Massimo Giacon e il fetish erotismo della decadenza

Massimo Giacon e il fetish erotismo della decadenza

Massimo Giacon, artista e maestro del fumetto fetish, ci illumina sul sesso decadente mentre lo ascoltiamo comodi nel salotto di casa sua.

Era il 2010, durante la Toy Night organizzata dal Treviso Comic Book Festival, un evento nel quale dodici artisti customizzarono dal vivo dei Senor Blanco (un pupazzetto bianco da pitturare) che conobbi Mister Giacon; lo chiamai così per tanti anni, un po’ per stima e un po’ per soggezione, lui che nonostante le camicie hawaiane e i travestimenti da orso fetish ti guarda sempre un po’ così, come se per entrare nel suo fantastico mondo prima dovessi suonare un campanello che un po’ c’è e un po’ te lo devi inventare.
Lo incontrai nuovamente al Comicon di Napoli con tutto lo staff di XL e lì mi sentii a casa e cominciai a chiamarlo Max. Ma lui nel mio immaginario rimane sempre Mister Giacon, grande maestro di oggetti, fumettista, show man, disegnatore fetish, designer…
Sono sicura che prima di andare a dormire si mette un pigiamino da Batman e vola nei nostri immaginari…

L’erotismo d’autore esiste ancora secondo te?
A me l’erotismo d’autore ha sempre fatto cagare.

Tipo Milo Manara?
Milo è una persona deliziosa ma il suo erotismo non c’entra proprio nulla con le mie fantasie sessuali-grafiche. In una intervista ho detto una cattiveria nei suoi riguardi di cui mi sono poi pentito (gliel’ho pure raccontato, e lui è stato così gentile da non prendersela). Mi domandarono quali erano i fumetti erotici che non mi piacevano e così, a caldo, dissi un solo nome, il suo, ma in realtà c’è di molto peggio come pretenziosità nel mondo dell’immagine erotica; poi non dimentichiamo che Milo ha scritto e disegnato HP e Giuseppe Bergman, un fumetto che resterà nella mia personale biblioteca ideale.

Secondo te ci sono artisti che disegnano utilizzando come riferimento persone realmente esistenti per ottenere qualcosa in cambio? Oppure è semplicemente un modo romantico per inserirle in un’opera?
Beh ci sono disegnatori che praticano effettivamente ciò che disegnano, come Franco Saudelli. Alcune sue allieve a loro volta sono diventate delle disegnatrici erotico-pornografiche, ma il fatto che lui avesse effettivamente dei rapporti con loro appartiene alla sfera delle pure dicerie. Il pubblico ama pensare che l’autore viva quello che disegna, e l’autore ama farlo credere senza mai ammettere. Robert Crumb però non ha mai nascosto di aver fatto sesso con le sue modelle, o almeno di averci sempre provato.
Poi c’è Riccardo Mannelli che effettivamente usa dei set con persone vere, prediligendo corpi di uomini e donne di una certa età. Questo si sente perché nei suoi disegni c’è una componente di “cruda verità” che fa parte della sua poetica.

Persone vere e anche un po’ sfatte!
Siamo tutti un po’ sfatti, nel senso che lui disegna ciò che vede attraverso un suo filtro personale e tende ad imbruttire anche persone belle, ma c’è sicuramente più gusto a disegnare pieghe, rughe e brufoli che una superficie levigata.

Per quanto invece riguarda le tue donne son sempre un po’ fetish, un po’ animalesche.
Si perché del fetish io colgo l’aspetto circense, ludico, divertente, del gioco. Ho fatto anche delle operazioni erotico-pornografiche con performance annessa, come la mostra Sexorcismo a Trieste nel 2000 che comprendeva disegni, musica e uno spettacolo con modelle e modelli. Lo ricordo come una specie di antologia di molte mie ossessioni. Era il periodo d’oro della mia collaborazione con Blue.

