Lucca Comics: quando Spirit firmò un Contratto con Dio

Lucca Comics: quando Spirit firmò un Contratto con Dio

A Lucca Comics & Games si è tenuto un incontro dedicato a Will Eisner e al suo percorso artistico per celebrare i 75 anni di vita editoriale di Spirit.

Cento di queste nuvolette è una rassegna di incontri organizzati da Pier Luigi Gaspa, nell’ambito di Lucca Comics & Games, volta a celebrare autori e opere che hanno segnato la storia del fumetto. Presso l’Auditorium Banca del Monte si è svolta il 30 ottobre 2015 la conferenza dal titolo 1940-2015: Spirit il detective che firmò un Contratto con Dio. Un’occasione per ricordare la figura di Will Eisner, celebrare il “compleanno” di Spirit, che quest’anno festeggia i 75 anni di vita editoriale (come ampiamente sottolineato dallo speciale che Lo Spazio Bianco ha dedicato al personaggio) e delineare un percorso che muove da Spirit fino ad arrivare a Contratto con Dio e alla genesi delle graphic novel.

Immagine Spirit

Il moderatore Claudio Gallo ha introdotto Andrea Mazzotta, coordinatore editoriale di RW Lineachiara, casa editrice che pubblica attualmente Spirit di Will Eisner in Italia – che durante la fiera ha tuttavia annunciato le sue dimissioni da suddetto ruolo -, e Claudio Ferracci, direttore della Biblioteca delle Nuvole di Perugia (una delle rare biblioteche comunali italiane interamente dedicate al fumetto). Sin dall’inizio dell’incontro, Ferracci ha evidenziato come molti utenti della Biblioteca di Perugia richiedano opere di Will Eisner, senza però conoscere The Spirit. Probabilmente questo è stato legato alle notevoli difficoltà per anni da parte di molti nel reperire l’opera anche a causa della sola presenza di un’edizione costosa non alla portata di tutti (gli Archivi di Spirit).

Spirit è un’opera importante, secondo Ferracci, che contiene e anticipa tutta la grammatica del fumetto eisneriano. Eisner e i suoi collaboratori sono stati tra i primi innovatori del fumetto, avevano impresso in Spirit un’impronta molto autoriale e questo spesso sfugge ad alcuni critici attuali. Ferracci ha sottolineato anche l’importanza di avere un intero staff al lavoro su Spirit: quando Eisner è stato richiamato nell’esercito a Washington durante la Seconda Guerra Mondiale, le avventure del personaggio hanno continuato a essere pubblicate, sempre sotto la sua direzione e supervisione. Ne è derivato un prodotto quasi industriale, con molte mani e molte teste dentro, in cui però era evidente quanto Eisner fosse riuscito a trasmettere una sorta di filosofia del fumetto ai suoi collaboratori arrivando a fargli conservare una certa uniformità stilistica e dando origine a un singolare interscambio tra autori, un evento mai ripetuto nella storia dei comics.The-Spirit Immagine

Dal punto di vista grafico, il bello di questo gruppo era che autori come Jack Cole (popolare per il suo lavoro su Plastic Man) potrebbero aver insegnato a Eisner piuttosto che essere stati loro a imparare, restando meno celebri per non aver legato il proprio nome a uno specifico personaggio famoso. Ferracci si è concentrato poi sull’inchiostratore Lou Fine e sul suo modo di conferire plasticità ai corpi: il suo lavoro sull’anatomia è stato ripreso da grandi autori quali Jack Kirby e Joe Simon, ad esempio. Anche alcuni maestri riconosciuti del fumetto americano, come Wally Wood e Joe Kubert, hanno transitato dallo studio di Eisner. Sono stati inoltre citati Sam Rosen e Abe Kanegson, i letteristi dello studio: a Kanegson, definito “la colonna sonora di Spirit”, si devono parecchie invenzioni nel lettering comunemente attribuite unicamente a Eisner. Gallo ha concluso attribuendo a Eisner il ruolo di “regista” dell’intera operazione.

La riflessione si è poi spostata sull’identità di Spirit e sul “non mistero” della maschera. Ferracci racconta l’aneddoto dell’editor che aveva telefonato a Eisner prima dell’esordio di Spirit per chiedergli se effettivamente fosse un supereroe, come richiesto dalla casa editrice e dal pubblico. Eisner rispose che aveva la mascherina, elemento aggiunto solo per accontentare tale richiesta.
In cosa Spirit è diverso dagli altri supereroi?”, ha chiesto quindi Gallo. Mazzotta ha suggerito che Spirit non era un supereroe, in un certo modo essendolo al tempo stesso. Questo perché nelle storie supereroistiche la trama ruota attorno al supereroe stesso; Spirit invece è un ingranaggio, protagonista delle cosiddette “storie per sottrazione”: con lui dalla centralità del supereroe, si passa al fatto che l’eroe stesso potrebbe indifferentemente esserci o non esserci.
Eisner era maggiormente interessato a raccontare un’atmosfera particolare, includendo sempre metafore di vita. Con Spirit in sostanza poteva raccontare tutto: uno scontro fratricida, un’opinione diversa, temi mai banali. I personaggi erano prismatici, con sfaccettature tali che gli permetterebbero oggi tranquillamente di essere protagonisti di una graphic novel come la concepiamo attualmente.

