Francesco Artibani nasce a Roma nel 1968. Inizia a collaborare con la Disney nel 1991, sceneggiando numerose storie per Topolino, PKNA, PK2, MM, X-Mickey, Witch, Kylion e Monster Allergy.
Fuor di Disney ha scritto storie per Lupo Alberto e due miniserie per la Marvel. Ha inoltre collaborato in qualità di sceneggiatore, supervisore e story editor con alcuni cartoni animati italiani quali Lupo Alberto, Sopra i tetti di Venezia, Tommy & Oscar e il recente Le straordinarie avventure di Jules Verne.
Dopo una pausa dal fumetto Disney di alcuni anni, dal 2011 è tornato su Topolino, creando storie di rilievo come Moby Dick (disegni di Paolo Mottura), Zio Paperone e l’ultima avventura (disegni di Alessandro Perina), Topolino e la promessa del gatto (disegni di Giorgio Cavazzano) e, a luglio 2014, Potere e potenza, la storia che segna il ritorno di PK nelle edicole italiane.
Proprio su Potere e potenza abbiamo intervistato Artibani, per approfondire i motivi che lo hanno portato a riprendere in mano Pikappa e per saperne di più su uno degli eventi fumettistici di quest’estate 2014.
Francesco, sei stato uno degli autori di punta di PKNA e uno dei responsabili di PK2. Come ti sei sentito a tornare a scrivere PK ora, dodici anni dopo?
Felice, senza dubbio. Questo era ed è un progetto a cui tengo molto perché sono sempre stato convinto che Pikappa e il suo mondo avessero ancora tante cose da raccontare. C’era un bel po’ di emozione nei confronti di quella che è un’impresa che valeva sicuramente la pena affrontare.
Nel 1998 avevi scritto Super Pippo e l’ultima arachide, che vedeva il ritorno di un supereroe da tempo assente in Topolino e lo faceva con un approccio molto intelligente. Che differenze ci sono tra quel tipo di “ritorno” e questo di PK?
Probabilmente verso Super Pippo c’era meno attesa trattandosi di un personaggio divertente ma con una lunga vita editoriale alle spalle e con un genere di storie che, per quanto carine, non avevano mai creato un clamore straordinario (essendo pubblicate in periodici già molto seguiti). PK invece, per come è nato e come si è sviluppato, ha subito rappresentato qualcosa di diverso. Per la storia di Super Pippo era necessario immaginare un racconto in linea con i precedenti in cui giustificare con un espediente sensato la lunga assenza del personaggio dalle pagine di Topolino. Con questo PK bisognava invece dare risposte un po’ più articolate che tenessero conto delle attese dei lettori della prima ora e non deludessero i nuovi arrivati.
Che tipo di storia hai voluto creare? Una storia che strizzasse l’occhio ai vecchi pkers, una storia che facesse da apripista a un nuovo ciclo di avventure pikappiche, tutte e due le cose o altro?
L’obiettivo era una storia capace di coinvolgere tutti sulle pagine di un settimanale che, per antonomasia, è per tutti. Gli elementi di continuity ci sono per rispetto dei pkers e dei lettori più fedeli ma allo stesso tempo la storia non poteva escludere tutti gli altri lettori (che sono la maggioranza). Ho cercato dunque di essere equilibrato, accompagnando con qualche spiegazione i collegamenti al passato più complessi, risolvendo alcuni intoppi così come era accaduto per le arachidi di Pippo. I problemi da risolvere sono così diventati gli spunti per creare nuovi sviluppi e rimettere in moto Pikappa e il suo mondo. Tutti i pezzi hanno finito per trovare il proprio posto ed è stato quindi possibile cominciare a inserire anche elementi nuovi, come avviene dal secondo episodio in poi.
Come sei arrivato a scrivere questo progetto?
Parlando: con la direttrice Valentina De Poli, con la redazione e chiaramente con Lorenzo Pastrovicchio che è stato fondamentale non solo per la realizzazione di 162 pagine ma per tutto il confronto sul progetto, un confronto costante e quotidiano. Anche Lorenzo voleva riportare in scena PK, ci siamo sentiti al telefono e l’intesa è stata immediata al punto tale che, dopo un po’ di scambi, abbiamo bussato alla porta della redazione di Topolino con il pacchetto completo, testo e disegni, trattandosi di un progetto comune.
Come si è svolto il lavoro con Lorenzo Pastrovicchio? Quanto avete collaborato nella realizzazione della storia?
