Il piccolo Christian di Blutch

Il piccolo Christian di Blutch

Grazie alla figura di Christian, Blutch racconta i sentimenti e le avventure che hanno caratterizzato la sua infanzia. Una grande prova d'autore per uno dei più interessanti fumettisti d'oltralpe degli ultimi dieci anni, finora poco conosciuto in Italia.

Il bambino protagonista di quella che probabilmente è l’opera più celebre di Blutch si chiama Christian e abita a Strasburgo sul finire degli anni 70. Appena letta la breve nota biografica che accompagna il volume ci vuole poco a riconoscere in Christian l’autore stesso, prestatosi a questa mal celata autobiografia di un’infanzia come tante. Forse non necessariamente fedele alla realtà per quanto riguarda certi accadimenti, ma piuttosto una biografia che ruota intorno ai sentimenti e le passioni provati dall’autore durante la crescita.
Lo vediamo sin da quando ha circa sei anni, fino ad arrivare alle porte dell’adolescenza. Lì il racconto si interrompe, con una vignetta in cui Christian, ormai cresciuto, si rifugia nella sua cameretta, in compagnia dei personaggi fantastici che lo hanno accompagnato durante l’infanzia, sempre pronti a fargli compagnia.

È la biografia di un’infanzia vista attraverso gli occhi di un bambino. Blutch riesce a calarsi nei panni del bimbo che è stato, e a mostrare le sue fantasie e il mondo attraverso quegli occhi. E per gli occhi di un bambino non ci sono troppe distinzioni tra realtà e fantasia; i personaggi delle sue storie preferite (del mondo dei fumetti o della televisione) giocano e parlano con lui e i suoi amici, segnano ogni attimo della sua vita. Ci sono tutti gli eroi del fumetto francese a far compagnia a Christian, da Tin Tin a Lucky Luke ai personaggi ospitati dalla rivista Pif, per poi arrivare anche agli eroi del cinema, come quelli interpretati da John Wayne e Marlon Brando. Con alcuni il protagonista gioca impersonandoli, con altri fantastica immaginandoli parte della sua stessa vita, mentre con altri ancora sembra parlare chiedendogli perfino consigli.
Quando arriva l’adolescenza, gli eroi che lo hanno accompagnato fino a quel punto non se ne vanno, rimangono con lui, alle sue spalle. Blutch vuole probabilmente distinguere tra chi cresce perdendo l’abilità di vedere con gli occhi di un bambino e chi non perde la voglia di rifugiarsi nel mondo della fantasia.

Blutch non solo è abile a raccontare in modo così disincantato fondendo la realtà con la fantasia e riproducendo sulla tavola l’immaginario giovanile; così come unisce queste due dimensioni narrative, riesce anche a coniugare gli aspetti di un tratto talvolta morbido e talvolta più netto e ruvido. Spesso gli elementi rappresentati con linee più fluide appartengono al mondo dei bambini e il primo caratterizzato da questi tratti è Christian stesso; ciò che è delineato tra un segno ruvido e più grezzo fa spesso parte del mondo degli adulti e di ciò che il nostro protagonista ancora non comprende. Il libro poi a metà mostra un’ulteriore caratteristica grafica, che ricorda come nell’originale prima edizione francese fosse stato pubblicato in due volumi. Christian non è più il tappetto che va alle elementari e la sua storia si tinge della bicromia data dal rosso. Ma siccome non è più un bambino il racconto si arricchisce anche di amore, il suo primo amore, quindi questo rosso a volte sfuma e si fa proprio rosa.
Il piccolo Christian è un libro che diverte e commuove alla stesso tempo, ricco di nostalgia e capace di risvegliare ricordi e passioni nel bambino che è in ogni lettore. Una storia per bambini cresciuti senza dimenticarsi come sognare.

Il libro di Blutch era ormai atteso da tempo dagli appassionati di un autore che nel nostro ancora non è facile apprezzare nella sua totalità (fondamentale Blotch edito da Q Press, storia umoristica dai toni totalmente diversi). L’edizione Rizzoli – Lizard è qualitativamente buona grazie a una carta e una stampa dalla resa ottima. L’unica nota discutibile sta in una traduzione caratterizzata da una scelta linguistica opinabile che non sempre rende la lettura scorrevole e coerente.
Ai piccoli protagonisti del fumetto, che come dicevamo abitano tutti a Strasburgo, vengono più volte messi in bocca termini tipici del dialetto milanese, quando invece il testo originale non sembra mostrare inflessioni particolari, né tanto meno giustifica l’uso di espressioni dialettali italiane.




Abbiamo parlato di:
Il piccolo Christian
Blutch
Traduzione di Giovanni Zucca
Rizzoli-Lizard, 2010
118 pagine, brossurato, colori – 14,00€
ISBN: 9788817035323

Riferimenti:
Rizzoli/Lizard: lizard.rcslibri.corriere.it
Rizzoli/Lizard, il blog: rizzoli-lizard.blogspot.com

Clicca per commentare

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *