Il Regno di Fanes: i signori dei nostri monti

Il Regno di Fanes: i signori dei nostri monti

Un volume edito da Manfont che recupera con professionalità, bravura e stile alcune leggende fantastiche delle Dolomiti.

Dopo quasi tre anni di lavoro, voluto e curato da Zeno Kastlunger, sceneggiato da Federico Memola, disegnato da Federico Vicentini, colorato da Teresa Marzia e impreziosito da una bella copertina disegnata dal sempre bravo Mario Alberti, ecco raggiungere le librerie Il regno di Fanes, fumetto pubblicato da Manfont che riprende e rilegge in forma grafica alcune famose leggende delle Dolomiti dedicate a un popolo che visse in quei luoghi durante l’Età del Bronzo, i Fanes, entrati nel folklore locale e trasformatisi in un mito soggetto a innumerevoli riscritture.

Tramandati per via orale, arricchiti e modificati via via, questi racconti hanno rischiato – e in parte lo hanno fatto – di scomparire col passare dei decenni e dei secoli, ma ad evitare questa perdita è intervenuto il libro Leggende delle Dolomiti, pubblicato negli anni ’30 dello scorso secolo da Karl Felix Wolff, studioso che ha impegnato gran parte della vita a raccogliere e rendere unitarie le leggende che ancora si raccontano nelle valli dell’Alto Adige. Ora tali leggende hanno compiuto un passo successivo risorgendo a nuova vita sotto forma di un fumetto davvero ben realizzato.

Opera pregevole che racchiude una complessa saga dal sapore epico, racconto di maghi, streghe, creature straordinarie, eserciti, principesse, armi fatate, Re avidi, battaglie, amore e morte: Il regno di Fanes narra la storia della principessa Dolasilla, figlia di un Re dalle smisurate ambizioni che vuole sottomettere ogni popolo delle Dolomiti, e che un giorno scopre una scatola d’argento celata in mezzo a un tesoro dei Nani. Da tale scatola magica viene ricavata un’armatura che dona enorme forza a chi la indossa, e un arco e delle frecce che non mancano mai il bersaglio. È proprio armata di queste frecce che Dolasilla, costretta dal volere del padre, scende alla testa dell’esercito dei Fanes per andare alla conquista dei regni vicini, ed è proprio in questa maniera che la sua vita si intreccia dapprima con quella di Ey De Net, il Re di una popolazione pacifica, e poi con quella del mago Spina de Mul, che di notte vaga trasformato in un orribile asino putrefatto cercando di uccidere i viandanti e che è alla ricerca di una pietra preziosa che la principessa indossa al centro del suo diadema.

Tutti temi d’impianto epico, forse già visti in tante saghe e libri fantasy, ma che anche in questo caso non perdono un grammo di fascino e non annoiano proprio perché veri e propri archetipi del racconto, e oltretutto risultano nobilitati dal fatto di essere leggende del nostro paese, provenienti da quel nord Italia fatto di enormi montagne, boschi ombrosi, valli, fiumi e laghi che ben si prestano a simili storie.

Storie e leggende che dunque non si possono troppo giudicare ma vanno soprattutto lette, poiché essendo materia “vera” semplicemente riprodotta e adattata, frutto di secoli di racconti orali e non invenzione di un singolo autore più o meno dotato, vanno fruiti principalmente per ciò che sono e rappresentano.

Se un giudizio sul racconto non è dunque troppo necessario, è però doveroso segnalare il lavoro del bravo Federico Memola, sceneggiatore attivo in passato con Bonelli Editore e Star Comics (per nominarne solo due), e che si dimostra abilissimo adattatore e narratore, riuscendo a tradurre in fumetto le storie dei Fanes senza risultare mai prolisso o didascalico, noioso o confuso, ma anzi dimostrandosi capace di dar vita a un racconto scorrevolissimo con personaggi ben delineati, chiarezza di trama, sorprese e sviluppi ben gestiti, e infine in grado di gestire in maniera impeccabile la grande mole di materiale con la quale si è trovato a lavorare.

Davvero una bella impresa, il cui risultato sono 128 pagine che scorrono con la più grande naturalezza, senza cercare originalità o profondità di significati a tutti i costi, ma capaci di raccontare intrattenendo, divertendo, appassionando e convincendo il lettore. Il tutto coadiuvato dai disegni di Federico Vicentini, anch’esso pienamente a suo agio con la materia narrata. Se è vero che di tanto in tanto lo stile si ritrova in bilico tra realismo e grottesco, e che appaiono a volte delle imprecisioni, è lampante come il disegnatore sappia muoversi bene all’interno della tavola, offrendoci pagine sempre chiare, mai inutilmente esagerate nella composizione ma allo stesso tempo fresche e libere nella costruzione. Un buon compromesso tra la “scuola italiana” e la gabbia più libera di questi ultimi anni, e un buon risultato per un autore che sembra già maturo.

A migliorare ulteriormente le cose intervengono i colori dell’altrettanto professionale Teresa Marzia che, con l’aiuto degli assistenti Daniela Barisone e Gabriele Zibordi, compie un ottimo lavoro sulle atmosfere e sulla descrizione della natura e delle sue stagioni, quanto mai essenziale in un fumetto simile.

Il regno di Fanes, pur rimanendo un racconto d’impianto classico, si rivela fin da subito convincente, nobilitato dalla storia vera che si nasconde dietro le leggende, e capace di offrire una lettura davvero piacevole. Consigliato agli amanti delle storie medioevali o fantasy, è comunque un fumetto che può interessare e coinvolgere qualsiasi tipo di lettore alla ricerca di una storia bella, ricca di evoluzioni e cambi di scena.

Una bella prova per tutti gli autori coinvolti, che ci rivelano che per cercare qualcosa di interessante da raccontare non c’è bisogno di guardare sempre e forzatamente lontano, o cercare a tutti i costi originalità e stili complessi, ma si può anche rimanere qui “nei dintorni”, sfruttando al meglio i bravi artisti che vivono nel nostro paese e soprattutto le leggende italiane, che non hanno nulla da invidiare – se non la notorietà – a quelle che vengono da altrove.

Abbiamo parlato di:
Il regno di Fanes
Zeno Kastlunger, Federico Memola, Federico Vicentini, Teresa Marzia
Manfont, 2017
128 pagine, brossurato, colori  – 14,00 €
ISBN: 9788899587444

1 Commento

1 Commento

  1. chiló-y-dailó

    8 Dicembre 2017 a 10:10

    Una recensione di una produzione voluta e curata da un ladino su un’antichissima leggenda ladina, ambientata in territorio ladino, con nomi di luoghi e di personaggi in ladino e la parola “ladino” non compare nemmeno una volta in tutto l’articolo. Bah

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