Way of X: quando la compressione sacrifica il racconto

Way of X: quando la compressione sacrifica il racconto

Tanti spunti che restano incompiuti nella miniserie mutante “Way of X” di Simon Spurrier e Bob Quinn.
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Nel nuovo mondo dei mutanti Marvel, la morte non è più uno stato definitivo. Combinando i dati custoditi da Cerebro e le pratiche taumaturgiche di un gruppo specializzato degli abitanti di Krakoa (i Cinque), si possono riportare in vita i morti. Come sottolineato a suo tempo, un simile elemento si prestava a un’ampia e profonda problematizzazione, attraverso interrogativi che riguardavano ogni aspetto della società mutante e del loro rapporto con i Sapiens: quale impatto avrebbe avuto nell’approccio alla vita da parte dei singoli individui, quale struttura di potere poteva emergere dal controllo della procedura di resurrezione, come si sarebbe trasformato il concetto di identità – per non parlare di possibili approcci metanarrativi – sono solo alcune di esse.

Ecco che finalmente, fra le tante serie che hanno popolato lo scenario mutante da due anni a questa parte e alla chiusura della gestione di Jonathan Hickman, Way of X (che, con un po’ di forzatura, potremmo intendere come “Via d’uscita”) affronta il problema dell’assenza della morte. La responsabilità di questo confronto è affidata a Nightcrawler: Kurt, con la sua fede cristiano-cattolica, si sente profondamente a disagio in questa situazione e teme che la sconfitta della morte porti a smarrire il senso della vita e trasformi profondamente l’etica che muove i mutanti. A raccontare questa vicenda sono Simon Spurrier (testi) e Bob Quinn (disegni), Java Tartaglia (colori) e Vc’s Clayton Cowles (lettering), in sei albi: cinque compongono Way of X, ma l’epilogo, per motivi difficilmente accessibili al buon senso del lettore, è proposto nello one-shot Onslaught Revelation. Il risultato è un’opera che resta alla superficie della questione e ne fallisce la drammatizzazione, proponendo un’avventura ordinaria e a tratti confusa e con delle caratterizzazioni didascaliche dei personaggi. Con tutto questo, l’impostazione iniziale è efficace e l’idea della soluzione affascinante: i problemi sono tutti nella costruzione dell’intreccio che porta dall’una all’altra.

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Fig. 1. Spurrier, Quinn, Vc’s Clayton Fowles, Muller, Way of X #1, p. 6, Marvel Comics. Per i giovani mutanti la “prima volta” si riferisce alla morte e resurrezione.

Nel mondo di Krakoa, la morte non è più il punto terminale dell’esistenza, ma un passaggio e la rinascita è inserita in un vero e proprio rito, il Crucible (la Prova). Il rischio dell’annullamento è cancellato e non agisce più da criterio per le scelte, anzi, per i mutanti più giovani la morte è diventata il rito di passaggio a un’età più adulta (Fig. 1). A dare subito la dimensione del problema vissuto da Kurt è proprio una morte scelta consapevolmente, per entrare nella maturità: Pixie si fa uccidere con leggerezza, sotto gli occhi degli amici, che l’hanno incitata a farsi uccidere, e quelli di Nightcrawler. L’abisso fra il mondo della morte e quello privo di essa si manifesta in modo evidente e disturbante; la rinascita della piccola mutante alata è accolta con gioia, ma Kurt coglie in questo processo un fondamento di insensatezza, che lo spaventa. Sarà Legione a offrire una soluzione, mettendo a disposizione il proprio universo interiore come luogo dove gli spiriti dei mutanti possono entrare in comunione, conoscersi al livello più profondo.

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Fig. 2. Spurrier, Quinn, Vc’s Clayton Fowles, Muller, Way of X #3, p. 11, Marvel Comics. Mostrare ciò che avviene nella mene di Legione offre l’occasione per immagini rutilanti.

