Salvatore Giommarresi, fumettista freelance, è dal 2011 editor della rivista Lök Zine. Negli anni ha preso parte a diversi progetti, sostenuti da realtà come Squame e Kappa Edizioni. Ha inoltre contribuito a molte altre antologie, riviste e iniziative legate al mondo dell’auto-produzione. In occasione del Napoli Comicon 2015 è stato selezionato per la quattordicesima edizione di Futuro Anteriore. Dal 2011 ha tenuto diversi workshop in Italia e all’estero dedicati a bambini e adulti, per la diffusione della cultura fumettistica. Sulla sua pagina facebook e su quella tumblr potete trovare le sue opere e seguirne l’attività.
Com’è nato Lök Zine e qual è il suo obiettivo?
È nato nel 2011, da un folto gruppo di persone che si sono conosciute all’Accademia di Belle Arti di Bologna e soprattutto è nato dalla voglia di fare qualcosa di diverso da quanto era presente sul panorama nazionale. Lök Zine è nato in lingua italiana, forse perché all’inizio c’era una visione un po’ più ristretta del pubblico. Dopo di che i ragazzi si sono resi conto che c’era un interesse crescente e, dunque, dal numero due si passa al bilingue, che è diventata rapidamente una caratteristica di tutti i nostri progetti. Quello linguistico è un lavoro che varia per ogni autore: abbiamo scelto di conservare nei baloon la lingua originaria dell’autore e in basso alla tavola aggiungere i sottotitoli, questo anche per non snaturare il lavoro di autori che spesso adottano precise scelte di lettering o lavorano con la propria grafia. Una scelta che è stata apprezzata e dunque mantenuta. Io sono entrato a far parte del gruppo a partire dal terzo numero. Rispetto agli altri forse ho avuto una crescita diversa, non avendo frequentato l’Accademia, ma le nostre visioni si integrano benissimo.
Dalla tua esperienza, pensi che il pubblico estero si relazioni all’autoproduzione diversamente da quello italiano?
Ciò che abbiamo potuto notare di diverso è l’approccio che all’estero hanno con il web. Anche perché, prendendo parte a un numero minore di festival stranieri rispetto a quelli italiani, è ovvio che entriamo in contatto con questo pubblico attraverso internet. C’è da dire, però, che anche l’approccio italiano alla rete sta cambiando, con Internet che diventa uno strumento per acquistare prodotti sempre più preferito. Anche l’immagine di Lök Zine è nel tempo cambiata; da parte del lettore è come se fosse aumentata la fiducia dato che i nostri prodotti hanno fino a questo momento garantito qualità.
Come nasce un lavoro di Lök Zine, dalla scelta degli autori ai temi da trattare?
Per quanto riguarda i temi, le quattro persone che compongono la redazione fanno delle proposte e insieme si analizzano i pro e i contro, dopodiché si sceglie votando. Per quanto riguarda gli autori abbiamo tre modi diversi: ci siamo noi redattori che siamo anche autori; abbiamo poi un gruppo di collaboratori composto da persone che sono con noi da sempre come Matteo Farinella (cover artist del prossimo numero) e altri di acquisizione più recente come Brown Box e Dominic Kesterton (che abbiamo conosciuto con il progetto WWL); infine selezioniamo attraverso un contest che è aperto a tutti. La nostra idea è che tutti i collaboratori debbano comunque aver partecipato al contest, in quanto crediamo che debbano mettersi in gioco. Dopodiché creiamo una strada insieme, anche perché spesso gli autori cambiano in virtù del tipo di pubblicazione o della storia. Il contest, inoltre, essendo aperto a tutti è uno strumento per conoscere e pubblicare anche artisti e opere che magari non conoscevamo o che non avevamo in mente, anche perché la partecipazione al contest è quadruplicata dal suo inizio.
Potremmo dire che Lök Zine non ha una forma fissa, ma è in continuo cambiamento e movimento. Voi stessi scoprite un po’ alla volta il fumetto che volete fare.
Sì, Lök Zine è un work in progress. Penso che anche solo essere pubblicati insieme nella stessa rivista o entrare in contatto con altri autori crei delle contaminazioni. La strada che ci porta verso il prossimo numero si crea man mano, tutti insieme: è una cosa che viene da sé, ogni volta gli autori la ricreano.
