Il 15 luglio 2017 esce su Grande Diabolik #44, Punto di rottura, una storia che si annuncia particolare e importante nella lunga storia editoriale del personaggio creato dalle Sorelle Giussani. Diabolik ed Eva Kant si scontrano, hanno un litigio, e per la prima volta le loro divergenze sembrano irreparabili. La coppia di criminali più famosa del fumetto sarà destinata a dividersi?
Per avvicinarci all’albo abbiamo intervistato tutti gli autori coinvolti, dal nume tutelare di Diabolik, Mario Gomboli, a Tito Faraci, autore del soggetto assieme a Roberto Altariva, che ha sceneggiato l’albo, passando poi per Emanuele Barison, disegnatore della storia, e Matteo Buffagni, copertinista ufficiale di Diabolik e anche di questo volume speciale.
Intervista a Mario Gomboli
Il rapporto tra Diabolik ed Eva rappresenta la parte più umana dello scaltro e algido ladro in calzamaglia. Come immaginerebbe Diabolik senza Eva, che personaggio sarebbe?
Monco. Bidimensionale. Prevedibile. L’arrivo di Eva ha inserito nelle storie una variabile – talvolta davvero impazzita – che ha arricchito il personaggio della possibilità di essere contraddittorio (cinico criminale vs dolcissimo amante) e conseguentemente unico, senza precedenti e – credo – successori. Almeno nel mondo del fumetto. Cinema (Leon) o romanzi di genere (Parker) meriterebbero un altro discorso.
Il rapporto fra i due, inizialmente sbilanciato, si è evoluto nel corso degli anni diventando paritetico. Così viene da chiedersi anche che personaggio sarebbe Eva, senza Diabolik?
Per assurdo, credo che Eva avrebbe più chances di sopravvivenza, nonostante la sua propensione al suicidio in caso di abbandono. Questo perché Eva ha, già prima del fatale incontro all’hotel Excelsior, quella personalità complessa, ricca e “contraddittoria” che invece mancava al Re del Terrore. Non a caso già negli anni settanta Alfredo Castelli ed io sperimentammo uno spin-off, disegnato da Giancarlo Alessandrini e pubblicato da Cosmopolitan.
Avete mai considerato, a prescindere da quante ripercussioni avrà questa storia nelle avventure mensili, dei cambi di status quo all’interno della serie? Come pensa reagirebbero i lettori? In questo senso, personaggi come Diabolik sono “intoccabili”?
Niente è aprioristicamente “intoccabile” in Diabolik. Le sorelle Giussani osarono scrivere storie in cui il titolare di testata non appariva praticamente mai, cosa che avrebbe portato al suicidio qualsiasi direttore marketing. Era ancora al timone Luciana quando mi approvò il soggetto di La vendetta ha la memoria lunga in cui facevo morire due o tre figure storiche. In tempi più recenti abbiamo sepolto Gustavo Garian (presente sin dal primo episodio) e mandato in crisi per anni il rapporto Ginko/Altea. E altre sorpresone sono in cantiere.
La notizia della crisi di questa coppia da fumetto ha già superato lo stretto giro dei lettori per arrivare a giornali, radio e TV, a conferma dell’impatto mediatico che un personaggio come Diabolik ha nella società italiana. Questa attenzione è un fatto che volevate sollevare con questa storia? Quanto è importante per Diabolik questo vivere “fuori” dal fumetto, nel tessuto della cultura popolare?
Premetto che non ci aspettavamo un simile ritorno stampa e ne siamo ovviamente soddisfatti, proprio perché conferma l’attenzione che il pubblico continua a riservare ai nostri personaggi. Va detto che ogni volta che pubblichiamo storie particolari (come quando si trattò di omosessualità, violenza sulle donne, pedofilia ecc…) stimoliamo la stampa a commentarle. Perché siamo una piccola casa editrice monoprodotto e l’unico modo per ricordare che siamo ogni mese in edicola con un episodio inedito è giocare la carta dell’essere stabilmente “nell’immaginario collettivo degli italiani”. Italiani che, anche quando non lettori affezionati, continuano a essere curiosi di quello che Diabolik sta combinando.
Intervista a Roberto Altariva e Tito Faraci
Potete raccontarci in dettaglio il processo che, a partire dalla ideazione, ha portato alla realizzazione dello speciale? Come vi siete divisi i compiti?