Fra questi due punti, si affastella un cumulo di eventi e personaggi, a onor del vero tutti degni di spazio. Risultato: il ritmo diventa frenetico, ma il focus si smarrisce e la domanda iniziale viene risolta in una serie di immagini spettacolari accompagnate da un ricco spiegone. Una rapida lista di ciò che viene portato sulla scena può dare un’idea di quanto scritto: abbiamo una nuova mutante, Lost, con il potere di perturbare localmente il campo gravitazionale, che attraversa il rito di uccisione e rinascita, un romance fra Dazzler e il Dottor Nemesis, uno fra Mercury e Loa, uno scherzo ai danni di Magneto, un salto a New York sulle tracce di Gorgon e e Fabian Cortez, uno scontro fra Lost e lo stesso Cortez, un complotto di Orchis per scatenare una furia omicida fra i mutanti e per cancellare i dati dei backup da Cerebro, una strage nel pub di Krakoa, che si porta via anche Xavier e Magneto, la caduta di Phobos su Marte/Arakko, la presa di coscienza di Cortez del valore del proprio potere, uno scontro fra David Keller e il padre. Ah, e un albo (Way of X #3) funge da tie-in per l’evento Hellfire Gala, tanto per non sprecare tavole.

Con tutta questa ricchezza, la costruzione di Spurrier ha due punti deboli. Il primo è l’assenza di una gerarchia fra questa pletora di eventi, che, in una mini di questa lunghezza porta a un generale disorientamento e a un trattamento superficiale di ogni elemento, ai quali è dedicato poco tempo, prima di passare al successivo. Il secondo è il largo impiego di un registro comico per la messa in scena, che si manifesta tanto nel ritmo delle scene quanto nella rappresentazione dei personaggi: non siamo di fronte a caricature, ma a smorfie, volti, battute ottime per far ridere. Ancora un esempio per testimonianza: il potere di Lost induce nausea in chi le è vicino; ebbene “mutanti che vomitano in presenza di Lost” diventa un tormentone del racconto (Fig. 3). Ancora: nel sottofinale, Xavier cerca di parlare con il figlio, concentrato in trance per chiudere i conti con Onslaught: ebbene assistiamo a una scena in cui Charles parla senza avere risposte, mentre il suo volto assume tutta una gamma di espressioni ridicole, e termina con il Professor X che, alzando le braccia al cielo,  si allontana stizzito.

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Fig. 3. Spurrier, Quinn, Vc’s Clayton Fowles, Muller, Way of X #1, p. 33, Marvel Comics. Lost torna dalla morte e inizia il tormentone del “vomitillo”.

Questo registro comico determina una lettura distaccata e limita notevolmente l’immersività della lettura e l’impatto drammatico, poiché dichiara che niente di quello che vediamo accadere è davvero importante o profondo. Questa scelta fa aggio sull’espressività dei personaggi, sulla costruzione delle tavole, che varia da semplici griglie con una sola immagine per riga a composizioni più articolate, nelle quali vignette di varie dimensioni definiscono il ritmo della scena, e sulla spettacolarità di alcune immagini – in particolare quelle che mostrano cosa c’è nelle menti di Nightcrawler e di Legione -, che sconta la diffusa semplificazione degli sfondi.

In definitiva, la compressione delle vicende sacrifica idee e situazioni intriganti e variegate, che avrebbero meritato uno sviluppo compiuto: un più ampio dispiegamento del racconto avrebbe probabilmente assorbito anche l’uso del comico, rendendolo funzionale a un opportuno reset emotivo nel passaggio fra le varie fasi. Così come sono realizzate, restiamo con giusto un assaggio e molti rimpianti di quello che questa miniserie avrebbe potuto raccontare.

Abbiamo parlato di:
Way of X #1-#5, The Onslaught Revelation
Si Spurrier, Bob Quinn, Vc’s Clayton Fowles, Tom Muller
Marvel, 2021
Way of X: (41, 25, 25, 24, 24) pagine; Onslaugh Revelation: 34 pagine), colori, digitale – 2,29 – 5,59€

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