Nirvana, un giro di ruota per Emiliano Pagani e Daniele Caluri

Nirvana, un giro di ruota per Emiliano Pagani e Daniele Caluri

Nirvana è l'ultima scommessa di Panini Comics, che torna a produrre una testata comica per l'edicola, e del rodato due Pagani/Caluri, apprezzati autori del folle e acido Don Zauker. Ma il primo numero non è sufficiente a capire se si tratti di una scommessa vinta o meno.

Con Nirvana, Panini Comics torna finalmente nel ruolo di produttore diretto di fumetti, ruolo che da anni ricopriva in maniera regolare unicamente con la fortunata serie di Rat-Man, con sporadiche incursioni sotto forma di miniserie (come “David Murphy – 911” di Roberto Recchioni e Matteo Cremona). Ma cos’è Nirvana e chi sono i suoi autori?

Alla maggior parte dei lettori di fumetti, i nomi di Emiliano Pagani e Daniele Caluri sono diventati noti  quando, a sorpresa, hanno vinto il Premio Micheluzzi a Napoli Comicon nel 2007 con il loro Don Zauker, velenosa satira sulla Chiesa e sui vizi dei suoi rappresentanti. Ma per chi come me è cresciuto tra le edicole della Toscana, “il” Pagani e “il” Caluri erano già ben noti grazie al mai abbastanza elogiato Vernacoliere, sul quale il suddetto personaggio è nato.
Altrimenti detto “il livornocronaca“, il Vernacoliere è un mensile nato a Livorno e che agli inizi rappresentava una goliardica presa in giro nei confronti dei pisani, ennesimo capitolo di una rivalità a base di sfottò tra gli abitanti delle due città; negli anni, la rivista si è sempre più allargata alla satira di più ampio interesse, diventando una feroce bacchettatrice dei vizi della società e della politica, ma sempre con lo spirito irriverente, sboccato e impertinente degli inizi, praticato con grande talento comico e fervente inventiva dai collaboratori di Mario Cardinali, nume tutelare, fondatore e direttore della rivista.

Con Nirvana, Pagani e Caluri affrontano un passo importante e critico: propongono un nuovo personaggio e puntano a un pubblico molto più ampio di quello del Vernacoliere, forse non vastissimo, ma certamente affezionato e familiare con il registro del linguaggio che la rivista propone. Familiarità che i due autori non necessariamente possono aspettarsi da questo nuovo pubblico.

Ci si poteva aspettare per questo di trovare una versione in qualche modo edulcorata degli ingredienti dei loro lavori precedenti, e che la pubblicazione su una testata a distribuzione nazionale da parte di un editore come Panini comportasse maggiori imposizioni di stile e di toni.
Leggendo Nirvana, stupisce invece la grande libertà concessa ai due autori, che hanno dato sfogo a tutto il loro essere politicamente scorretti: personaggi senza alcun risvolto caratteriale o morale positivo; caustica satira sulla società; parodistiche interpretazioni di personaggi pubblici (in questo numero si spara sul sicuro, con un certo presidente del consiglio…); scene che, senza il registro comico, risulterebbero incredibilmente violente e crude.

Solo il linguaggio ha subito un importante cambiamento rispetto ai precedenti lavori dei due: abbandonato (chiaramente) il dialetto e i modi di dire livornesi, c’è una attenta opera di apparente edulcorazione del parlato; apparente perché al posto delle allocuzioni colorite, delle offese e delle imprecazioni che in Don Zauker si sprecano, e aggiungono colore e spunto comico, si è optato per costruzioni più fantasiose, espressioni indirette ma non necessariamente meno crude.

Il tono generale è quello dello sfottò e del grottesco, con un andamento del racconto in questo senso piatto; mancano veri e propri picchi comici, manca “la battuta” o “la scenetta” studiata per far ridere. Si sorride a denti stretti, piuttosto, per tutta la durata del racconto. La sceneggiatura è ordinata, anche se l’incedere iniziale tra più linee temporali non appare sempre chiaro, pur essendo una scelta apprezzabile per arricchire l’incipit cercando di renderlo più dinamico.
I disegni di Caluri sono plastici, puliti, curati nei dettagli. Ottime tutte le interpretazioni dei personaggi, i volti caricaturali, le espressioni enfatizzate, la buona gestione di vignette e tavole, inquadrature e prospettive non banali frutto anche dell’intesa tra scrittore e disegnatore. La sua è una sorta di linea chiara che sembra prestarsi bene a una ipotetica successiva colorazione.

