LoSpazioBianco e il valore della critica

LoSpazioBianco e il valore della critica

Prima di una serie di riflessioni de LoSpazioBianco sulla propria attività. L'intento è di far emergere i punti focali del nostro fare critica secondo il nostro approccio all'analisi delle opere e alla loro proposta. In questo primo intervento, osserviamo la nostra attività dal punto di vista della relazione con il...

Questa che segue è la prima di una serie di riflessioni de LSB sulla propria attività. Il nostro intento è quello di far emergere i punti focali del nostro fare critica di fumetto; tutto quello che scriviamo deve essere sempre inteso in senso problematico, non assertivo e comunque riferito al nostro approccio all’analisi delle opere e alla loro proposta.1
In questo primo intervento, osserviamo la nostra attività dal punto di vista della relazione con il mercato.
Il nostro auspicio è che da queste osservazioni possa nascere un sano dibattito, sul sito sotto forma di commenti o altrove nella rete.

Che cosa fa la critica?
Lavora sulle opere, con le opere: le analizza, studia, riflette su di esse e a partire da esse.
Si interroga: sul loro significato, sulla relazione che intercorrono fra esse e con il mondo; sulla loro genesi, sui loro autori.
Propone: ulteriori approfondimenti o percorsi critici, indispensabili per non inaridirsi.
Ma deve anche parlare ai protagonisti del mondo editoriale: editori, autori e lettori. Agli editori propone autori e stili; agli autori tematiche e approcci stilistici; ai lettori percorsi di lettura. Costoro possono fare a meno della critica; la critica deve chiedersi che senso ha, se non li raggiunge e influenza.

Che cosa significa influenzare?
Significa contribuire a formare i criteri di scelta: indurre un lettore a leggere, forse anche acquistare, un albo; un autore a trattare un argomento; un editore a interessarsi a un autore o a un’opera. Condizione necessaria di questa influenza è che editori, autori e lettori abbiano fiducia nella critica; in particolare le riconoscano autorevolezza. Se questa condizione viene meno, non si ha influenza e la critica rimane al più chiusa nel suo cerchio. Di nuovo: che senso ha una critica che comunica solo con sé stessa?

Ma in questa visione come si afferma la qualità della critica?
La qualità della critica cresce se funziona un circuito critico, cioè un insieme di realtà che da una parte producano materiale critico, dall’altra interagiscano fra loro, con reciproche segnalazioni critiche, stimolandosi a vicenda. Parte del sano funzionamento di questo circuito dovrebbe essere l’esperienza di collaborazione con più testate da parte di chi scrive, in modo da sperimentare più approcci e linee editoriali. Questo perché, a dirla con uno slogan, la critica non esiste: esistono i critici. Individui che producono articoli, recensioni; partecipano a incontri, animano discussioni.

E su cosa si basa l’autorevolezza dei loro articoli?
Ecco (il calembour è d’obbligo) il punto critico. Una critica è autorevole nella misura in cui è influente; ed è influente nella misura in cui è autorevole. Ancora lo ripetiamo: autorevolezza è sinonimo di capacità di influenzare le scelte. Si tratta di un processo di interazione fra critica da una parte e editori, autori e lettori dall’altra. Non c’è un albo, un’associazione professionale, un patentino che autorizza a separare la critica (i critici) fra valida e non valida. Nemmeno l’entità del reddito del critico è di per sé un criterio2. Dal punto di vista della relazione con il mercato, se un articolo smuove le vendite, quell’articolo è autorevole; se un critico riesce a promuovere un autore, quel critico è autorevole. Se “autorevole” suona troppo impegnativo, possiamo sostituirlo con “significativo”. Anzi, nel approccio di questo discorso, l’aggettivo appropriato è “influente”.

Ma la critica influenza il mondo del fumetto?
Per ragionare, bisognerebbe partire dall’analisi dell’andamento delle vendite in funzione della pubblicazione di articoli su riviste e siti; indagare sui criteri di scelta degli editori; sulle motivazioni degli autori. Senza questi dati, si ragiona sulle sensazioni. Quante copie muove una recensione di Luca Raffaelli su Repubblica, di Andrea Fornasiero su FilmTv, un post di Luca Boschi sul suo blog, un articolo su lospaziobianco.it? E poi: chi li legge? Forse il lettore di Repubblica non frequenta le fumetterie; forse i lettori de lospaziobianco.it sono troppo pochi e troppo squattrinati. Ecco: su questo punto possiamo solo indicare la necessità di approfondimento.

