Cinque amici all’Arf! – Intervista e podcast ai fondatori del festival romano

Cinque amici all’Arf! – Intervista e podcast ai fondatori del festival romano

In occasione della decima edizione di Arf! abbiamo intervistato i cinque fondatori del festival romano: Daniele Bonomo, Paolo Campana, Stefano Piccoli, Mauro Uzzeo e Fabrizio Verrocchi.

Era il 2015 quando cinque amici, cinque professionisti del mondo del fumetto, hanno messo insieme le loro passioni, le idee e la loro dedizione per creare da zero il festival che sognavano. Quel festival si chiama ARF! e nel 2024 è giunto alla sua decima edizione. Proprio in quell’occasione abbiamo fatto sei domande ai cinque fondatori: Daniele Bonomo, Paolo Campana, Stefano Piccoli, Mauro Uzzeo e Fabrizio Verrocchi che ascolterete singolarmente uno per ogni puntata del podcast.

Cliccando sui link qui di seguito, potete ascoltare le cinque interviste integralmente. Subito sotto invece, abbiamo preparato una sintesi di tutti gli interventi, in versione testuale.

Ascolta Cinque amici all’Arf! su Spotify, Apple Podcast, Amazon Music e YouTube (con sottotitoli)

Stefano Piccoli - Direttore di Arf!
Stefano Piccoli – Direttore di Arf!

Ciao Arfieri, grazie del vostro tempo. Le domande che vi faremo sono uguali per tutti quindi ci piacerebbe avere, per quello che è possibile, una reazione istintiva da parte di tutti. Come prima cosa ci potete dire come è nato Arf! e perché si chiama così?
Stefano Piccoli: Arf! è nato nel 2015 per la volontà di portare a Roma un festival il cui focus fosse esclusivamente il fumetto, in un momento in cui il modello in Italia era quello di unire Comics, Games, Cosplay, YouTuber ecc. e lo dico senza nessuna accezione negativa. Noi però volevamo fare un evento che, sia per le case editrici che per gli autori, riportasse il focus sul fumetto inteso come linguaggio, come media, come segmento editoriale e rappresentativo anche di una città grande come Roma, con la community degli autori e delle autrici.
Daniele Bonomo: Ci siamo dati come obiettivo quello di fare un festival dove ci sarebbe piaciuto andare come appassionati. Abbiamo creato tutta una serie di zone e di aree che trasformano questo festival in tanti micro festival: il festival della Area Self, il festival dell’Arfist Alley, il festival della Sala Talk, il festival della Job Arf, quello per i bambini, quello delle mostre, quello del book shop e ogni anno cerchiamo di fare questo da appassionati prima di tutto, per poi godercelo.
Mauro Uzzeo: Avevamo parlato mille volte del fatto che c’era una grossa scena fumettistica romana che diventava sempre più grande; in quel momento vivevano a Roma (e ci vivono ancora) autori come Zerocalcare, Gipi, Sara Pichelli, Giacomo Bevilacqua, Lorenzo Ceccotti… ma con una scena così grande secondo noi mancava un festival che celebrasse il fumetto a tutto tondo, mettendolo al centro. Perché dalle esperienze fondamentali di Expocartoon poi trasformata in Romics, l’ambito fumetto andava sempre più a ridursi diventando sempre di più un festival dell’intrattenimento a 360 gradi. In teoria per organizzare un evento del genere serve budget e saper organizzare gli eventi. Noi non avevamo né budget né avevamo mai organizzato un evento più grosso di una festa di compleanno a sorpresa. Però avevamo un superpotere, ossia lavorando nei fumetti da vent’anni avevamo un’agenda con tutti i numeri di telefono dei nostri colleghi. E quindi abbiamo cominciato a chiamarli e a chiedergli: «Vi va di fare questa cosa?» E ci hanno detto sì perché evidentemente si sentiva la volontà di creare un luogo totalmente dedicato al fumetto.
Paolo Campana: Poi se metti cinque amici intorno a un tavolo… ok, serve una mascotte. Beh, siamo a Roma, facciamo un lupo. No, dai il lupo no, facciamo un pirata. No, il pirata no. Alla fine è uscito fuori un cane pirata. E il cane pirata fa… ARF! Una battuta, un’altra battuta alla fine è rimasto Arf!
SP: Daniele inventò questo cagnolino che faceva il verso al gattino di Angoulême, e quindi invece che chiamarla “Roma fumetto” o “Roma Comics” abbiamo preferito puntare su un onomatopea del cane che fa “arf! arf! arf!” come nei fumetti. Tra l’altro io mi diverto tantissimo a fotografare e postare sui social tutte le volte che mi capita di trovare questa onomatopea mentre leggo un fumetto.

