Il luna park emotivo di Thomas Ott: Cinema Panopticum

Il luna park emotivo di Thomas Ott: Cinema Panopticum

Una storia a fumetti completamente muta. Un bianco e nero graffiato e graffiante. Un'esperienza emotiva profonda e disturbante. Cinema Panopticum di Thomas Ott.

Vi siete mai guardati attraverso gli specchi deformanti del luna park?
Vi è mai successo di vedervi e non riconoscervi? O di sentirvi sorpresi all’interno di un mondo che non vi appartiene?
Terminata la lettura di Cinema Panopticum dell’autore svizzero Thomas Ott potreste trovarvi a cercare nelle tasche per una nuova moneta, oppure chiudere gli occhi per ricordarvi dove siete in quel momento.

Il cinema del titolo è contenuto in un tendone di un luna park, un luna park vecchio e malmesso, popolato da personaggi inadatti a quel luogo. Più che un parco divertimenti, sembra di entrare in un purgatorio popolato da persone in attesa di qualcosa di terribile.

Il cinema, si diceva, è in realtà composto da una serie di schermi che si attivano con una moneta. Ogni schermo, posto uno accanto all’altro, mostra un episodio di vita di una persona diversa, dalle evidenti reminescenze kafkiane, ma che riverberano della stessa luce oscura dei racconti di Edgard Allan Poe, dell’inquietudine di James G. Ballard e delle derive esistenziali di Ray Bradbury. Uno strano mix del tutto letterario per una storia a fumetti completamente muta. Nessuna didascalia, se non le scritte disseminate per la strada, sui tendoni, sui cartelli, sugli schermi.

Non è certo il primo fumetto muto che viene realizzato (viene in mente l’altrettanto efficace Il Sistema di Peter Kuper – ed. Magic Press); Cinema Panopticum ripropone anzi alcune caratteristiche proprie di questo tipo di opere, in particolare di quelle più riuscite: la velocità di lettura, la proposta di un codice comunicativo apparente semplice ma decisamente stratificato, la viscosità della materia espressiva di cui è composto, la forza evocativa, l’immediatezza emotiva.

Cinema Panopticum si legge in un attimo. Lo si sfoglia con la stessa velocità con la quale si sfoglia un libro di fotografie. Si arriva in fondo quasi di colpo, salvo accorgersi, improvvisamente, di aver partecipato a un’esperienza emotiva profonda e disturbante. Il disegno in bianco nero di Thomas Ott, ricco di tratteggi, graffiato, frutto dell’utilizzo di una particolare tecnica detta scratchboard che richiede fogli di carta gessata neri da incidere con un attrezzo detto “sgarzino”, è realistico e deformante allo stesso tempo.

Grazie alla scelta delle inquadrature, frutto di una “regia” abilissima e pienamente controllata, Ott ci immerge in un mondo interiore che può commuovere con autenticità, raggiungendo paure e angosce che ben si nascondono e nell’ombra si sviluppano. La struttura a scatole cinesi, rivelata in un finale prevedibile (e anticipato dal titolo stesso), non sembra avere la funzione di sorprendere con un presunto colpo di scena, quanto quella di suggerire al lettore di essere egli stesso all’interno del meccanismo, di essere osservato e di condividere, come i protagonisti degli altri episodi, un destino tremendo e inaccettabile.

Cinema Panopticum è appiccicoso, viscoso, si diceva, perché tocca nel profondo e, per qualche tempo, terminata la lettura, accompagna e influenza lo stato d’animo del lettore.
La capacità evocativa, al di là dei riferimenti letterari, è frutto di un utilizzo degli ambienti, degli oggetti e della messa in scena che è pienamente consapevole, dove ogni elemento contenuto in una tavola è il frutto di una scelta voluta in funzione del significato che esso possiede nella storia. Per questa ragione, l’apparente semplicità di lettura di quest’opera può trasformarsi in un’esperienza più complessa e stratificata, e, allo stesso modo, rappresenta un percorso intrinsecamente legato alle caratteristiche del medium fumetto. Un esempio, quindi, non solo delle potenzialità di questa forma di comunicazione, ma anche di alcune delle proprietà genetiche che essa possiede (e che non condivide con nessun’altra).

Ott, in quest’opera, sembra credere in un pessimismo esistenziale senza via di redenzione, un pessimismo che più che dovuto a un fato avverso sembra nascere dall’interno delle ambizioni e dalle paure proprie dell’Umanità: la voracità, la superbia, il desiderio di rivalsa, la solitudine. Non ci sono vie di mezzo in questi racconti.
E se alcune scelte narrative (si pensi al secondo racconto e alla sua tragicità senza scampo) sembrano guidate dal desiderio di colpire in modo diretto e “facile” il lettore, altre mostrano una freschezza di pensiero e un’intuizione rare (per come è costruito, il finale del primo racconto risulta imprevedibile ed efficacissimo, ad esempio).

Abbiamo parlato di:
Cinema Panopticum
Thomas Ott
Black Velvet, 2005
104 pagine, brossurato, bianco e nero – 12,50€

Riferimenti
Black Velvet: www.blackvelveteditrice.com

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