Tex e l’incantesimo de “Il Vendicatore”

Tex e l’incantesimo de “Il Vendicatore”

Il giovane Tex di Boselli e Andreucci galoppa a velocità forsennata per il West in cerca di vendetta e di un ritmo fumettistico adeguato.

«… non voglio dire che la rapidità sia un valore in sé: il tempo narrativo può essere anche ritardante, o ciclico, o immobile. In ogni caso il racconto è un’operazione sulla durata, un incantesimo che agisce sullo scorrere del tempo, contraendolo o dilatandolo»
(Italo Calvino, “Rapidità” in  Lezioni Americane)

Può sembrare strano tirare in ballo uno scrittore come Italo Calvino per approcciare l’analisi di Tex Willer – Il vendicatore, la storia scritta da Mauro Boselli e disegnata da Stefano Andreucci contenuta nella più recente uscita della collana I romanzi di Tex.
Eppure, le parole dello scrittore ligure sulla rapidità, e più in generale sul rapporto tra tempo e racconto, offrono un’ottima chiave interpretativa per capire quanto la nuova avventura editoriale in formato francese (cartonato con 46 tavole) del ranger bonelliano, costituisca una scommessa espressiva davvero singolare, giocata sui tempi e soprattutto sui ritmi del racconto.

 Tanto tempo fa, in un West lontano, lontano…

La collana I romanzi di Tex si conferma come lo spazio editoriale principe in cui rievocare gli anni giovanili del personaggio e ne Il Vendicatore Boselli e Andreucci si spingono ancora più indietro nel tempo rispetto a quanto narrato da loro stessi ne Il magnifico fuorilegge. Se la storia dell’ultimo Texone si posizionava temporalmente a ridosso degli eventi raccontati nell’avventura d’esordio del personaggio, qui ci troviamo davanti un Tex ancora più giovane, fresco della violenta perdita del padre e con il fratello ancora in vita.

Gli autori ci mostrano gli eventi che trasformano un Tex vendicatore nel “magnifico” ribelle fuorilegge che i lettori conobbero settant’anni fa ne Il totem misterioso.
Come accaduto  per altri eroi del fumetto di lungo corso – da Superman a Blueberry – raccontare  il passato  inedito di Tex diventa per gli autori l’opportunità di praticare un raffinato “revisionismo” seriale,  sia per arricchirne l’immaginario, sia per aggiornarne  le modalità espressive.

Un Western al teletrasporto

In maniera ancora più radicale di quanto fatto nei precedenti albi, la scansione delle scene de Il vendicatore è contraddistinta da stacchi estremamente veloci. Abolite le tradizionali didascalie (gianluigi)bonelliane che servivano – e in parte servono ancora –  nella serie regolare a demarcare i cambi di tempo e luogo, nel nuovo formato il cambio di scena è demandato esclusivamente ala dinamica visiva dei campi di ripresa, passando in modo repentino dai capi lunghi ai primo piano o al dettaglio a seconda della circostanza.

Mentre il layout della griglia bonelliana regolare può classicamente far coincidere la chiusura della scena con il margine ultimo della pagina, dilatando il racconto sulle oltre 90 pagine disponibili, il formato francese obbliga gli autori a mischiare le carte – in tavola, è il caso di dire – ovvero a comprimere all’interno della stessa pagina anche scene diverse.
Il risultato è una storia dai ritmi sincopati, nella quale Tex sembra aver rimpiazzato il fedele destriero Dinamite con un futuribile teletrasporto alla Star Trek… Al di là delle battute, si tratta di cambiamenti espressivi importanti.

Come abbiamo già evidenziato nell’analisi dei precedenti volumi della collana, esportare la mitologia texiana dal canonico formato bonelliano al diverso formato francofono significa modificare in modo (a volte) sostanziale i ritmi della narrazione. A questo punto, è bene capire quali siano questi ritmi nel Tex più tradizionale.

 L’arte dell’indugio

Immaginiamo le consuete sequenze delle storie del ranger bonelliano in cui lui e Kit Carson viaggiano a cavallo senza i balloon che canonicamente accompagnano le figure nelle vignette: sarebbero più rapide da scorrere ma cosa ci racconterebbero? Non molto. Si tratti di scambiarsi facezie sulle bistecche alte due dita, sdilinquirsi sulle arti amatorie del vecchio Carson, oppure discutere sul come far fuori il cattivone di turno, quei dialoghi sono funzionali al procedere del racconto, a procrastinare l’attesa dei momenti risolutivi, a definire il passo dell’emozione oltre che quello dell’eroe e del suo destriero.