Daniele Bonomo - Job ARF! e Area Kids di Arf!
Daniele Bonomo – Job ARF! e Area Kids di Arf!

In questi dieci anni cosa ti ha soddisfatto di più e cosa invece credi che debba ancora migliorare un po’?
Fabrizio Verrocchi: Sono soddisfatto davvero di tante cose. In primis la conferma che abbiamo fatto un festival così ben voluto dalla scena del fumetto, Questa è una cosa che ci inorgoglisce particolarmente, perché vediamo di avere in qualche modo incontrato i desiderata non solo nostri ma anche di tutta la scena di autori, autrici, editori, sceneggiatori, illustratori, ecc… Sui nei, beh, mi sono accorto che c’è un po’ di affanno nel voler fare le cose sempre più grandi. Abbiamo i nostri limiti e volte questo rende un po’ faticoso portare a casa i risultati, ma poi quando ci guardiamo alle spalle devo dire che la soddisfazione c’è sempre.
DB: Una parte che secondo me è proprio un valore aggiunto per tutto il mondo del fumetto è la Job Arf, cioè quell’area in cui dieci anni fa decisi di non fare semplicemente le portfolio review, ma di fare in modo che effettivamente escano fuori dei libri da questi incontri professionali. Il primo anno erano 200 i portfolio arrivati, quest’anno sono stati 7000 e il primo anno le case editrici che hanno partecipato erano dieci, forse anche meno… quest’anno erano 27. Abbiamo fatto 400 incontri professionali e da questi 400 incontri professionali tutti i libri e le collaborazioni che usciranno fuori avranno un cuoricino che dice che gli autori e gli editori ringraziano la Job Arf per averli fatti incontrare. Se mi chiedi che cos’è che ti rende fiero è proprio entrare in libreria, aprire un libro e vedere il cuoricino della Job Arf. Perché so quanto è difficile per gli esordienti approcciare un editore e qui noi mettiamo nella stessa stanza 27 editori e agenzie e creiamo lavoro. E questa secondo me è una cosa che non fa nessun festival come facciamo noi. Non è per piaggeria, ma è proprio così. Come punti deboli… Dal mio punto di vista come fruitore, sicuramente il pensare di meno a tutto quello che c’è dietro l’organizzazione e riuscire a godermi di più il festival stesso (magari riuscendo a vedere almeno una Lectio Magistralis per intero!)
MU: Tante cose da tutte e due le parti. L’anno scorso fare Arf! è stato un mezzo inferno per me, quest’anno è stato infinitamente più divertente. L’altro anno abbiamo fatto (io soprattutto) una serie di cazzate infinite, che mi ha portato a vivere malissimo l’arrivo al festival. Mi sono accorto che il venerdì mattina già non avevo più le forze. Quando alla fine del festival facciamo i nostri resoconti, ci diciamo cosa non ha funzionato in modo ipercritico. Devo dire che, non vorrei essere ottimista, l’80% delle cose che ci eravamo detti un anno fa che secondo noi non funzionavano quest’anno le abbiamo risolte.

Mauro Uzzeo - Talk e Masterclass di Arf!
Mauro Uzzeo – Talk e Masterclass di Arf!

Ci racconti la vostra prima riunione? Ti ricordi dove eravate?
FV: La nostra prima riunione era in macchina in un viaggio di ritorno da Lucca Comics. Credo fosse il 2014? Sì, direi di sì. Quindi una riunione atipica che poi ha caratterizzato anche tutte quelle che sono seguite, perché Arf! è atipico in tutto e per tutto.
MU: No, io ho una memoria proprio di merda su tutto. Non mi ricordo dov’era, forse a Roma in un bar…? Forse a casa di Stefano, non mi ricordo. Però mi ricordo che in quella prima riunione c’era lo stesso spirito dell’ultima, cioè di ognuno di noi che porta il suo. Stefano è stato geniale nel metterci insieme secondo me perché ha fatto tipo Xavier: mi serve uno che c’ha i raggi dagli occhi, uno che vola, uno così… Ha fatto così con noi, sapendo che ognuno di noi aveva le sue diverse skill, e insieme forse saremmo riusciti a fare questa roba.
PC: Sì, me lo ricordo. Dato che la prima edizione l’abbiamo fatta all’Auditorium del Massimo all’Eur, la prima riunione l’abbiamo fatta lì. Ci hanno dato due uffici che erano praticamente sgabuzzini e non ci entravamo tutti quanti… Due sedie, tre in piedi e quindi sì, all’Auditorium del Massimo all’Eur.
SP: La prima riunione Arf! l’abbiamo fatta mentre andavamo a Lucca, in un certo senso. In realtà la prima riunione vera di tutta la squadra l’abbiamo fatta all’Auditorium del Massimo, quando abbiamo deciso che la squadra fosse composta da Mauro, Daniele, Paolo, Fabrizio e me. Ma Arf! è nato in macchina mentre andavamo da Roma a Lucca, c’era pure Giulio Fermetti in macchina con noi, che ora fa la grafica dell’Arfbook e che non è un vero e proprio Arfer ma è ancora un nostro collaboratore.