Hai collaborato con molte riviste, vero?
Prima della mia collaborazione con Blue c’è stato Frigidaire. Ho disegnato tanto anche per Milano Libri, Linus e Alter. Però mentre con Linus e Alter potevi arrivare da A a B, con Frigidaire potevi arrivare fino a Z e, visto che a un certo punto non pagavano più gli autori, potevi permetterti di fare quello che volevi. Beh, ad essere onesti anche quando pagavano… Frigidaire è stata davvero una bella palestra di libertà creativa scevra da ogni inibizione, se non quelle personali.
Nel periodo aureo, quando Frigidaire pagava bene, le prime storie che ho fatto con Mimì Colucci (che ha spesso scritto le sceneggiature e i soggetti dei miei fumetti sin dall’inizio) erano a sfondo sessuale; queste sono state poi raccolte nell’albo Frigidaire Mecanostorie a metà degli anni’80. A rivedere quell’albo, cinque storie su dieci contengono pornografia. E non uso la parola erotismo volutamente.
Per esempio le storie di Miguel Angel Martin (come Psicopatia Sexualis) sono erotiche o pornografiche? Beh noi facevamo qualcosa di simile a Martin prima di lui. Certo pensare che ci sono persone che si fanno le pippe con i miei disegni o di Martin mi sembra abbastanza improbabile…
Non si trattava di fumetti di genere, ma di fumetti che contenevano ANCHE sesso senza troppi pudori. Io non mi faccio problemi a mostrare il sesso nei miei disegni, anche a metterci delle parti davvero bizzarre. Mimì Colucci metteva le sue fantasie sessuali, io mi ritrovavo a dargli corpo e il risultato era la somma di due fantasie malate.
C’erano molte idee che non abbiamo mai messo: per esempio io immaginavo che un personaggio per masturbarsi mettesse della carne cruda dentro lo scappamento della motocicletta, l’accendesse e mettesse l’uccello nel tubo fino a fondersi con la moto. Ma non era una fantasia condivise e nonostante le mie insistenze non siamo riusciti ad infilarla in nessuna storia e non se ne è fatto mai nulla.

Hai avuto un’infanzia difficile?
Come tutti! Il fatto è che avere visioni diverse per me era un grosso arricchimento. Io non sarei mai arrivato a pensare certe soluzioni da solo e lui senza qualcuno con una fantasia visiva non convenzionale come la mia non sarebbe mai riuscito a dare corpo alle sue immagini mentali. A volte partivamo solo da immagini e fantasie specifiche da cui costruivamo una storia, e funzionava bene. Come nella storia Donna Insensibile, che è stata poi raccolta nell’albo Rattletown (Granata Press), in cui la protagonista a un certo punto è spellata viva su un tavolo operatorio e una specie di psichiatra-robot le infila degli elettrodomestici nella carne e la fa godere moltissimo. Detto così è più contorto di come appare…

Surreale. Qua eravamo già negli anni…
Eravamo già negli anni ‘90.
Rattletown fu un albo che ebbe un processo complicato; all’inizio faceva parte un progetto curato da Igor Tuveri negli anni’90, prima che fondasse Coconino. Si trattava di un progetto che coinvolgeva molti autori con cicli di storie diverse e doveva essere pubblicato da Rinaldo Traini all’interno di Comic Art. Riuscirono a pubblicare poche cose solo di alcuni autori partecipanti al progetto, poi tutta Comic Art andò a gambe all’aria e non si fece più niente.
Per questo andammo da Luigi Bernardi che con Granata Press pubblicava la rivista Nova Express e riproponemmo le storie che avevamo fatto per Igort, lui le pubblicò prima sulla rivista e poi le raccolse in volume.
All’interno di questo progetto c’era Susy Miss Dead: era la storia di un autista di autobus per una clinica di persone disabili che aveva una storia di sesso con una focomelica. Una storia bellissima, ritenuta troppo forte sia da Igort che da Bernardi per i loro progetti editoriali e che anni dopo pubblicammo su Blue; così avemmo un insperato recupero di qualcosa che avevamo abbandonato a malincuore. Per Blue facemmo molte storie, e alla fine Blue fu l’ultima rivista antologica distribuita in edicola in Italia e l’ultima palestra di sperimentazione libera.

