Estathé, fumetti, bombe, robot , televisione e altre cose che ci piacciono tanto: Tuono Pettinato

Estathé, fumetti, bombe, robot , televisione e altre cose che ci piacciono tanto: Tuono Pettinato

Autore, fumettista, illustratore, chitarrista finto: intervista fiume a Tuono Pettinato, autore della biografia a fumetti "Enigma – La strana vita di Alan Turing".

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Autore, fumettista, illustratore, chitarrista finto. Classe ’76, formatosi a Bologna all’Accademia Drosselmeier per editor e librai. Assieme ai Superamici pubblica la rivista “Hobby Comics” e il free-press “Pic Nic”. Per Repubblica XL realizza la serie dei Ricattacchiotti. 49_1208385123Ha illustrato per l’editrice Campanila una serie di libri tra i quali la collana mitologica di Antìkoi. Tra le sue pubblicazioni principali: “Apocalypso – Tuono Pettinato: gli anni dozzinali” (2009), “Galileo! Un dialogo impossibile” (2009), “Garibaldi“ (2010) e “Enigma – La strana vita di Alan Turing” (2012).
Vive a Pisa e va matto per i toast e il tè freddo.

Ciao Tuono Pettinato! Come stai? Sei reduce da un’intensa Lucca Comics, com’è andata?
Direi benone! Assieme alla mia compare Francesca Riccioni abbiamo fatto talmente tanti disegnini allo stand che a stento rimaneva tempo per andare a far rifornimento dal fornaio di fiducia. Senza contare che ho avuto l’occasione di partecipare a un Comics Talk con i big del fumetto e a un simposio di scienziatissimi al Comics & Science di Andrea Plazzi e Roberto Natalini.

Probabilmente te l’hanno già chiesto mille volte, da cosa deriva il tuo nome d’arte: Tuono Pettinato?
Tuono Pettinato era il nome di un implausibile personaggino che avevo anni fa disegnato per regalarlo al mio allora supercoinquilino Ratigher. In seguito decisi di adottarne il buffo nome, in sintonia con la mia propensione per i paradossi e gli ossimori. Tempo dopo scoprii con una certa sorpresa che l’avevo preso inconsapevolmente dalle pagine della Biblioteca di Babele di Jorge Luis Borges (il racconto è contenuto in Finzioni), autore che avevo in precedenza selvaggiamente letto e amato e altrettanto selvaggiamente rimosso.

Senti, com’era il piccolo Tuono? Cosa leggevi da bambino? Quali sono stati i fumetti e i libri che ti hanno fatto crescere?
Come ho cercato di raccontare nel Magnifico Lavativo, sono sempre stato molto volubile, anche con le letture. oie_7185848wfQAMEMgUna settimana dovevo saper tutto sugli egizi, quella dopo avevo occhi e orecchie solo per storie di dinosauri. Alcune passioni le ho coltivate con più dedizione e assiduità: i Peanuts e Snoopy son stati degli inseparabili compagni di banco per tutta l’infanzia, così come i volumi di Asterix che mi scambiavo con un collega del mio babbo, il dottor Federico Dente. Rufolando in casa saltavan sempre fuori fumetti gustosi, tra le copie di Linus e i vari librini della Mondadori di cui tuttora vado ghiotto: B.C., il mago Wiz, Bristow, Beetle Bailey. Io e il mio amicissimo Nico siamo subito impazziti per Slurp di Carlo “Perogatt” Peroni quando fece il suo debutto in edicola; e, assieme a Bergonzoni, i film di Zucker-Abrahms-Zucker e i Monty Python, han tutti contribuito a farci traslocare stabilmente nel mondo del demenziale.
Sul côté dello spaventoso e orrorifico, credo che abbiano decisamente influito in qualche modo le illustrazioni dei giochi di ruolo inglesi anni ’80 (Dungeons & Dragons, Warhammer e il nostro preferitissimo Blood Bowl) e dei libri-game di Lupo Solitario. Si dice spesso e giustamente che le fiabe dei fratelli Grimm erano spietatissime nel raccontare atrocità truculente ai bimbi, ma non sono nulla paragonate al sadismo inquietante di Joe Dever e Gary Chalk: disegni tetri e barocchi erano accompagnati da epiloghi funesti tipo “scivoli lentamente nel gelido abbraccio della morte”, o “la tua vita e la tua avventura finiscono qui, nei gelidi abissi di Kaltenland”. Come si può pretendere che un bimbo legga queste cose e poi torni sereno a scrivere i pensierini?