Fabrizio Verrocchi - Design e Comunicazione di Arf!
Fabrizio Verrocchi – Design e Comunicazione di Arf!

Dicci tre aggettivi che per te descrivono Arf!
SP: appassionante, logorante e meraviglioso.
DB: passione, fatica e soddisfazione.
MU: multicolore, nel senso che fa vedere come il fumetto possa avere tantissime facciate; contraddittorio, perché siamo un festival che mette il fumetto al centro però non abbiamo paura di contaminarlo con cose che sembrano quasi l’antitesi; e felice, perché a me piace pensare che sia veramente il festival della presa bene, della gente che sta tranquilla.
FV: genuino, perché per noi è una cosa autentica in tutto e per tutto; rispettoso, nel senso che cerchiamo di portare il valore del fumetto in tutte le sue angolazioni; e poi ti direi… hardcore.
PC: antipatico, romano, fantastico. ARF!

L’artista che in assoluto vorresti come ospite al Festival?
SP: L’ospite che avrei tanto voluto e che purtroppo non avrò mai più è Darwin Cooke.
FV: Naoki Urasawa. Mi piacerebbe davvero ma è un sogno proibito per il momento.
PC: Il Ministro della Cultura, perché c’è sempre quel pezzettino che il fumetto è legato all’infanzia, all’adolescenza, soprattutto nelle istituzioni… Mi piacerebbe dimostrargli che sono tre giorni che vedo migliaia di persone adulte che girano contente, che leggono, che promuovono, che disegnano tutti contenti… E se non lo capisce il Ministro della Cultura, ma chi lo deve capì?
MU: Guarda da una parte ho già realizzato il mio desiderio, perché era Shintaro Kago, arrivato l’anno scorso. L’idea di avere un mangaka chiamato con le nostre forze senza passare per case editrici, contattarlo e convincerlo a prendere un aereo per venire in Italia grazie alle parole di uno con cui non si era mai incontrato… Non pensavo che sarebbe accaduta una cosa del genere. Di quelli che devono ancora venire, c’è Larcenet de Lo scontro quotidiano. Mi piacerebbe anche dedicargli una mostra.

Paolo Campana - Curatorship e Relazioni esterne di Arf!
Paolo Campana – Curatorship e Relazioni esterne di Arf!

L’ultima domanda è un po’ a interpretazione: cosa ti fa fare ARF! quando leggi un fumetto?
MU: Quando non è una questione di storia, non è una questione di disegno, ma è una questione di utilizzo del linguaggio. Cioè quando guardo magari una splash-page con qualche espediente grafico particolare e dico: questo lo puoi fare solo in un fumetto, non la puoi fare al cinema o in letteratura.
PC: Quando capisco che siamo andati oltre al media e siamo arrivati nella parte artistica. L’altro giorno abbiamo disinscatolato le opere di Dave McKean (era in mostra alla decima edizione del festival, ndr) che pur avendole ben esposte, il vetro ti fa perdere la qualità della materia, della pennellata, della resina che lui ci mette sopra, del polimaterico. Arrivi sull’arte nel senso più totale e Arf! l’altro giorno l’ho fatto sulle tavole originali di McKean.
DB: Quando si tratta di un fumetto che mi crea empatia, che mi riesce a coinvolgere, a divertire e far pensare allo stesso tempo.
FV: Quando mi rendo conto, leggendolo, che l’autore o autrice sta aggiungendo qualcosa. Cioè di fumetti ne leggo un’infinità e chiaramente questa cosa non succede sempre, però quando succede è bellissimo.Ti rendi conto di avere per le mani un oggetto che rimarrà in tutti i sensi nella tua memoria, rimane proprio come valore e nobilita ancora di più questo linguaggio bellissimo.
SP: Quando si crea la magia in cui la storia e il disegno si armonizzano in qualcosa di unico, come faceva Hugo Pratt nelle sue storie. Lì dico Arf!

Grazie Arfieri per il vostro tempo.

Le risposte integrali possono essere ascoltate direttamente con la voce degli intervistati nelle rispettive puntate del podcast. 

Intervista registrata dal vivo durante la decima edizione di Arf! a maggio 2024.

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