Tra il 1994 e il 1995 vennero pubblicate su diverse riviste delle storie brevi di un giovane Leo Ortolani, uscito da poco dalla leva militare. Erano legate da un filo rosso, basato sull’osservazione della realtà che lo circondava, delle persone, delle abitudini, spesso connotate però da risvolti negativi o sgradevoli.
Erano denominate Le meraviglie della natura e Le meraviglie della tecnica, e in una manciata di tavole per ciascun fumetto l’autore analizzava questi fenomeni con il suo solito piglio comico e paradossale, tracciando ritratti grotteschi di certe categorie di persone e di taluni usi e costumi.
Panini Comics raccolse queste storielle dapprima in tre volumi, per poi raggrupparle tutte in un unico tomo nel 2006, dal titolo Le meraviglie del mondo.
Ora BAO Publishing, dando seguito alla collaborazione con l’autore iniziata nel 2016 con CineMAH presenta: Il buio in sala, ripropone quel volume in una nuova edizione, rivista e aggiornata, che contiene anche quattro “meraviglie” inedite realizzate per l’occasione.
L’approccio di Ortolani si rivela particolarmente caustico, un umorismo spesso affine alla satira e vicino a quello utilizzato nelle primissime avventure di Rat-Man, dove frecciatine a specifiche categorie sociali erano presenti in modo particolarmente diretto. Sfogliando Oh! Il libro delle meraviglie si può parlare di politically uncorrect, specialmente quando si incontra una sorta di avvertenza sui rischi dell’estinzione del mafioso o alcuni doppi sensi sulle “attività ricreative” dei naziskin.
Ma oltre a ironizzare su argomenti generalmente considerati delicati, e quindi, con un certo perbenismo, “intoccabili” – un atteggiamento comunque da non ritenere scontato, perché ancor oggi non del tutto sdoganato – l’autore si fa beffe anche di alcune situazioni delicate per smascherarne l’ipocrisia o le contraddizioni interne. La storia che vede al centro la figura del paraplegico, per esempio, dimostra quanto la retorica dell’uguaglianza e del politicamente corretto finisca per nascondere le oggettive difficoltà di quella condizione, funzionando più per la coscienza dei sani che per il benessere del disabile.
Allo stesso modo, quando si passa alle Meraviglie della tecnica, Ortolani si diverte a prendere in giro invenzioni umane che mostrano le proprie falle. Si passa da pratiche innocue come le fototessere che vengono sempre male alla facile ironia sulle riviste per adulti, per arrivare invece a esempi più scabrosi come la pena di morte o i metodi contraccettivi, dove l’autore evidenzia quanto sia difficile affrontare con serenità, normalità e senza imbarazzi argomenti legati all’educazione sessuale.
Leggendo questi fumetti oggi, una cosa appare evidente: poco o nulla è cambiato in vent’anni. Notiamo ancora gli stessi comportamenti in clima di campagna elettorale, sia da parte dei politici che da quella degli elettori, e il problema delle tifoserie violente negli stadi è addirittura peggiorato. L’aborto rimane un argomento scottante e gli handicap fisici non sono ancora tutelati al 100%. Forse l’unico argomento meno attuale è quello sull’AIDS, che nei primi anni Novanta era un “caso” molto più discusso di quanto non sia oggi.
La satira tagliente di Leo Ortolani è quindi in grado di colpire ancora il lettore, senza aver perso granché in immediatezza e nella propria carica eversiva e spietata. Ciò significa che da una parte la narrazione del fumettista sta resistendo alla prova del tempo e rimane efficace e divertente tutt’ora, dall’altra che certe situazioni non hanno conosciuto un’evoluzione positiva, e porta a interrogarsi su cosa serva per cambiare in meglio certe realtà e certi atteggiamenti.
Il disegno ripresenta lo stile di Ortolani di quegli anni: il tratto è semplice ed essenziale, i volti scimmieschi con cui rappresenta i personaggi sono più accentuati di quanto non siano divenuti in seguito e gli sfondi sono pressoché inesistenti, per permettere all’occhio di concentrarsi sulle figure in primo piano e sulle battute, fisiche o verbali che siano.
Le vignette sono molto grandi – spesso infatti in una tavola ne sono presenti solo due – e il ritmo narrativo rilassato, il che contribuisce a generare quel feeling “divulgativo” che l’autore vorrebbe restituire con questi spaccati di vita.
Anche nelle storie nuove si ritrovano tutte queste caratteristiche di impostazione della pagina, così da rendere la mimetizzazione tra vecchio e nuovo materiale piuttosto convincente. Le tavole di quest’anno mostrano una un tratto più maturo, ma gli exploit grafici sono smorzati in favore di una resa più narrativa.
Nei temi, inoltre, si può riscontrare il passaggio del tempo: tra le “nuove meraviglie”, infatti figurano gli anziani – tormentone ortolaniano degli ultimi anni – ma anche il cosiddetto “cristiano tiepido”, con cui l’autore indica un credente non certo fervente, e che può trovare spunto nell’accresciuta tensione religiosa dimostrata da Ortolani.
In tutti i casi, Oh! Il libro delle meraviglie è un brillante esempio di satira che, nonostante gli anni, non risulta affatto datata. E, come la buona satira, disturba e pungola, perché dopo la risata ci si ferma a riflettere su quello che vi si nasconde dietro.
Abbiamo parlato di:
Oh! Il libro delle meraviglie
Leo Ortolani
BAO Publishing, maggio 2017
244 pagine, cartonato, bianco e nero – 18,00 €
ISBN: 978865438756