Partiamo a bomba su quello di cui tutti parlano ovvero il tuo ultimo fumetto Enigma – La strana vita di Alan Turing. Ti devo confessare che sono molti anni che mi documento sulla storia di Turing e quando ho visto che proprio tu avresti fatto un “adattamento” della sua vita hoie_719438O4sHDwtlo fatto un salto di sei metri sulla sedia, anche perché mi chiedevo come sarebbe stato possibile rendere “comica” una storia che per l’appunto è la più tragica che si possa immaginare. Come mai hai scelto proprio Turing?
Per una felice coincidenza di termini, “bomba” è anche il termine che usavano gli scienziati di Bletchley Park per designare le supermacchine di codifica e decrittazione come Enigma e Colossus!
L’idea di fare un fumetto su Turing è nata anni fa quando io e Francesca Riccioni lavoravamo a un libriccino didattico su Galileo: da subito la storia dello scienziato inglese dalla vita rocambolesca mi è parsa incredibile e ricca di spunti per una trasposizione a fumetti.
L’occasione per metterci concretamente all’opera si è presentata quest’anno con le celebrazioni del centenario della nascita di Turing: un personaggio finora di culto solo nella comunità scientifica e che oggi, con una rinnovata attenzione da parte del pubblico, ha la possibilità di essere riscoperto, reinterpretato e riraccontato.
Mi piaceva poi non perdere il mio approccio umoristico alla narrazione biografica, anche in un caso come questo in cui i dati storici sono particolarmente strazianti. È una bella sfida il cercare di coniugare una visione leggera e da commedia (per quanto dark) con la resa fedele dei sentimenti profondi e del crudo realismo di una storia drammatica, e se il mix riesce entrambi i messaggi ne escono rafforzati.

Vorrei sapere qualcosa in più sulla collaborazione a quattro mani con Francesca Riccioni. Vi conoscevate già prima? Come avete lavorato insieme?
Con Francesca ci conosciamo da tantissimo! Dal 2009, con il libro su Galileo (Galileo! Un dialogo impossibile, Felici Editore), abbiamo cominciato a unire le nostre competenze per raccontare a fumetti storie scientifiche.
Nel caso di Turing, la difficoltà maggiore – al di là del trovare la cifra giusta di umorismo per una storia così delicata – era il riuscire a comunicare le idee scientifiche del matematico inglese senza che al lettore servisse una laurea in fisica, ma senza nemmeno banalizzare i concetti con un’eccessiva semplificazione. Gran parte del lavoro è andato nel trovare questo equilibro nella narrazione scientifica, cercando sempre di tradurre i concetti in immagini che rendessero intuitiva la comprensione di ciò che spiegavamo.
Come per Galileo, ha giovato il fatto che io fossi un po’ il rappresentante del “lettore della strada”, non addetto ai lavori e nuovo al pensiero di Turing: in questo modo avevamo un parametro per capire come avrebbe reagito il lettore leggendo le nostre spiegazioni, aiutandoci così a trovare la semplicità necessaria nell’esporre i concetti scientifici.
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Se Garibaldi ribolliva di giallo e rosso, per Enigma hai scelto quattro colori: rosso, viola, verde e nero. Da cosa dipende questa scelta?
Come per Garibaldi, la scelta è stata istintiva, prima ancora di trovare una motivazione razionale. Forse funziona così quando hai a che fare con i colori: decidono loro e magari dopo, se ne hanno voglia, ti spiegano.
In ogni modo, se i colori di Garibaldi ti invitavano a giocare con la storia patria come con i mattoncini del Lego, e a trattare con leggerezza e un po’ di irriverenza i miti risorgimentali, con Turing l’atmosfera da ricreare era un’altra, e la scelta di quelle inquietanti gradazioni di viola, verde e rosso è stata immediata, ben prima di realizzare che erano i colori della regina Grimilde di Biancaneve e della mela avvelenata!

Devo confessarti che ho trovato il discorso iniziale in cui spieghi che siamo fatti tutti di “mattoncini” particolarmente commovente, ma anche il finale lo è. Senza svelare troppo diciamo che cerchi di dare diverse possibili interpretazioni della morte di Turing. Pensi davvero che sia stato un “agnello in un branco di lupi”?oie_7191142B0BetG8a
Le varie interpretazioni possibili riguardo alla morte di Turing seguono le ipotesi avanzate dai suoi principali biografi, Hodges e Leavitt, i cui testi sono stati alla base della nostra documentazione.
Poi quando si fa una biografia, specie se a fumetti, è inevitabile mescolare la realtà con la finzione. Quello che a mio parere si riesce a fare, nel migliore dei casi, è offrire un’interpretazione personale, che pure se un po’ romanzata non tradisca gli aspetti più profondi della vita che stiamo raccontando.
Nel caso poi della biografia scientifica, il mio apporto personale non poteva che essere sul lato umanistico, cercando di legare gli avvenimenti e le scoperte dello scienziato con le esperienze drammatiche vissute da questo genio timido, sensibile e sfortunato.