[Roberto Altariva]: L’idea di partenza è mia e risale a un soggetto di massima che avevo buttato giù qualche anno fa. Il soggetto è rimasto fermo per diverso tempo in redazione, con da una parte Andrea Pasini che ha sempre spinto perché la storia vedesse la luce (e per questo, devo ringraziarlo) e dall’altra un Mario Gomboli più dubbioso.
Quando anche Gomboli si è convinto, il soggetto è finito nelle mani di Tito Faraci che ne ha effettuato una revisione e messa a punto di concerto con Gomboli (il direttore, infatti, in qualche modo mette mano in tutte le storie, anche quando non viene citato). A quel punto, con mia sorpresa, il soggetto è tornato a me perché lo sceneggiassi.
La sorpresa dipende dal fatto che per la prima volta da una decina d’anni a questa parte (cioè da quando Patricia Martinelli ha abbandonato gli speciali) è stato permesso di sceneggiare un Grande Diabolik a qualcun altro oltre a Tito Faraci. Quindi, non posso che essere grato alla redazione per la fiducia accordatami.
[Tito Faraci]: Confesso che è stata una staffetta un po’… sofferta. Ma, in accordo con Mario, avevo deciso di spostarmi un po’ di più sulla serie regolare mensile. Impegnato con due “grandi” l’anno, stavo trascurando quella parte importantissima, fondamentale, della produzione. Non mi sono pentito, anche se proprio in questi giorni sto ultimando la sceneggiatura di un GDK estivo. E poi Roberto meritava di scrivere quella storia, nata da lui!
Il rapporto tra i due personaggi, anche nel tempo sospeso delle avventure disegnate, è un punto fermo da tantissimi anni. Quanto è stato impegnativo immaginare le parole e le reazioni dei due durante una crisi di questo genere?
[RA]: Meno di quanto si potrebbe credere. È vero che da tanti anni il rapporto fra Diabolik ed Eva ha una stabilità e complicità che chiunque non può evitare di invidiare, ma è anche vero che negli anni ‘60 e ‘70 i litigi fra i due – in genere, per motivi di gelosia – erano frequenti. Come lettore e appassionato della serie, quei momenti li avevo ben impressi nella memoria e non è stato difficile riallacciarmi a essi. Oltre al fatto che, come tutti, avevo anche qualche esperienza personale di discussioni con l’altro sesso a cui potermi rifare.
[TF]: Beh, non credo che il lettore possa dubitare nemmeno per un istante della solidità del rapporto fra Diabolik ed Eva. Abbiamo raccontato una crisi di coppia. Tema molto interessante, che ha una sua lunga e bella tradizione nelle storie di Diabolik. Le dimensioni di questo albo speciale ci hanno consentito un maggiore approfondimento.
Quando si racconta una rottura nella “routine” di un personaggio tanto iconico, è difficile immaginare le conseguenze anche narrative. A prescindere da cosa rimarrà di questo racconto, come immaginereste le avventure di Diabolik senza Eva? E quelle di Eva senza Diabolik?
[RA]: Se si guarda al Diabolik dei primissimi numeri e lo si confronta con quello attuale, è impossibile non vedere quanto il personaggio abbia perso parte della spietatezza iniziale. Nei primi albi a volte uccideva con fin troppa leggerezza, mentre al giorno d’oggi è più pragmatico e in genere ricorre all’omicidio per vendetta, per togliere di mezzo chi cerca di ostacolarlo o perché è necessario ai suoi piani. È quindi inevitabile pensare che sia stata lei a cambiarlo (d’altra parte, all’inizio del loro rapporto, in alcuni casi è lei a impedirgli di uccidere).
Un Diabolik senza Eva, quindi, ritengo che finirebbe per “regredire” a quello che era, tornando a essere più spietato e violento. Cosa che credo sarebbe anche molto apprezzato da una certa frangia di lettori, ma contemporaneamente aborrito da altri.
Eva, invece, io l’ho sempre vista come una criminale per amore, più che per vocazione, e senza Diabolik forse cesserebbe di esserlo. O forse continuerebbe a rubare ai criminali, diventando una sorta di Robin Hood al femminile, che si dedica al crimine a fin di bene per la gente che ha bisogno, un po’ come Gli Aristocratici di Alfredo Castelli.
[TF]: Apprezzo moltissimo le storie “soliste” di Diabolik. Così come quelle di Eva, a dire il vero (ne ho scritte). E anche di Ginko, se è per questo. Però… Diabolik ormai è una serie corale. Levare un pezzo comporterebbe un insanabile crollo.
