Nel percorso autoriale di Dino Battaglia la prima metà degli anni Sessanta del secolo scorso ha rappresentato un periodo di intensa collaborazione con il Corriere dei Piccoli e l’ultimo step professionale caratterizzato da una serie di compromessi “editoriali”, dei quali si sarebbe liberato a partire dal 1968 e dall’approdo sulle pagine di linus, che ha segnato il momento di sintesi e del raggiungimento della piena maturità di stile e segno dell’artista.
Gli anni del Corriere sono dunque quelli di una produzione intensa di fumetti di avventura, di adattamenti di classici della letteratura, suddivisa in storie per un pubblico di giovanissimi e per lettori un po’ più grandi, spesso realizzate su testi di Mino Milani. E, alla luce della svolta artistica che avrebbe intrapreso Battaglia di lì a pochi anni, in quelle storie si possono già individuare le premesse e le anticipazioni di come si sarebbe evoluta la cifra dell’autore, tanto quanto le idiosincrasie che l’imposizione di rigide regole editoriali generavano nei suoi disegni.
Nel 1962 e poi nel 1965 le pagine del Corriere dei Piccoli ospitarono una doppia avventura di stampo fantascientifico disegnata da Battaglia su testi di Milani: Selena e I cinque della Selena. Benché non sia mai stato chiarito – come Gianni Brunoro esplica nella prefazione al volume delle Edizioni NPE che raccoglie le due storie – se lo sceneggiatore avesse già in mente sin dall’inizio di suddividere l’opera in due parti o se il seguito sia nato solo successivamente alla conclusione di Selena, i due fumetti danno luogo a una narrazione unica, sebbene caratterizzata da un cambio di punto di vista tra la prima e la seconda parte che si riflette in una differenziazione del messaggio educativo/informativo che Milani voleva trasmettere ai lettori.
L’anno è il 2011 e un’astronave rintraccia nello spazio una capsula contente il diario di bordo della Selena, nave spaziale scomparsa venti anni prima dopo aver raggiunto Marte. Arrivati sul pianeta rosso i cinque componenti dell’equipaggio avrebbero scoperto le tracce di una civiltà molto avanzata e pacifica che aveva deciso di abbandonare Marte per trasferirsi sul lontanissimo pianeta Sirio, con lo scopo di sfuggire al sicuro arrivo, prima o poi, dei terrestri “guerrafondai”. Affascinati dalla scoperta, i cinque astronauti decidono di intraprendere un viaggio verso Sirio, affidando il loro racconto a un diario spedito verso la Terra.
Si conclude qui la prima storia, Selena, per poi riattaccare nella seconda parte esattamente laddove si era interrotta: a seguito delle rivelazioni contenute nel diario di bordo della Selena, il governo terrestre decide di accelerare i preparativi per la conquista di Marte, sia per scoprire i segreti tecnologici dell’antica civiltà aliena, sia per riuscire a raggiungere Sirio. Venuti a conoscenza delle mire della Terra, i cinque dell’equipaggio della Selena, che ormai sono diventati cittadini di Sirio, decidono di tornare su Marte per fermare i piani dei terrestri guidati dal fanatico generale Prade.
Da un punto di vista narrativo, è evidente che le due storie si connotano per un approccio diverso alla trama. Selena è una classica storia di esplorazione spaziale che ricorda numerosi racconti della cosiddetta fantascienza Golden Age. Un’avventura ricca di suspense e mistero, con un finale positivo e aperto.
Ne I cinque della Selena il cambio di prospettiva porta a un racconto di guerra, che prende i toni di un thriller ricco di pathos e angoscia, con un finale malinconico e amaro, realistico e poco consolatorio.
In questo elemento possiamo riscontrare l’attualità di un fumetto di circa sessant’anni fa: una scrittura contemporanea tanto nell’approfondimento psicologico dei personaggi quanto nella costruzione, con espedienti come l’orologio che nelle vignette scandisce le ore finali della vicenda, alzando la tensione fino al rilascio della stessa nel finale realistico e duro.
Tale modernità di scrittura si accompagna a una inaspettata contemporaneità di contenuti, a partire dall’aspirazione dell’uomo a raggiungere Marte – obiettivo oggi attuale come mai prima – fino all’atteggiamento dittatoriale e dispotico del generale Prade, a ricordarci che gli ultimi ottant’anni di (relativa) pace che il mondo libero ha vissuto sono assimilabili a una parentesi nell’indole bellicosa e conquistatrice che caratterizza la razza umana.