Tornando al presente, se adesso tu dovessi disegnare una tetta, come la disegneresti?
Cosa intendi? Tutti sono capaci di disegnare una tetta, pochi sanno fare apparire quel disegno di una tetta qualcosa di originale.
Sai ho riflettuto molto riguardo al problema su cosa e come disegnare; a un certo punto mi sono fissato sul 3D modellato al computer e su immagini che erano molto realistiche, ma alla fine non era il mio campo. Ho sperimentato e giocherellato per un po’ ma poi ho lasciato perdere.
Ora uso il 3D in modo diverso, ma nel periodo in cui stavo iniziando a inoltrarmi in questo universo feci una strana operazione, una specie di rassegna di conigliette di Playboy vecchie, con la tetta cadente, le vene varicose…  Una specie di calendario “alternativo” per celebrare la decadenza della carne.
Ho dipinto anche quadri di scene fetish con protagonisti persone anziane, molto anziane, con le rughe accentuate, pance grinzose, denti storti e tutto il resto. Non perché sono un gerontofilo ma perché le trovavo più forti da disegnare, più interessanti, a loro modo quasi epiche.
Opere così non hanno un gran mercato perché non è che la gente spenda molti soldi per opere pornografiche da mettersi in salotto, figurarsi poi con delle vecchie che fanno sesso: purtroppo la maggior parte dei collezionisti acquista opere d’arte ancora con quell’ottica. Ma ero in quel periodo in cui avevo ancora un atteggiamento molto punk (anche se il punk era finito da un pezzo) durante il quale non mi fregava di vendere.
Comunque, tornando al catalogo alternativo di Playboy, la mia rassegna di vecchie playmates andò in porto con la galleria LipanjePuntin di Trieste che la espose ad Arte Fiera a Bologna e riuscì a venderla a un collezionista americano. Era un super collezionista di weird art e per fortuna non si turbò troppo alla vista delle mie conigliette attaccate alle flebo o in sedia a rotelle.

Non è facile vendere un’opera che fa vedere il sesso esplicito, vero?
C’è una cosa da dire: il sesso esplicito nessuno se lo vuole mettere in casa.
Un collezionista che ti compra un quadro lo vuole far vedere ai suoi amici e non se la sente di far vedere cazzi e fighe come fossero nature morte qualsiasi. Oppure ci sono gli amanti dell’erotismo come Giampiero Mughini che però è un appassionato di un certo tipo di immagini in cui la donna è sempre e comunque divina e bellissima, che sia nuda o mentre fa un pompino o lo prende nel culo, ma non mi comprerebbe mai la vecchia che fa sesso. La vecchia che fa sesso è un vero tabù.

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Massimo Giacon, biografia

Massimo Giacon nasce a Padova nel 1961. Dal 1980 lavora a Milano sospeso tra le sue attività di fumettista, illustratore, designer, artista e musicista. La sua carriera artistica lo ha portato a numerose personali in Italia e all’estero.
Protagonista sin dai primi anni ’80 del rinnovamento del fumetto italiano scaturito da riviste come Frigidaire, Alter, Linus, Dolce Vita, Cyborg, Nova Express, negli ultimi anni ha lavorato per riviste come Blue e XL/Repubblica.
A partire dal 1984 alla sua attività ha affiancato diverse collaborazioni come designer con studi e marchi prestigiosi (Sottsass, Mendini, Alessi, Artemide, Swatch, Memphis, Olivetti). Ha fondato un paio di gruppi musicali negli anni ’80 (Spirocheta Pergoli, I Nipoti del Faraone) e prodotto due dischi da solista e attualmente si esibisce dal vivo con una nuova band di rock-wave bizarre (Massimo Giacon & The Blass).
Ha disegnato letteralmente di tutto: arazzi, tappeti, siti web, oggetti per la cucina, magliette, vestiti, oggetti per il bagno e per l’ufficio, lampadari, orologi, giocattoli, ceramiche etc etc.
Ha pubblicato diverse raccolte di storie brevi a fumetti (Mecanostorie, Rattletown), e diverse graphic novel, di cui due con Tiziano Scarpa (Amami con Mondadori e Il mondo così com’è con Rizzoli) e una con Daniele Luttazzi (La quarta necessità, con Rizzoli).
Il suo ultimo libro a fumetti si chiama Ettore (24 Ore Cultura), ed è un libro sulla sua amicizia con uno dei più grandi designer italiani, Ettore Sottsass. Il libro concorre per il Compasso D’Oro del 2018
In questo momento sta lavorando a diversi progetti editoriali (libri, riviste, graphic novel), prosegue la sua attività artistica e performativa intorno al globo, insegna all’Istituto Europeo di Design e continua a progettare nuovi oggetti di design per Alessi.
Il suo sito personale è www.massimogiacon.com.

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