Tra le Big Two dei comics americani, Marvel Comics e DC Comics, questa seconda negli ultimi anni si è fregiata di una caratteristica editoriale molto importante e per certi versi innovativa nell’ambito del genere supereroistico: il tentativo di diversificazione della propria produzione e di “riadattamento” dei propri eroi per andare a esplorare formati lontani dal classico comic-book e, soprattutto, catturare nuove fasce di pubblico che normalmente non leggono storie di supereroi.
Se l’etichetta Black Label, per molti aspetti, è andata a raccogliere l’eredità della storica Vertigo pur ampliando il proprio bacino verso racconti con protagonisti anche eroi “classici” come Batman e Superman, le due linee Ink! e Zoom! – oggi convolate sotto l’unico cappello DC Graphic Novels for Young Adults – hanno aperto gli orizzonti della casa editrice verso il pubblico preadolescenziale e adolescenziale rispolverando un formato poco usato dal genere supereroico come quello delle graphic novel.
La letteratura young adult, spesso di genere fantastico e fantasy, è da qualche anno uno dei settori librari che segna una costante crescita in termini di vendite e che ha uno zoccolo duro nel pubblico femminile.
Facendo un giro anche nelle librerie italiane è facile rendersi conto di quanto ampi e in evidenza siano gli spazi e gli scaffali dedicati a questi libri. Proprio per tale motivo, la scelta della DC di puntare a un formato editoriale da libreria come la graphic novel e di rivolgersi a un pubblico soprattutto di giovani lettrici (anche se non solo) si è rivelato vincente, grazie anche all’alta qualità in termini di autori e di storie delle pubblicazioni fino a oggi presentate.
In Italia, in questo 2020 che ha visto i diritti dell’editore di Burbank passare dalla RW alla Panini Comics, è stata l’Editrice il Castoro, per certi versi a sorpresa, ad accaparrarsi il diritto di pubblicazione dei volumi YA della DC. Una scelta coerente con il catalogo dell’editore italiano, da sempre orientato verso i giovani lettori.
Così il giovane pubblico nostrano ha potuto leggere Harley Queen – Gotham arrivo! di Mariko Tamaki, Teen Titans – Raven di Kami Garcia e, da qualche mese, è arrivata Wonder Woman – Warbringer, graphic novel con protagonista l’Amazzone, una dei componenti della cosiddetta Trinità DC, insieme ai suoi colleghi Superman e Batman.
L’attenzione messa dalla DC in queste pubblicazioni parte in primis dai nomi coinvolti, che spaziano sia nell’ambito del fumetto come Tamaki – autrice dotata di una straordinaria sensibilità per raccontare storie con protagoniste femminili e da sempre attenta alle tematiche di genere – che in quello della letteratura per ragazzi come Garcia. Stessa attenzione la ritroviamo nei personaggi protagonisti di questi racconti, spesso eroine adolescenti o comunque reinterpretate affinché lettori adolescenti vi si possano specchiare e riconoscere.
Anche Leigh Bardugo è una scrittrice letteraria, molto attiva nel campo del fantasy, autrice del romanzo Wonder Woman – Warbringer (disponibile anche in Italia per Fabbri Editore). Nell’adattamento a fumetti la affianca Louise Simonson, sceneggiatrice decana del mondo dei comics e nome dietro il successo negli anni ’80 di testate come X-Factor ed eventi come La morte di Superman.
Insieme queste due autrici raccontano la prima avventura di una Diana adolescente fuori dall’isola natale di Themyscira, accompagnate ai disegni da Kit Seaton, disegnatrice attiva da qualche anno nel mondo del fumetto.
La prima caratteristica dell’eroina protagonista di Warbringer è che, pur mantenendo inalterati tutti gli elementi iconografici e narrativi che la rendono riconoscibile agli occhi dei lettori, per i neofiti essa si presenta come un personaggio nuovo e accessibile. In questo risponde pienamente a una delle richieste fondanti alla base di questa linea editoriale della DC, cioè dare vita a delle interpretazioni dei propri supereroi colti in età giovanile e con una caratterizzazione fresca e inedita che possa arricchirne il bagaglio archetipico consolidatosi in anni di storie.
In Warbringer ci troviamo prima di tutto davanti al ruolo di paria che Diana, seppur figlia della regina delle Amazzoni, si trova a vivere quotidianamente sull’isola a causa della propria nascita: a differenza delle altre amazzoni, guerriere morte in battaglia e poi premiate dalle divinità delle proprie religioni (elemento assolutamente inedito nelle tradizionali storie a fumetti) con la rinascita e la vita eterna come abitanti di Themyscira, la futura Wonder Woman è stata forgiata dall’argilla dalle mani della madre Ippolita.