Quali sono i progetti futuri di Lök Zine, ci saranno cambiamenti particolari?
Nell’ultimo numero, il cinque, abbiamo cambiato la carta e aumentato le pagine per accogliere più lavori. Cambiamenti che saranno mantenuti anche nel nuovo numero. Abbiamo dovuto aumentare il prezzo a 6 euro (per mantenere lo standard di qualità era
d’obbligo) invece che 5, ma per i nostri lettori resta la possibilità di pagarlo al vecchio prezzo, tramite pre-order o acquistando la rivista in abbonamento. Inoltre, per Treviso Comics stiamo preparando un progetto dal gusto esotico e perturbante, un viaggio nella tradizione e nella magia di paesi lontani; il titolo: “Shokuji no Hennkei”.
C’è qualche esperienza o realtà precedente che ha particolarmente ispirato Lök Zine?
C’è una cultura di fondo collegata a varie altre riviste del passato. Noi redattori, inoltre, abbiamo avuto una crescita artistica diversa quindi ognuno è portatore di un’esperienza diversa. Per quanto mi riguarda, sono nato in un periodo in cui non c’erano tante riviste però era possibile recuperare progetti interessanti come Fuego. In generale, delle riviste che leggevo molte avevano tutt’altro stampo rispetto a Lök Zine. Spesso su Internet guardo ciò che succede fuori dall’Italia, questo non per esterofilia ma perché è interessante e utile per capire la propria posizione rispetto a quanto sta succedendo nel resto del mondo.
Nel tuo personale background ci sono autori in particolare che hanno lasciato un segno nella tua maturazione artistica?
Come lettore sono un onnivoro. In adolescenza ho letto tanti manga, sono arrivato poi alle graphic novel, ma non ho mai sdegnato un fumetto Disney e qualsiasi altra lettura. Ogni filone narra in maniera diversa: negli Stati Uniti, ad esempio, abbondano prodotti ibridi, con molte influenze orientali (vista la massiccia importazione dal Giappone), e di alta qualità. Non bisogna guardare solo ciò che ci è vicino, anzi qualcosa che è totalmente lontano dal proprio stile lo può influenzare positivamente, rendendolo particolare e unico. Come dicevo prima, seguo molto quanto pubblicato al di fuori dell’Italia: la scena indie americana è per me molto importante, caratterizzata da un’innovazione grafica che mi dà energia e mi sa stupire.
Per quanto riguarda il panorama italiano, ci sono realtà autoprodotte o artisti a tuo parere particolarmente validi?
Di recente ho apprezzato molto il lavoro di Eliana Albertini al Bologna Children’s Book Fair. Come autrice già la conoscevo e ho potuto riscontrare un’evoluzione straordinaria, soprattutto per la sua delicatezza nel raccontare, resa ancora più straordinaria dalla sua giovane età. Mi sono letteralmente fatto conquistare dallo stile “retrò” (chi conosce il suo lavoro capirà) di Lorenzo Mò, cosa che si riflette anche nel suo narrare, adoro l’attenzione che mette in ogni storia e la scelta della palette di colori.
Cosa ci racconti di questo Napoli Comicon 2015 e di Futuro Anteriore?
Futuro Anteriore è un progetto ormai giunto alla sua quattordicesima edizione. Quando mi hanno contattato per questo progetto sono rimasto un po’ a bocca aperta: le persone che hanno partecipato nelle passate edizioni sono tutti artisti davvero meritevoli.
Il progetto di quest’anno prevede di dare attenzione alle riviste del passato, ricreando una copertina, riprendendo il logo, con la totale libertà di disegno e d’espressione. All’interno del progetto, oltre a me, ci sono Fabio Bonetti, Arianna Farricella, Francesco Guarnaccia, Giorgia Marras, Sara Menetti, Ugo Schiesaro, Serena Schinaia. È quindi nata questa rivista con otto copertine diverse, che contiene però anche i nostri lavori, oltre a delle rubriche fake create per l’occasione. Un progetto che contemporaneamente guarda al passato e al futuro rendendo questo collegamento tangibile.
