La fine della ragione: il manifesto di Roberto Recchioni

La fine della ragione: il manifesto di Roberto Recchioni

Con "La fine della ragione", prima uscita inedita targata Feltrinelli Comics, Roberto Recchioni ci conduce nei suoi pensieri per raccontarci la storia di una madre coraggiosa e di un paese allo sbando in un cupo futuro fin troppo radicato nel presente.

Il 25 gennaio si è aperta ufficialmente l’avventura di Feltrinelli Comics con l’uscita di Un amore esemplare, scritto dal grande romanziere Daniel Pennac e disegnato dalla fumettista Florence Cestac. Per inaugurare la collana di produzioni inedite italiane Tito Faraci, curatore della collana, ha invece scelto Roberto Recchioni e la sua graphic novel La fine della ragione.

Il libro, suddiviso in sette capitoli, racconta di un’Italia, mai nominata ma graficamente riconoscibile, preda di un oscurantismo totale, in cui la ragione è stata soppiantata dalla superstizione, la scienza non esiste più, l’opinione personale ha prevalso sulla certezza e la medicina e i medici sono stati banditi in favore di assurdi rimedi popolari.
In questo paese dominato da una politica razzista e fascista, in cui la credenza religiosa ha ormai “offuscato” la mente della popolazione, una madre, la cui figlia è gravemente malata, decide di sfidare tutto e tutti per partire alla ricerca delle medicine proibite e strappare la ragazza da morte sicura.

La fine della ragione, diversamente da quanto la trama faccia supporre e che fa pensare a un action post apocalittico, è un’opera dalle molte anime: a tratti intimista, personale, attuale, iconoclasta. Il volume, almeno all’inizio, si riallaccia idealmente e graficamente ad Asso, ultimo lavoro come autore completo dell’artista romano, dove si racconta la vita vissuta senza freni dal giovane e spavaldo Asso/Recchioni, diviso tra malattia, sesso, fumetto e rapporti familiari difficili, al grido di battaglia “La via del fumettista è la morte”.

In questo caso è una sorta di “Old Man Recchioni” che narra la storia in prima persona, un uomo dai capelli ingrigiti, stanco, che ha perso in parte il fuoco che animava il suo animus pugnandi, curvo sul tavolo da disegno che ci racconta la storia della Madre. La figura materna diventa ancora una volta punto nevralgico e determinante della iconografia narrativa recchionana, come già accaduto in Mater Dolorosa o a più riprese nelle varie stagioni di Orfani. In quest’ultima forte figura femminile è impossibile non percepire un sentito omaggio alla madre dello stesso autore, e tutta l’ammirazione e la gratitudine che questi prova per lei, per averlo aiutato a combattere la patologia che lo affligge sin dall’infanzia.

Il fumetto è una sorta di compendio dell’attuale Recchioni pensiero, di come e quanto è cambiato nel tempo. Un flusso di concetti in cui lo scrittore descrive una nazione nella quale non si riconosce più, parla delle storture che la abitano e con cui a volte ci costringiamo a convivere, dell’ignoranza dilagante, della sua avversione per la religione e i suoi dogmi. Temi ben conosciuti da chi segue l’autore nei suoi profili social.

Il viaggio salvifico che la donna compie, diventa così un gioco metanarrativo, in cui Recchioni è a volte spettatore a volte protagonista, affacciandosi dalle tavole per rivolgersi direttamente al lettore.
Il risultato è un libro caratterizzato da una narrazione fulminea, poco concatenata, diretta, che prosegue senza esitazioni. Un libro dall’anima punk, che non a caso si apre con la strofa “Hey ho! Let’s go”, ritornello di Blitzkrieg Bop dei Ramones, dove non mancano le citazioni cinematografiche e videoludiche tanto care allo scrittore e in cui emerge una vena comico surreale/caustica davvero efficace, binomio creativo utilizzato nel già citato Asso.

Interessanti i passaggi che hanno contraddistinto la lavorazione della riuscita parte grafica. Al classico digitale Recchioni ha alternato illustrazioni in analogico a matite, chine acquerellate con qualche tocco di tempera acrilica, realizzate su carta da acquerello quasi al 100% di cotone. In seguito sono state fotografate, virate, riportate in digitale e infine elaborate e letterate.

Questo processo ha dato vita a un susseguirsi di tavole dominate da colori cupi davvero affascinanti: a pagina piena, suddivise in griglia e intervallate da pagine di testo, che, oltre a rendere lo spirito dell’opera, ben amalgamano il suo classico stile finto manga, dove si coglie la sua adorazione per l’arte di Go Nagai, a uno che riecheggia l’imperfezione e il tratto nervoso di Frank Miller. Peccato forse per le eccessive pagine di testo in favore di quelle illustrate, ma sembra una mediazione obbligata e accettabile visto il tempo (sei mesi) dato all’autore per portare a termine l’opera. Azzeccata la scelta di far apparire le pagine del libro come quelle di un quaderno (sotto le tavole si vedono le righe e le pagine ingiallite e consumate), dando al lettore la sensazione di stare leggendo un vecchio diario di guerra abbandonato.

La fine della ragione è un libro strutturalmente (e forzatamente) molto semplice, dove lo svolgersi degli eventi è eccessivamente rapido, che ammicca, ponendo il fianco a facili critiche di autoreferenzialità e demagogia. Eppure tutti questi elementi contribuiscono a modellare la sua migliore qualità: l’immediatezza.
È un libro sincero, non mediato, che non cerca complicati giri di parole per comunicare con chi ne fruisce, dove Recchioni non si nasconde, ma anzi, si espone come persona che non si sente più rappresentata da nessuno (o da pochi), se non dalle sue idee e dalle sue convinzioni in cui crede fermamente.

L’opera intende lanciare un allarme (purtroppo quanto mai attuale) e il suo limite “tecnico” sta nell’essere didascalica, quindi a volte la forza del messaggio ha il sopravvento sulla cifra stilistica. Attenzione, questo non è un difetto, ma una scelta ben precisa: per l’autore è fondamentale che il racconto veicoli il suo pensiero, senza ambiguità. La fine della ragione è dunque un’opera per conoscere meglio una delle figure più istrioniche, odiate, amate, controverse e iconiche del panorama fumettistico italiano.

Abbiamo parlato di:
La fine della ragione
Roberto Recchioni
Feltrinelli Comics, 2017
112 pagine, brossurato, colore – 16,00 €
ISBN: 978-8807550041

La fine della ragione: le fasi della lavorazione grafica

2 Commenti

1 Commento

  1. Anders Ge.

    12 Febbraio 2018 a 21:27

    Ammetto che questa graphic novel è meglio di quello che mi aspettavo, però accostare il lavoro di Recchioni a Go Nagai e, specialmente, di Frank Miller mi pare decisamente esagerato e un po” troppo riverente nei confronti dell’artista italiano.
    Poi, per il resto, a mio avviso si tratta di un buon fumetto, con qualche spunto interessante, ma certamente non memorabile e non la prima scelta in un mercato che offre opere decisamente più interessanti.
    Questo è un parere personale, ovviamente.

    • la redazione

      15 Febbraio 2018 a 11:35

      Grazie del commento. In merito a Nagai o Miller, non c’è nessun paragone o accostamento ma semplicemente l’evidenza dell’influenza che il loro stile ha avuto su quello di Recchioni, frutto di una ammirazione da sempre sottolineata dall’autore stesso.

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