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    Topolino: 90 anni e non sentirli

    Il 18 novembre si festeggiano i 90 anni di Mickey Mouse, personaggio nato su celluloide ma che deve molto alla sua carriera fumettistica: Lo Spazio Bianco inaugura un mini-speciale sul personaggio.

    Il 18 novembre 1928 uscì nelle sale cinematografiche americane un cortometraggio animato destinato a fare la Storia. Intitolato Steamboat Willie, vedeva un allegro sorcetto antropomorfo, vestito solo di un paio di calzoncini corti e di due grosse scarpe, intento a pilotare una vaporetto sotto lo sguardo arcigno del capitano Gambadilegno.
    Il cartoon è memorabile perché introdusse per la prima volta il sonoro nel cinema d’animazione, ma anche e soprattutto perché viene considerato come il debutto ufficiale del protagonista: Mickey Mouse, noto in Italia come Topolino.
    In realtà altri due cartoni animati con il personaggio erano già stati realizzati e distribuiti nei mesi precedenti (Plane Crazy e The Gallopin’ Gaucho), ma l’importante innovazione tecnica di Steamboat Willie e il conseguente successo fece sì che proprio questo cortometraggio sarebbe stato indicato come data di esordio per uno dei personaggi di fantasia più celebri di sempre.

    Dopo 90 anni, infatti, Topolino rimane una stella nel firmamento della fantasia, e dalle pellicole cinematografiche (è stato protagonista di circa 120 corti animati, senza contare la partecipazione a mediometraggi, lungometraggi e svariati prodotti televisivi) si è presto allargato a infinite tipologie di merchandising – tazze, magliette, pupazzi, videogiochi, articoli di arredamento ecc – oltre ad essere diventato ben presto il simbolo dell’intera multinazionale Disney, un impero multimediale dell’intrattenimento nel senso più ampio del termine, di cui il personaggio costituisce il primo mattone.
    Ma il vero punto di interesse del mini-speciale che andiamo ad inaugurare oggi è la carriera di Topolino nei fumetti.

    Se buona parte della fama di Mickey Mouse si deve ai cartoni animati, non si può infatti negare che il personaggio abbia trovato una vera e propria seconda casa nelle vignette, dove è approdato fin dai primissimi anni Trenta grazie alle strisce che apparivano sui quotidiani statunitensi. Nel 1932, poi, esordì in Italia la prima pubblicazione intitolata al personaggio, grazie all’intuizione dell’editore fiorentino Nerbini: si tratta del primo atto di un percorso che avrebbe portato il nostro Paese, alcuni decenni dopo, ad essere il principale realizzatore ed esportatore al mondo di storie a fumetti Disney e, quindi, di storie con Topolino.

    L’America la faceva ovviamente da padrona nei primi anni: le già citate strisce quotidiane e le tavole domenicali, curate e disegnate da Floyd Gottfredson e da Manuel Gonzales, impostarono in maniera fondamentale la personalità di Mickey Mouse e il suo mondo, fatto di ambientazioni rurali, di comprimari e di avversari. Gottfredson e gli sceneggiatori che lo affiancarono raccontavano di un Topolino avventuroso e caparbio, quasi una versione alternativa rispetto a quello più giocoso e prettamente umoristico che contemporaneamente agiva al cinema, marcando quella che diventerà una pratica comune per il trattamento dei personaggi di franchising attraverso i media narrativi: era il prototipo dell’uomo comune che si trova ad affrontare situazioni complicate, indagini, rischi, missioni e quant’altro in virtù del proprio carattere altruista e coraggioso.
    Una traccia seguita anche dai primi comic books disneyani che videro la luce in America: Topolino, affiancato sempre più spesso dal fedele amico Pippo, agiva in avventure di una ventina di tavole contro contrabbandieri, pirati e criminali di varia estrazione, anche se con toni più piatti e spesso meno coinvolgenti rispetto alle storie a strisce. Tra gli sceneggiatori di questo periodo spiccano Carl Buettner, Del Connell, Carl Fallberg e Don Christensen, mentre tra i disegnatori è da ricordare Paul Murry, che ha illustrato migliaia di storie dettando l’estetica topolinesca e del suo universo narrativo per diversi anni.

