Ma Superman viene da Cleveland? La vita di Siegel e Shuster

Ma Superman viene da Cleveland? La vita di Siegel e Shuster

Julian Voloj e Thomas Campi con “Joe Shuster – La storia degli uomini che crearono Superman”, edito in Italia da Bao Publishing, danno vita a un vero e proprio saggio a fumetti che racconta la nascita dell’epopea supereroistica dei comics americani e degli uomini che ne furono gli artefici.

Joe Shuster – La storia degli uomini che crearono Superman può essere tranquillamente definito un saggio critico e biografico in forma di fumetto che esplora un momento fondamentale della storia dei comics statunitensi: la creazione di Superman e la nascita del genere supereroistico.

Tale definizione si adatta al volume sia per il lavoro di documentazione e ricerca svolto dagli autori Julian Voloj e Thomas Campi, i cui segni si ritrovano nella bibliografia e nel corposo apparato di note in appendice; sia – da qui l’aggettivo “biografico” usato – per la scelta di coprire con la loro narrazione oltre sessant’anni di vicende accadute al disegnatore Joe Shuster. Dalla sua nascita, avvenuta nel 1914, fino all’inizio degli anni ’80 del secolo scorso.

Tuttavia, come ben esplicato dal sottotitolo, gli autori non si limitano a raccontare soltanto la vita di Shuster, il cui punto di vista e la cui voce sono comunque gli elementi portanti dell’intera costruzione narrativa, ma ovviamente anche quella del suo sodale Jerry Siegel, lo sceneggiatore con il quale creò Superman.

Non solo però, perché nelle pagine della storia compaiono a più riprese svariati personaggi, tra redattori ed editori: Sheldon Mayer, Max Gaines, Jack Liebowitz, Vince Sullivan e Harry Donenfeld. Quest’ultimo è l’ambiguo proprietario della National Allied Publications che nel corso del tempo si sarebbe trasformata nella DC Comics. E ancora, Mort Weisinger, Bob Kane, Bill Finger, Jerry Robinson, Stan Lee, Jack Kirby, Joe Simon e Neal Adams, tutti autori che non hanno certo bisogno di presentazioni.

Per questo elevato numero di personaggi presenti e per le vicende raccontate, non è affatto sbagliato paragonare la graphic novel di Voloj e Campi al libro di Sean Howe Marvel Comics – Storia di eroi e supereroi, di cui per certi aspetti ne rappresenta il controcanto e il completamento.
Se il saggio letterario di Howe raccontava la nascita e oltre cinquant’anni di storia della Casa delle Idee, attraverso la storia, la vita e le parole di quegli autori che ne furono gli artefici, Joe Shuster fa la stessa identica cosa raccontando la genesi del fumetto supereroico americano attraverso la storia della creazione di Superman e dei suoi primi quarant’anni di vita.

Ma l’immagine dell’Uomo d’acciaio non compare in forma completa in nessuna delle pagine del volume, perché agli autori interessa raccontare la storia, forse sconosciuta ai più, dei creatori del personaggio, non meno avvincente e certo più triste delle avventure da loro scritte che comparvero sulle riviste Action Comics e Superman.
Perché la storia di Jerry Siegel e Joe Shuster è una vicenda triste, ricca di soprusi, sopraffazioni, lavori e vite precarie e di una battaglia tra due piccoli “Davide” e un Golia, rappresentato dall’editore di Superman, per vedersi riconosciuti i diritti di creazione del personaggio diventato da subito un’icona nazionale e una fonte inesauribile di guadagni (per la casa editrice e i suoi proprietari). Battaglia vinta dagli eredi di Siegel, solo anni dopo la morte dei due creatori.

Tra i due poi, quella dai risvolti più tragici è sicuramente l’esistenza del disegnatore che, oltre a Superman, disegnò pochissimo altro, anche a causa della cecità progressiva e dei problemi muscolari alle mani che lo oppressero per buona parte della sua esistenza. Fu anche per questo che Shuster alla fine si accontentò di un reddito a vita  e del pagamento delle proprie cure mediche da parte della DC, lasciando di fatto agli eredi di Siegel la vittoria finale nella causa legale sui diritti di Superman.

È chiaro che la scelta di Voloj e Campi, di raccontare la vicenda dal punto di vista del disegnatore, mira ad aumentare la drammaticità della storia, a evitare al lettore l’aridità sentimentale che può essere propria di un saggio biografico e a catturarlo invece con la tragica vicenda umana di Shuster, che anche nella vita privata fu circondato da una solitudine affettiva in parte mitigata dal suo dedicare la propria vita alla madre e ai fratelli minori.

In alcuni passaggi, soprattutto quelli più legati alla gioventù di Siegel e Shuster e alla loro origine ebraica e di immigrati dall’Europa orientale, i due autori si avvicinano anche alle atmosfere del romanzo di Michael Chabon Le fantastiche avventure di Kavalier e Clay, modellato proprio sulle esistenze dei creatori di Superman e degli autori che fecero nascere il genere supereroistico.

La narrazione a fumetti ha dalla sua il dono della sintesi, la capacità di raccontare in poche tavole quello che in un saggio letterario occuperebbe molte più pagine. Al contempo, il livello di approfondimento che si raggiunge in un testo scritto non è raggiungibile in un fumetto, se non a rischio di un appesantimento del racconto che ne infici scorrevolezza e leggibilità.1

Joe Shuster racchiude in sé tanto il pregio quanto il difetto appena descritti. La volontà dei due autori di creare una biografia, che spazia lungo decenni, dell’esistenza del disegnatore e che non si focalizzi solo su un momento particolare di essa (volontà che di fatto è necessità, visto l’obiettivo di raccontare la nascita di un intero genere fumettistico) è agevolata dall’uso del linguaggio fumettistico che permette di condensare eventi importanti in poche vignette. Di contro, talvolta la narrazione soffre di didascalismo e semplificazione (il manicheismo nella suddivisione tra autori/buoni ed editori/cattivi a tratti diventa eccessivo)  per poter contenere nelle pagine l’immane numero di personaggi ed eventi raccontati.

