Il 14 marzo del 1965, sul numero 11 del Corriere dei Piccoli, appare la prima delle puntate della trasposizione a fumetti dedicata a uno dei romanzi storici, se non il primo in assoluto, che aveva portato alla fortuna di questo genere letterario nel XIX secolo. La versione a fumetti di Ivanhoe di Walter Scott approda così nelle mani dei lettori italiani grazie alla sapiente regia del maestro Dino Battaglia (1923-1983), che in quegli anni stava andando sempre più distinguendosi nel panorama internazionale. Di lì a qualche anno, infatti, avrebbe vinto il premio come “Miglior disegnatore straniero” all’edizione del 1975 del Festival di Angoulême.
Il romanzo grafico, diviso in diciassette puntate da due tavole ciascuna, narra le vicende di Wilfred d’Ivanhoe, eroico condottiero diseredato, deciso a strappare l’Inghilterra dai soprusi del principe Giovanni “Senzaterra” per restituirla al beneamato e legittimo regnante Riccardo I.
L’azione si svolge nell’anno Domini 1194, cruciale per le sorti del regno. Da tempo il popolo sassone era schiavo dell’egemonia dei signori normanni rafforzati dall’appoggio dell’allora governante Giovanni, inviso ai discendenti di Alfred per le sue crudeli vessazioni. In una notte di tempesta giunge al castello dell’orgoglioso signore sassone Cedric di Rotherwood uno stuolo di cavalieri normanni, tra cui spicca il Templare Brian de Bois Guilbert, accompagnati da un misterioso pellegrino. A partire da quel momento, le vicende di questi prodi cavalieri si intersecano in un legame indissolubile, tra fastosi tornei cavallereschi, rapimenti e rocamboleschi salvataggi che portano alla liberazione dell’Inghilterra dall’odiato dominatore e quindi al ritorno di Riccardo Cuor di Leone, virtuoso sovrano e straordinario combattente. Dopo essersi distinto durante le Crociate in Palestina, il re riesce a espugnare il potere grazie alle gesta del valoroso Ivanhoe e del prode Locksley, meglio conosciuto come il leggendario Robin Hood.
Nel secondo dopoguerra il Corriere dei Piccoli era una realtà fondamentale per il panorama editoriale nostrano e ha vantato in quegli anni il passaggio di personalità eccezionali per il fumetto del calibro di Grazia Nidasio, Hugo Pratt, Sergio Toppi, Luciano Bottaro e tanti altri.
Maestro tra i maestri, Dino Battaglia ebbe una lunga collaborazione con la rivista e si impegnò fino al 1972 a regalare ai lettori le sue trasposizioni a fumetti delle principali opere letterarie, cavalleresche e non. Nel caso del lavoro sull’Ivanhoe di Scott, Battaglia presenta una eccezionale maestria nella trasformazione grafica del romanzo, affiancato in questa impresa da Piero Selva, al secolo Mino Milani (1928-2022). Selva, già conosciuto come sceneggiatore per altre riduzioni a fumetti di romanzi celebri pubblicate sempre sul Corriere dei Piccoli, dimostra una capacità di sintesi tale da riuscire a raccontare al grande pubblico le imprese epiche dei personaggi in un ridotto numero di pagine, dense di azione e suspense, senza dover ricorrere a particolari amputazioni, e riuscendo a mantenere il tono avventuroso del romanzo originario lungo tutta l’opera.
In quei primi anni ’60, Battaglia non aveva ancora raggiunto la sintesi formale che avrebbe contraddistinto la sua maturità autoriale. Vediamo il suo tipico tratto a pennino che va a incidere le pagine, creando un effetto tagliente nei volti e nei panneggi capace di restituire l’impressione dei Livres d’heures tardogotici grazie all’utilizzo di figure molto allungate e spigolose. Insieme al pennino, l’immancabile pennello dona all’opera poche macchie d’ombra, limitate all’essenziale e soprattutto funzionali per l’effetto drammatico in alcune vignette, come ad esempio nel celare l’identità del protagonista agli occhi dell’amata e del severo padre. L’utilizzo limitato di neri pieni è dovuto anche al fatto che nella pubblicazione originale del Corriere l’inchiostro è affiancato dalla colorazione, mentre in questa riedizione in bianco e nero viene dato maggior risalto al tratto graffiato di Battaglia.
Nonostante tutti i limiti imposti dalla linea editoriale, come ci ricorda David Padovani nella prefazione del volume, l’autore si mostra caparbio nel rinunciare all’asfissiante gabbia a tre strisce tipica della testata. Battaglia inizia quindi a far esplodere le pagine in un caleidoscopio di vignette che arricchiscono le tavole e restituiscono la forza e la dinamicità del racconto quasi come frammenti cinematografici in movimento. L’autore andrà ad affinare questa peculiarità sempre meglio nel tempo con l’utilizzo anche di nuovi strumenti, come la lametta e la spugna, che lo consacreranno come precursore di uno stile unico, sporco, capace di restituire una drammaticità tagliente nelle sue opere più importanti, tra le quali le trasposizioni dei racconti di Edgar Allan Poe e il celebre Maupassant.
Abbiamo parlato di:
Ivanhoe
Dino Battaglia, Piero Selva
Edizioni NPE, 2024
48 pagine, cartonato, bianco e nero – 16,90 €
ISBN: 9788836272082