Per cominciare volevo chiederti che tipo di Tex ci racconti in “La pista degli agguati”, il nuovo Maxi Tex attualmente in edicola?
Non ho cercato di raccontare “il mio” Tex, ma Tex com’é e come è sempre stato. Le uniche sottolineature personali si possono notare nel dialogo conclusivo dove Tex tira il succo della storia ed esprime una sua “morale” sostenendo in sostanza di pensarsi come un uomo libero tra uomini liberi, ma subito Carson ironizza sottolineando il suo inguaribile e “americanissimo” individualismo quello che lo spinge cioé a fare sempre tutto da solo a prescindere da chiunque si trovi intorno. Le caratteristiche del personaggio sono queste, ma un dialogo così esplicito (me ne sono reso conto rileggendo la storia) non è molto abituale nelle storie di Tex.
Si tratta della tua prima sceneggiatura per Tex, se non sbaglio; una storia realizzata ormai alcuni anni fa. Quand’era, il 1997? Il 1998? Ti va di raccontarci come mai Bonelli ti ha chiesto di scrivere Tex? E perché è passato tutto questo tempo prima della pubblicazione?
Non ricordo esattamente l’anno, ma è stato comunque pochi mesi prima di cominciare a scrivere Magico Vento. Avevo chiesto a Sergio se potevo scrivere una storia di Tex. Sentivo il bisogno di esercitarmi sul west, perché prima d’allora non avevo mai scritto un western e Tex costituiva una traccia sicura. Sergio mi ha risposto di sì e tra i vari spunti che avevo suggerito ha scelto quello più classico e tradizionale, cioé la storia di un lungo viaggio di trasporto di una mandria di longhorns, spunto che vanta una quantità impressionante di precedenti e che costituisce l’ossatura dell’intera serie televisiva di Rawhide (il personaggio portato al successo dal giovane Clint Eastwood). Non so perché sia passato tanto tempo per la pubblicazione. In Tex capita spesso così, ci sono storie che vedono la luce anni dopo che sono state scritte. Ma di rado invecchiano essendo il personaggio molto stabile nelle sue caratteristiche .
Sei pienamente soddisfatto del lavoro al tavolo da disegno di Miguel Angel Repetto, una delle colonne portanti di Tex?
A essere sincero, no. Sulle prime la robustezza del suo segno e una certa spettacolarità delle ambientazioni sotto la pioggia, nelle tavole d’apertura, mi aveva favorevolmente impressionato, ma poi l’effetto si è dissolto di fronte alla raffigurazione dei personaggi. Dovrebbe essere noto ormai che io attribuisco grande importanza ai personaggi, tutti, non solo il protagonista. A ciascun personaggio cerco di dare caratteristiche psicologiche e fisiche molto definite e distinte. Repetto invece, come molti disegnatori di antica scuola, semplificano all’estremo: i personaggi ambigui o apparentemente cattivi hanno tutti i baffi, i personaggi rudi hanno tutti la barba . La faccia dell’eroe è sempre ben distinguibile, le facce degli altri sono standardizzate su dei cliché. Il difetto è che se non si legge attentamente, spesso si confondono i personaggi tra loro. E questo mi dà molto fastidio perché avvilisce “il coro” a puro contorno dell’eroe e impedisce di cogliere le sfumature psicologiche.
Le tue frequentazioni con l’immaginario western sono ormai costanti da alcuni anni. Magico Vento presenta pero’ un western atipico, più vicino alla sensibilità di Berardi e del suo Ken Parker che a quella tradizionale di Tex. Quali elementi hai trovato stimolanti nella realizzazione di una storia di Tex?
Rileggendo dopo molti anni la storia (che non ricordavo più) sono rimasto stupito dalla sua freschezza lineare e dal carisma del protagonista che si ricava negli eventi uno spazio tutto suo, anche indipendentemente dalla volontà dell’autore. Certe cose le può fare e dire solo Tex, con lui non c’é bisogno di giustificarle, né di renderle realistiche: è un uomo sicuro di sé che va avanti per intuizioni e senza dubbio alcuno. Il fatto che non abbia la problematicità degli eroi moderni, lo rende affascinante. Quando scrivo Magico Vento, personaggio estremamente complesso e ricco di sfumature, devo stare attentissimo perché la più piccola sbavatura lo renderebbe improbabile o falso. Una cosa analoga mi accadeva con Dylan Dog. Tex, in certo modo, si fa rispettare da solo.
Quali sono i vincoli posti dall’editore, e quali quelli che lo scrittore si impone a se stesso, nell’affrontate una storia di Tex?
Sono nato nello stesso anno di Tex, il 1948, dunque si può dire che mi è rimasto nel sangue, non avevo bisogno di indicazioni. L’unica raccomandazione rivoltami da Bonelli fu quella di cercare di tenerlo sempre o quasi sempre in scena proprio perché la forza di Tex risiede in Tex stesso prima che nelle sue storie. Lo sforzo maggiore fatto da me è stato di adeguarmi a un ritmo narrativo più lento di quello che uso abitualmente. La narrazione pacata e ordinata risulta più facile e popolare, ma come autore mi stressa, io ho bisogno di stacchi continui e di un ritmo più rock, se così si può dire.
Nell’approccio alla storia, hai utilizzato qualche elemento comune alla tua scrittura per Magico Vento o per altri personaggi? Mi riferisco per esempio all’attenzione per i comprimari, alla centralità dell’aspetto psicologico, ecc.? In Tex esiste, a tuo modo di vedere, la possibilità di aprirsi a interpretazioni di confine, oltre l’avventura tout court?