Parlando dei tuoi lavori al di fuori di Lök Zine, di recente hai contribuito al volume Rock Motel dell’associazione Squame. In che modo hai contribuito?
Non posso dire di essere un grande cultore di musica, ciò che condivido però con il progetto è questa attrazione per le forme miste: gli artisti che mi piacevano tra quelli in lista erano i Daft Punk, che sono tra il rock e l’elettronica, e Arnaud Rebotini dei Black Strobe, su cui è ricaduta la mia scelta, che è anche lui a metà tra i due generi. In generale, lavorare con Squame mi piace molto perché il lavoro che fa Francesca Protopapa è estremamente valido e ha già curato altri ottimi progetti come Kamasutra, quindi sono molto entusiasta di partecipare. Precedentemente, inoltre, avevo fatto un’altra esperienza che collegava fumetto e musica, This is not a love song, che mi era piaciuta molto e quindi volevo lavorare nuovamente su un tema musicale.
Prossimamente il portale Graphic News ospiterà un tuo lavoro, cosa ci puoi dire a proposito di quest’altra collaborazione?
Il lavoro che sto realizzando per loro è sulla nascita del movimento No MUOS, tema che, essendo siciliano e appartenendo io a quelle zone, sento molto vicino. È stato interessante osservare la nascita di questi movimenti che sono al di fuori della politica o di ideologie, che nascono semplicemente perché c’è un bisogno reale da parte di persone, appartenenti anche a classi sociali diverse, che decidono di unirsi. Ho fatto un lavoro di ricerca con le persone all’interno del movimento, il che ha comportato delle difficoltà in quanto alcuni erano partiti per sostenere altre cause, lasciando l’Italia per tuffarsi in nuove battaglie. Chi però ha risposto, si è dimostrato molto disponibile e interessato all’opera di divulgazione del loro movimento, alla possibilità di fare uscire un’immagine del movimento che fosse diversa da quella proposta dai vari media, che lo relegava a una protesta appartenente ad ambienti dell’estrema sinistra. Il movimento, invece, è composto da persone che si sono unite alla protesta perché semplicemente in disaccordo con ciò che stava accadendo: mamme che si preoccupavano per i propri figli, casalinghe che manifestavano perché realmente in apprensione per i propri cari. Ed io penso che, dati gli enormi interessi economici e strategici sul progetto MUOS, sia importante fare uscire la vera immagine del movimento e portare la loro battaglia anche al di fuori di esso.
Il tuo obiettivo, dunque, è stato cogliere la complessità del fenomeno anche in polemica con una certa informazione?
Esatto. Proprio per questo ho ritenuto giusto parlare direttamente con loro, perché avevano bisogno di esser loro a dar voce al movimento. Ovviamente io ho dato una certa struttura alla mia storia, ma non potevo non partire dalle loro voci e dalla loro visione dei fatti.
Hai preso parte al MI AMI festival, dove con i tuoi colleghi di Lok Zine (Lois e Fatomale) hai realizzato un livepainting di notevoli dimensioni. Come hai vissuto quest’esperienza?
Il MI AMI festival è stato semplicemente grandioso! Ho avuto giusto il tempo di girarlo un po’ dopo la fine del livepainting ed era davvero bello, con stand che andavano dai venditori di magliette serigrafate a stand più particolari con gruppi che suonavano diffondendo silent disco.
Lavorare in gruppo è sempre una sfida ma quando ci si ritrova con amici è tutto più semplice e rilassante (almeno per loro), io provo sempre un certo imbarazzo nel disegnare dal vivo, mi piace, ma sento la presenza di chi guarda e quindi soprattutto all’inizio devo separare le due cose.. poi passa e mi dimentico di chi sta dietro. Poi l’organizzazione durante il nostro livepainting aveva programmato un djset davvero coinvolgente e ci siamo semplicemente lasciati travolgere dalla musica.
Si ringrazia l’autore per la disponibilità
Intervista realizzata il 2 maggio dal vivo, in occasione del Napoli Comicon 2015
e integrata via mail nel mese di giugno.