L’AUTORE E LE OPERE
Kia Asamiya, al secolo Michitaka Kikuchi, è un mangaka giapponese nato a Tokyo il 28 gennaio 1963, un autore versatile e prolifico che nel corso di una carriera ultradecennale spazia tra i generi più diversi, occupandosi anche di fantahorror, umorismo e fantascienza robotica1.
Nei primi anni di attività lavora come character designer in molti anime e film dal vivo. Nel 1986 esordisce nel mondo dei manga, firmando i disegni di Shinseiki Vagrants, e nel 1988 inizia la serializzazione del suo primo grande successo, Silent Möbius, una serie che mescola la fantascienza e il paranormale. Nel 1990 comincia la lavorazione di altri due titoli: Compiler e il fantasy Dark Angel, che successivamente esce anche negli Stati Uniti, pubblicato dalla Image Comics e colorato digitalmente.
Seguono poi Assembler OX, Steam detectives e il fantascientifico e citazionionistico Mobile Battleship Nadesico. Sempre negli Anni Novanta, Asamiya viene coinvolto dalla DC Comics, che gli affida un progetto legato a Batman, da sempre il suo supereroe preferito2: l’obiettivo è realizzare un manga del crociato incappucciato, restando il più vicino possibile al personaggio originale e alle storie che si leggono nei comics. Così, tra il 2000 e il 2001, prima a puntate sulla rivista Magazine Z della Kodansha e raccolto poi in due volumi esce Batman: il figlio dei sogni 3.
“Il più americano dei mangaka” torna spesso a lavorare con i grandi titoli d’oltreoceano, realizzando le copertine di varie testate e disegnando quattro capitoli di Uncanny X-Men (#416-420), diventando così il primo autore giapponese a cimentarsi con la storica serie dedicata ai mutanti4. Restando in tema di supereroi, ma tornando nei confini del manga, dal 2004 Asamiya dà alle stampe Junk – Cronache dell’ultimo eroe, in cui si interroga sull’uso che una persona potrebbe fare di una forza sovrumana, ottenuta grazie a misteriosi poteri, e i rischi di agire non per il bene comune ma seguendo solo la necessità di soddisfare i bisogni individuali.
Infine, a testimoniare l’importanza dell’artista di Tokyo nel panorama del fumetto mondiale sono anche le traduzioni di molte sue opere edite in Europa, America e Asia e le trasposizioni animate e cinematografiche di alcuni suoi lavori5.
LA PASSIONE PER BATMAN
Batman rappresenta sicuramente il fattore fondamentale nell’economia di questo articolo ma, prima di vedere in che modo la passione per il personaggio creato da Bob Kane e Bill Finger abbia influenzato e indirizzato la carriera di Asamiya, è opportuno spendere qualche riga per il fumetto che ha portato il mangaka alla consacrazione, ossia Silent Möbius.
In appendice al primo volume dell’edizione italiana, Gianluca Bevere ne parla come di un “prodigioso insieme di eterogeneità espressiva, per il quale risulta arduo, se non impossibile, voler dare una definizione univoca”. Per semplificare, si può dire che il cyberpunk si unisce al fantasy e alla fantascienza in un intreccio equilibrato di azione, sentimento, mistero e comicità. Andando ancora di più al sodo, ecco alcuni degli elementi che si rintracciano nella serie: un incipit in medias res, un tratto e delle tematiche che richiamano i celebri e seminali Akira di Katsuhiro Otomo e Ghost in the shell di Shirow Masamune, sci-fi e demoni, donne energiche e combattive6.
Come anticipato, l’inizio della serializzazione di Silent Möbius risale al 1988, ossia giusto un anno prima dell’uscita nelle sale di Batman, il film di Tim Burton che ha segnato l’immaginario degli appassionati dell’eroe e non solo.
Kia Asamiya era già predisposto, si può dire “sensibile” all’argomento, dal momento che, come rivela nell’intervista contenuta nel volume Batman: il figlio dei sogni della Panini Comics, aveva incontrato l’uomo pipistrello guardando la tv e attraverso i gadget. Fu però la pellicola cinematografica a farlo innamorare del crociato di Gotham, tanto da fargli cominciare a leggere i comics e da lasciarsi influenzare dall’arte di Frank Miller, Mike Mignola e Todd McFarlane 7.
Il fuoco della passione statunitense arde anche nelle opere del mangaka che, abbandonando le atmosfere di Silent Möbius e la predilezione per le figure slanciate e i volti ovali, nel 1994 si concentra su Steam detectives, manga per il quale saccheggia il fumetto e i cartoni animati supereroici (in particolare Batman), riuscendo a fondere la corrente giapponese con l’animazione americana e la linea chiara francese. I personaggi si fanno più minuti e cartoonistici, il tratto è più semplice e pulito, mentre per quanto riguarda le trame passa dalle storie lunghe e intricate a episodi autoconclusivi con temi e character rinnovati a getto continuo.
