Siamo tutti Mercedes: intervista a Daniel Cuello

Siamo tutti Mercedes: intervista a Daniel Cuello

A Lucca Comics & Games abbiamo potuto scambiare quattro chiacchiere con Daniel Cuello allo stand Bao Publishing parlando del suo ultimo graphic novel, "Mercedes", e della sua visione del mondo.

Mercedes è la protagonista del nuovo graphic novel di Daniel Cuello, un personaggio spiccatamente negativo con il quale sembra difficile empatizzare e che racconta di un mondo ormai oltre l’orlo del disastro. Ne abbiamo parlato dal vivo con l’autore durante Lucca Comics & Games 2019.

Mercedes è indubbiamente un personaggio con una forte connotazione negativa, al di là del fatto che durante il racconto veniamo a conoscenza delle sue debolezze e assistiamo a dei suoi slanci di affetto. Come è nata l’idea di una storia con un protagonista con il quale non fosse facile per il lettore empatizzare?
Mi piace per lo più creare storie che non siano facili da digerire per il lettore, che lo mettano in una posizione scomoda. È semplice scrivere di un supereroe buono che salva il mondo, io invece volevo parlare di una stronza, che ha compiuto azioni veramente abiette per le quali, forse, pagherà le conseguenze.

In questo tuo ritratto c’è un fondo di giudizio sulla natura umana in generale?
In tutti i miei libri, in Residenza Arcadia prima e in Mercedes ora, e persino in Guardati dal beluga magico, c’è tanta critica sociale. Io, anche se può non sembrare, mi considero unottimista: sono fiducioso che l’umanità cercherà di fare del suo meglio, ma non posso fare a meno di notare che le cose continuano ad andare per il peggio. È così che vedo la realtà, Mercedes racchiude in sé questa dualità della natura umana.

Questa tuo interesse verso la società da dove nasce? Penso non sia una coincidenza il fatto che tu sia nato in Argentina, con la zavorra di un passato agghiacciante, e poi tu sia cresciuto in Italia, che ha un passato se non altrettanto tragico comunque di dittatura, e che a oggi non vive una situazione così serena e progressita.
Prima di tutto sono un’osservatore, mi siedo e guardo cosa mi sta succedendo intorno, senza dare giudizi. Forse questo mio modo di vedere le cose dipende dall’essere argentino trapiantato in Italia. Per varie vicissitudini, non mi sono mai sentito a casa né in Argentina né in Italia, mi considero per certi versi apolide. Questo mi ha permesso di essere un po’ distaccato dalle dinamiche di questi Paesi. Così è nata Mercedes: un personaggio cattivo che però cerco di raccontare in modo neutro, senza giudizio morale. È il lettore che deve decidere se in fondo è buona o cattiva, se è vittima o carnefice.

Nelle tue opere quindi c’è anche un atto di fiducia nel lettore che riempie gli spazi che gli lasci.
Esattamente.

È anche un modo di fare che nasce dal tuo lavoro di strisce e vignette?
Per quanto riguarda le vignette, è un’altra questione ancora. Nel caso di Mercedes, ho notato che  chi lo legge dà interpretazioni diverse al proprio stato d’animo una volta finito il libro, e questa è una cosa che mi piace tantissimo! È la massima dimostrazione di come ci si possa identificare in Mercedes nonostante tutto: è spietata, ma attraversa tantissime difficoltà e cerca di sopravvivere. In molti mi dicono “Io sono Mercedes”.

Eppure nel libro non lasci spazio a dubbi, nella migliore delle ipotesi è stata un burattino accondiscendente di chi ha voluto rovinare il mondo. Anche questo mi incuriosisce: noi vediamo il suo declino, ma un attimo prima era amata da tutti e sostenuta. Se lei non è un personaggio positivo, quelli che prima la osannavano sono forse il vero cattivo della storia?
Se sei un capo eletto dal popolo e fai qualcosa contro di esso, allora il popolo ti decapita: è storia vecchia quanto il mondo. Ai giorni nostri, questa dinamica è ancora più accentuata se pensiamo ai personaggi televisivi o agli influencer: un giorno sei un dio e il giorno dopo scompari e vieni dimenticato, perché magari hai detto una cosa sbagliata nel momento sbagliato.

Quanto siamo lontani dal mondo in rovina che vediamo in Mercedes?
Secondo me ci siamo davvero vicini, quello di Mercedes è un mondo plausibile. L’universo di Mercedes, in fondo, è lo stesso di Residenza Arcadia ed è, allo stesso tempo, il nostro. Semplicemente ho estremizzato qualche aspetto, mettendo qualche picco in più di esasperazione. Tutto quello che racconto è già successo almeno una volta nel corso della storia. Penso alla desertificazione, al disastro ambientale imminente, alle persecuzioni, alle dittature: nei miei racconti assemblo tutto in uno scenario possibile.