L’unico aspetto che mi sarebbe piaciuto approfondire era il rapporto tra Tex e la coraggiosa donna che lui decide di aiutare. Non mi sembra probabile che in una relazione tra uomo e donna non scatti mai qualche scintilla di tipo erotico o affettivo (magari anche in senso competitivo, come accade spesso ai personaggi di John Wayne), ma questa strada non potevo certo prenderla. Tex non ha vita sessuale, questo è un suo limite, ma anche una sua caratteristica imprescindibile. Se davvero si volesse andare oltre l’avventura, il punto non è infilare nelle storie i marziani (tutto è accaduto in Tex, anche questo) ma inserirvi elementi sentimentali o sottilmente erotici. Questi sì che sconvolgerebbero il nostro inossidabile ranger. Sono anche convinto che i lettori apprezzerebbero molto, altrimenti non si spiega perché a distanza di decenni ancora in molti sognano che venga prima o poi raccontata nei dettagli la storia del rapporto tra Tex e Lilith. D’altro canto queste non sono scelte che competono a me.
In questi anni, grazie al lavoro mensile su Magico Vento, come sono cambiati il tuo metodo di lavoro e il tuo stile di sceneggiatura?
Difficile farne un bilancio perché il mio lavoro è sempre in evoluzione e non ho mai cercato di ripetere degli stilemi. Recentemente ho riletto un episodio di MV, “La Grande Visione”, scelto con altri due per la Serie Oro di Repubblica, e ne sono rimasto piacevolmente stupito come se lo avesse scritto un altro. La storia insomma mi è piaciuta molto, ma non so se sarei capace di scriverla ancora in quel modo. Ora io racconto in modo diverso e non posso tornare indietro.
Secondo te cosa rende ancora oggi Tex un personaggio così popolare? è davvero un personaggio “senza tempo” o rischia di rimanere indietro?
È molto probabile che abbia ragione Nizzi nel sostenere che i lettori non chiedono sorprese da Tex e lo vogliono sempre identico a se stesso. Tuttavia a me pare che invece lentamente sia cambiato: in troppi episodi degli ultimi anni appare come una sorta di “vigile” di frontiera che tutto sistema e che a tutto dà un ordine e che suscita sempre obbedienza assoluta e cieca devozione. Se ci si fa caso, nei dialoghi, qualunque cosa dica Tex, tutti gli danno ragione a priori. Alle origini invece Tex aveva una sua natura ciclonica: il suo intervento creava un disordine bestiale, intorno. Entrava in un saloon e scoppiava una rissa. Qualcuno diceva una cosa storta e lui lo prendeva a calci, fosse pure un ufficiale o un’autorità. Tex rappresentava la rottura del normale tran tran, come sempre dovrebbe fare un eroe. Non è dunque esatto parlare di essere “avanti” oppure “indietro”, il vero problema è non far apparire Tex come un anziano ranger che ormai ne ha viste talmente di tutti i colori da non poter più affrontare situazioni realmente difficili per lui, avversari davvero temibili, e da non poter più stupire nessuno con le sue azioni ormai “a copione”.
Sei un lettore abituale di Tex? In che modo ti sei documentato per la realizzazione della storia?Lo ero prima di cominciare MV che mi assorbe al punto da non consentirmi troppe letture extra. Per quella storia non mi sono documentato affatto, cosa insolita per me, ma non ne avevo bisogno dato che si trattava di uno standard. Pero’ ho consultato qualche libro sui cowboy, scoprendo che esistevano molti cowboy di colore e anche di origine messicana e argentina. Questo mi ha dato lo spunto per arricchire il cast.
“La pista degli agguati” è un balenottero di quasi 300 pagine. Sappiamo della tua predilezione per le storie lunghe, spaziose. Che potenzialità offre una storia lunga? Come le hai sfruttate in questa avventura di Tex?
Alla rilettura mi è sembrata di una piacevole compattezza e la traccia gialla che la accompagna serve molto bene a far sì che la narrazione non si smarrisca in una serie di episodici incidenti di percorso (come in Rawhide appunto). Detto questo, la storia non ha il respiro romanzesco di molte storie di MV, ha una struttura più cinematografica che letteraria.
Ti piacerebbe poter scrivere oggi una nuova storia di Tex?
Non ne avverto l’urgenza. Sono contento di averla scritta, ma come ho detto si è trattato per me di un esperimento occasionale. È ovvio che mi diverto di più raccontando personaggi inventati da me.
A parte Magico Vento, che occupa la maggior parte del tuo tempo, dovremo aspettarci qualche nuova sorpresa dalla tua collaborazione con la Sergio Bonelli Editore?
Sto lavorando a una nuova serie, una graphic novel con un inizio e una fine, nella quale gli episodi sono capitoli di un’unica narrazione. Questo mi consente di sperimentare uno stile diverso anche da Magico Vento. Sono molto contento che Bonelli me lo abbia permesso, evidentemente per stima. Con questo non voglio dire che sarà una serie sperimentale o d’avanguardia, anzi sarà un romanzone popolare, di guerra e d’amore, in un intreccio di Storia e Avventura, e avrà uno scenario in gran parte italiano, con protagonisti italiani. Da questo punto di vista credo che risulterà una cosa piuttosto nuova.
Riferimenti:
Il sito della Sergio Bonelli Editore: www.sergiobonellieditore.it