Lo scambio è stato costante, abbiamo discusso di ogni aspetto della storia. Uno proponeva e l’altro rilanciava. Dal personaggio ai suoi antagonisti, dal costume all’attrezzatura, tutto quanto è stato esaminato. L’intenzione chiara fin da subito era quella di realizzare qualcosa di forte, un ritorno impegnativo con Paperinik alle prese con la minaccia peggiore della sua carriera. Dopo il lavoro preparatorio e il soggetto approvato dalla redazione, abbiamo realizzato delle pagine di prova e quindi ho cominciato a scrivere. Io inviavo le pagine e Lorenzo rispondeva con le matite di quelle stesse tavole; abbiamo veramente discusso ogni singola vignetta senza mai una differenza di vedute, accorciando magari una battuta troppo lunga o rivedendo un’espressione meno incisiva delle altre. Poche volte mi è capitato di lavorare così bene con il disegnatore di una storia, con un’armonia e una comunanza di intenti straordinari – e sono contento che sia capitato con Pikappa.
Come hai lavorato alla storia? Cioè, mi incuriosiscono le fasi che ti hanno portato a realizzare le tavole di sceneggiatura di Potere e potenza, che probabilmente saranno le stesse che costituiscono l’iter di lavoro che hai seguito in passato.
Come per ogni storia anche per Potere e potenza sono partito dalla struttura del racconto e sono poi passato alla documentazione rivedendo tante storie della prima e della seconda serie di Pikappa per riannodare alcuni fili, vedere dove erano stati lasciati dei personaggi e così via. Messi insieme i pezzi vecchi ho cominciato a montarci sopra gli elementi nuovi ma per quello che riguarda il lavoro vero e proprio tutto è venuto via in scioltezza, come se non avessi fatto altro che raccontare le storie di quel personaggio fino al giorno prima. Questa circostanza all’inizio mi ha un po’ spaventato, tutto era troppo semplice (e quindi stavo senz’altro sbagliando da qualche parte) ma poi i riscontri che ricevevo da Lorenzo, dal mio editor Stefano Petruccelli e da Valentina De Poli mi hanno via via rassicurato…
Domanda tecnica: il primo episodio aveva l’esigenza di rimettere in gioco vari personaggi di PKNA spiegandoli anche a chi non li ha mai visti. La narrazione però è fluida e non risente del peso dello “spiegone/riassuntone”. Come hai fatto a bilanciare l’esigenza di presentare questi personaggi ai più giovani senza appesantire la lettura in modo didascalico?
Ho cercato di limitarmi all’essenziale descrivendo con pochi passaggi i personaggi. Il Razziatore si presenta subito come un pirata che viaggia nel tempo, è grande, grosso e minaccioso – ma non troppo. I dialoghi e il rapporto che c’è tra i personaggi hanno poi raccontato tutto il resto. Il pubblico più giovane, quello che non ha letto Pikappa tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila è comunque un pubblico che in questo tempo ha visto di tutto al cinema, nei fumetti e nei videogiochi e dunque era, a mio parere, un pubblico più predisposto a certe situazioni e certe esagerazioni.
Razziatore, Evroniani, Ducklair Tower… tantissimi i personaggi e le ambientazioni che hanno caratterizzato PK. Come hai capito quali includere e quali no nel 2014? Queste scelte hanno influito sulla trama o viceversa la storia che volevi raccontare ha influito sulla decisione di quali comprimari riportare in scena e quali no?
Il cast di Pikappa è veramente vasto e quindi una selezione era inevitabile. I personaggi utilizzati sono quelli strettamente necessari al racconto in risposta alle diverse esigenze di azione o commedia. Ho rinunciato ad alcuni comprimari importanti ma sarebbe stato uno spreco limitare a veloci comparsate dei caratteri meritevoli di uno spazio maggiore.
Niente di personale e Potere e potenza: due storie pikappiche scritte da te che vedono come ambientazione un futuro distopico in cui Pikappa… ha perso! Quali sono le similitudini e le differenze tra le due avventure?
La prima storia che citi era un racconto in due parti nato con le premesse del più classico dei “what if”, portando in scena una situazione estrema solo per poi rimettere tutto a posto. Anche con Potere e potenza c’è la rivelazione di un futuro terrificante ma le motivazioni che spingono Pikappa ad agire stavolta sono più stringenti; il papero comincia la sua storia nel tranquillo presente e scopre il suo destino prossimo e il destino del mondo ed è questa la ragione che lo spinge a tornare a indossare ancora una volta il suo costume.
