicenni stesi al sole di un pomeriggio feriale.
In attesa che la fumetteria aprisse.
In attesa di un editoriale in seconda di copertina che annunciasse fieramente l’arrivo del loro Godot.
Perché lo sapevamo tutti, che, prima o poi, Claremont sarebbe tornato.

 

OMAGGI

Magneto e Nightcrawler di Walter Trono. Per vedere tutti gli altri X-omaggi cliccate sulla foto
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Mauro Uzzeo

Mauro Uzzeo

(Collaboratore esterno) Mauro Uzzeo (Marino, 25 agosto 1979) è uno sceneggiatore e regista italiano attivo nel campo del fumetto, del cinema e della televisione.
Esordisce sulla rivista erotica Blue edita da Francesco Coniglio e, partendo dall’editoria indipendente (Velo di Maya, per Montego, Il gioco di Katie per Edizioni BD, Wonderland per Nicola Pesce Editore) raggiunge quella della grande distribuzione scrivendo per John Doe (Editoriale Aurea), per la collana Maestri dell'Avventura (Star Comics) e Battaglia (Editoriale Cosmo). È uno degli sceneggiatori dello staff di Orfani e Dylan Dog, (Sergio Bonelli Editore).
Dal 2001 svolge l’attività di sceneggiatore e regista di cortometraggi animati (Tricky’n’Ducks, Il Bambino che ha spento le stelle), spot televisivi (Coca-cola, Vodafone, Particella di Sodio dell’Acqua Lete) e videoclip musicali (Tiromancino, Jovanotti, Subsonica, Planet Funk, Coolio & Snoop Dogg, Bungaro & Paola Cortellesi, Mimosa, Hedy Lamarr).
Insegna comunicazione e narrazione cross-mediale e, dal 2005 al 2011 ricopre la carica di Direttore Responsabile del reparto creativo della Rainbow CGI affiancando Iginio Straffi nella realizzazione delle avventure delle fatine del Winx Club, e coadiuvandolo nella regia di Gladiatori di Roma. Per Graphilm e Rai Fiction collabora alla scrittura di Bu-Bum! La strada verso casa, un cartone animato ideato da Maurizio Forestieri, Giovanni Di Gregorio e Francesco Artibani trasmesso in Italia, da Rai Gulp, dal 1º luglio 2016. Scrive di Cinema per La Repubblica - XL, e per BestMovie.
Nel 2011 rientra nella cinquina di candidati al David di Donatello per il suo lavoro sugli effetti digitali del film L’ultimo terrestre di Gipi e cura la regia della sigla animata del film di Fausto Brizzi Com’è bello far l’amore. Sua è la regia delle cinque puntate di #Cose da Uomini - serial web prodotto da Fish-Eye insieme al Dipartimento delle pari opportunità - per sensibilizzare sul tema della violenza sulla donna.
Nel 2014, su soggetto di Roberto Recchioni e per la regia di Ivan Silvestrini, sceneggia MONOLITH, primo lungometraggio prodotto dalla Sergio Bonelli Editore insieme a Sky e Lock & Valentine, tratto dall'omonima graphic novel scritta con Recchioni per i disegni di Lorenzo LRNZ Ceccotti.
Membro del collettivo di sceneggiatori e disegnatori Uno Studio in Rosso, pubblica con la loro etichetta autoprodotta il suo primo romanzo Non ti stavo cercando, stesso titolo del blog che tiene dal gennaio del 2010.
Nel 2015 - insieme a Gud, Paolo Campana, S3keno Piccoli e Fabrizio Verrocchi - inventa e organizza l'ARF!, festival romano dedicato al fumetto, che si svolge all'interno del museo MACRO di Roma.
Candidato al Premio Micheluzzi per il suo albo d'esordio su John Doe, nel settembre del 2016 vince il Premio Andrea Pazienza per il suo ruolo di "agitatore culturale" e come "Miglior Sceneggiatore del 2016".

4 Comments Commenta:

  1. Bell’articolo!
    Anch’io ho amato gli X-Men di Claremont, anch’io ho sperato che prima o poi tornasse sulle testate mutanti ed anch’io penso che tutto quello che ha scritto, da Sovereign Seven in poi, sia scadente. Credo che dopo l’abbandono della Marvel, nei primi anni novanta, abbia subito un trauma dal quale non si è più ripreso.

    • Hai ragione Roberto e le tue parole trovano conferma nelle risposte che X-Chris ha dato alle domande della nostra intervista. Da lì è evidente l’amarezza che ancora l’autore si porta dentro…

  2. Sono capitato per caso su questo articolo e niente: è esattamente, esattamente…ESATTAMENTE quello che penso io.
    Non ho mai letto nulla di così “coincidente” con le sensazione che ho provato, e che provo, riguardo a quelle storie (e anche quelle che sono venute dopo).

    Io iniziai qualche mese più tardi, col 42 e 42bis. Psylocke, Wolverine, Jubilee, Dazzler, Colosso, l’Isola di Muir, il Re delle Ombre. Piombato così nel mezzo delle storie non si capiva assolutamente nulla ma non mi sono mai dimenticato la sensazione che provai: folgorazione assoluta, totale.
    Me lo rilessi credo 50 volte – le prime dieci per capirci qualcosa.
    Il 42 bis ce l’ho in doppia copia, la prima è letteralmente consumata. Ne comprai una seconda solo per farmela autografare da Jim Lee.
    Recuperai tutto, negli anni, piano piano, dal numero 1 Star Comics in avanti. Madelyn Pryor, Sinistro, i Marauder…La carica della cavalleria leggera (ma che titolo incredibile), Inferno, i Reaver in Australia, Gateway.

    E niente, ho sperato ogni singolo giorno di ogni singolo anno da allora che gli X Men tornassero in Australia, che la formazione fosse quella là, stupenda, cristallizzata nel tempo della mia memoria: Wolvie-Havok-Betsy (old style però)-Dazzler-Longshot-Colosso. Nessun Ciclope, nessuna Jean, nessuno Xavier, l’atmosfera perfetta da esiliati, il dipanarsi di mille sottotrame e dettagli.

    Confesso – forse è ingenuo, forse è eccessivo – che il pensiero di quelle storie mi ha trascinato in un turbine di domande alla Proust: era davvero la formazione perfetta degli x-men, le migliori storie mai scritte…o è così solo perchè sono state le mie prime storie degli x-men?
    Non lo so. Ma tanto prima o poi Claremont tornerà, e mi farà sognare di nuovo.

    Grazie Mauro Uzzeo per aver scritto questo articolo. Davvero grazie.

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