Sarebbe facile liquidare il manga de Lo sfigatto (Nekonaughey) come semplice divertissement con protagonista un placido felino paffuto e sfortunato.
Le sue brevi disavventure si sviluppano in striscia (che nel senso di lettura alla giapponese si struttura in verticale) attraverso poche variazioni tematiche, sfruttando una ripetitività che diventa elemento di riconoscibilità e un disegno semplice e sufficientemente kawaii (“carino e coccoloso”). Storielle in gran parte mute, brevi cronache delle azioni maldestre del gatto protagonista o situazioni frustranti comuni un po’ a tutti – al netto della specificità del suo essere giapponese, quindi alle prese con bacchette, soba e locali di karaoke. È però interessante riflettere su quanto sia moderno nella concezione il personaggio dello Sfigatto ideato da Q-rais.
Questo fumetto infatti si manifesta come spiccatamente post-meme: infatti, queste strisce appaiono già pronte per essere prese, adattate ad altre tematiche e date in pasto ai social per diventare virali. Una caratteristica che non appare forzata o gratuita, ma derivante da un linguaggio e da un ritmo tipico dei meme e che risulta acquisito, elaborato e fatto proprio dall’autore.
Per certi versi la lettura sequenziale delle strisce ne mina un poco la spontaneità e la freschezza, rivelando la leggerezza delle storielle e la poca varietà, ma appare piuttosto chiaro come sia stato naturale per il personaggio diventare tanto popolare in Asia fino ad arrivare da noi.
Abbiamo parlato di:
Lo sfigatto – Nekonaughey
Q-rais
Traduzione di Cristian Posocco e Yaeka Yoshida
Star Comics, 2019
136 pagine, brossurato, colori – 12,00 €
ISBN: 9788822613059