La cosa che mi ha sempre affascinato di Alan Turing non è mai stata la sua incredibile intelligenza matematica quanto proprio il fatto che fosse un essere totalmente anacronistico, fuori dal tempo e dallo spazio, fuori da ogni possibile catalogazione o incasellamento; uno che se ne fregava ampiamente di tutte le convenzioni sociali, un precursore insomma (se non l’avessi capito sono innamorata pazza di lui). Vorrei che tu mi dessi un tuo giudizio su questo enigmatico (appunto) personaggio.
Fai bene a parlare di enigma non solo in relazione alla macchina crittografica tedesca: con il suo finale aperto e le sue zone d’ombra, il vero enigma di questo libro è la vita stessa di Turing. Un mistero che io e Francesca ci siamo immaginati come un puzzle al quale mancano alcuni pezzi. Come ti dicevo, in ogni biografia di personaggi reali secondo me è inevitabile un certo grado di finzione, dettata dalla reinterpretazione del biografo.
A mio parere esplicitare apertamente questa deformazione, questa presa di posizione, oltre a essere un atto di onestà verso il lettore, offre l’occasione di introdurre elementi che apparentemente non c’incastrano nulla, ma in realtà creano dei collegamenti con altre realtà affini.
La scelta di raffigurare in maniera fantascientifica Enigma e Colossus (che nella realtà erano degli immobili scatoloni come i primi computer), trasformandoli in due robot, crediamo che renda bene l’idea che Turing aveva delle macchine, immaginandole più simili agli umani di quanto non si potesse pensare. Il pioniere dell’intelligenza artificiale è uno spirito talmente naif e lontano dalle convenzioni sociali da esser stato in vita più amato dalle macchine che non dai suoi simili umani.

Una curiosità: ho notato una stupenda citazione-omaggio a Schultz quando hai disegnato la collega di Turing Joan Clarke come Marcie Johnson. Come mai questo omaggio?
Nella vita di Turing, così piena di accadimenti drammatici, i personaggi che si prestano a episodi da commedia si contano sulle dita di una mano. Con Francesca abbiamo pensato che la parentesi relativamente calma del periodo passato da Turing a Bletchley Park e la sua intensa frequentazione della collega Joan (che Turing era sul punto di sposare, prima di rivelarle la sua omosessualità), si prestasse per alleggerire un po’ i toni, benché sempre con una certa malinconia.
Per una (in)felice coincidenza la bruna e occhialuta Joan mi ricordava la Marcie Johnson dei Peanuts, il che avrebbe reso Turing (il suo amore non corrisposto) l’eterno perdente Charlie Brown, un altro parallelo interessante.
Schultz è da sempre un mio punto di riferimento, riuscendo a mescolare umorismo e malinconia come nessun altro. Sono stato contentissimo delle recensioni che hanno visto nel libro questa eco dei Peanuts (e dei Beach Boys, per un simile umore): oie_7191343NWYiIsMVstorie irresistibilmente divertenti che ti lasciano lo struggimento addosso!

Cambiando argomento sembra un periodo davvero molto prolifico per te, vorrei chiederti qualcosa anche della tua nuova avventura su Linus con “Nitro”. Devo dire che ci ho messo un po’ a capire che si trattava di piccole storie autoconclusive senza un protagonista ben riconoscibile, ma il lato comico dell’operazione è assolutamente esilarante. Questo futuro post-atomico alla Mad Max è irresistibile. Ma com’è nata questa collaborazione?
Quando Stefania Rumor mi ha chiesto di pensare a una serie umoristica da pubblicare su Linus, ho pensato che sarebbe stato divertente giocare con la trilogia di film postapocalittici della serie Mad Max, magari immaginandomi la vita quotidiana di questi neobarbari del dopobomba.
Sono un appassionato dei film anni Ottanta che prefiguravano l’apocalisse, attendendola per il 1997 o giù di lì. La trilogia di Mad Max in particolare era la roba più fuori di testa mai vista: inseguimenti folli, lotte per la benzina, vestiari impossibili, personaggi pazzoidi in uno scenario da nuovo medioevo, il tutto condito con un onnipresente umorismo grottesco. Recuperarla citandola esplicitamente, oltre a essere uno spasso gustosissimo, era anche un po’ un modo per riflettere sull’attualità, sul nostro rapporto con la cultura e con l’ambiente. Ovviamente tutti i sanguinari energumeni che ho fatto comparire nella serie sono dei goffi e scemissimi disadattati, ai quali non può che andare il mio più profondo affetto.

