Dov’era il corpo: il thriller corale e assolato di Brubaker e Phillips

Estate 1984. Una casa abitata da dei giovani tossici. Una casalinga trascurata. Un veterano senzatetto. Una ragazzina che crede di essere un supereroe. Un “poliziotto” che vuole solo essere lasciato in pace. Un investigatore privato che cerca una ragazza in fuga. E un omicidio che sconvolge il tranquillo quartiere di Pelican Road.
Sono questi i protagonisti di Dov’era il corpo, il nuovo lavoro dell’inossidabile coppia Ed Brubaker e Sean Phillips (qui ancora una volta insieme al figlio Jacob ai colori), che ormai è sinonimo del miglior fumetto pulp, giallo e thriller che si possa leggere nel panorama anglosassone (e mondiale) nel nuovo millennio.

E come tutti i precedenti lavori, gli autori riescono a offrire una nuova sfumatura a un genere di cui si pensa di sapere tutto: in questo caso, oltre a costruire un mistero che è al tempo stesso tanto lineare e classico nella sua struttura, quanto coinvolgente e ricco di colpi di scena, i due danno un affresco della provincia statunitense degli anni ’80, quella in cui la perfezione patinata del sogno americano, fatto di casette, staccionate e giardini ben curati nasconde vizi, debolezze e tragedie della società americana, un elemento che fa di Pelican Road la protagonista assoluta del racconto.

Brubaker, come e forse più che in altre sue opere precedenti, è in grado di dare tridimensionalità a ogni elemento del ricco cast di personaggi, tra protagonisti e comparse, facendoli conoscere intimamente, nelle loro apparenze e fragilità. La divisione in capitoli che seguono il punto di vista di ogni personaggio, oltre a essere funzionale alla costruzione della trama e al disvelamento dell’indagine, serve allo sceneggiatore per indagare vari aspetti dell’essere umano, costruendo un ampio catalogo di personalità diverse, che nascondono però lati inaspettati.

Questa tridimensionalità appartiene anche al tratto di Sean Phillips, capace di cesellare espressioni, gesti e corpi tangibili, a cui ci si può relazionare, pur mantenendo il suo stile sporco e intrinsecamente pulp. In questo caso, la sfida è quella di ambientare il racconto prevalentemente di giorno (come già fatto in Reckless): questo, oltre a richiedere un lavoro diverso sulle ombreggiature, porta l’autore ad aumentare l’attenzione ai dettagli, ma anche a dare al racconto un ritmo diverso, meno frenetico e “oscuro”, più apparentemente conciliante, più immediatamente riconducibile a una esperienza che accomuna protagonisti e lettori, pur mantenendo la sostanziale struttura e tensione del thriller.

A tutto questo contribuiscono in maniera determinante i colori caldi e avvolgenti di Jacob Phillips, che danno al fumetto non solo la giusta atmosfera, quella dell’afa, della spensieratezza e della calma tipicamente estive, ma che lo ammantano di una certa vena nostalgica, quella di amori passeggeri e di un senso di libertà che sembra ormai solo un ricordo. Proprio il tema della nostalgia diventa centrale sul finale, quando gli autori ci mostrano le vite dei protagonisti nel loro futuro, che è il nostro presente: vite che hanno preso strade diverse da quelle che ci si poteva aspettare, alcune perdute, altre ricche di esperienze, altre ancora alle prese con dolori profondi. E nella commozione generata da questo finale (in particolare una scena ambientata di notte, su un letto, che strappa letteralmente il cuore nella maestria con cui il dramma è raccontato con il silenzio, una tavola regolare e un blu notturno intenso) mette quasi in secondo piano la risoluzione, inaspettata, del misfatto, che sembra arrivare dopo i titoli di coda di un racconto che sfruttando il giallo, parla della vita stessa.

Abbiamo parlato di:
Dov’era il corpo
Ed Brubaker, Sean e Jacob Phillips
Traduzione di Stefano Formiconi
saldaPress, 2024
122 pagine, cartonato, colori – 22,00€
ISBN: 9791254613504