    Come si diceva, è però in Italia che Topolino ha assunto un ruolo importante nella produzione fumettistica: sull’omonima rivista (prima nella versione giornale e poi, dal 1949, nel formato pocket nel quale sopravvive tutt’oggi) Mickey ha interpretato migliaia di migliaia milioni di soggetti, con trame e caratterizzazioni delle più disparate. I primi sceneggiatori a metterci mano furono Guido Martina, Giacomo Dalmasso, i fratelli Barosso, Carlo Chendi, Ennio Missaglia, a cui seguirono disegnatori che decisero di contribuire anche alla scrittura, come Romano Scarpa, Giovan Battista Carpi, Luciano Bottaro e, qualche anno dopo, Giorgio Cavazzano e Massimo De Vita.

    Attraverso i decenni e le varie mani che lo adottarono, il personaggio conobbe alti e bassi: a storie che esaltavano il suo lato genuino e avventuroso si alternarono (con un picco negli anni Settanta) una sequela di avventure prettamente gialle dotate di ben poca verve, con trame banali e soluzioni reiterate e, soprattutto, con un Topolino eccessivamente infallibile, spesso saccente e al centro di intrecci semplicistici. Il personaggio si stava appiattendo su una figura che risultava antipatica nella sua infallibilità e nel suo atteggiamento, creando uno stereotipo ancor oggi duro a morire e che avrebbe portato la maggior parte delle persone, negli anni, a preferire le storie dei Paperi, riconoscendosi maggiormente nelle disavventure di Paperino.
    Di contro la fortunata stagione delle parodie di romanzi classici e la gestione di alcuni autori particolarmente ispirati mantenne comunque in vita il personaggio-simbolo dell’intera azienda Disney, che nel frattempo (siamo alla fine degli anni Ottanta) approdava in televisione e tornava a far capolino anche sul grande schermo.

    Fu questa un’onda di rinnovamento che lambì in qualche modo anche il fumetto made in Italy: tra il passaggio di editore del settimanale Topolino da Mondadori e Disney Italia e un ricambio generazionale di autori negli anni Novanta, una ventata di aria fresca interessò anche il titolare di testata: autori come Silvano Mezzavilla, Alessandro Sisti, Tito Faraci, Francesco Artibani, Silvia Ziche e Bruno Enna presero coscienza dell’indebolimento del personaggio causato dalla semplificazione di intrecci e caratterizzazione degli anni precedenti e si impegnarono a ritrovare un Topolino più fedele alla sua natura, rinvigorendolo. Un lavoro fondamentale, se si pensa che nel frattempo la produzione di fumetti disneyani nel mondo, e nella stessa madrepatria, era ormai ridotta ai minimi termini, fatta esclusione proprio dell’Italia e del Nord Europa, dove gli autori della casa editrice Egmont creavano diverse avventure in cui Topolino riacquistava le braghette rosse degli esordi, ormai da decenni perse a favore di un abbigliamento più “civile” ma che rimangono un caposaldo della sua caratterizzazione grafica per quanto riguarda merchandising e animazione.

    Il processo di cura e revisione del personaggio proseguì negli anni 2000, che segnarono l’approdo di uno degli autori fondamentali degli ultimi 15 anni per quanto riguarda la carriera di Mickey: Casty, deciso ad abbracciare il feeling delle storie di Gotfredson e Scarpa calandolo nel nostro tempo.
    In USA, intanto, il varo del videogioco Epic Mickey (2010) portò ad una graphic novel derivativa, scritta da Peter David e disegnata da Fabio Celoni e Paolo Mottura, a riconferma della vitalità del personaggio e del suo legame privilegiato con il mondo dei comics. Recentemente, infatti, l’editore francese Glénat ha varato una serie di volumi con Topolino, realizzati da artisti estranei al fumetto Disney secondo la loro sensibilità applicata al personaggio, con risultati interessanti (Una misteriosa melodia, Mickey’ craziest adventures e La gioventù di Mickey sono i tre arrivati finora in Italia).

    Il mondo festeggia oggi un traguardo di tutto rispetto per un personaggio dell’animazione e del fumetto: anche Lo Spazio Bianco celebra Topolino, con una serie di approfondimenti che vedranno la luce sul sito in questi giorni.

    Un ringraziamento speciale a Gianluigi Filippelli per la collaborazione e il supporto, e a Simone Rastelli, che ha controllato e revisionato tutti i pezzi che compongono questo mini-speciale.

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