Tu sei capace di trovare il lato comico in qualsiasi cosa. A volte ho come l’impressione che ci sia un lato Tuono Pettinato in tutto. Mi immagino delle fan fiction riscritte da te per Twilight, per Il trono di spade o addirittura per Un posto al sole o Gordon Ramsey. Ci hai mai pensato?
In effetti sì! Credo che questo abbia a che fare con l’essere costantemente tempestato di informazioni da parte della cultura nella quale vivo, e il cercare di reagire in qualche modo per spiegarmi le varie cose assurde che vedo attorno a me e cercare di disinnescarle per mantenere una mia sanità mentale. Essendo poi io, ahimè, un onnivoro consumatore di robaccia mediatica, questo sistema di “fare fumetti per sopravvivere” innesca un circolo vizioso per cui guardo di proposito programmi tv orrendi (o discutibili) con l’obiettivo di decodificarli/demolirli con l’umorismo.
Come il mio alter-ego d’infanzia, anch’io sono lavativamente volubile e suggestionabile: tempo fa, nel realizzare una storia per il collettivo Resina, mi sono fissato sui reality di cucina e sulla figura di Gordon Ramsey, e su come i format in stile Hell’s Kitchen/Masterchef/Junior Masterchef (il più allucinante!) riescano a far sembrare una questione di vita e di morte il saper preparare un soufflé o un manzo alla Wellington.
Idem per i vampiri teenagers, un argomento al quale da un po’ giro attorno come uno squalo che studia la preda! E lo stesso vale per le serie di qualità come Il trono di spade, che seguo da appassionato e per la quale immagino da tempo una parodia fantasy spietata e sanguinaria con i tronisti della De Filippi.
Il fatto è che questi prodotti, che piacciano o meno, sono diventati dei linguaggi narrativi con i loro corredi di situazioni ricorrenti, stereotipi, codici e stilemi che penso sia sano smontare un po’ criticamente prima che parcheggino stabilmente nel nostro immaginario.
Un Posto Al Sole fa caso a parte: io e la mia compare Enrica Ajò lo commentiamo quotidianamente “con ferocia e con affetto” su facebook (alla pagina UPAS – Un Pasto Al Sale), e credo che ci annoieremmo un sacco se togliessero gli spiegoni, i cliché da soap, le ombre da tapparelle stile noir e tutte le altre robe risibili. Se fosse diretto da Truffaut non ci piacerebbe più.

Seguendoti su facebook da qualche mese ho scoperto tutto il tuo amore per la documentazione iconografica di ogni genere, spazi dal medioevo alla letteratura fantascientifica, all’arte. oie_7192220tIJa9MqMAnche per la copertina di Turing mi pare hai rispolverato un fumetto antico…
Da cosa ti viene questa passione? Quali sono le tue fonti principali?
Tra ore passate in libreria a cercare libri di narrativa, saggi e illustrati, vedere i film e le serie tv, e il tempo passato a pascolare su Tumblr, blog vari e Facebook, gli stimoli visivi sono infiniti.
Sono un po’ un cane da tartufi: seguo delle piste, a volte in funzione di una tematica o un’atmosfera specifiche, dettate dal libro o dall’argomento al quale sto lavorando, altre volte così, senza meta, seguendo semplicemente impressioni interessanti senza badare troppo a dove mi portino.
I dipinti e i ritratti degli artisti solitamente mi suscitano le mie solite rivisitazioni spicce delle vite di questi personaggi celebri. Altre volte mi piace affiancare per associazione d’idee cose magari lontanissime.
La copertina di Enigma riprende un’illustrazione classica di Frank Kelly Freas originariamente usata per una copertina dei Queen e per la prima edizione italiana di Io, Robot di Asimov. Un collegamento estraneo all’argomento Turing, ma in realtà utile per illuminarne alcuni aspetti fondamentali: Asimov, negli stessi anni di Turing, si pone il problema di come poter convivere pacificamente con le macchine pensanti.
Mi piace creare questo tipo di cortocircuito di senso. Così come vado matto, a prescindere, per qualsiasi cosa di argomento funereo/mortifero/sepolcrale, inferi, mostri e bestiari medioevali, Venezia.