Le storie del “Grande Diabolik” permettono di sviluppare una storia di più ampio respiro, come numero di pagine e come formato. Che cosa cambia nello scrivere Diabolik così rispetto alla serie regolare? Un evento del genere sarebbe potuto essere raccontato nel classico tascabile, e che cosa sarebbe stato diverso?
[RA]: È principalmente il ritmo della narrazione a essere diverso. Quello della serie mensile è più sincopato: il formato e lo spazio più limitato a disposizione spingono a costruire sequenze brevi con continui cambi di scena e obbligano spesso a lavorare di sottrazione. Il formato del Grande Diabolik è più adatto a storie come questa, che necessitano di spazio da dedicare ai personaggi e alle loro riflessioni.
A livello di pura e semplice trama, questa vicenda avrebbe potuto entrare anche nella serie mensile, ma a livello narrativo ci avrebbe rimesso. Quindi, nel Grande Diabolik ha trovato la sua collocazione ideale.
[TF]: Roberto ha già risposto ampiamente. Aggiungo solo che nel Grande Diabolik c’è anche una modalità di racconto più introspettiva, più calda. C’è spazio per andare ben oltre la pura meccanica degli eventi.
Intervista a Emanuele Barison
Per raccontare una storia tanto intima sicuramente il tuo ruolo è stato essenziale: hai posto maggiore attenzione del solito su espressioni, sguardi e pose per enfatizzare il rapporto tra Diabolik ed Eva? Come hai interpretato i loro sentimenti interiori nel disegno?
Come sempre dedico molta attenzione alle espressioni e alla recitazione dei personaggi, cercando di non stravolgere la loro personalità, a maggior ragione in una storia come questa dove i due litigano e quindi assumono delle espressioni piuttosto inusuali per la loro normale dimensione di eterni innamorati.
Le tavole del “Grande Diabolik” permettono vignette di maggior respiro rispetto al mensile: come cambia il tuo approccio in questo senso?
Per quanto riguarda la gabbia del GDK per me non è stato un problema, ho lavorato per il mercato francese per diversi anni e lì la composizione della tavola e quindi la regia sono a discrezione del disegnatore.
Hai lavorato su questo speciale allo stesso modo del mensile o hai utilizzato una modalità di lavoro diversa? Quali sono state le cose più difficili da disegnare per questa storia?
Beh veramente è dal 2002 che disegno il GDK e quindi mi trovo perfettamente a mio agio su questo formato, mentre per quanto riguarda il mensile mi conformo alle regole classiche. Francamente in questa storia non ho trovato particolari difficoltà rispetto ad altre, se non come già detto sulla cura nel disegnare alcune espressioni dei volti.
Intervista a Matteo Buffagni
Come hai trovato l’ispirazione per la copertina, che cita le celeberrime scale escheriane? Hai avuto modo di leggere prima la storia o la semplice idea della separazione tra Diabolik ed Eva ti ha suggerito una rappresentazione simile?
Dopo aver letto la storia si è deciso con la redazione che sarebbe stata adatta un’atmosfera onirica e, dato che mi piace mettere riferimenti artistici di facile fruizione ogni tanto nelle copertine, ho pensato che il lavoro di Escher sulle deformazioni e le illusioni ottiche potesse cadere a pennello. Da lì il passo è stato breve.
Diventare copertinista di un culto come Diabolik dev’essere stata una emozione da far tremare i polsi! Che cosa cerchi di evidenziare nelle tue copertine, su cosa focalizzi l’attenzione del lettore e come gestisci lo spazio ristretto del formato mensile?
Quando ho ricevuto quest’incarico ero molto giovane e con una visione un po’ stereotipata della copertina, diciamo come di un’immagine super dettagliata che rappresentasse la storia. Con l’esperienza però mi sono reso conto di come il motto “less is more” nello spazio limitato delle copertine diabolike sia oltremodo calzante: quando lo spazio è poco infatti bisogna fare attenzione a non popolare troppo l’area con mille punti d’attenzione o si tende a perdere il controllo sull’occhio del lettore.
Quindi ora butto giù un’idea e poi cerco sempre di individuare uno o al massimo due punti focali (chiaramente i personaggi principali sono favoriti) che, a seconda della composizione, verranno poi disposti nella copertina.
Ringraziamo tutti gli autori per la disponibilità.
Abbiamo parlato di:
Il grande Diabolik #44 – Punto di rottura
Tito Faraci, Roberto Altariva, Emanuele Barison
Astorina, luglio 2017
196 pagine, brossurato, bianco e nero – 4,90€
In tutte le edicole dal 15 luglio
Interviste realizzate via mail nei mesi di giugno/luglio 2017