Al Lucca Comics and Games 2024 Tunuè ha festeggiato i suoi 20 anni di attività in grande stile: oltre al consueto Stand in piazza Napoleone, ha avuto un padiglione tutto suo, la Tunuè Station, in piazza San Giusto; ha organizzato numerosi incontri e attività; ha soprattutto invitato grandi ospiti Italiani e internazionali.
Oltre a presenze ormai abbastanza consuete, come Tony Sandoval e Paco Roca, per la prima volta in Italia è arrivato anche Gene Luen Yang, autore di punta della casa editrice laziale che da quasi due decenni rappresenta uno dei massimi esponenti del fumetto nordamericano, con molte peculiarità.
Parallelamente al suo lavoro come insegnante di Computer Science, dopo aver ottenuto la laurea, inizia la sua carriera nell’autoproduzione, con la serie Gordon Yamamoto and the King of the Geeks, raggiungendo poi il successo con il graphic novel American Born Chinese, diventato nel 2021 una serie TV molto apprezzata per Disney+. A questi, seguono titoli in cui si alterna come sceneggiatore e autore unico, quali Eternal Smile, Prime Baby, Level Up, il pluripremiato Boxers and Saints, la serie di GN Secret Coders, Dragon Hoops, fino al nuovo Un Anno per Amarti (disegnato da LeUyen Pham). Si tratta di lavori che, pur di stampo young adult, sono capaci di intercettare anche un pubblico più maturo. Parallelamente lavora però anche con varie major, prima tra tutte Dark Horse, per cui scrive Avatar – The Last Airbender, serie di successo tratta dall’altrettanto famosa serie animata di Nickelodeon; a questi si aggiungono i lavori in Marvel, in particolare su alcune miniserie di Shang-Chi, e soprattutto quello in DC Comics, per cui scrive Batman/Superman: World’s Finest, Action Comics, la deliziosa serie young adult Superman Smash the Klan e New Superman, in cui crea la versione cinese di Superman. Uno dei più importanti autori americano asiatici, vincitore di numerosi premi tra quali tre Eisner Awards, due Harvey Awards, oltre a essere il primo fumettista nominato al National Book Award (uno dei più importanti premi letterari negli Stati Uniti), a Lucca Comics and Games 2024 è stato protagonista di numerosi incontri, tra cui un interessante dialogo con Kazuo Kibuishi, autore statunitense di origini giapponesi ospitato da il Castoro con cui ha pubblicato la sua serie young adult Amulet (soggetto di una mostra alla fiera lucchese). Sempre sorridente e molto umile, aperto al confronto e carismatico, Gene Luen Yang è stato protagonista, il 2 novembre, di un incontro con la stampa moderato da Marta Perego e tradotto e interpretato da Stefano Andrea Cresti.
Di radici, tradizioni e amore
Un anno per amarti è una commedia romantica ambientata a San Francisco il giorno di San Valentino che esplora, oltre al tema del primo amore, anche quello dei rapporti familiari e delle radici identitarie attraverso la storia della sua protagonista, Valentina Tran. Questi temi sono presenti, in una forma o nell’altra, in tutto il percorso dell’autore, dalle sue opere più personali a quelle supereroistiche. Proprio da questa sua nuova opera, presentata in anteprima a Lucca, inizia il racconto di Gene Luen Yang.
“Un anno per amarti è una storia d’amore, un libro scritto da me e disegnato dalla mia amica LeUyen Pham, ed è ispirato alla relazione con quella che ora è mia moglie.