Questa insistenza sulla capacità di influenzare, piuttosto che sulla qualità, non indica forse un desiderio di partecipare al mercato?
No, intende sottolineare il punto critico che dobbiamo affrontare. Come detto prima, la crescita qualitativa è responsabilità primaria del circuito critico stesso: è un imperativo. Ma la critica è uno strumento e il suo affinamento è il perfezionamento di uno strumento. L’interazione con il mondo del fumetto è invece un obiettivo. Il perfezionamento di uno strumento che ne trascuri l’utilizzo è una perversione tecnica.

Ma il web non ha cambiato il rapporto fra critica e mercato del fumetto?
L’accesso al web ha dato la possibilità di creare comunità e punti di riferimento (siti, forum, blog), per i quali però, come scritto sopra, manca una misurazione della capacità di influenza e con i quali chi scrive ha troppo spesso un rapporto esclusivo che rallenta la crescita professionale. Inoltre, data la disponibilità di molti autori a proporsi in prima persona sul web, il lettore può interagire direttamente con loro e questo è oggettivamente più suggestivo che leggere un articolo di critica. Dato che ognuno possiede un tempo limitato da dedicare a simili attività, ecco che lo può esaurire tutto leggendo direttamente quello che gli autori scrivono; e scrivere direttamente a loro, essere da loro contattati. Diciamocelo: non c’è paragone. Chi può appassionarsi ad una corrispondenza con Ettore Gabrielli o Simone Rastelli? 

Bene: e voi de Lo Spazio Bianco?
Lo Spazio Bianco è un caso esemplare di critica prodotta da non professionisti. In effetti, alcuni membri del gruppo collaborano o lavorano nell’ambito dell’editoria, ma qui assumo una catalogazione del gruppo, per la quale conta il fatto che la maggior parte sono appassionati, che vivono d’altro (si comprano i fumetti di cui scrivono, li leggono in treno o nelle ore rubate ai lavori domestici e cose così).
Il fatto che sia stato proprio il lavoro su lospaziobianco.it a far nascere alcune collaborazioni (saltuarie o meno) fra membri del gruppo e l’editoria significa che il sito ha consentito la formazione di professionalità valide, apprezzate dall’editoria stessa. Penso a Ettore Gabrielli, Alberto Casiraghi, Guglielmo Nigro, Davide Occhicone, Valerio Stivè; e anche ad Andrea Leggeri, Giovanni Marchese, Andrea Mazzotta, Stefano Ascari, Davide Caci, che hanno scelto di collaborare con noi. Il loro percorso ci dà l’idea che lospaziobianco.it sia intanto un ottimo incubatore di professionalità.
Se e quanto poi lospaziobianco.it influenzi le vendite, gli autori, gli editori, su questo purtroppo non siamo in grado di dire alcunché. La distanza fra uscita delle opere e quella degli articoli che le riguardano o il tentativo di recuperare anche opere uscite da tempo, combinato con la breve vita media di un’opera sul mercato, forse pone le condizioni di una scarsa capacità strutturale di influenzare il mercato stesso.

Il fatto che Lo Spazio Bianco non sia sul mercato complica questa analisi.
Sì, certo. Se fosse una testata con un bilancio, che deve fare i conti con entrate e uscite, avrebbe forse una certa misura del proprio seguito e della propria valutazione. Purtroppo, situazione comune a tutto il circuito critico web, non si può ragionare nemmeno sugli investimenti pubblicitari.

Manovrate al buio?
In questa situazione diventa fondamentale l’interazione con i lettori, ma anche da questo lato lamentiamo uno scarso riscontro. Ne abbiamo più dagli autori, che sono professionalmente interessati a quanto scriviamo. Però questo rischia di sbilanciare la nostra visione. Le critiche di Recchioni sono sempre utili, ma provengono da una voce; sarebbe importante riceverne da decine e centinaia di altri punti di vista, per meglio capire l’effetto del nostro lavoro.

Rapporto con i lettori e investigazione del mercato sono quindi vostri impegni di lavoro?
Sì, direi che dopo oltre dieci anni di attività è giunto il momento di tentare di capire quanto pesiamo. E questo potrebbe essere un programma di lavoro per il prossimo decennio.

