Tomka, il gitano di Guernica, volume uscito del corso del 2007 per Rizzoli, è la versione definitiva di un adattamento di un racconto di Massimo Carlotto (il famoso scrittore noir, autore della saga dell’Alligatore), Amore e odio di un gitano a Guernica, trasposto in fumetti da Giuseppe Palumbo (il papà di Ramarro e autore per Bonelli e Diabolik). Progetto che già aveva avuto un’altra vita editoriale in una versione ridotta uscita nel 2003 per Alta Fedeltà intitolata L’ultimo treno.

Tomka è una storia di sentimenti intensi vissuti da individui ai margini di una società stravolta dalla guerra civile. Il contesto è quello della Spagna della seconda metà degli anni 30, dove lo scontro tra sostenitori della Repubblica e nazionalisti divise il paese, portando, dopo la sconfitta dei repubblicani, alla dittatura di stampo fascista del generale Francisco Franco.
Tomka, il protagonista del racconto, è un gitano che vive in pace, lontano da divisioni sociali o politiche, ma che improvvisamente vedrà distruggere la propria vita e i propri affetti dal bombardamento di uno stormo di Stuka, i micidiali caccia-bombardieri tedeschi.
La sua vita non sarà più la stessa. Sopraffatto dal sentimento di vendetta si arruolerà negli schieramenti repubblicani e prenderà parte attivamente alla guerra civile con l’intenzione di ritrovarsi di nuovo di fronte, non solo allo schieramento nemico, ma proprio a quegli aerei che gli avevano portato via tutto ciò che aveva caro.
Questa è solo la premessa, soltanto l’inizio per gli sconvolgimenti della vita di Tomka. Il gitano durante il suo percorso incontrerà l’amore, la vendetta, la violenza, ma soprattutto affronterà e sfiderà la morte più volte.

L’intero racconto è pervaso dalla contrapposizione tra amore e morte. Una contrapposizione che non accetta compromessi, spesso delineata e regolata solo dal tradimento.
I due autori, Carlotto e Palumbo, oltre a rappresentare magistralmente grandi sentimenti umani, creano anche una ricostruzione fedelmente storica di uno dei tanti conflitti che hanno afflitto l’Europa prima della seconda guerra mondiale. L’affresco creato dallo scrittore, oltre a dimostrarsi ben documentato, risulta estremamente appassionato. Carlotto ripone uguale interesse nel descrivere sia i fatti storici sia i sentimenti umani, volendo forse sottolineare come la Storia sia fatta da uomini con i propri impulsi, le proprie emozioni, le proprie speranze, i propri slanci umanissimamente eroici, prima ancora che da numeri, schieramenti e gesti crudeli.

separatorearticoloGli stessi intenti emotivi muovono probabilmente anche la mano e il pennello di un Palumbo più che mai ispirato, più espressionista che realistico. Questo lato dell’autore, fatto di pennellate spesse e forti contrapposizioni tra neri e bianchi, riesce bene ad accompagnare le parole del racconto drammatico ed intenso di Carlotto. Palumbo offre una delle sue migliori prove di sempre; da ogni pennellata traspare come l’artista sia stato coinvolto emotivamente dalla storia e come sia riuscito a farla sua nonostante essa sia l’adattamento di un racconto dello stesso Carlotto. Le tavole che descrivono esplosioni e situazioni di guerra sono le più suggestive; qui convivono citazioni del Guernica di Picasso alternate a onomatopee dal forte impatto visivo.

Se si vuol fare un appunto sul modo in cui le immagini accompagnano le parole o il racconto è adattato alla forma fumetto, c’é da ammettere che in certi momenti si può avvertire un certo distacco tra i due elementi. Il racconto scorre lineare per tutta la prima metà del libro così che il lettore si sente facilmente coinvolto. È pero’ nella seconda metà e soprattutto nel finale che certi passaggi narrativi sembrano più deboli. Le ultime pagine, pur avendo intenti risolutivi nei confronti dell’intera trama, lasciano invece qualche perplessità e non riescono ad essere efficacemente esplicative. Nonostante sia comunque accettabile che un finale includa una certa dose di mistero, in questo caso sembra pero’ mancare coerenza con la fluida cadenza e chiarezza iniziale, che viene a mancare bruscamente nelle ultime pagine. Cio’ è forse dovuto proprio alla lunga vita gestativa ed editoriale attraverso cui è passato il racconto, alcuni anni dalla sua prima pubblicazione, e la rielaborazione e l’ampliamento non hanno probabilmente giovato all’amalgama complessiva.
Rimane pero’ il forte impatto grafico e narrativo, ma soprattutto emotivo. Il duo Carlotto-Palumbo ha creato un’opera ottima, un buon romanzo grafico, anche se non privo di difetti.
Per aggiungere un punto in più al voto finale, basta comunque pensare alla potenza grafica delle tavole di Palumbo che vivono davvero di forza propria.

Riferimenti:
La recensione dello Spazio Bianco a L’Ultimo Treno
Il sito di Palumbo: www.giuseppepalumbo.com
Il sito di Carlotto: www.massimocarlotto.it

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