Abbiamo iniziato a frequentarci quando avevamo vent’anni, lei odiava il giorno di San Valentino perché pensava che fosse una truffa, che fosse un modo per le aziende di farci comprare caramelle e biglietti. Ma io volevo festeggiare con lei perché mi piaceva molto. E la mia soluzione era portarla fuori per la cena del Capodanno lunare cinese invece che per quella di San Valentino, visto che si trovano spesso vicini temporalmente (quest’anno sono a distanza di soli quattro giorni). Così le compravo regali per questa ricorrenza, o le disegnavo questi biglietti con draghi a forma di cuore. E ha funzionato: ha accettato di uscire sempre con me, e ora siamo sposati, tutto è andato a finire bene (ride). Da allora, per me San Valentino e il Nuovo Anno Cinese coincidono, ecco perché Lunar New Year’s Eve – che è il titolo originale del libro – è un momento romantico per me e quindi, dato che volevo da sempre scrivere un fumetto romantico, ho deciso di usare questo tema e questa storia“.
Già in questo si capisce l’importanza della riflessione sul senso delle radici e della cultura di provenienza nel lavoro di Gene Luen Yang partendo sin da American Born Chinese: un percorso non privo di conflittualità, di rifiuto, di approfondimento, di comprensione e infine di accettazione, specie quando si appartiene a una seconda generazione, cresciuta in due culture a volte molto diverse.
“Il mio background culturale è qualcosa con cui ho lottato molto, quando ero bambino. Sono cresciuto in un quartiere dove non c’erano molti bambini cinesi, quindi ho attraversato un periodo della mia infanzia in cui mi sentivo in imbarazzo. Mi vergognavo dell’accento dei miei genitori, del cibo che mangiavamo a casa, dell’aspetto del mio viso. Mi ci è voluto molto tempo per risolvere questo problema e credo che questa sia stata una delle grandi tensioni della mia infanzia. E per questo motivo, sono tornato su questo tema tantissime volte, e adesso abbraccio le mie radici. Penso che sia una parte fondamentale dell’essere umano, capire da dove si viene: è questo che ti collega alle altre persone, non solo a quelle che vivono oggi, ma anche a quelle che sono venute prima di te.
Oltre alla cultura asiatica, un altro aspetto importante della mia identità è che sono stato cresciuto in maniera cattolica. Mia madre si è convertita al cattolicesimo quando è arrivata negli Stati Uniti. Ci sono sempre stati questi due elementi, la cultura cinese e la fede cattolica. A volte erano in tensione, mi sembrava di avere radici ingarbugliate. Per questo ho realizzato Boxers and Saints, perchè sentivo che era una storia che parlava di queste contraddizioni.”
Una questione di generi
Uno degli aspetti più interessanti della carriera di Luen Yang è la capacità di spaziare tra molti generi e declinare di volta in volta temi a lui cari in molteplici ambientazioni, atmosfere e stili narrativi diversi, passando dallo slice of life al racconto storico fino al supereroistico, senza dimenticare il racconto di avventura per ragazzi. Una delle manifestazioni più evidenti di questa capacità è stata la creazione, nel 2016, di Kong Kenan, il “Superman cinese”, e proprio da qui è partita una riflessione sul genere e sulle radici culturali di ognuno di essi.
“Anche se Superman è spesso identificato con Cristo, penso che il concetto di supereroe, anche per ragioni storiche, sia profondamente ebreo, o meglio, ebreo-americano. Il topos dell’identità segreta credo che derivi dall’esperienza ebraico-americana. Superman è stato creato negli anni Trenta, da due ragazzi ebrei, e credo che l’idea di nascondere chi sei per poterti fare strada nel mondo sia una cosa molto ebraico-americana; sicuramento lo era in quegli anni. Quando ho realizzato The New Superman, il Superman cinese, ho esaminato le sovrapposizioni tra la cultura cinese e quella ebraico-americana, da lì è nato tutto. Secondo me, quando il genere si sposta da una cultura all’altra, all’inizio è un’imitazione a buon mercato e ci vogliono diversi anni, forse a volte diversi decenni, perché quel genere acquisti una propria identità.
Penso alla musica rap come esempio. La musica rap è americana, più precisamente afroamericana. Ma ora è esportata dappertutto. Soprattutto in Asia, ci sono gruppi rap molto popolari. In Cina ce n’è uno chiamato Higher Brothers che mi piace molto.
