Un paio di anni fa, quando mi trovavo a Seattle, visitai un museo gratuito dedicato a quella grande avventura tutta statunitense che è la corsa all’oro. In particolare, quella che si svolse sui fiumi Yukon e Klondike, sulla costa ovest canadese (e che fece la fortuna proprio di Seattle), forse meno famosa nell’immaginario collettivo di quella californiana ma terribilmente più drammatica sotto molti punti di vista. Anche solo leggendo le storie del museo, raccontate in maniera piuttosto cronachistica, l’immaginazione viaggiava: persone di diversa estrazione sociale e con diversi obiettivi che sfidano un freddo quasi polare per fare fortuna, ritrovandosi a fondare piccoli centri di rifugio e poi diventare sindaci o sceriffi improvvisati, mentre altri muoiono congelati o perdono la testa per condizioni avverse.
Non è un caso quindi che molti scrittori statunitensi abbiano raccontato queste vicende, a volte vissute sulla propria pelle (si pensi a Jack London). E anche nei fumetti il Klondike ha avuto da sempre un ruolo fondamentale, basti pensare al fatto che la fortuna di Paperone deriva proprio dalla corsa all’oro nel nord ovest del Nord America.
A questo fascino non è immune nemmeno il britannico Simon Spurrier, che arriva in Vault Comics con una storia ambientata proprio in questa ultima grande era della corsa al metallo più prezioso e ambito. Il primo numero di The Rush inizia mescolando vicende personali di una famiglia completamente distrutta da questa folle impresa e quelle di un misterioso, sovrannaturale pistolero. Affondando a piene mani in un mondo, quello del lontano ed estremo West, in cui miti e storie incredibili affiancano le vicende ben più terrene e meschine, lo sceneggiatore crea un primo numero che contiene in sé stesso una storia di fatto autoconclusiva che al tempo stesso dà il via a una vicenda più grande.
Come già fatto in Coda, Spurrier sceglie di far raccontare al protagonista le proprie vicende attraverso uno scritto: se nella storia fantasy di BOOM! Studios il bardo Hum scrive la sua stessa avventura sotto forma di romanzo, in questo caso Nettie Bridger, la protagonista, scrive una lettera al figlio Caleb partito per la ricerca dell’oro e mai tornato. Un’arma come sempre a doppio taglio nelle mani di Spurrier: se da un lato certe didascalie appaiono eccessivamente prolisse e barocche, un po’ difficili da seguire, dall’altro la grande duttilita’ linguistica dell’autore (assecondata dal sempre ottimo lettering di Hassan Otsmane-Elhaou) permette di ricostruire al meglio l’atmosfera dell’epoca, con dialoghi zeppi di slang e elisioni. Il formato epistolare permette inoltre di immedesimarsi al meglio nella protagonista, scoprendone carattere, aspettative, speranze e paure.
A concorrere alla caratterizzazione di protagonista e dell’ambiente ci sono l’arte di Nathan Gooden e i colori di Addison Duke: il tratto sporco e ruvido dell’artista riproduce con estrema cura sia i dettagli storici che le atmosfere del freddo nord-ovest americano, venandolo di striscianti e non ancora manifeste tinte horror. Prima dei mostri, infatti, sono le persone ad essere trasfigurate da una ossessione che li porta a rischiare tutto, trasformandoli in esseri bestiali in una terra senza legge. Ogni tavola di Gooden trasuda sporcizia, freddo e disperazione, su cui svetta la figura risoluta di una donna pronta a tutto per salvare il figlio, prima di dover ripensare alla propria esistenza: le linee sicure con cui è tratteggiata, il colore rosso dei suoi capelli, gli occhi accesi e le espressioni risolute si scontrano con i tratti tremuli con cui è rappresentato, ad esempio, il marito codardo e ubriacone. I colori di Duke si integrano perfettamente con il tratto di Gooden: mai invadenti e sempre precisi nel sottolineare un momento importante, passando da toni caldi e accesi dei passaggi più convulsi a quelli freddi, in cui il silenzio e i paesaggi ferocemente innevati prendono il sopravvento.
Il primo numero di The Rush inizia dunque con una ricerca e finisce con un lutto, chiudendo idealmente la prima parte della storia di Nettie: al tempo stesso, come nel più classico e migliore dei prologhi, i numerosi elementi di mistero disseminati all’inizio e alla fine del racconto lasciano curiosi di sapere quali saranno le future evoluzioni. Soprattutto dopo un finale di numero così laconico e spiazzante, che in poche tavole (dal ritmo sapientemente scandito) cambia il senso di una storia tutta da scrivere.
Abbiamo parlato di:
The Rush #1
Simon Spurrier, Nathan Gooden, Addison Duke, Hassan Otsmane-Elhaou
Vault Comics, ottobre 2021
28 pagine, spillato, a colori – 3,99 $