Un polpo alla gola di Zerocalcare: “Nessuno guarisce dalla propria infanzia”

Un polpo alla gola di Zerocalcare: “Nessuno guarisce dalla propria infanzia”

Ne "Un polpo alla gola" di Zerocalcare, caso editoriale di fine 2012, il giovane autore svela il lato oscuro dell’infanzia, appena mitigato dal solito delizioso armamentario comico.

E’ uscito per la casa editrice Bao Pubblishing il secondo lavoro di Zerocalcare (pseudonimo di Michele Rech), protagonista con La profezia dell’Armadillo di uno dei casi editoriali dell’anno.
Un polpo alla gola
è nato tutto nell’estate 2012 e, se inizialmente l’operazione sapeva di mossa di marketing per cavalcare l’onda dello straordinario successo del primo fumetto1, quello che gli avidi lettori si sono trovati tra le mani è un oggetto senza dubbio interessante.

Un polpo alla gola, vincitore a Lucca del premio Gran Guinigi per la migliore storia breve, è un racconto in tre capitoli, tre stagioni della vita del giovane Zerocalcare: le amicizie, le rivalità,il gameboy, le incomprensioni con il mondo femminile…
Senza voler svelare troppo della trama diciamo che si tratta di un giallo in piena regola: tre amici, un comprensorio scolastico, un omicidio, un segreto che sarà svelato solo 15 anni dopo.

Uno dei punti di forza dei fumetti di Zerocalcare è sicuramente la soddisfazione del lettore tipo (un trentenne o più in generale chi è cresciuto negli anni ’80-’90) nel riconoscere nelle citazioni di fumetti, serie tv e cartoni animati, personaggi più o meno noti della propria infanzia. Per capirci, in Un polpo alla gola vediamo apparire David Gnomo, Kurt Cobain, He-Man, Joe Strummer, Che Guevara e Dart Fener.

Ma se nei brevi racconti a sfondo autobiografico pubblicati direttamente sul web nel suo blog quello che colpisce è la precisione e l’immediatezza esilarante della battuta, nelle storie più lunghe come La profezia dell’Armadillo o Un polpo alla gola l’autore ha tutto il tempo di tirare fuori il lato oscuro dell’infanzia che questa volta viene mitigato solo dal solito delizioso armamentario comico.

Se ne l’Armadillo si parla di fatto del suicidio di un’amica di Zerocalcare, un evento che sappiamo da dichiarazioni dello stesso autore essere un fatto realmente accaduto, in Un polpo alla gola si narra un evento altrettanto oscuro. Non è necessario chiedersi se anche questa volta si tratti di un fatto reale oppure no, quello che è interessante è vedere come questi sentimenti ed emozioni, di cui sicuramente Zerocalcare ha fatto esperienza, vengono portati alla luce ed esorcizzati attraverso il filtro della distanza temporale e della revisione in chiave comica.

Leggendo il blog di Zerocalcare continueremo a ridere e divertirci alle sue battute, non ci dimenticheremo però che l’infanzia non è solo un contenitore di bei ricordi, ma è anche un luogo oscuro e denso di mistero in cui si è protagonisti passivi o attivi di atti di violenza con i quali dovremmo fare i conti per il resto della nostra vita. “Nessuno guarisce dalla propria infanzia” questa l’enigmatica frase pronunciata dalla professoressa Arbizzati a chiarire il punto di vista di Zerocalcare su quella parte spesso inevitabilmente edulcorata e mitizzata della nostra vita.

Abbiamo parlato di:
Un polpo alla gola
Zerocalcare
Bao Pubblishing, 2012
192 Pagine, Brossurato – 16.00 €
ISBN: 978-88-6543-113-9



  1. operazione tra l’altro riuscita, visto che le prime due tirature di dodicimila copie del “polpo” sono andate esaurite in prevendita, la Bao Publishing sta stampando la terza e in tutto attualmente il fumetto ha superato le 40 mila copie vendute 

2 Commenti

1 Commento

  1. Luigi Galieni

    30 Novembre 2012 a 14:41

    “ne l’Armadillo si parla di fatto del suicidio di un’amica”
    Credo che questo sia l’unico caso (al momento) di articolo sulla Profezia che menziona l’argomento “suicidio”. E’ un’informazione appresa direttamente dall’autore?

  2. costanza baldini

    30 Novembre 2012 a 16:44

    Ciao, Zerocalcare in una presentazione alla libreria Brac di Firenze a cui io ero presente raccontò che La profezia dell’Armadillo era il suo modo di salutare un’amica morta a causa dell’anoressia. Sinceramente non gli ho mai chiesto informazioni più dettagliate sull’argomento, potrei sbagliarmi sulle cause della morte. Ma sono certa che si il fumetto si basa su fatti realmente accaduti a Zerocalcare. Alla presentazione dichiarò che nel suo ambiente si manifesta il cordoglio per la morte di un amico con i graffiti, nel suo caso lui ha scelto di usare i linguaggio che gli era più vicino, cioè il fumetto. Spero di aver risposto in parte alla tua domanda.

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