A sei mesi dall’uscita del primo volume arriva il secondo numero del Tex d’autore, la più recente incarnazione editoriale del ranger bonelliano, un albo alla francese, cartonato di grandi dimensioni e a colori.
In Tex: Frontera ritroviamo una caratteristica già presente nel numero di esordio di questa nuova collana, cioè il contenere storie che narrano imprese di Tex lontane nel tempo rispetto al presente narrativo portato avanti nella serie mensile. Ma se ne L’eroe e la leggenda Eleuteri Serpieri aveva seguito un suo personale percorso narrativo, presentandoci un Tex in bilico tra l’eroe da tutti conosciuto e il frutto di una leggenda creata dalla mente di un vecchio Kit Carson, Frontera ci restituisce invece un personaggio più vicino a quello noto agli appassionati. Forse un aggiustamento di rotta che, senza scontentare i lettori fidelizzati, permette il raggiungimento di nuove fasce di mercato.
La vicenda si svolge al tempo in cui Tex ha da poco smesso i panni del fuorilegge per entrare a far parte dei ranger del Texas nei quali milita anche l’amico Kit Carson. Furono, quelli, anni in cui però la permanenza nel corpo fu quantomeno altalenante, con periodi in cui il nostro eroe restituì la propria stella per perseguire il suo ideale di giustizia e, a volte, anche qualche vendetta personale.
In quegli anni erano ambientate le prime storie scritte da Bonelli padre e disegnate da Galep e a quel tempo si ritorna in questo volume, dove un Tex fuori dai ranghi della legge vuole fare pulizia del marcio che serpeggia nel corpo dei ranger, smascherando coloro che lo hanno incastrato e rinchiuso in una prigione messicana.
Ai testi di Frontera troviamo Mauro Boselli e ciò non è un caso. Il curatore di Tex e suo sceneggiatore principe, formatosi come assistente di Bonelli padre, è oggi assieme a Moreno Burattini (non a caso, curatore dell’altro personaggio storico di casa Bonelli, Zagor) il principale depositario del lascito della tradizione narrativa nata con Gianluigi Bonelli e portata avanti da Sergio. L’influenza dello stile di Gianluigi, unita alla passione da sempre avuta per l’avventura letteraria ad ampio respiro e per il grande cinema western americano degli anni ’60, hanno forgiato la cifra stilistica dell’autore.
Ma la profonda conoscenza del linguaggio narrativo bonelliano, tanto nel testo quanto nelle vignette che lo accompagnano, rendono lo sceneggiatore anche capace di innovazioni e deroghe a quel canone tradizionale, che in questo modo si aggiorna senza stravolgersi.
In Frontera, Boselli sfrutta pienamente il formato a disposizione per sviluppare la sua storia. È un formato alla francese, con una tavola più grande rispetto all’albo mensile di Tex: in esso la tradizionale gabbia bonelliana rischierebbe di essere eccessivamente allargata, quasi come una immagine troppo ingrandita in cui si cominciano a vedere i pixel. Ecco dunque che Boselli si libera completamente dal canone grafico bonelliano che avrebbe imprigionato la vicenda, per creare una nuova struttura flessibile che alterna tavole con alta libertà compositiva a tavole che vedono nascere una nuova gabbia rigidamente strutturata.
In entrambe le situazioni, le soluzioni grafiche scelte sono piegate al ritmo necessario allo svolgersi della storia, nella quale Boselli dosa sapientemente momenti di azione (gabbia strutturata) a momenti di riflessione (composizione più libera), in un bilanciamento della sceneggiatura che si apre a momenti drammatici e a momenti più leggeri altrettanto degni di nota e riusciti, come tutta la sequenza che vede protagonista un non ancora incanutito Kit Carson.
Anche l’eccessiva verbosità di cui talvolta si accusa la scrittura boselliana, qua appare più contenuta. Le parti dialogate ci sono e sono abbondanti, ma altrettante sono le scene “mute”, cinematograficamente portate avanti dal solo susseguirsi delle vignette.
Al fianco di Boselli, a materializzare graficamente la sceneggiatura da lui pensata, troviamo la matita e i colori di Mario Alberti, azzeccato pard dello sceneggiatore.
Oltre ad avere avuto esperienze nel fumetto bonelliano e a conoscerne dunque i meccanismi, Alberti ha calcato i palcoscenici del fumetto franco-belga e del fumetto americano. Queste esperienze si sposano perfettamente con i tagli e le sequenze imposti dalla sceneggiatura boselliana e creano tavole dinamiche e dal movimento cinematografico, quasi una sorta di story-board altamente definito e preciso.
Lo stile di Alberti è tagliente, spigoloso, quasi nervoso, ma contemporaneamente capace di un dettaglio nella resa degli sfondi e di una naturalità nella recitazione dei personaggi di una qualità molto elevata.
Il disegnatore non sembra spaventato davanti alla ricchezza di protagonisti di cui Boselli, come è tipico per lui, infarcisce la storia e rende con estrema cura e attenzione ognuno di loro, caratterizzandoli graficamente in modo da evidenziarne le peculiarità psicologiche volute dallo sceneggiatore.
Anche nella colorazione Alberti si rivela efficace, trasmettendo pienamente al lettore sia la luce abbagliante che colpisce gli occhi negli aridi e polverosi territori messicani, sia l’oscurità delle scene notturne che però non perdono mai di chiarezza narrativa.
Se L’eroe e la leggenda era stato un esperimento coraggioso, non perfettamente riuscito ma comunque premiato dal successo di vendita, Tex Frontera dimostra che questa nuova incarnazione editoriale dell’eroe principe della Bonelli può essere un nuovo successo per la casa editrice meneghina, soprattutto se si sapranno scegliere attentamente gli autori delle storie.
Abbiamo parlato di:
Tex – Frontera
Mauro Boselli, Mario Alberti
Sergio Bonelli Editore, settembre 2015
50 pagine, cartonato, colore, 8,90 €
ISBN:977197112700350018