Qualche tempo fa un ambiguo tweet di Rizzoli Lizard annunciava forse una ri-pubblicazione di una tua storia su Darwin. Come una vera star adesso ti spetta la domanda di rito: progetti per il futuro?
Potrei fingere segretezza per nascondere la mia solita confusione nel portare avanti mille robe contemporaneamente, ma ci rinuncio.
Riprenderò un progetto su Meucci che ho abbandonato da troppo tempo ma che credo potrebbe far conoscere alcuni gustosi aspetti dello sventurato inventore del telefono; farò un libro di humor nero con GRRRZetic, nella collana dedicata ai Superamici che oltre a vantare due recenti supertitoli (Trama di Ratigher e la serie di Gatto Mondadory, del Dottor Pira), si distingue per la cura grafica ricercatissima e cucita attorno allo spirito del libro. E poi, energie permettendo, comincerò una nuova serie.
Darwin non so, mi piacerebbe, sarebbe una storia potenzialmente cattivissima! In generale il 2013 mi vedrà più malvagio e spietato del solito!

Senti come va con i Superamici, vi ritrovate sempre al Bar dei “Bagni Mauro”? Avete qualche progetto in ballo? E con XL? E con Hobby Comics? Poi la smetto, eh!
Inizio da XL, sul quale continuo a fare le strisce mensilmente, e in più per i fumetti si è creato uno spazio di due pagine dove gli autori (uno ogni mese, a rotazione) hanno la possibilità di creare storie più articolate, da portare avanti a mo’ di rubrica o serie.dddddjpg La mia si chiama Salad Days ed è sostanzialmente un contenitore di aneddoti e spigolature su celebri personaggi storici. Nel primo episodio ho raccontato l’avversione di Bram Stoker per i truffatori di strada, per il prossimo episodio vedremo.
Hobby Comics è prossimo a chiudere il ciclo dei cinque numeri, dopodiché troveremo altri piani diabolici su cui far confluire le nostre energie superamicali.
Al di là delle collaborazioni specifiche sui nostri vari progetti collettivi (alcuni già realizzati, altri in cantiere), il Team superamichevole è un motore indispensabile per confrontarci, incoraggiarci e fomentarci anche sui progetti personali di ciascuno. Al Bar dei “Bagni Mauro” ormai abbiamo le seggiole prenotate per i nostri meeting aziendali a base di bibitine e malvagità.

C’è un fumetto che hai letto in questi ultimi mesi che ti ha particolarmente colpito e che ti sentiresti di consigliarci?
Premesso che finché non avrete in casa tutti i libri dei miei supercompari e l’intero catalogo GRRRZetic la vostra mensola non si sentirà pienamente realizzata, il libro col quale ho entusiasticamente ossessionato chiunque tutto l’anno è Tormenti di Furio Scarpelli (Rizzoli Lizard, 2011): un’ironia, un gusto per l’osservazione umana e una qualità di scrittura rarissime e taglienti, a mio parere vicine alla pacata, flemmatica perfidia di Waugh e di Flaiano.

Da lontano ti immaginiamo vestito in tuxedo davanti a un grande tavolo da lavoro pieno di disegni mentre sorseggi con classe e savoir fair un estathé gigante. Ma in conclusione di questa intervista vorremmo sapere qualcosa di più sul Tuono Pettinato reale. Com’è la tua vita di ogni giorno? Che musica ti piace? Vai a fare la spesa o alla posta? Cose di questo tipo. Raccontaci qualcosa 3, 2, 1 VIA!
Oh, ma io conduco una vita molto semplice e ordinaria, fatta di giornate al tavolo da disegno, giretti per il quartiere. Vado dallo stesso barbiere da sempre. La musica mi piace un po’ tutta. Alle poste ci vado il meno possibile e la spesa quando posso la faccio sottocasa. Passo il mio tempo libero tra bibitine, merende, gelatini e altri diminutivi. Quando cala la notte, dal torrione più alto di Villa Pettinato, libero i miei falconi negli oscuri cieli pisani per rapire e portarmi tutti i primogeniti della città.

 

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1 Commento

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  1. loradelconto

    8 Gennaio 2013 a 12:43

    Tuono pettinato è un autore che mi piace molto, ma quest’ultimo suo lavoro mi ha un po deluso, a parte la citazione alla cover di “news of the world”. anche garibaldi , nonostante il successo, non era uno dei suoi lavori migliori. spero che torni presto a dare il meglio di se!

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