Anni dopo la conclusione della serie, Eisner ha estrapolato l’umanità e l’emotività dei suoi personaggi e “inventato” le graphic novel. Ferracci ipotizza che, se negli anni ’40 Eisner avesse avuto la possibilità di fare graphic novel, forse ne avrebbe fatte. Se avesse avuto la possibilità di realizzare storie di 200 pagine invece che di 8, forse non avrebbe però avuto quella perfezione nella sintesi che ha costituito un elemento caratteristico di Spirit. Eisner riusciva in poche pagine a dare corpo e anima alle storie in un modo che molti autori non raggiungono nemmeno in centinaia di pagine, arrivando sempre a chiuderle in modo soddisfacente e senza dare l’impressione di un finale affrettato.
Mazzotta ha aggiunto che i finali di Spirit lasciavano sempre adito a una riflessione, un’analisi, una visione della vita sulla quale si può non essere d’accordo ma che è sempre possibile percepire. Alla fine della lettura si esce più ricchi di quando si è iniziato a leggerlo.

Will Eisner
Will Eisner

Dal pubblico, Pier Luigi Gaspa ha citato una storia di Spirit il cui protagonista è un cane che, pur avendo tutto a disposizione, ha l’anelito della libertà: parte all’avventura, senza conoscere il mondo, e viene introdotto in una banda di ladri. Questo episodio è una metafora dell’adolescente che va via di casa e testimonia, oltre alla molteplicità dei temi trattati, la possibilità di realizzare ottimi fumetti senza aver bisogno di parlare costantemente del protagonista.
Altro elemento fondamentale è una certa ironia nel delineare i personaggi, con cui Eisner mostrava una grossa attenzione a quel che succedeva nella vita reale: Mazzotta ha affermato che sembrava applicare “un’iperbole al grottesco”. L’autore newyorkese infatti alzò così tanto i toni, esasperandoli al massimo e spiazzando il lettore, da rendere la discesa narrativamente così vertiginosa da riuscire a chiudere il racconto in modo perfetto.

Un problema editoriale nel ristampare le storie di Spirit nasce dalla necessità di scegliere le copertine: in genere sono splash page oppure particolari di vignette estrapolate dalle storie. Mazzotta ha raccontato invece di aver scelto insieme ai grafici per il recente volume di RW Lineachiara l’immagine di Spirit che legge davanti a un camino perché a suo parere rispecchiava un po’ la figura di Will Eisner che, quando si trovava a raccontare delle storie, sembrava mettersi davanti a un camino e dialogare con il lettore da lì.

Come detto in precedenza, Will Eisner non è solo Spirit. Quella esperienza si concluse poiché probabilmente l’autore aveva ormai sperimentato ciò che doveva. Il motivo per cui aveva accettato questo lavoro proprio era perché gli consentiva di esprimersi con la libertà che gli era necessaria. Dopo Spirit, un silenzio1 di quasi vent’anni prima di Contratto con Dio, in cui Eisner dimostrò di aver fatto tesoro dell’esperienza su Spirit.

La parola magica “graphic novel” è legata alla voglia che il fumetto avesse una svolta epocale, facendo un nuovo passo avanti: il fumetto doveva poter parlare di tutto, della vita. Questo termine è stato poi “tradito”, dicendo: abbiamo un volume corposo e lo chiamiamo “graphic novel”.

ContractwithgodMazzotta ha espresso in seguito alcuni dubbi difficilmente risolvibili riguardo alla genesi di Contratto con Dio: “Eisner voleva rendere pratico e tangibile il suo pensiero, che aveva teorizzato in seguito alla sua esperienza artistica, oppure ha sviluppato il suo lavoro seguendo il proprio istinto?” Secondo Mazzotta l’autore aveva compreso prima di chiunque altro le potenzialità del fumetto.

La domanda di base da porsi quindi diverrebbe: “Che cosa ha spinto Eisner a fare Contratto con Dio?”  Anche questo quesito rimane ampiamente aperto al dibattito, anche se tutti i relatori sono concordi sullo stabilire che senza Spirit, Contratto con Dio non sarebbe mai nato e di conseguenza non avrebbe dato origine, almeno in quel momento preciso, al fenomeno delle graphic novel.

Gallo ha suggerito poi di fare giusto un cenno al rapporto tra Spirit e il cinema, con ovvio riferimento al discusso lungometraggio diretto da Frank Miller nel 2008. Molto interessante, secondo Ferracci, ciò che viene detto nel libro-dialogo tra Eisner e Miller (Eisner/Miller: conversazioni sul fumetto): Miller afferma di essere affascinato dal cinema, mentre Eisner dice “no, noi siamo fumettari, è quello il nostro linguaggio, non il cinema”. Il film sembra essere la diretta conseguenza di questi dialoghi.

Prendendo spunto da una domanda dal pubblico, Ferracci conclude con una riflessione finale sulla reperibilità di fumetti non nuovi. Le difficoltà nel reperire Spirit e la scarsa attenzione che gli è stata riservata in passato, prima dell’edizione RW Lineachiara, rendono evidente la necessità della maggior diffusione di biblioteche comunali con settori di fumetti fornite anche di ristampe o fumetti datati, in modo da permettere a tutti di potersi approcciare a opere dal valore inestimabile come, appunto, quelle di Will Eisner.


  1. Si tratta in realtà di silenzio solo apparente, visto il lavoro di Eisner negli anni ’60 e ’70 per l’esercito americano con PS Magazine; n.d.r. 

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