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“Dov’è la bellezza?” Kamaran Najm e la fotografia di guerra sotto una nuova lente

22 Agosto 2025
Guerra e quotidianità nel Kurdistan viste dalla lente del primo fotografo di guerra curdo-iracheno nell’ultima opera di Claudio Calia.
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Dove si può trovare la bellezza, in un paese martoriato costantemente dalla guerra? O meglio, dov’è nascosta la bellezza, in un paese in cui la narrazione principale, opera di organi di stampa esterni, è esclusivamente focalizzata sulla guerra? Sono queste le domande che hanno spinto Kamaran Najm, il primo fotografo di guerra curdo-iracheno, che ha cercato di scardinare un sistema e una narrazione monotematica, fornendo allo stesso tempo ai suoi connazionali gli strumenti per poter raccontare ciò che avveniva nel paese negli anni dell’ascesa dell’ISIS. 

Dov’è la bellezza? di Claudio Calia restituisce a noi lettori il ritratto di una figura che apparentemente può sembrare lontana, ma che risulta invece quanto mai vicina e fondamentale da scoprire.

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Kamaran rappresenta quella società civile che di fronte alla guerra esiste e resiste: con le sue fotografie racconta tanto la guerra intestina, fornendo un punto di vista aggiornato e costante tramite la sua agenzia Metrography, quanto la bellezza quotidiana e delle piccole cose, trascurata da una narrazione della stampa internazionale, che si trova in Iraq (e nella regione del Kurdistan) unicamente per documentare gli eventi bellici.

La scelta di Kamaran lo porta in prima persona a compiere azioni estremamente pericolose, in un contesto socialmente così acerbo da non contemplare la figura (interna) del fotografo di guerra. Proprio la volontà di documentare l’attualità senza un filtro esterno ha portato Kamaran a incrociare la strada con l’ISIS, venendo rapito e ucciso pochi giorni dopo la conquista di Mosul da parte del gruppo terroristico, il 12 giugno 2014. Lì dove finisce la storia narrata da Kamaran tramite le sue fotografie e comincia il racconto di Claudio Calia, che ne ricostruisce la vita alternando interviste con amici e familiari a ricostruzioni di discorsi e foto del fotografo curdo. 

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Le interviste forniscono al lavoro di Calia una struttura portante: sia narrativamente che graficamente il volume si presenta come una serie di tavole da due vignette ciascuna, con inquadrature fisse e focalizzate sull’interlocutore, come se la pagina si sostituisse alla telecamera usata dall’autore per compiere le interviste. Questa impostazione, a cui si inframezzano sporadicamente delle riproduzioni di foto di Najm o di spezzoni di un suo discorso a un evento indipendente TedX, rende il volume estremamente veloce e incalzante: lo spazio è ottimizzato al meglio caricando le due vignette che compongono le pagine di pochi elementi strutturali. L’utilizzo di corpose didascalie permette infatti di “entrare” nei discorsi intavolati nelle interviste più agilmente, dando allo stesso tempo modo a queste ultime di essere più espressive: molta enfasi viene posta non solo sulla gestualità degli interlocutori, capace di veicolare le emozioni più efficacemente di quanto riescano a fare le espressioni, ma anche dall’utilizzo delle ombre e dei neri, usati per dare profondità e spessore ai vari attori che si alternano su pagina.

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Tramite il vissuto (e il “fotografato”) di Kamaran Najm, Calia restituisce uno spaccato del Kurdistan iracheno che va a fondo e riesce a inserirsi sia nell’aspetto prettamente da giornalista di guerra che negli aspetti civili e sociali che lo stesso Kamaran aveva toccato: manifestazioni per la tutela dell’ambiente, lavori con ONG, workshop pensati per istruire una nuova generazione di fotografi e persino perfomance artistiche spontanee e provocatorie, Najm era ovunque potesse servire una macchina fotografica e ovunque potesse essere necessario trovare il bello in mezzo allo sconforto, il fiore tra le macerie.

L’opera traccia un excursus affascinante in linea con il modello narrativo prescelto e il materiale che lo stesso autore ha raccolto durante il suo viaggio in Kurdistan, aggiungendosi a quanto già visto nel precedente volume Kurdistan. Dispacci dal fronte irachenonel quale la società civile irachena era stata raccontata seguendo l’operato della ONG “Un ponte per…”. Il risultato è una sintesi ideale di una storia che, nel doloroso contesto della guerra, cerca e valorizza la resilienza e l’umanità di una popolazione martoriata.

Abbiamo parlato di:
Dov’è la bellezza?
Claudio Calia
BeccoGiallo, 2025
164 pagine, brossurato, colori – 21,00€
ISBN: 9788833143781

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