Questo senso continuo di disagio da parte della protagonista, accompagnato dalla necessità di trovare il proprio ruolo nel mondo anche agli occhi della madre, è una delle caratteristiche psicologiche più diffuse dell’età adolescenziale che apre per la prima volta i ragazzi alla vita all’esterno del nucleo familiare. In questo caso diventa per Diana la spinta a intraprendere un viaggio di formazione che la porta per la prima volta fuori dal suo luogo natale e che fa sbocciare completamente le sue doti di coraggio e altruismo che ne faranno l’eroina che il mondo ammirerà.
In una ambientazione assolutamente contemporanea – utile per l’immedesimazione totale dei lettori – Diana si accompagna in questa avventura a una serie di coetanee e coetanei che incarnano da un lato gli aspetti più tipici dell’adolescenza – la spregiudicatezza che diventa coraggio, il desiderio di piacere agli altri che si trasforma all’improvviso in voglia di essere unici – e dall’altro sono il mezzo per parlare di tematiche che stanno a cuore ai giovani contemporanei, quali le scelte di genere, l’autodeterminazione sessuale, il desiderio di inclusività.
I personaggi – i comprimari quanto gli antagonisti – veicolano messaggi senza trasformarsi in mere funzioni narrative, ma costruendosi nel corso delle oltre 190 pagine del volume una caratterizzazione psicologica definita ed efficace, merito del lavoro delle autrici.
La trama segue un percorso lineare, con il tempo del racconto scandito da cambi di scena e di luogo che accompagnano quello che a tutti gli effetti è un tipico romanzo di formazione che trova altrettanta chiarezza espositiva nelle tavole disegnate da Kit Seaton. La disegnatrice usa una gabbia variabile, di solito a tre strisce con vignette squadrate ben delimitate dagli spazi bianchi, a cui si accompagnano splash page e pagine dalla struttura meno scontata e più dinamica, usate per mettere in evidenza determinate sequenze o passaggi significativi della storia.
Lo stile della Keaton si colloca a metà tra il realistico e il cartoonesco, una via di mezzo diventata quasi canone per le opere a fumetti dedicate agli adolescenti (si pensi a numerose serie BOOM! Studios che è forse stata la prima casa editrice statunitense a pensare testate mensili che trattassero di temi che appassionano gli adolescenti con un taglio e un linguaggio in cui i giovani si riconoscono): un disegno “serio” che reinterpreta realisticamente il mondo, ma che non disdegna di giocare con esagerazioni – di espressioni, di pose, di volti – che rimandano a una visione più bambinesca della realtà. Un po’ come nell’adolescenza, appunto, in cui la soglia tra l’essere ragazzi e l’essere bambini è percorsa ripetutamente in un senso e poi nell’altro, a seconda dei momenti.
I colori di Sara Wooley sono un altro elemento fondamentale della narrazione. Su un tema portante di fondo che sposa una cromia che si muove esclusivamente tra la gamma delle sfumature dei viola e degli azzurri, si accendono lampi di rossi e arancioni, a sottolineare elementi importanti all’interno delle vignette o a trasmettere il pathos di combattimenti o frangenti drammatici.
Anche il lettering, adattato con molta cura anche nella versione italiana da Diego Fiocco, gioca di sponda con il colore nelle onomatopee, mentre fa uso dei neretti nel corsivo stampatello dei balloon per evidenziare frasi e parole.
Vista la produzione originale di questo tipo di graphic novel da parte della DC Comics, che sul mercato statunitense le sta presentando a un ritmo sempre più frequente e con una qualità artistica e narrativa in crescendo, l’augurio è che anche in Italia queste opere possano raggiungere e fidelizzare una discreta fetta di pubblico – adolescente ma non solo, appassionato di supereroi ma anche neofita – per far sì che Il Castoro ne continui la pubblicazione.
Abbiamo parlato di:
Wonder Woman – Warbringer
Leigh Bardugo, Louise Simonson, Kit Seaton, Sara Wooley
Traduzione di Omar Martini
Editrice il Castoro, 2020
192 pagine, brossurato, a colori – 15,50 €
ISBN: 9788869665981
Ned
28 Gennaio 2021 a 08:01
Questa serie di graphic è davvero bella e perfetta per il giovane pubblico dai 13 in su… Bellissima recensione! Complimenti ?? ??
David Padovani
29 Gennaio 2021 a 12:06
Grazie, Ned. Detto da te vale doppio!
Sì, le graphic novel DC Comics per YA sono una delle collane qualitativamente più interessanti del panorama fumettistico statunitense.