“Un peso mal ripartito tra l’essere e l’apparire”
Jean-Jacques Sempè nasce nel 1932 a Bordeaux. Durante il servizio militare inizia a disegnare vignette umoristiche. Si afferma su riviste di fama internazionale, fra le quali Paris Match, New York Times e The New Yorker (le cui copertine disegnate dall’autore sono state raccolte nel 2009 nel volume, edito da Donzelli, Sempè a New York). Nel mondo del fumetto, la sua opera maggiore è rappresentata dalla serie di fumetti umoristici per l’infanzia scritta e disegnata con Goscinny, Le petite Nicolas. Alla sua morte, avvenuta nel 2022, Macron ha twittato “Ha avuto la grazie di rimanere spensierato senza mai mancare un colpo”, prova del talento e della fama raggiunte, come testimoniano le sue opere, pubblicate in oltre trenta paesi.
Raoul Taburin racconta la storia dell’omonimo protagonista, ingegnoso biciclettaio, ma incapace ad andare su una bici. Da una premessa tanto semplice quanto graziosa, nasce un racconto candido e simpaticamente drammatico: il paese di San Cerano, dove è ambientata la storia, è abitato da uomini che conquistano col lavoro delle proprie mani una sorta di fama popolare: così, il salumiere Auguste Frognard taglia delle ottime fette di frognard (ovvero il prosciutto che serve ai suoi clienti); mentre l’ottico Frédéric Bifaille, appresta delle ottime montature, chiamate proprio bifaille. Insomma, San Cerano è un luogo in cui un attento turista potrebbe sentire la gente nominare i nomi di Frognard e di Bifaille sia per rivolgersi agli specialisti che ai loro ottimi prodotti. Naturalmente, il talentuoso Roul Taburin, che si distingue per la perizia nell’aggiustare bici, in breve diventa eponimo proprio del mezzo di cui si prende cura: guidare una taburin diventa la norma per i ciclisti di San Cerano.
Ma il dramma risiede proprio in ciò: Frognard, quando torna a casa, si gusta delle ottime fette di frognard; e Bifaille si vede in giro con un paio di bifaille sul naso… Tamburin invece è costretto a costruirsi un bizzarro triciclo e a mascherare la sua inettitudine alla bici con battute e ironia. Così il protagonista diviene anche un buontempone agli occhi dei paesani, caratteristica che, se da un lato rende piacevole la sua compagnia, dall’altro lo esclude dalle più serie relazioni sociali, amori compresi.
Il fumetto racconta un dramma. Tuttavia, la narrazione procede spedita, leggera e intrisa di buonumore. Com’è possibile? Probabilmente, il fatto che il dramma sia di per sé così comico contribuisce a mitigare l’asprezza del disagio avvertito dal protagonista. Così come, passando alla forma della narrazione, il racconto scorre con semplicità, grazie a un periodare essenziale e fatto di frasi brevi. La bellezza della storia sta proprio in questo equilibrio: raccontare un disagio identitario – quello di Roul Taburin, biciclettaio che non sa andare in bici – senza patetismi, ma con virtuosa leggerezza.
Il libro presenta le illustrazioni, le trascrizione dei dialoghi (tradotti sotto alle vignette), e il racconto disegnati e scritto da Sempé.
Cosa dire dello stile di un autore affermatosi sulle pagine delle maggiori riviste internazionali? Forse basta solamente elencare una serie di aggettivi, mentre si sfogliano le belle pagine dell’edizione 21lettere: candido, chiaro, semplice, essenziale, delicato, evocativo, fanciullesco, felice, maturo. Le illustrazioni, in effetti, si allineano alla narrazione sul piano dello stile: mentre illustrano il racconto, ne comunicano leggerezza, semplicità e, soprattutto, una sorta di candore fanciullesco e una forza evocativa delicata, ma suggestiva. L’uso di un tratto sottile, unito a un utilizzo degli acquerelli parsimonioso e preciso restituiscono il brio della vita di paese, di una piccola realtà in cu la fama si consegue anche con il lavoro nella propria bottega o officina: un mondo in miniatura, dove anche il dilemma di un biciclettaio fa storia.
Il libro racconta una storia umile, ma questa porta in sé uno dei grandi dilemmi degli uomini, quale il problema fra l’essere e l’apparire e il disagio avvertito quando si crea una frattura fra le due dimensioni. L’autore riesce a raccontare tutto ciò senza scadere nella retorica e restando sempre leggero. Ne consegue una lettura felice, adatta ai bambini, ma affascinante anche agli occhi degli adulti, anche per la rara virtù della leggerezza.
Si tratta di una storia che non scade nei luoghi comuni, capace anche di stupire e far sorridere. A proposito di creatività e stupore, merita una piccola riflessione l’uso dell’antonomasia nel racconto: questa figura retorica consiste nel sostituire a un nome un altro termine per designarne caratteristiche precise oppure perché, al contrario, il nome che si afferma è quello che meglio rappresenta le caratteristiche dell’oggetto. Nella storia, per esempio, vediamo Frognard che, da nome proprio di persona, diventa il nome delle fette di un prosciutto. Poiché questo meccanismo è alla base della fama popolare che si costruisce a San Cerano, e la fama rappresenta proprio il terreno sul quale si sviluppa il conflitto fra l’essere e l’apparire che caratterizza il protagonista, esso diventa un meccanismo retorico fondamentale nella storia, anche perché uno degli elementi più felici del racconto è proprio la trovata dei nomi da attribuire ai prodotti e le conseguenze sociali che questi comportano.
Abbiamo parlato di:
Raoul Taburin
Jean-Jacques Sempé
Traduzione di Dylan Rocknroll
21Lettere, 2024
105 pagine, cartonato, colori – 23,50 €
ISBN: 9788831441773