Voloj è assolutamente conscio di questa criticità, ne è prova la decisione di dedicare due intere tavole alla riproduzione integrale della lettera aperta scritta da Jerry Siegel prima dell’uscita del film Superman di Richard Donner per rendere pubblico e screditare il comportamento tenuto da DC Comics e Warner Bros nei confronti suoi e di Shuster.

Quello era probabilmente il testo migliore che Jerry avesse mai scritto. O forse il secondo, dopo la prima sceneggiatura di Superman” chiosa Shuster in calce alla lettera, quasi a significare la consapevolezza di Voloj e Campi che talvolta la parola scritta è più efficace di qualsiasi immagine evocativa.

Proprio il lavoro svolto sulle tavole da Thomas Campi è fondamentale per la riuscita del volume e il disegnatore sceglie un doppio stile che si lega ai suoi lavori precedenti.

La storia-cornice ambientata negli ultimi anni di vita di Shuster, che apre e chiude il libro, viene disegnata con un tratto simile a quello usato su Macaroni!.
Campi usa all’inizio un tratto incerto, tremolante e quasi abbozzato per definire i contorni di personaggi e oggetti in primo piano, mentre gli sfondi restano più indefiniti, strutturati e sagomati con pennellate di colore. Queste scelte grafiche servono a riflettere la condizione precaria in cui Shuster si trova in quegli anni, ormai quasi cieco e senza lavoro.

In chiusura del volume invece il disegnatore imprime un senso di realismo sia alle vignette, radicandole nella realtà di quegli anni, sia ai personaggi i cui tratti somatici si fanno sempre più definiti, fino alla conclusione dolce amara della storia. Le due parti della cornice sono accomunate dall’uso del pennino per definire i contorni di personaggi e cose, elemento che radica fortemente queste parti della narrazione a una realtà cronologica e storica ben precisa.

Tutto questo in opposizione allo stile usato nel resto del volume, dove Campi abbandona il pennino per i contorni e lascia che sia il colore a dar forma a corpi e ambienti, focalizzandosi sui primi piani dei protagonisti e giocando spesso sul minimalismo degli sfondi, in cui il colore talvolta accompagna semplici sagome a fil di ferro di arredi e palazzi. Quest’uso del colore come elemento strutturale portante delle tavole richiama il lavoro del disegnatore fatto in Magritte e come in quel volume Campi usava il segno del grande surrealista per illustrare le pagine, qui si rifà a un altro grande artista del ‘900, Edward Hopper, colui che nella sua pittura raccontava la solitudine della vita statunitense contemporanea.

La luce che il disegnatore racchiude nelle sue tavole, e che avvolge ogni scena, ha sempre un riflesso dorato che rispecchia l’atmosfera ricca di speranze, potenzialità e aspettative che permeava la nascente industria fumettistica di quegli anni. Nonostante ciò le inquadrature e le grandi vignette che mostrano architetture nel paesaggio, strade di città e interni di case e uffici, rimandano al realismo e alla malinconia di Hopper, a quel contrasto dove i colori brillanti non trasmettono vivacità, bensì un senso di metafisica inquietudine, di solitudine e di eterna attesa.

E sempre come in Magritte Campi aveva scelto lo stile pittorico del grande artista come elemento fondamentale delle sue tavole, in Joe Shuster il fumetto e i suoi eroi divengono elementi portanti della realtà della narrazione, con i montaggi dello sfondo di alcune tavole che mostrano i primi lavori e personaggi inventati dal duo Siegel e Shuster prima di Superman: Bob Kane che si trasfigura nel Joker nel momento del suo “tradimento” verso i due colleghi o uno Shuster bambino raffigurato come il suo eroe Little Nemo.

Elementi del linguaggio fumettistico che diventano tasselli di realtà, a indicare come in quell’epoca molti autori vivessero completamente assorti negli universi di fantasia che andavano creando e come, per contrasto, fosse forte e cinica invece l’avidità dei proprietari delle case editrici per i quali quegli stessi personaggi erano semplicemente fonte di guadagno e andavano spremuti il più possibile in tal senso.

Joe Shuster di Voloj e Campi si configura dunque come una lettura altamente formativa e un altro tassello importante nella saggistica che indaga e racconta un movimento fondamentale per il fumetto occidentale, come è il genere supereroico statunitense.

Un’opera non scevra dal difetto generato dalla dualità sopra descritta tra sintesi e approfondimento, ma che riflette quanto sia stata impegnativa nella sua costruzione e che tutto sommato restituisce al lettore un quadro ampio su cui approfondire, tramite i titoli presenti nella bibliografia, i vari aspetti di un periodo ricco di tante sfaccettature, di uomini-eroi e di supereroi.

Abbiamo parlato di:
Joe Shuster – La storia degli uomini che crearono Superman
Julian Voloj, Thomas Campi
Traduzione di Leonardo Favia
Bao Publishing, 2018
184 pagine, cartonato, colore – 21,00 €
ISBN:  9788865439739


  1. Per un parere sull’argomento suggeriamo Il fumetto non insegua il realismo di Giuseppe Pollicelli 

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