 

Le illustrazioni che accompagnano questo pezzo sono, in ordine di apparizione, di Edward Gorey3, Lorenzo Mattotti4 e Lewis Trondheim5.


  1. Il discorso che affrontiamo è ampio e vi suggeriamo per approfondire i seguenti interventi.
    L’impossibile critica di Harry: harrydice.blogspot.com/2011/04/limpossibile-critica-3
    La critica fumettistica in Italia, di Giuseppe Pollicelli: www.adlp.it/critica 20fumettistica
    Qualche opinione da parte di Marco Pellitteri: conversazionisulfumetto.wordpress.com/2011/06/20/qualche-opinione-sulla-critica-e-lo-studio-del-fumetto-in-italia-e-in-generale
    La risposta a Pellitteri di di Giorgio Messina: www.fumettodautore.com/magazine/moleskine/2676-la-presunta-superiorita-del-metodo-accademico-come-unica-via-della-critica-del-fumetto-nella-teoria-di-marco-pellitteri-e-nella-pratica-di-matteo-stefanelli- 

  2. Certo: chi riesce a vivere del lavoro di critico avrà possibilità di dedicare molto più tempo alle proprie ricerche e questo lo mette in condizione di curare il proprio lavoro molto meglio rispetto a un non professionista. Ma l’autorevolezza discende dalla sua opera, non dalle condizioni in cui lavora. 

  3. en.wikipedia.org/wiki/Edward_Gorey 

  4. it.wikipedia.org/wiki/Lorenzo_Mattotti 

  5. it.wikipedia.org/wiki/Lewis_Trondheim 

8 Commenti

8 Comments

  1. mario

    23 Giugno 2011 a 15:23

    E’ un articolo molto interessante, simone (ti do del tu), che apre numerose domande, molte di più di quelle da te poste, e che va affrontato con calma, senza fretta. Oviamente aevo gia’ letto quasi tutti gli interventi che indichi in coda al pezzo..
    il mio personalissimo parere è che la critica sul fumetto è complessa; lo è per noi appassionati di fumetti ( che volontariamente ci cimentiamo con essa),più che agli studiosi di sociologia ed agli  accademici. E Non credo che noi volontari, siamo molto influenti sul mercato..
    Seguirò con attenzione gli altri interventi che LSB riserverà a questo argomento, perchè ho voglia di imparare e di migliorarmi, anche se non sono un critico.
    mario

    • Simone Rastelli

      25 Giugno 2011 a 08:20

      Ciao Mario,
      intanto grazie per il commento.
      In effetti anche fra noi di LSB l’uso del termine “critico” ha fortuna non omogenea. Io stesso preferisco realisticamente indicarmi come lettore appassionato e, idealmente, penso a questa mia attività come divulgazione.
      Complessità dell’argomento: la storia del parto di questa serie di articoli ne darebbe una buona idea: tantissimi punti di approfondimento, tantissime questioni che si aprivano.
      Alla fine abbiamo deciso di affrontare l’argomento in maniera plurale, cioè proponendo una serie di interventi che nascono da una discussione, ma sottolineano dimensioni diverse, da punti di vista  e con sensibilità individuali.
      A presto,
      simone

  2. Alessandro Parenti

    2 Luglio 2011 a 12:37

    Cari dello LSB… temo che la questione della Critica sia un problema che riguarda tutti i campi della cultura in genere. Temo che la “Critica Buona” abbia perso gran parte del suo “potere”(influenza) a discapito della semplice pubblicità/prOmozione, spesso mascherata da critica (pessima). E questo è un vecchio discorso. Naturalmente il Fumetto è quello che se la passa peggio.
    Io, d’altronde, credo fortemente in una critica capace di spostare giudizi..influenzare..promuovere intelligentemente. Internet in questo senso ha una valenza positiva e una negativa. Può arrivare a “tutti”, ma proprio per questo, spesso arriva a pochi. Troppi siti, troppo tutto dispersivo. Scegliere diventa questione complessa. Buttarsi dunque in edicola? Di questi tempi neanche Salgari…!!!! Sono un BUON appassionato di fumetti, e forse proprio per questo attento a tutto ciò che gravita intorno a questo mondo. LSB rimane, a mio modesto parere, una finestra sempre aperta sul fumetto. Una finestra dalla quale ci si affaccia sempre più volentieri. 
    Alessandro da Pisa