All’inizio, se si guarda al rap cinese, era solo un’imitazione scadente e terribile del rap americano. Poi, lentamente, è cambiato, ha preso la sua strada ed è diventata altro. Questo è ciò che volevamo che fosse Kong Kenan: all’inizio, era un’imitazione a buon mercato del Superman americano, ce ne rendevamo conto, ma speriamo che in questi 24 numeri questo Superman abbia alla fine trovato una propria strada e sia diventato un Superman a tutto tondo, un personaggio con un suo approccio alla vita, inserito nella cultura dove lo abbiamo collocato. Alla fine, (Superman) diventa niente più che un punto di partenza, che può essere trapiantato in una cultura diversa“.
Il rapporto con i generi e con le radici cambia però nel corso delle generazioni, come lo stesso Yang nota nei suoi figli: un cambiamento che rispecchia l’evoluzione degli ultimi 20 anni, quelli che sono passati dall’uscita di American Born Chinese
“I miei figli sono molto diversi da me. Il quartiere in cui viviamo ora è forse al 70-80% asiatico-americano. Crescono con molti bambini che gli assomigliano. Non credo che abbiano gli stessi problemi di identità che ho avuto io. Leggono i miei libri, magari gli piacciono, ma non credo che si relazionino con essi.
Ricordo di aver letto un numero di Hulk scritto da Greg Pak, l’ideatore di War World Hulk. Si trattava di un numero di Hulk in cui, per un po’ di tempo, Hulk era un ragazzo coreano-americano, Amadeus Cho. C’era poi un numero che riuniva tutti i supereroi asiatici e asiatico-americani, combattevano il crimine e poi andavano a un barbecue coreano per festeggiare insieme. A un certo punto litigano per il conto, una tipica rappresentazione di un cliché asiatico. L’ho portato a mio figlio e gli ho detto: “Devi leggerlo. Questo è rivoluzionario.” L’ha letto e mi ha detto: “Non capisco cosa ci sia di speciale”. Non credo che si sia mai sentito fuori posto come mi sentivo io alla sua età.
Inoltre, ho presentato i miei libri in comunità molto diverse, e ho visto che di solito sono i figli degli immigrati quelli che entrano più in sintonia, non importa da dove vengano i genitori. Se i tuoi genitori sono nati in America, non credo che si formi un forte legame con la cultura dei genitori. L’infanzia in America è diversa da quella di quando ero bambino? Credo che dipenda soprattutto da chi sei e dalla comunità in cui cresci.”
Le radici del racconto: tra stile e forma narrativa
Due delle caratteristiche di Gene Luen Yang, oltre alle tematiche, sono la raffinatezza narrativa e la poliedricità del racconto, soprattutto nelle opere creator owned. In American Born Chinese, tre storie apparentemente dissociate vanno ad unirsi grazie a un abile colpo di scena; i due volumi in cui è diviso Boxers and Saints mostrano la stessa storia è raccontata da prospettive diverse; in Dragon Hoops il racconto del basket scolastico unisce l’esplorazione dello sport e la storia dei protagonisti; anche in Superman annienta il Klan si parte dalle storie di uno sceneggiato radiofonico per costruire una storia che è al tempo stesso avventure di detective in erba e puro supereroismo. Tutto si riconduce al modo di lavorare dell’autore.
“Pianifico molto prima di scrivere, non riesco a fare altro. Devo fare un sacco di schemi per capire dove la storia andrà a parare. Per American Born Chinese ho fatto tante bozze per capire come le tre storie si sarebbero incastrate. All’inizio volevo fare una storia che riguardasse le mie origini cinesi: mi sono venute in mente tre idee ma non riuscivo a decidere quale mi piacesse di più. Così all’inizio, quando stavo delineando il tutto, cercavo di collegare tutte e tre le idee in un’unica storia, e cercavo anche l’effetto sorpresa. Alla fine mi sono reso conto che le storie appartenevano a tre generi diversi. Credo che a volte sia così che ci si sente quando si è immigrati, come se si passasse da un genere all’altro.
