“In un piccolo villaggio alpino, al confine tra Italia e Francia, un’intera scolaresca in gita scompare nel nulla. La causa potrebbe essere una valanga, ma le ricerche non portano a nulla. A occuparsi del caso, un’agente italiana e uno francese. Di tassello in tassello, i due compongono un puzzle dai contorni incerti: ogni volta che viene svelato un frammento di verità, la prospettiva cambia e nascono nuove, inquietanti, domande.”
A un anno dall’uscita del Portfolio durante il Lucca Comics & Games 2018 arriva finalmente – sempre in concomitanza con la fiera toscana – Il Confine: la serie ideata da Mauro Uzzeo e Giovanni Masi per la linea Audace di Sergio Bonelli Editore.
In questo primo volume si comincia a delineare la vera forma di quello che fino a oggi è stato lasciato alle abilità investigative dei futuri lettori. Scopriamo che il mistero proposto dal Portfolio nascondeva in sé un rompicapo ricco di domande, dozzine di indizi e che non concede spazio a risposte e spiegazioni: un racconto corale al cui centro si piazzano prepotentemente le figure di Laura e Antoine.
Uzzeo e Masi ripropongono dichiaratamente la struttura di serie TV come Twin Peaks e Lost, e stratificano l’intreccio aggiungendo personaggi, misteri e interrogativi nel tentativo di accalappiare il lettore sul lungo termine, spingendolo all’attesa del prossimo episodio o costringendolo a un binge reading (motivo per cui a Lucca usciranno tre volumi in contemporanea) degno delle succitate serie.
Il volume è suddiviso in tre capitoli, tre atti che rimandano a un’impostazione cinematografica della sceneggiatura, che viene parzialmente tradita dalla non-conclusione, necessaria a questo tipo di serialità più spinta. Per essere chiari: non ci troviamo di fronte a una serie di episodi autoconclusivi ma a un lungo racconto suddiviso in più volumi.
Operando una scelta apparentemente antitetica all’intenzione corale del racconto, LRNZ centra il focus della copertina su Laura Denti anticipando il suo ruolo cardine all’interno di questo episodio – è il personaggio a cui viene dedicato più spazio – e aggiungendo elementi che sembrano essere legati alla sua storia e al suo ruolo futuro: delle foto, un libro, un ferro di cavallo, un teschio e altri dettagli che spingono chi legge a soffermarsi e a interrogarsi sul loro significato.
Altra caratteristica inusuale nel mondo del fumetto italiano, è la presenza di una figura intermedia tra lo sceneggiatore e il disegnatore: Federico Rossi Edrighi si occupa, in questo numero e nei prossimi, della realizzazione dei layout definendo così una sorta di pre-visualizzazione dello script da passare al disegnatore. Negli extra del volume è possibile leggere un paio di esempi di questo passaggio che risultano illuminanti per capire le dinamiche lavorative del team di autori e soprattutto per realizzare quanto sia determinante il contributo di Giuseppe Palumbo alla storia. L’artista materano si dimostra essere più che un mero esecutore, nonostante questi paletti lo facciano sembrare più difficile del normale, riuscendo a mediare le esigenze narrative di uno script così rigoroso con il proprio stile modificando, laddove necessario, i layout e aggiungendo così la propria voce al racconto.
La scelta di modulare le figure, le luci e i volumi esclusivamente tramite il suo riconoscibilissimo segno, fatto di chine spesse e pastose, contribuisce a conferire un’identità “palumbiana” alla storia, che però si guarda bene dal tradire quella dell’albo. Palumbo declina la propria esplosività incanalandola in uno stile più compassato e coerente con le intenzioni degli altri autori: basti guardare la tavola scartata presente negli extra dell’albo, bellissima ma che non si sarebbe amalgamata con il resto del volume vista la carica drammatica attribuitale dalla profondità di campo dell’ultima vignetta dallo stampo quasi supereroistico.
Sorprendente anche il lavoro di Adele Matera ai colori: un segno come quello scelto da Palumbo lascia poco spazio al lavoro del colorista, a cui si rischia di sovrapporsi senza apportare contenuti significativi e addirittura di rovinare l’intento del disegnatore. Matera invece agisce per sottrazione, assegnando alle tavole delle palette molto ristrette, con dei punti di colore strategicamente piazzati su elementi e personaggi significativi, arrivando a un maggior gioco di contrasti caldo/freddo nella parte finale, più concitata: in questo modo la colorista riesce a guidare l’attenzione del lettore fino a condizionarne la risposta emotiva.
Sotto questo primo livello di lettura, quello dell’intreccio e della struttura, si intravede anche un discorso più generale, politico inteso in senso ampio, che parte dal titolo stesso della serie e che si propone anche come chiave di lettura. Cos’è “Il Confine?” Non è solo una condizione geografica – la serie è ambientata al confine tra Italia e Francia – ma anche una frontiera, una terra di nessuno nella quale si svolgono tutti i conflitti: tra sé e i propri limiti, il proprio passato, con i cari e con il mondo intero.
Si tratta quindi del territorio dove si definisce la propria identità, sia intesa come indagine esistenziale che come funzione sociale; la definizione di sé passa per quel confine.
Anche qui ci troviamo di fronte a un ragionamento in fase embrionale, che si intravede tra le righe più che mostrarsi che ci rimanda ai prossimi volumi.
Una nota sull’edizione: il prezzo non esattamente popolare potrebbe scoraggiare dall’acquistare il volume. L’edizione di pregio, ricca di contenuti speciali, e lo spessore degli artisti coinvolti però giustificano ampiamente l’esborso.
Abbiamo parlato di:
Il Confine #1 – La Neve Rossa
MAuro Uzzeo, Giovanni Masi, Giuseppe Palumbo
Bonelli, Novembre 2019
88 pag, cartonato, colori – 16.00 €
ISBN: 978-88-6961-464-4