È chiaro che, a fianco di aspetti più attuali, i due fumetti presentano elementi che ne evidenziano l’età, come la narrazione didascalica tanto nei dialoghi quanto nell’uso ridondante delle (appunto) didascalie. Nell’ottica però di un prodotto a fumetti destinato a un pubblico di giovani e scritto decenni fa, le componenti più contemporanee di scrittura e contenuto ne fanno comunque un’opera ancora piacevolmente fruibile.
I disegni di Dino Battaglia giocano un ruolo preponderante nella completa riuscita delle due storie e nel loro appeal contemporaneo, sebbene alcune direttive editoriali e compromessi mettano in evidenza la datazione di questo lavoro. A cominciare dalla struttura delle tavole, una fitta griglia a quattro o cinque strisce, ciascuna suddivisa in molte vignette, secondo il dettame della redazione che chiedeva un’alta densità di disegni per giustificare il rapporto costo della rivista/tempo di lettura agli occhi dei genitori dei giovani fruitori.
La narrazione viene azzoppata da questa scelta, nella misura in cui i disegni non riescono mai ad avere lo spazio necessario per vignette d’impatto o la rappresentazione di campi lunghi. Va detto che Battaglia riusciva a ottenere spesso delle deroghe a queste imposizioni e anche in queste due storie troviamo vignette più grandi che occupano due strisce e che spezzano il rigoroso ritmo imposto.
Questi compromessi limitano l’estro di Battaglia che sfoggia comunque un tratto realistico e dinamico che colpisce soprattutto per il design di astronavi e città aliene. Quella messa su pagina dall’artista veneziano è una fantascienza che potremmo definire “hard”, cioè realistica e possibile; una fantascienza che parte dal dato oggettivo del proprio tempo per immaginare sviluppi tecnologici possibili e non utopistici. Guardando la tecnologia immaginata da Battaglia vengono in mente le tavole delle quasi coeve Sky Master & the Space Force di Jack Kirby [link recensione] (1958) e per certi aspetti anche i disegni de L’Eternauta di Francisco Solano Lopez (1957): fumetti in cui il dato reale si fonde con un fantastico assolutamente credibile.
Abbiamo accennato al fatto che Selena e I cinque della Selena appartengono alla produzione di Battaglia degli anni subito precedenti alla sua maturazione completa di autore libero da compromessi e capace di portare su pagina uno stile che coniugava le sue due anime professionali: quella dell’illustratore, cioè di colui che attraverso un’immagine descrive, e quella del fumettista, che attraverso le immagini narra. Connubio che avrebbe visto la luce in opere come l’adattamento di Moby Dick (pubblicato sulla rivista Sgt. Kirk) e le trasposizioni di classici dell’Ottocento di autori come Poe, Lovecraft, Stevenson e Hoffmann sulle pagine di linus e alterlinus.
Questa sintesi in queste due storie è ancora in nuce: il pennino dell’illustratore che vuole cesellare ogni vignetta arricchendola di dettagli si scontra con il pennello del fumettista, che deve dare vita a una sequenza di disegni e gioco forza necessita di un tratto più veloce e anche meno definito. Battaglia negli anni successivi riesce a far esplodere su pagina una sequenzialità che descrive, fondendo gli aspetti fondamentali di fumetto e illustrazione, creando tavole che risucchiano l’occhio del lettore per profondità, costruzione e ricchezza, al contempo raccontandogli una storia.
Qui la ricerca del dettaglio c’è, ma è contenuta, e numerose vignette con i primi piani dei personaggi si stagliano su sfondi bianchi o completamente neri. Tutto questo non limita l’espressività del segno dell’autore né la ricerca di tagli e inquadrature non scontate e inedite, o la potenza poetica di alcuni passaggi.
Come l’immagine che chiude la prima storia, dove una vignetta unica che occupa l’intera striscia finale accoglie su uno sfondo bianco che, per opposizione, rappresenta lo spazio profondo, solo l’astronave Selena e la sonda da essa lanciata con il diario di bordo; una semplice spugnatura di china rappresenta la traiettoria del razzo che volta le spalle alla Terra per andare alla ricerca di un mondo migliore.
Possiamo a ragione definire questo dittico di storie un esempio di fantascienza sociale a fumetti, un’opera che si porta sulle spalle sei decenni di vita che non ne intaccano il fascino: un classico da riscoprire, estremamente adatto ai tempi e alle tematiche del mondo contemporaneo.
Abbiamo parlato di:
I cinque della Selena
Mino Milani, Dino Battaglia, Aldo Di Gennaro (copertina)
Edizioni NPE, 2023
80 pagine, cartonato, bianco e nero – 17,90 €
ISBN: 9788836271160