La linea Ultimate sta riscrivendo l’Universo Marvel attualizzandone temi e personaggi, adattandoli al gusto corrente ed alle nuove modalità del fare fumetto supereroistico in America. Lasciando da parte le ingenuità degli anni ’60 si è riusciti, pur senza snaturare gli eroi creati da Stan Lee e soci, a riscrivere il mito, a proporre delle serie che hanno riscosso consensi sia da parte dei nuovi lettori, finalmente liberi dall’incubo continuity, sia dai Marvel fan di più lunga data, che inizialmente temevano di veder sparire le collane classiche. Il segreto di tale successo sta probabilmente nell’aver affidato le testate Ultimate ai più brillanti autori del momento, nomi come Brian M. Bendis, Mark Millar, Warren Ellis sono infatti solitamente garanzia di qualità. Riuscendo a non cedere alla tentazione di uniformarsi ai modelli proposti dai nuovi blockbuster cinematografici sugli eroi Marvel (sfruttandone pero’ abilmente il traino pubblicitario), questi autori hanno riscritto le origini dei più celebri carachters dei comics americani arricchendole, coraggiosamente, con il proprio personalissimo modo di concepire il fumetto.
Non sfuggono a questa rifondazione i Fantastici Quattro, il supergruppo protagonista della collana che nel 1961 ha di fatto sancito la nascita del Marvel Universe, e nel volume di Repubblica troviamo le prime due cicli di storie di Ultimate Fantastic Four. Nella prima, scritta da Bendis e Millar per i notevoli disegni di Adam Kubert, si racconta la nascita del celebre quartetto e subito ci si rende conto di non essere di fronte ad un remake, ma ad una vera riscrittura. I protagonisti sono gli stessi e più o meno anche gli eventi, ma le differenze sono sostanziali: nell’età di Reed Richards e compagni, qui tutti adolescenti, nella natura dell’incidente che darà loro i superpoteri, nella presenza in quello stesso momento di Victor Van Damme, che di quell’incidente è responsabile e per cui viene trasformato in Destino. L’attenzione degli autori si posa sulle reazioni dei quattro di fronte alle proprie nuove identità, riproponendo così il classico tema del supereroe con superproblemi e soprattutto quello dell’adolescente in crisi di fronte al mutare del proprio corpo. La seconda saga, con Warren Ellis ai testi ed il dinamico Stuart Immonen alle matite, si concentra invece sulla ricerca ed il primo scontro con Victor Van Damme, che nel cuore di Copenhagen ha dato vita ad una baraccopoli, nucleo del suo futuro regno. Si sente eccome la presenza dell’autore di Planetary e Authority, che instilla una buona dose di ambiguità nella caratterizzazione dei personaggi.
(ATTENZIONE, POSSIBILI SPOILER/RIVELAZIONI PER CHI STA SEGUENDO LA COLLANA PANINI)
Van Damme è certamente un pazzo, ma nel duello con Reed quest’ultimo ricorre a mezzucci poco degni della sua intelligenza, tipo provocare l’avversario con frasi come: “Tuo padre ti picchiava come fossi un cane” o “Sono diventato tuo amico perché mi facevi pena”. Insomma, i due fanno la figura di due ragazzini che bisticciano offendendosi l’un l’altro! Notevole poi lo scontro verbale tra l’esercito americano, giunto a sostegno dei F4, e quello danese che interviene per intimare loro di riporre le armi: “Questa è un’incursione non autorizzata che viola le leggi internazionali [
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(aggiornato il 25/09/2017)