Il formato quaderno della serie regolare è insomma tagliato su misura perché Aquila della Notte possa praticare quella “lentezza programmatica” insita nel suo DNA di giustiziere nomade all’interno di un West colossale e sconfinato, che si estende dai freddi geli dell’Alaska ai torridi deserti dell’America centrale. Nei racconti della serie regolare, il viaggio costituisce la dimensione primaria ed epica dell’avventura, fatta di interminabili galoppate, lunghi tragitti in treno, spericolati attraversamenti in canoa tra le rapide e così via. Le sequenze si dilatano per pagine e pagine, a volte su più albi, così come le avventure si prolungano per settimane o mesi.  Nel Tex mensile prevale l‘arte della dilatazione narrativa, o per meglio dire, richiamando ancora la lezione di Calvino sulla rapidità, l’arte dell’indugio.

Dall’indugio alla rapidità, passando per il colore

In controtendenza con questa tradizione, ne Il Vendicatore prevale, come detto in precedenza parlando degli stacchi, l’arte della rapidità. La storia “brucia” le sue pagine con salti marcati tra giorno e notte, dove l’una e l’altra dimensione temporale si rincorrono con incalzante frenesia, ritmati da una scrittura di scena precisa come un orologio svizzero.
Al contrario della serie regolare, dove la camera riprende ora Tex e gli altri pards, ora agli antagonisti e i loro complici, qui s’inchioda come un’ombra al giovane eroe in cerca di vendetta. Lo tallona, lo pedina, lo avvolge, quasi a farci cogliere il suo tormento interiore, così lontano dal carattere compassato e scafato del ranger adulto che tutti conosciamo.

È interessante notare come all’inizio della storia, quasi esattamente allo stesso modo di quanto avvenuto nelle pagine di Frontera – altro volume della collana sempre scritto da Boselli e illustrato da Mario Alberti – il giovane Tex sia solo un’ombra, un personaggio mostrato solo di spalle o come una silhouette. Un personaggio riconoscibilissimo dall’appassionato per pose e movimenti, ma allo stesso tempo percepibile come una figura diversa, più giovane e quindi “in formazione”, in divenire. Da qui, un personaggio la cui fisionomia  non sia da subito certa nella mente del lettore, ma si definisca col passare delle pagine.
Modalità che permette in teoria, anche a un eventuale nuovo lettore, di prendere dimestichezza  visiva con l’eroe.

In tutto ciò è fondamentale il pennello sapiente di Andreucci che, rispetto alla prova già superba del recente Texone, trova ne Il Vendicatore un alleato inedito nell’ottima colorazione di Matteo Vattani, distintosi già nel lavoro fatto su Sfida nel Montana, altro volume della collana alla francese di Tex.

Andreucci rispetto al suo solito adotta uno stile meno definito, fatto di segni veloci e pochi tratti essenziali nella resa dei volti dei personaggi, senza d’altro canto rinunciare a un efficace e certosino lavoro di restituzione di ambienti e paesaggi.
Il disegnatore lascia che i suoi disegni vengano completati dai colori stesi da Vattani, a cominciare dalla splendida illuminazione conferita dal colorista ai paesaggi nei più svariati momenti della giornata – che siano tramonti o ore pomeridiane di sole incandescente – e nelle più svariate condizioni climatiche.
Vattani infonde un realismo impressionante alla propria colorazione, riuscendo al contempo con singolari “stratagemmi” cromatici espressionisti a far sì che la figura di Tex risalti sempre rispetto al contesto in cui agisce, quasi investita da una luminosità interiore che esalta i colori del tipico abbigliamento del personaggio.

 Ranger in fabula  (un dubbio a mo’ di conclusione)

Il vendicatore ben rappresenta lo stato dell’arte delle strategie narrative che Mauro Boselli e gli altri story-teller texiani stanno raffinando nel nuovo formato cartonato. E via via che la sperimentazione revisionista procede, per forza di cose, conduce anche a un distacco dalle formule e dagli stilemi della serie regolare.
Boselli non ha paura di abbandonare il consueto modo di raccontare delle storie classiche con corposi dialoghi che spesso sostengono l’azione illustrata per virare verso una narrazione più sincopata, attraverso particolari visivi, tagli di inquadratura, gesti che non hanno bisogno di parole e che dunque accelerano il ritmo della narrazione.

Sicuramente un Tex che agisce in solitario, tutto improntato alla rapidità, con un arco tensivo compatto ed esplosivo vanta una sua compiuta efficacia al passo con i tempi. Se questa efficacia sarà sufficiente sia a soddisfare il pubblico più tradizionale, sia magari a conquistarne di nuovo in contesti e mercati diversi, resta da vedere. E forse, visti i tempi non semplici che il fumetto seriale attraversa, sarà la sfida più difficile che il buon Aquila della notte  si troverà ad affrontare nei prossimi tempi, fuori dalla riserva dei suoi fedeli navajo e dei suoi affezionati lettori.

Abbiamo parlato di:
Tex – Il Vendicatore  (Tex Romanzi a fumetti #6)
Mauro Boselli, Stefano Andreucci, Matteo Vattani
Sergio Bonelli Editore, settembre 2017
56 pagine, cartonato, colori – 8,90 €
ISBN: 977197112700360032

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