Con la dovuta differenza mi viene in mente il personaggio di Fantozzi di Paolo Villaggio, che faceva ridere ma che sotto era tragico ed esponeva in maniera crudele tutto il dramma umano.
La comicità nei miei libri è come un sentiero di briciole che metto all’inizio per attirare il lettore e poi, quando è “dentro” al racconto e pensa di essere in un luogo sicuro, inizio a somministrargli dosi di realismo e cinisimo.

Dalle strisce e vignette su Facebook a Residenza Arcadia: da fuori è sembrato un salto molto grande, inaspettato per la capacità che hai dimostrato di saper gestire di un romanzo lungo. Da quanto stavi portando avanti l’idea per la tua prima opera lunga?
Ho avuto l’idea di Mercedes nel 2017, anche se all’epoca non sapevo che sarebbe stata la protagonista di un libro né quale sarebbe stata la sua storia. Per Residenza Arcadia, invece, è stato curioso: volevo fare delle proposte a BAO Publishing, perché volevamo fare insieme un graphic novel, e all’ultimo minuto mi sono inventato questa storia, completamente improvvisata! L’editore l’ha scelta subito e così ho iniziato a lavorarci. Di solito covo le storie nella mia testa circa un anno e mezzo, poi le disegno, in totale ci metto circa due anni o poco più.

I tuoi fumetti, come costruzione e gestione del ritmo, non danno idea di essere semplici da scrivere quanto lo sono nel leggerli.
Sono completamente autoditatta, quindi non so cosa direbbe uno sceneggiatore più navigato della mia impostazione del lavoro. A me piace soprattutto fare storie lunghe, con una struttura molto ben organizzata, dentro la quale si muovono personaggi che studio al millimetro. Per partire, devo prima di tutto avere il finale della storia e la psicologia dei personaggi, che deve essere completa, solo in quel momento posso pensare all’inizio, a come continua e a come il racconto si evolve si evolve tra l’inizio e il finale.

In questa fase la casa editrice, gli editor hanno un ruolo?
Ho un buon rapporto con l’editore, dopo qualche mese dall’approvazione del progetto mi faccio vivo con lo storyboard del libro, ma fino ad allora raramente intervengono. Poi mi danno dei consigli su cosa migliorare, ma in fase di ideazione non mi consulto praticamente con nessuno.

Ti senti cambiato da “Residenza Arcadia” a “Mercedes” come autore? Più consapevole?
Adesso che Mercedes è fuori da qualche settimana – sembra poco, ma per me è tantissimo – mi rendo conto di sentirmi cambiato. Mi sembra di aver creato un libro più difficile di Residenza Arcadia, che era basato su sei personaggi e sulle loro vicissitudini e gag che si incastrano, Mercedes, invece, è tutto incentrato su un unico personaggio, spregevole, che non ha sostanzialmente nessuna spalla forte e risulta l’unica, indiscussa, protagonista del libro, con tutte le sue contraddizioni. Non so se qualche anno fa sarei stato capace di farlo. Ma non importa: esiste ora.

Negli anni come è cambiato il rapporto con i tuoi follower e lettori, dalle tue prime vignette a oggi?
Non è cambiato moltissimo, per forza di cose ne ho di più e di conseguenza non posso più rispondere a tutti come una volta. Cerco di rispondere a più persone che posso, anche semplicemente con un like.

Come lavori ai tuoi libri?
Lavoro in digitale su iPad Pro, uso Artstudio Pro per le matite e ProCreate per i colori. Sono passato all’ipad iPad da un anno e ci ho fatto tutto Mercedes. Prima avevo una Wacom Intuos, quindi disegnavo “alla cieca”, muovevo la mano e guardavo il risultato sul monitor. Mi piace avere un tratto nervoso e con l’iPad è più semplice ottenerlo, è più fluido.

Agli inizi della carriera hai lavorato anche con la carta?
Sì, usavo la carta, solo che sono sempre stato un grande pasticcione, facevo disastri, la china finiva ovunque, facevo strisciate quando usavo la gomma… Il salto alla tavoletta grafica e poi all’iPad è stato fondamentale. Per esempio senza il digitale non saprei colorare, farlo su carta per me è sempre stato un grande ostacolo.

Intervista condotta dal vivo durante Lucca Comics & Games 2019.

Biografia di Daniel Cuello

Daniel Cuello è argentino di nascita, italiano di adozione ma più che altro fumettista. Nel suo sangue ci sono circa sette nazionalità diverse. Autodidatta, da anni pubblica graphic novel, racconti brevi, illustrazioni e tante, tantissime vignette, molte delle quali raccolte nel volume Guardati dal beluga magico, pubblicato da BAO Publishing nel 2018. Residenza Arcadia, edito da BAO Publishing nel 2017, è il suo primo graphic novel, al quale è seguito Mercedes (2019). La sua pagina Facebook è www.facebook.com/danielcuello.
(biografia tratta da baopublishing.it/autori/daniel-cuello)

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