    • Simone.rastelli

      3 Luglio 2011 a 08:14

      Ciao Alessandro,
      intanto, grazie della stima e poi, mi raccomando, se hai indicazioni e critiche (costruttive), non esitare a scrivercele. Come scritto, vista la natura del nostro lavorare, il riscontro e l’interazioe con i lettori sono l’unico modo per avere una visione dall’esterno di ciò che facciamo.
      Anche noi abbiamo da tempo scartato l’edicola, ma seguiamo iniziative come fumettologicamente, che, dopo lunga avventura cartacea, pubblica su lulu.com. La questione fondamentale è: che cosa offre di più una raccolta di questo tipo, rispetto al sito? La disponibilità off-line? la possibilità di raccolte tematiche?
      Il web e l’autopubblicazione in formato elettronico sono strumenti potenti, ma strumenti: che debbono essere scelti in base ad un obiettivo, e in base alle forze che si hanno a disposizione. Noi stiamo riflettendo.
       
      Simone

  3. Alessandro Parenti

    4 Luglio 2011 a 17:18

    Caro Simone.. torno sull’argomento. 
    Concordo in toto con il tuo articolo. L’obiettivo della critica è l’interazione con il mondo del fumetto(in questo caso). Concordo sul fatto che deve essere influente. Io ti scrivo dalla barricata dei lettori, e solo di questo posso parlare. Cosa posso fare però? Posso interagire con voi… scrivendo.. rispondendo.. ascoltando.. naturalmente leggendo… provare a proporre! Insomma, esserci!!Il Web d’altronde è tutto questo.
    L’edicola? Avventuriosamente ti dico che LSB ci starebbe bene. Meglio di Fumo di China(che comunque compro e apprezzo). Fratello cartaceo delle versione webb! Avrei visto di buon cuore LSB curare la parte didattico/critico/di approfondimento della rivista Animals (assai carente da quel punto di vista. Mi riferiso soprattutto a quegli articoli “completamente” fuori tema apparsi sulle pagine della rivista… davvero bisogna scivere di monnezza e terremoti? urge? O era solo un tentativo “acchiappa lettori adulti”? che tanto il fumetto da solo non si regge in piedi….!!! Ma questo è un altro discorso…).
    Vi seguirò con estrema attenzione e curiosità e partecipazione. Un suggerimento? Beh… ci sarebbe, e molto ambizioso: la Storia del fumetto Italiano… a puntate! Non c’è niente in giro di veramente Definitivo!! A voi la grana!!
    Alessandro

    • Simone Rastelli

      6 Luglio 2011 a 08:39

       
      Ciao Alessandro,
      la tentazione cartacea è sempre viva a LSB, ma per ora riusciamo a tenerla sotto controllo. Due iniziative, il volume dedicato al 24 Hours Comics e l’annuario, ci hanno dato la misura dell’impegno necessario: chi vi si impegnò realizzò ottimi risultati, ma riscihò anche la medaglia alla memoria.
      Per ora, il nostro campo d’azione resta il web. Ma in redazione, come scritto sopra, idee e discussioni fioriscono vivaci.
      Su iniziative di grande respiro, come una storia del fumetto: richiedono una cura editoriale capillare e capacità di programmazione molto elevate. Che dire? Vedremo. Al momento, siamo orientati su progetti di orizzonte più contenuto, i nostri speciali, di cui siamo decisamente orgogliosi. In questi giorni abbiamo pubblicato lo speciale sul fumetto per bambini, curato da Guglielmo Nigro e, fra i tanti in cantiere, segnalo quello dedicato alla fantascienza italiana, curato da Luigi Serra. Tanto per dare un’idea del lavoro dietro uno speciale, tieni conto che possono volerci da uno a tre mesi per passare dalla proposta alla pubblicazione (e attualmente non siamo in grado di curarne più di un paio contemporaneamente).
      Sulla collaborazione con riviste: bel tema. Una nostra antica idea era stata quella di essere anche una sorta di agenzia, per fornire supporto a iniziative professionali. Non facile da realizzare, soprattutto perché richiede presenza costante presso gli editori. Anche su questo, vedremo: Abbiamo percorso una lunga strada, e non abbiamo intenzione di fermarci.
       
      Simone

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