A casa mi sembrava di vivere in una certa storia: parlavamo cinese, avevo un nome cinese, i miei genitori avevano certe aspettative. Poi, quando sono andato a scuola, è stato completamente diverso: parlavo una lingua diversa, avevo aspettative culturali diverse, quindi mi sentivo in una storia completamente diversa. E ovviamente in ogni storia c’era molta cultura pop dell’epoca: ad esempio, il cugino Chinky è ispirato a molti personaggi dei film dei miei anni, ad esempio il personaggio di Long Duk Dong in un film chiamato Sixteen Candles (in Italia Un compleanno da ricordare, NdR) di John Hughes (regista di, tra gli altri, Mamma ho perso l’aereo, NdR), che è uscito quando ero ragazzo: è un personaggio che è uno studente di scambio cino-americano con cui mi identificavo molto.”
A prescindere dal genere e dai temi della storia, le opere di Gene Luen Yang hanno il pregio di poter essere comprese sia dagli adulti che dai ragazzi e i bambini, grazie anche a uno stile molto chiaro, semplice, lineare, che predilige la narrazione alla ricercatezza. Uno stile che nasce, a detta di Yang, da una necessità e da un limite.
“Credo di essere un disegnatore passabile, abbastanza bravo da riuscire a fare un fumetto, ma non molto di più. Quando faccio i miei fumetti cerco di dare la priorità alla chiarezza, prima di ogni altra cosa. Voglio che l’azione sia chiara, voglio che l’ordine di lettura sia chiaro, voglio che sia chiaro come muoversi sulla pagina. I miei limiti hanno influenzato il mio stile. Se mi confronto con LeUyen Pham, lei disegna in modo molto naturale: a lei ci sono voluti sette mesi per finire le 340 pagine di Un anno per amarti, compresi inchiostri, colori e lettering. A me ci sono voluti cinque anni per disegnare American Born Chinese. Il mio stile e la mia capacità sono questi, vorrei fare di più ma semplicemente non riesco (ride).”
Sempre parlando del disegno e dello stile, le limitazioni indicate da Yang non riguardano sicuramente l’approfondimento e la ricerca fatta per ogni storia, per rendere al meglio ogni dettaglio rappresentato su tavola e dare un senso di veridicità al proprio racconto, come si capisce da un aneddoto particolare legato a un passaggio particolare di Un anno per amarti.
“Nel primo abbozzo del libro non c’era la danza del leone, ma solo quando ho aggiunto questa sequenza la storia ha iniziato a funzionare e i pezzi sono andati al loro posto. Questa danza è una parte importante del Capodanno cinese, quindi non so perché mi ci sia voluto così tanto per pensarci (ride). Nella danza del leone due persone che diventano una sola creatura, c’è un ritmo di tamburo che accompagna la danza e dovrebbe simboleggiare il battito del cuore del leone, una cosa molto romantica. Per realizzare questo passaggio ho fatto prima di tutto uno schizzo che ho passato a LeUyen, lasciando tutto lo spazio perchè realizzasse la sua magia. Poi, prima di passare agli inchiostri finali, abbiamo contattato una consulente per la danza del leone, la Sifu Mimi Chan, molto famosa perchè è stata consulente del primo Mulan, che ci ha mostrato questa danza nel suo studio di Orlando e poi ci ha messi in contatto con lo Sifu Richard Ow per andare nel suo studio per provare i costumi, sentirne il peso e tutto il resto. Questo, per me, significa fare il fumettista, immergendomi completamente nella storia e nei suoi dettagli.“
Come detto sopra, i fumetti di Luen Yang, pur essendo leggibili da tutti, spesso si avvicinano al genere young adult e sono particolarmente adatti per ragazzi e bambini, grazie a storie coinvolgenti, uno stile comprensibile e temi molto concreti e sempre attuali. Yang fa parte di un folto gruppo di autori e autrici di fumetto per bambini e ragazzi, che negli ultimi anni sta vivendo un vero e proprio rinascimento, negli Stati Uniti come in tante altre parti del mondo.