“So’ fumetti”, come diresti tu, ma il fenomeno PK, negli anni come ora con i social ufficiali, dimostra di essere qualcosa di importante. Hai lavorato con l’ “ansia da aspettativa” o il tuo lavoro è stato sereno?
Sapevamo tutti che la storia avrebbe ricevuto un’attenzione particolare, ma abbiamo lavorato restando concentrati sul racconto senza cercare scorciatoie o risultati facili (e la prova – credo – è nella scelta del cast dei protagonisti). In questo movimentato universo social c’è una rappresentanza di lettori che si fa sentire attraverso vari forum, siti e blog, ma si tratta di una minoranza rumorosa. La maggioranza è quella silenziosa che compra Topolino tutte le settimane ed è soprattutto a quella che abbiamo pensato.
L’interattività dei social offre in grande quello che già ai tempi del PK Team veniva fatto: coinvolgere i lettori. Come è nata l’idea della scelta da parte del lettore per decidere uno sviluppo della storia?
Ho proposto questa piccola cosa perché mi sembrava un modo cortese per coinvolgere i lettori, quegli stessi lettori che negli anni Novanta partecipavano alla vita del giornale compiendo imprese straordinarie e mandando le testimonianze in redazione per avere la loro card da Action Hero. I tempi sono cambiati e la possibilità di interagire in tempo reale mi ha dato lo spunto per immaginare questo referendum riguardante non il finale – come mi è capitato di leggere –ma uno snodo, un passaggio del racconto, un momento importante ma non determinante. Pikappa, chiuso nelle profondità della Ducklair Tower, deve prendere una decisione, scegliendo tra la distruzione della torre e l’opportunità di affrontare da solo un attacco evroniano. Questa votazione è una consultazione rivolta al lettore: che cosa faresti al posto di Pikappa se ti trovassi da solo nella Ducklair Tower invasa dagli alieni? Il voto, aperto dal 2 al 14 luglio sul sito di Topolino, sarà importante per scegliere le due pagine da mandare in stampa in occasione dell’ultima puntata della storia, in cui Pikappa si troverà ad affrontare ancora una volta una situazione simile a quella vista alla fine del primo episodio. Sarà una situazione molto diversa, con Pikappa alle prese non con quattro evroniani ma con qualcuno in più… L’esperimento è inedito per l’Italia (l’unico precedente significativo che io ricordi era quello legato al destino di Jason Todd nella storia di Batman Una morte in famiglia, alla fine degli anni Ottanta). Dalle prime battute il pubblico dei votanti si è spaccato, con una folta schiera di affezionati difensori della Ducklair Tower. Io sono a favore della distruzione del palazzo e spero che i lettori votino in questo senso.
Paperinik e Pikappa sono la stessa persona, nella stessa continuity narrativa. Finché Pikappa viveva su una testata parallela la cosa funzionava, ma ora che sarà sullo stesso Topolino dove agisce anche il classico Paperinik, non si creerà conflitto/confusione tra le due versioni per i giovani lettori?
Non credo proprio perché sulle pagine di Topolino il personaggio riesce a vestire anche i panni del Paperinik classico, di Paperino agente della P.I.A, di Double Duck – e naturalmente quelli del Paperino di tutti i giorni. L’alternanza di queste versioni di Paperino non sarà motivo di confusione ma, molto semplicemente, andrà ad arricchire l’offerta del giornale.
Alla fine degli anni ’90 lo stile narrativo e di approccio verso i lettori di PK aveva influenzato anche l’atmosfera delle pagine di Topolino. Pensi che tale influenza possa avvenire anche oggi? O pensi che l’attuale Topolino non abbia bisogno di nessun tipo di contaminazioni per essere al top?
Secondo me Topolino è un’ottima pubblicazione, un contenitore in cui trovano spazio più proposte capaci di accontentare il pubblico diversificato del settimanale. Ci sono storie classiche, storie più insolite, storie lunghe, lunghissime o brevi senza il predominio di un genere o di un filone. I lettori di Topolino, anche quelli più giovani, sono comunque lettori attenti e curiosi e anch’io – da lettore – credo che sia proprio la varietà dell’offerta settimanale uno dei maggiori motivi di interesse nei confronti del giornale. Double Duck è certamente il progetto più vicino a Pikappa (per tematiche, tono e impostazione della pagina) ma sono convinto che, per il bene di quella varietà di cui si diceva poco sopra, queste contaminazioni debbano essere contenute e non estese a tutto il giornale – sempre confezionato con grande equilibrio, dai fumetti alle rubriche.
Intervista eseguita via mail in data 04/07/2014