Dalle atmosfere cupe di antiche cittadine europee, dal vapore che avvolge ogni cosa, emergono eroi e villain tenebrosi e sfuggenti, su tutti Night Fantom8. Costui è un antagonista del giovane detective Narutaki e ricorda da vicino Batman: maschera e mantello grigi e neri, mutandoni sopra i pantaloni, cintura multiuso, tendenza ad appostarsi sopra i gargoyle e a incutere terrore con pose a effetto… le eccezioni sono la mancanza delle orecchie da pipistrello e l’orientamento morale, visto che Night Fantom è cattivo (per farla breve).
IL FIGLIO DEI SOGNI
Eccoci dunque ai primissimi anni del Terzo Millennio, quando Asamiya corona il proprio sogno e realizza, in qualità di autore completo, un manga di Batman, più di trent’anni dopo il BatManga di Jiro Kuwata.
La trama ha premesse piuttosto semplici e lo sviluppo è altrettanto lineare: per liberare le strade di Gotham da una droga che avvera i desideri di chi la assume, Bruce Wayne deve fronteggiare una serie di imitatori dei suoi più famosi avversari; la lotta lo porta in contatto con Yuko Yagi, una giornalista giapponese in trasferta negli USA, che poi raggiunge a Tokyo per proseguire le indagini.
È un Bruce Wayne dal naso pronunciato, quello dell’artista nipponico (una caratteristica che condivide anche con altri personaggi, perché le fisionomie marcate entrano nel bagaglio di Asamiya dopo una serie di opere in questo senso più “contenute”), un uomo con lo sguardo corrucciato e le spalle larghe che indossa un costume concepito per strizzare l’occhio al Batman interpretato da Michael Keaton. Un eroe indomito che diventa padrone del paesaggio, perché il fumettista ama disegnarlo a figura intera mentre sta dritto, granitico, in posa davanti ai nemici oppure a bordo della batmobile in mezzo alla carreggiata. Le tavole con l’iconica vettura sono di grande impatto: la si vede sfrecciare in pagine doppie, contrapponendosi con la propria orizzontalità alla verticalità degli sfondi, e il disegno comunica una potenza visiva tale che, con una sinestesia, è possibile immaginare il rombo del motore e lo stridio delle gomme sull’asfalto.
La spettacolarità della messa in scena è parte integrante de Il figlio dei sogni e diventa protagonista delle splash-page e di molte vignette di ampio respiro. Anche se in alcuni momenti di transizione diegetica i personaggi sono delineati in modo sbrigativo, soprattutto se posti in secondo o terzo piano, e gli sguardi sono persi nel vuoto, nel complesso l’opera trasmette una potenza visiva tale che si riesce a sorvolare su queste criticità.
Altrimenti, si può ipotizzare che l’autore, essendo per primo fan dell’uomo pipistrello, abbia cercato di passare il prima possibile alle sequenze d’azione con il vigilante presente e attivo, sacrificando quei passaggi con Bruce che, in borghese, si relaziona con i ricchi di Tokyo.
Del resto, è lo stesso Asamiya, sempre nell’intervista raccolta nel cartonato Panini, a confessare di possedere una grande collezione di oggetti di Batman e di esserne diventato ancora più ossessionato quando ha iniziato a lavorare al progetto. Un’ossessione che, mutatis mutandis, l’autore inserisce nel fumetto, nel quale un individuo arriva a creare il proprio Batman personale, declinato con sfumature un po’ mecha e un po’ samurai. Sembra quasi un messaggio metatestuale: attenzione a dove può arrivare il “fanboyismo”…
Da questo punto di vista, per concludere, si può affermare che il mangaka sia riuscito a rispettare la mitologia del personaggio e a metterci del proprio, senza eccessivi ossequi né pomposi stravolgimenti.
Abbiamo parlato di:
Batman: il figlio dei sogni
Kia Asamiya
Traduzione di Giuseppe Buttiglione
Panini Comics, 2022
352 pagine, cartonato, bianco e nero – 25,00 €
ISBN: 9788828738121
Davide Castellazzi in Steam Detectives #1, Panini Comics, 1998 ↩
Mattia Del Corno in Junk – Cronache dell’ultimo eroe #1, Panini Comics, 2006 ↩
Mattia Del Corno in Batman: il figlio dei sogni, Panini Comics, 2022 ↩
Mattia Del Corno in Junk – Cronache dell’ultimo eroe #1, Panini Comics, 2006 ↩
Gianluca Bevere in Silent Möbius, Panini Comics, 1995 ↩
Gianluca Bevere in Silent Möbius, Panini Comics, 1995 ↩
Kia Asamiya, Batman: il figlio dei sogni, Panini Comics, 2022 ↩
Davide Castellazzi in Steam detectives #1, Panini Comics, 1998 ↩