“Quando ero bambino, i fumetti di supereroi venivano visti come letture per ragazzi, perché era effettivamente così: la maggior parte delle persone che leggevano questi fumetti erano ragazzi. Crescendo, nessuno leggeva più fumetti, e ricordo ancora come si pensava che negli anni ’90 il fumetto sarebbe morto. Agli inizi del 2000 questa tendenza si è invertita grazie soprattutto a graphic novel e manga. Quando ero ragazzo, in pochi leggevano fumetti; oggi quasi tutti i compagni dei miei figli leggono fumetti, in un modo o nell’altro. Ci sono tanti autori e autrici molto letti tra bambini e ragazzi, come Raina Telgemeier, oppure Kazuo Kibuishi. Credo che ci siano diversi fattori che spiegano questa rinascita. Il primo è il manga, che in termini di offerta è sempre stato più avanti del fumetto USA, dato che produce storie per ogni età. Inoltre, dato che oggi cellulari, tablet, schermi di ogni tipo stanno distogliendo sempre più l’attenzione dei ragazzi dai libri, per riportarli alla lettura sia gli insegnanti che i genitori usano qualsiasi mezzo, compresi appunto i fumetti, perchè una buona graphic novel, ben costruita e realizzata, grazie alle sue immagini, può far rinascere l’interesse dei ragazzi alla lettura“.
E proprio parlando di schermi e altre forme di intrattenimento, l’incontro si è chiuso con una domanda sull’adattamento a serie TV per Disney+ di American Born Chinese, e sul suo coinvolgimento in questo lavoro, che, necessariamente, si discosta in alcune parti dal fumetto.
“Era la prima volta che lavoravo con Hollywood. Avevo sentito storie orribili da altri colleghi, ma per fortuna a me è andata bene. Melvin Barr, il produttore esecutivo della serie, e Kelvin Yu, che è lo showrunner, e io abbiamo avuto una riunione all’inizio della produzione e abbiamo preso due decisioni importanti sull’adattamento, ovvero trarre una serie da questo fumetto e soprattutto ambientarla ai nostri giorni. Il fumetto è vagamente ambientato negli anni ’80 e ’90, durante la mia adolescenza. E, date quelle scelte, sapevamo che la serie televisiva sarebbe stata molto diversa dal fumetto: mentre questo ha un inizio e una fine, nella serie ogni episodio deve avere un suo inizio, una sua parte centrale e una sua fine. Da questo deriva necessariamente che il mondo e la storia nella serie non possono che essere diversi da quelli del fumetto. Per questo, ad esempio, i personaggi dei genitori, che non compaiono nel libro, sono una parte importante dello show. Stessa cosa per il personaggio di di Michelle Yeoh. Un altro aspetto importante da tenere in considerazione è che l’esperienza degli asiatici americani oggi è molto diversa da quella degli anni Ottanta. Kelvin Yu è stato molto bravo a catturare il cuore e le emozioni del libro, ma in modo molto diverso. La mia speranza è che, leggendo il libro e guardando lo show, si possa capire cosa è successo agli asiatici americani tra quei decenni.”
Al termine di questo incontro molto intimo e ricco di spunti, non si può non tornare a leggere le molte e multiforme opere di Gene Luen Yang con nuova consapevolezza, cercando di riannodare il discorso di un autore forse non sempre preso in considerazione, ma che si può annoverare tra i più importanti fumettisti statunitensi degli ultimi anni.
Reportage del Press Cafè di Lucca Comics and games del 2 novembre 2024.