Da sottolineare che il stesso formato sia lo stesso di Rat-Man, che Panini sta forse cercando di far diventare uno standard per il fumetto italiano, una sorta di risposta allo strapotere del “bonellide“, volto probabilmente a definire una propria realtà e un proprio spazio.

Resta da capire se Nirvana sia un esperimento riuscito.
Questo primo numero non basta a evidenziarlo chiaramente.
Lo spazio necessario a spiegare lo spunto della serie sacrifica giocoforza il meccanismo principale, che vede il protagonista, inserito nel programma protezione testimoni, reinventarsi ogni volta una nuova vita pur continuando nei suoi traffici illegali, salvo farsi scoprire dai sicari che lo cercano per fargli la pelle e impedirgli di partecipare al processo contro il proprio boss1. Con più pagine a disposizione, probabilmente, le prossime storie avranno maggior respiro e potranno contare su più invenzioni comiche.

Oltre a questo, il tono stesso di Nirvana, in bilico tra volgare e lieve, tra greve esplicito o solo accennato, potrebbe essere l’ago della bilancia per il suo successo o per il suo fallimento. I lettori di vecchia data dei due autori potrebbero trovarsi orfani del linguaggio diretto e senza peli sulla lingua, sorta di loro marchio di fabbrica; di contro, i nuovi potrebbero essere disorientati dalla crudezza che si nasconde dietro alle battute e alle scene grottesche e demenziali.
Insomma, Nirvana dovrà riuscire a muoversi sul filo del rasoio tra quel che può osare e quello che, rispetto al lettore tipo del Vernacoliere, forse non può.

Abbiamo parlato di:
Nirvana
Emiliano Pagani, Daniele Caluri
Panini Comics, novembre 2011
64 pagine, brossurato, bianco e nero- 2,90€

 


  1. vista la tempistica per i processi in Italia, la serie può tranquillamente durare anni e anni senza nessuna incongruenza 

3 Commenti

1 Commento

  1. Gianfranco Sherwood

    28 Novembre 2011 a 11:40

    Sì, diciamocelo: Nirvana è una delusione. Ma non per le situazioni, il linguaggio e il politically uncorrect. Il problema è che, se l’intenzione era fare un prodotto comico seriale sorretto da una precisa continuity, l’esperimento va giudicato un fallimento. Ciò perché gli autori non sono a loro agio con storie di lungo respiro. Questo primo volumetto è infatti una sequenza di scene e scenette sconnesse, il cui filo conduttore resta indecifrabile. Io, almeno, confesso di non aver capito chi sia il protagonista, perché lo inseguano killer spietati, che c’entri la polizia. Non che sia tutta colpa degli autori. È infatti difficile sviluppare una trama complessa in 46 facciate (il resto sono scherzi, lettere, pubblicità e vari ammennicoli), se non si è dei gran esperti in questo tipo di produzioni. A rendere ancora più indigesta la faccenda è poi il prezzo: 2,90 €. Ingiustificato per 64 paginette in bianco e nero. Che la Panini non regali mai niente è un fatto simpaticamente noto, ma qui mi pare l’abbia fatta davvero fuori dal vasino.

    • Ettore Gabrielli

      1 Dicembre 2011 a 09:30

      Beh, credo che sia prematuro dare giudizi così netti: un fallimento dopo un solo numero è forse eccessivo?
      Il primo numero giocoforza è una introduzione per spiegare il meccanismo che regolerà il proseguo, credo sia giusto dare almeno un’altra opportunità.
      Pagani e Caluri sono dei talenti, certo potrebbe servire un po’ di tempo per affrancarsi da Don Zauker, ma mantengo fiducia nelle loro capacità.

  2. manu

    5 Gennaio 2012 a 00:06

    A me è piaciuto, un esperimento coraggioso e fuori dai soliti schemi, qualcosa di diverso nelle stantie italiche edicole. Un plauso a Panini per aver dato fiducia al malefico duo.

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