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    Rob Liefeld, ascesa e caduta dell’eccesso stilistico

    Dal successo dirompente alla damnatio memoriae: Ian Gregory investiga la parabola di Rob Liefeld, l’uomo che scalzò Claremont dai mutanti.
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    In Excess, uscito nella collana One Shot di PanelxPanel di Hassan Otsmane-Elhaou pubblicata tramite una campagna Kickstarter, Ian Gregory esamina la produzione di Rob Liefeld, in particolare quella compresa fra gli ultimi numeri di New Mutants e i primi numeri di X-Force e utilizzando come punto di fuga analitico la dicotomia fra il suo successo contemporaneo e la sua quasi rimozione attuale. Come indicato subito nel sottotitolo del volumetto (Reconciling X-Men’s Most Controversial Creator), quella operata da Gregory è una “riconciliazione”, messa in atto attraverso una lettura contestualizzata dell’opera di Liefeld; obiettivo: comprenderne il ciclo di vita e il ruolo nell’evoluzione del supereroico.

    Questa prospettiva consente di far emergere i tratti distintivi dell’approccio di Liefeld alla costruzione delle opere, che risultano parte di una visione della narrazione seriale supereroica. Una visione che è rapidamente entrata in crisi – ecco il passaggio da salvatore a “most controversial creator” degli X-Men – ma che da una parte costituisce comunque un tratto autoriale e dall’altra consente di individuare alcune caratteristiche delle altre visioni che hanno caratterizzato, o ancora caratterizzano, il supereroico.

    Rob Liefeld è un nome che presso molti appassionati rimanda a un periodo infelice della produzione di fumetti di supereroi, tanto sgargiante e iper muscolare allo sguardo quanto debole dal punto di vista narrativo. Il suo fulminante successo marca un cambiamento significativo, perché mette fine all’epoca Claremont sugli X-Men, una gestione lunghissima (16 anni, dal 1975 al 1991, una durata oggi impensabile per la run di un autore su una testata) ricca di storie tuttora considerate fondanti nella mitologia mutante, che arricchì i bilanci Marvel conquistando una vasta platea di lettori.
    L’altra faccia di questa storia di successo, sottolinea Gregory, è che la complessità della tessitura delle storie imbastita nel tempo aveva, da una parte, costruito un mondo ricco e colorato di avventure e relazioni fra i personaggi, dall’altra, aveva finito per diventare una formidabile barriera all’entrata per i nuovi lettori. L’abilità dell’autore inglese nel riprendere fili narrativi anche dopo anni stuzzicava gli appassionati fedeli, ma risultava in trame scarsamente decifrabili per chi non fosse addentro alla continuity. A questo si aggiunge uno stile narrativo che, nella seconda metà degli anni ’80, risultava datato, soprattutto nel ritmo e nei dialoghi: la svolta della metà degli anni ’80 non aveva suscitato cambiamenti nella narrazione clermontiana e le testate mutanti perdevano lettori.

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    L’impostazione di Liefeld mirava esattamente a risolvere questo problema.
    La strategia adottata con i New Mutants era basata sullo sfoltimento del cast storico e l’introduzione di nuovi personaggi, senza eredità dal passato – Cable è il caso tipico – che poi erano fatti agire in trame basate sull’azione, nelle quali le relazioni fra i personaggi passavano in secondo piano.
    La parabola mutante di Liefeld raggiunge rapidamente il suo massimo di fama per poi declinare, a causa della sua incapacità di gestire scenari che si fanno via via sempre più complessi. Il successo porta infatti Liefeld ad essere l’animatore di un gruppo di testate mutanti e in questa fase l’autore si trova a gestire proprio quella tipologia di relazioni che aveva rigettato: siamo di fronte a una sorta di nemesi ironica, che Liefeld non riesce a domare.

    La “riconciliazione” proposta da Gregory avviene quindi investigando le cause del successo subitaneo e temporaneo del lavoro di Liefeld e mettendo in evidenza come siano fattori che molto hanno pesato nell’evoluzione della narrativa supereroica: l’autorialità, che rimanda allo stardom system; la riduzione dell’orizzonte temporale della continuity, che diminuisce la barriera d’entrata per i lettori e offre maggior libertà narrativa agli autori; infine l’ibridizzazione con il genere spionistico, che arricchisce gli ingredienti del racconto. Se il successo della sua opera è da vedersi nella prospettiva della reazione a una sclerotizzazione eccessiva delle proposte supereroiche, la successiva emarginazione testimonia che gli appassionati tendono comunque ad apprezzare tessiture orizzontali di medio termine: una tendenza che vediamo rispecchiata nelle politiche editoriali delle due major supereroiche, che privilegiano run di breve o medio termine e miniserie.

    Abbiamo parlato di:
    Excess – Reconciling X-Men’s Most Controversial Creator: Rob Liefeld
    Ian Gregory
    PanelxPanel One Shot, 2020
    64 pagine, brossurato, colori

    Leggi anche:
    Andrea Gagliardi, X-Force o di come Rob Liefeld cambiò il mondo dei supereroi, 2020.

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